31 luglio 2012

UNICOOP FIRENZE: USB IN COSTANTE CRESCITA DI CONSENSI

I lavoratori UNICOOP FIRENZE de “IL NETO” e di “COLONNATA”, storiche strutture di Sesto Fiorentino, hanno aderito convintamente al progetto sindacale di USB Lavoro Privato, determinandone la maggiore rappresentatività all’interno delle unità produttive.


USB Lavoro Privato ha ufficializzato alla Cooperativa la nomina di 3 nuove RSA che si occuperanno di entrambe le strutture sindacali, e si andranno ad unire al COORDINAMENTI USB UNICOOP FIRENZE. Il coordinamento con una nota ha dato il benvenuto ai colleghi e ha fatto appello a tutti i punti vendita per proseguire lo sviluppo di USB in azienda.

USB continua a raccogliere consensi tra i lavoratori della distribuzione cooperativa, segno evidente della necessità di tornare a governare i processi che stanno apportando profondi arretramenti alla classe lavoratrice con la complicità dei sindacati confederali, che con le loro firme concorrono a demolire quanto i lavoratori avevano conquistato in anni di lotte.

Il radicamento ed il consolidamento all'interno delle Coop, se da una parte carica USB di responsabilità nei confronti dei lavoratori rappresentati, nel contempo infonde entusiasmo ed energia per tutelare diritti, salario e dignità dei lavoratori.


Ai Rappresentanti Sindacali Aziendali nominati i nostri migliori auguri di buon lavoro.



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UN CALOROSO BENVENUTO ED UN FORTE ABBRACCIO DA PARTE NOSTRA AICOLLEGHI DEL PUNTO DI VENDITA IL NETO DI SESTO FIORENTINO E COLONNATA CHE SONO RECENTEMENTE CONFLUITI NELL'UNIONE SINDACALE DI BASE COSTITUENDO LA RSA.

TRE SONO I RAPPRESENTANTI SINDACALI CHE SEGUIRANNO IL NEGOZIO DEL NETO E COLONNATA.

A LORO VA TUTTO IL NOSTRO INCORAGGIAMENTO ED UN IN BOCCA AL LUPO PER TUTTO IL LAVORO CHE CI SARA' DA FARE.

UN APPELLO VA A TUTTI I LAVORATORI DEGLI ALTRI PUNTI DI VENDITA CHE CI STANNO OSSERVANDO


FORZA RAGAZZI!

UNITI SI PUO'!

UNITI SI DEVE!


COORDINAMENTO USB PER L'UNICOOP FIRENZE


COOP DOVE LO STIPENDIO E' DI 800 EURO AL MESE


La Casa di riposo di Cervere (CN) ospita 32 anziani ed è gestita dalla cooperativa «Azzurra»

Ore di lavoro settimanali: 38. A 6,70 euro lordi l’ora. A fine mese: 800 euro netti. Si superano i mille mensili solo con decine di ore di straordinari, magari di notte.




Lo prevedono alcuni dei contratti della cooperazione che riguardano (stima Confcooperative provinciale) 1500 soci-lavoratori della Granda: in case di riposo, facchinaggio, pulizie. Per Confcooperative e Cgil, Cisl e Uil sono contratti «in pratica fuorilegge», perché alcune settimane fa il ministero del Lavoro, con una circolare specifica, ha dichiarato non validi i contratti detti «Unci»: con paghe più basse e meno tutele per il socio-lavoratore. C’è chi la chiama cooperazione «spuria».

Il ministero del Lavoro ha chiarito che, d’ora in avanti, è riconosciuto valido solo il contratto siglato dalle «associazioni più rappresentative» (Agci, Confcooperative, Legacoop, Cgil, Cisl e Uil). Tutto il resto? Nullo, «e il personale di vigilanza deve recuperare le differenze retributive». I sindacati stanno raccogliendo adesioni di soci-cooperatori, a cui è stato applicato il contratto «Unci» o altri simili.

