OGGI FESTEGGIAMO IL NOSTRO TERZO COMPLEANNO
E così il Blog Lavoratori Unicoop dei magazzini festeggia la terza candelina.
All'inizio nessuno di noi pensava che questo spazio potesse avere una tale prospettiva nel tempo.
Questo blog nacque essenzialmente per dar voce a quei lavoratori dei magazzini Unicoop di Scandicci, che non trovavano appoggio alcuno nei sindacati (in particolare Cgil-Filcams, la rappresentanza nettamente maggioritaria) per avere una visibilità negata al cospetto di veri e propri soprusi da parte di Unicoop Firenze che, nel corso degli ultimi anni, dopo il trasferimento dei magazzini da Sesto Fiorentino nella nuova struttura di Scandicci, aveva fatto salire la conflittualità a livelli altissimi. L'azienda non rispettava accordi, ci obbligava a turni con ordini di servizio, ecc.
Il sindacato rimaneva immobile, come se non esistessimo.
Tutta la vicenda è riportata qui.
Ovviamente, nessuno di questi tutori dei diritti dei lavoratori si voleva scontrare con Unicoop, quindi eravamo vessati dall'azienda e abbandonati dai sindacati. Cornuti e mazziati, direbbero in altre zone.
La soluzione che trovammo fu relativamente semplice, ma paradossalmente rivoluzionaria in questa situazione che ormai era un canovaccio consolidato: Unicoop imponeva, il sindacato taceva o compiaceva e noi subivamo. Questo era lo schema da sempre. Poi, Unicoop premiava i sindacalisti che avevano "ben svolto" (si fa per dire) il loro ruolo. Un caso su tutti: Paolo Palmerio passato da Coordinatore sindacale per il CED e magazzini Unicoop Firenze a direttore del personale di Unicoop Tirreno. E poi i conflitti di interesse ce li ha solo Berlusconi...
In ogni caso, quella volta la pretesa di Unicoop era quella di imporre ai lavoratori del turno pomeridiano di lavorare solo sul turno di mattina, al fine di ampliare l'appalto al pomeriggio. Questo fu eseguito senza nessuna contrattazione con l'inutile sindacato, che gli avrebbe concesso tutto facilmente (che errore Covelli, eh?) ignorando gli accordi precedenti e una turnazione consolidata da molti anni. Ci furono spediti invece, tramite telegramma, degli ordini di servizio il sabato che ci indicavano il nuovo forzoso orario per il lunedi. Eravamo solo pacchi da spostare per far posto a manodopera meno costosa.
Era davvero troppo. Cominciammo a girare per studi legali. Capimmo ben presto che dovevamo evitare avvocati che in qualche modo erano legati ai sindacati o alla sinistra. Le ragioni sono ovvie. Alla fine, ne trovammo uno molto competente e demmo vita ad una vertenza collettiva che in Unicoop Firenze non si era mai vista.
Non solo, ma la vincemmo.
Poi il magazzino ha continuato ad essere di fatto l'unità produttiva più conflittuale di tutta Unicoop, perché i lavoratori dell'appalto (CFT di Novoli) lavoravano senza tutele, con turni massacranti e spesso senza alcun rispetto da parte dei loro responsabili. Questo ci disturbava assai, perché la dignità e il rispetto di un lavoratore, anche se viene dal Senegal o dal Perù (quasi tutti i lavoratori dell'appalto sono extracomunitari, o migranti come si usa dire ora) è la cosa più importante da tutelare. Inoltre, attraverso la loro salvaguardia, tuteliamo la nostra.
In seguito l'altro grande casino: la storia dei prodotti prelevati da alcuni nostri colleghi dalla gabbia della merce rotta e non riutilizzabile per la vendita, filmati dai Carabinieri e per questo licenziati. Vicenda che ha portato Unicoop Firenze a nuove sconfitte legali, perché i lavoratori ingiustamente licenziati sono stati tutti riammessi al lavoro .
Inoltre Unicoop, non ancora sazia di figuracce, ne fece una bruttissima, ma bellissima invece per i nostri colleghi, nella mitica trasmissione televisiva Mi manda rai tre del dicembre 2008, che di fatto li riabilitò agli occhi di tutti e dimostrò in modo inequivocabile che Unicoop è un'azienda in netta contraddizione con i decantati principi solidaristici.
Infine l'ennesima vertenza persa da Unicoop sui controlli a distanza nei confronti di alcuni dipendenti fatta dai terminali.
Insomma, tre anni vissuti pericolosamente, se ci passate l'espressione un pò ardita, ma che ci hanno fatto crescere da molti punti di vista, con una maggiore consapevolezza dei nostri mezzi e migliore capacità analitica nel capire ed affrontare i problemi.
In questo processo ci ha aiutato anche il blog. Non ci siamo limitati ad occuparci solo di Unicoop o di Coop, ma ci siamo interessati anche di altre aziende, come chi ci segue avrà potuto notare.