Ad esempio la Uil Fpl per «difendere» i 12 peratori socio sanitari (Oss) che lavorano nella casa di riposo di Cervere (15 dipendenti, 32 anziani ospiti) ha chiesto al tribunale di Alba che la cooperativa Azzurra, che gestisce il ricovero per anziani, «si metta in regola con le disposizioni vigenti». Il segretario provinciale Giovanni La Motta: «Fino all’anno scorso c’era una sola oss che, ogni notte, affiancata da un volontario, seguiva i pazienti, che sono su tre piani: un lavoro impossibile. Ora volontari non ce ne sono più. Così a questa lavoratrici è stata chiesta una “notte passiva”: cioè non bollare e a fronte di 15 euro dormire nella casa di riposo a supporto di una collega. Ma senza il dovere di intervenire se non in casi di emergenza. Non è previsto dal contratto, con paga molto bassa. Su nostra richiesta è già intervenuto l’Ispettorato del Lavoro; chiederemo anche all’Inps di verificare. Quando al direttore della cooperativa abbiamo chiesto di applicare il contratto specificato dal ministero del Lavoro, ci è stato risposto che era impossibile. Sennò si falliva».

Pietro Luigi Garro è presidente di Azzurra: nata nel ‘96, 250 soci (tra oss, educatori, infermieri), opera nel Cuneese e nel Saluzzese, dalle case di riposo alle Asl ai consorzi socioassistenziali.

Garro: «La circolare del ministero del Lavoro ci ha fatto saltare sulla sedia. Giovedì saremo a Roma per protestare con il Consiglio nazionale Unci, di cui faccio parte. La legge è chiara: anche dentro le cooperative, i lavoratori devono essere pagati non meno dei contratti stipulati dalla associazioni comparativamente più rappresentative. Noi siamo legati all’Unci che riunisce oltre 8 mila cooperative in Italia. Perché l’Unci no e le altre sigle sì? Incomprensibile».

Sulla casa di riposo di Cervere: «Non applichiamo il contratto Unci, ma quello interno della cooperativa, approvato dall’assemblea dei soci, che è molto simile. Non è vero che non ci sono più volontari. Pagare due oss per notte? Possibile solo se gli ospiti fossero il doppio».

Prosegue: «Ad esempio la casa di riposo di Revello: la gestivano noi e il Comune ha bandito una una gara imponendo il contratto Cgil Cisl e Uil. Abbiamo partecipato e vinto: prevede 7,72 euro lordi l’ora. Ma così è raddoppiata la retta della casa di riposo, tanti anziani sono andati via, si sono dovute ridurre le ore di lavoro ai lavoratori. Una sconfitta per tutti. Finora la cooperativa Azzurra ha sempre pagato in tempo, tredicesime e ferie comprese. Ma ora la situazione è difficile: da settembre sono a rischio i servizi che diamo, perché Asl e consorzi pagano con 12 mesi di ritardo. Nella Granda ci sono tante cooperative che non pagano i soci, o a fine anno chiedono lo stato di crisi per i bilanci in rosso e sottopagano i lavoratori. Questo contenimento dei costi ci ha permesso di operare sempre bene, anche di mantenere basse le rette della case di riposo. Non solo: Azzurra dà ogni anno i ristorni, cioè suddivide l’eventuale utile tra tutti i soci. Come un premio di produzione. E con i ristorni non c’è quasi differenza con il contratto unico che il ministero del Lavoro vorrebbe imporre».


31 luglio 2012

Lorenzo Boratto

La Stampa



30 luglio 2012

UNIPOL, INDAGATO IL PRESIDENTE STEFANINI COINVOLTO NEL CASO UNI LAND

Pier Luigi Stefanini, il numero uno di via Stalingrado, è coinvolto marginalmente nella vicenda del gruppo finanziario di Monghidoro dove il direttore gonfiava fittiziamente i capitali per renderli più appetibili sul mercato, ma l'accusa, se dimostrata, prevede fino a un anno di detenzione



C’è anche Pier Luigi Stefanini, numero uno di Unipol, tra i destinatari dei 27 avvisi di fine indagine per il caso Uni Land, il gruppo finanziario con sede a Monghidoro, quotato in Borsa e travolto da un’inchiesta della Guardia di finanza e della Procura di Bologna. A inizio 2011 migliaia di azioni del gruppo vennero sequestrate e il dominus dell’operazione, Alberto Mezzini messo agli arresti domiciliari: secondo l’accusa era la testa di un sistema che gonfiava in maniera fittizia i capitali per migliorare la propria posizione e l’immagine sui mercati finanziari, realizzando così anche maggiori profitti. Di fatto tutto era stato creato ad arte.

Chiusa l’indagine, il sostituto procuratore Antonella Scandellari due mesi fa esatti, il 29 maggio, ha chiamato in causa anche Stefanini (che all’inizio della vicenda ne 2011 non risultava tra gli indagati) consegnandogli l’avviso. Nel 2006 il numero uno di Unipol fece parte per alcuni mesi del consiglio di amministrazione di UniLand. La sua posizione nella vicenda è dunque marginale, ma l’accusa, formazione fittizia del capitale, prevede, se dimostrata, fino a un anno di detenzione. Come riporta l’edizione odierna del giornale bolognese il Resto del Carlino, secondo l’accusa Mezzini, Stefanini e altri avrebbero messo in piedi degli aumenti fittizi di capitale per valori di 108, 17, 20, 24 e 26 milioni di euro. Per gli inquirenti furono realizzati “mediante l’attribuzione gratuita di una nuova azione ogni dieci possedute”.

Tutta la vicenda di Mezzini partì da una partecipazione al 50% in un’impresa edile nel 2002, per arrivare, in appena otto anni, a un impero di 50 società con capitale sociale sui 400-500 milioni di euro e interessi nei piu’ svariati settori: dalla finanza agli immobili, al fotovoltaico. “Un impero di carta”, spiegarono i finanzieri nel febbraio 2011 quando scoppiò il caso, perché il valore delle azioni del gruppo UniLand e della controllata House Building (di Imola) era molto inferiore al dichiarato, essendo stato gonfiato ‘ad arte’ con operazioni finanziarie fittizie, false perizie e altri trucchi di marketing (tra i cui comunicati stampa falsi in cui si annunciavano grandi acquisizioni).

Sempre a fine maggio, con la chiusura delle indagini, arrivò da parte della Guardia di finanza anche un maxi-sequestro per 265 milioni di euro in azioni dopo un primo sequestro nel 2011 da 126 milioni. Tutti profitti, secondo l’accusa, messi in piedi sopravalutando i propri patrimoni, anche grazie all’aiuto di periti e tecnici compiacenti. Migliaia sono stati gli azionisti truffati, tanto che il Codacons già ha annunciato che si costituirà parte civile al processo. Oltre ai conti presso una cinquantina tra banche, fiduciarie e finanziarie, a maggio erano scattati i sigilli preventivi per 650 terreni (aree commerciali, aree in cui si stanno edificando immobili, aree destinate a campi fotovoltaici) e per 350 immobili. Ma a finire sotto i riflettori delle fiamme gialle era stata anche la società madre, la holding Cemlux, la cui sede, come risulta dal nome, era stata portata in Lussemburgo. Un sistema, secondo gli inquirenti per evadere le tasse: un’omessa dichiarazione, secondo gli investigatori,di componenti positivi di reddito per oltre 517 milioni di euro, per un’evasione d’imposta calcolata in circa 100 milioni di euro.

Sulla posizione di Stefanini, no comment per ora dagli uffici della dirigenza di Unipol. La difesa di Stefanini sarebbe tuttavia decisa a ribattere che la presenza nel cda Uniland di Stefanini sarebbe stata di appena due mesi, da marzo a maggio.


29 luglo 2012

David Marceddu

il Fatto Quotidiano


28 luglio 2012

MEDIOBANCA E RCS: LE COOP TRA I GRANDI SOCI

A seguito dell'aumento di capitale da 400 milioni che ha consegnato a Unipol l'80,9% di Premafin, le quote in Mediobanca (3,87%), Rcs (5,46%), Pirelli (4,48%) e Generali (1% circa) fanno capo in ultima istanza a Finsoe. Stessa sorte per il 4,18% di Gemina.

In base agli impegni presi con l'Antitrust, i legami con Piazza Cuccia e Trieste dovranno però essere sciolti.