Vogliamo dunque ringraziare tutti quelli che ci leggono, ci scrivono, che ci danno una mano ed invitarli a darci nuovi stimoli per andare avanti.
Questo blog nacque essenzialmente per dar voce a quei lavoratori dei magazzini Unicoop di Scandicci, che non trovavano appoggio alcuno nei sindacati (in particolare Cgil-Filcams, la rappresentanza nettamente maggioritaria) per avere una visibilità negata al cospetto di veri e propri soprusi da parte di Unicoop Firenze che, nel corso degli ultimi anni, dopo il trasferimento dei magazzini da Sesto Fiorentino nella nuova struttura di Scandicci, aveva fatto salire la conflittualità a livelli altissimi. L'azienda non rispettava accordi, ci obbligava a turni con ordini di servizio, ecc.
Il sindacato rimaneva immobile, come se non esistessimo.
Tutta la vicenda è riportata qui.
Ovviamente, nessuno di questi tutori dei diritti dei lavoratori si voleva scontrare con Unicoop, quindi eravamo vessati dall'azienda e abbandonati dai sindacati. Cornuti e mazziati, direbbero in altre zone.
La soluzione che trovammo fu relativamente semplice, ma paradossalmente rivoluzionaria in questa situazione che ormai era un canovaccio consolidato: Unicoop imponeva, il sindacato taceva o compiaceva e noi subivamo. Questo era lo schema da sempre. Poi, Unicoop premiava i sindacalisti che avevano "ben svolto" (si fa per dire) il loro ruolo. Un caso su tutti: Paolo Palmerio passato da Coordinatore sindacale per il CED e magazzini Unicoop Firenze a direttore del personale di Unicoop Tirreno. E poi i conflitti di interesse ce li ha solo Berlusconi...
In ogni caso, quella volta la pretesa di Unicoop era quella di imporre ai lavoratori del turno pomeridiano di lavorare solo sul turno di mattina, al fine di ampliare l'appalto al pomeriggio. Questo fu eseguito senza nessuna contrattazione con l'inutile sindacato, che gli avrebbe concesso tutto facilmente (che errore Covelli, eh?) ignorando gli accordi precedenti e una turnazione consolidata da molti anni. Ci furono spediti invece, tramite telegramma, degli ordini di servizio il sabato che ci indicavano il nuovo forzoso orario per il lunedi. Eravamo solo pacchi da spostare per far posto a manodopera meno costosa.
Era davvero troppo. Cominciammo a girare per studi legali. Capimmo ben presto che dovevamo evitare avvocati che in qualche modo erano legati ai sindacati o alla sinistra. Le ragioni sono ovvie. Alla fine, ne trovammo uno molto competente e demmo vita ad una vertenza collettiva che in Unicoop Firenze non si era mai vista.
Non solo, ma la vincemmo.
Poi il magazzino ha continuato ad essere di fatto l'unità produttiva più conflittuale di tutta Unicoop, perché i lavoratori dell'appalto (CFT di Novoli) lavoravano senza tutele, con turni massacranti e spesso senza alcun rispetto da parte dei loro responsabili. Questo ci disturbava assai, perché la dignità e il rispetto di un lavoratore, anche se viene dal Senegal o dal Perù (quasi tutti i lavoratori dell'appalto sono extracomunitari, o migranti come si usa dire ora) è la cosa più importante da tutelare. Inoltre, attraverso la loro salvaguardia, tuteliamo la nostra.
In seguito l'altro grande casino: la storia dei prodotti prelevati da alcuni nostri colleghi dalla gabbia della merce rotta e non riutilizzabile per la vendita, filmati dai Carabinieri e per questo licenziati. Vicenda che ha portato Unicoop Firenze a nuove sconfitte legali, perché i lavoratori ingiustamente licenziati sono stati tutti riammessi al lavoro .
Inoltre Unicoop, non ancora sazia di figuracce, ne fece una bruttissima, ma bellissima invece per i nostri colleghi, nella mitica trasmissione televisiva Mi manda rai tre del dicembre 2008, che di fatto li riabilitò agli occhi di tutti e dimostrò in modo inequivocabile che Unicoop è un'azienda in netta contraddizione con i decantati principi solidaristici.
Infine l'ennesima vertenza persa da Unicoop sui controlli a distanza nei confronti di alcuni dipendenti fatta dai terminali.
Insomma, tre anni vissuti pericolosamente, se ci passate l'espressione un pò ardita, ma che ci hanno fatto crescere da molti punti di vista, con una maggiore consapevolezza dei nostri mezzi e migliore capacità analitica nel capire ed affrontare i problemi.
In questo processo ci ha aiutato anche il blog. Non ci siamo limitati ad occuparci solo di Unicoop o di Coop, ma ci siamo interessati anche di altre aziende, come chi ci segue avrà potuto notare.
Vogliamo dunque ringraziare tutti quelli che ci leggono, ci scrivono, che ci danno una mano ed invitarli a darci nuovi stimoli per andare avanti.
Grazie a tutti.
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