Nella foto Carlo Cimbri, AD Unipol


Una volta preso possesso di «casa Ligresti», le cooperative di Unipol sfrattano la famiglia siciliana dai salotti della finanza che conta. A seguito dell'aumento di capitale da 400 milioni che ha consegnato a Bologna l'80,9% di Premafin, le quote in Mediobanca (3,87%), Rcs (5,46%), Pirelli (4,48%) e Generali (1% circa) fanno capo in ultima istanza a Finsoe. Stessa sorte per il 4,18% di Gemina. In base agli impegni presi con l'Antitrust, i legami con Piazza Cuccia e Trieste dovranno però essere sciolti. Gli occhi del mercato restano intanto puntati sull'esito del doppio aumento di capitale che termina lunedì.

La sensazione tra gli investitori è che una buona dose dei 2,2 miliardi richiesti al mercato da Unipol e Fonsai rimarranno sui vassoi di Mediobanca e delle altre banche del consorzio. Il timore è basato sull'andamento registrato dai diritti e sul fatto che quella appena trascorsa è stata forse la settimana in cui era più difficile fare accettare il «rischio Italia» ai grandi investitori esteri. Gli occhi sono puntati su Unipol perché - è il ragionamento degli analisti - sebbene il prezzo sia a forte sconto rispetto ai multipli dei concorrenti internazionali (in media 5,5 volte gli utili attesi nel 2015), per chi vuole scommettere sul nuovo big delle polizze è più naturale diventare azionisti di Fonsai. Che ieri in Borsa è però collassata (-58,82% a 1,40 euro) tra scambi elevati. Il valore rimane superiore al prezzo implicito dell'aumento di capitale (1 euro) e quindi è possibile che lunedì siano scaricate sul mercato altre azioni da parte di quanti hanno giocato sui diritti. Giù anche Unipol che ha ceduto il 10,74% a 2,32 euro.

Per analizzare la situazione l'ad Carlo Cimbri ha fatto visita in Mediobanca, dove è poi sopraggiunto il direttore generale di Fonsai Piergiorgio Peluso. Consob ha poi aumentato il pressing sul giallo della lettera manoscritta, intercettata dalla Procura, contentente la supposta buonuscita da oltre 40 milioni che Ligresti avrebbe contrattato con Alberto Nagel. In attesa di ricevere l'incartamento dal Tribunale, la Commissione sta battendo le piste internazionali che già hanno permesso di intercettare le quote Premafin occultate nei trust caraibici. E ha chiesto ai protagonisti di uscire allo scoperto.

Mediobanca ha così messo nero su bianco di non aver stipulato alcun accordo con i Ligresti, precisando che gli unici impegni riguardano la ristrutturazione del debito Premafin e il consorzio di garanzia per le ricapitalizzazioni di Unipol e Fonsai. Anche Bologna si è detta del tutto all'oscuro dell'eventuale intesa reclamata da Ligresti, seguita infine dalla stessa Premafin.



28 luglio 2012

Massimo Restelli

il Giornale.it




27 luglio 2012

NOVARA, CARREFOUR CHIUDE E LASCIA A CASA TRENTA DIPENDENTI




La crisi del centro di Corso della vittoria

«Il Giro di affari si è rivelato insufficiente»





Chiuderà i battenti entro settembre lasciando senza lavoro 50 addetti: il centro commerciale Carrefour di corso della Vittoria 70 a Novara non farà più parte della rete del marchio francese.

Ieri si è tenuto un incontro tra la dirigenza della Carrefour e le rappresentanze sindacali di Cgil, Cisl e Uil per definire il futuro occupazionale dei lavoratori. «Gli esuberi - dice Giuseppe Ballato della UilTucs - sono 50. L’incontro con la dirigenza della Carrefour non ha lasciato molte alternative». Era stato aperto una decina di anni fa e si estende su oltre 3100 metri quadrati. Per gli addetti si profila il ricorso alla cassa integrazione straordinaria: «Il fatturato del punto vendita non raggiunge i livelli ritenuti sostenibili, così il gruppo lo chiude - dice Ballato - per i 50 lavoratori è stata abbozzato un piano di ricollocazione suscettibile di ulteriori revisioni. Sei addetti sono già stati trasferiti nella struttura Carrefour in viale Giulio Cesare. Altrettanti hanno scelto la mobilità volontaria. Due lavoratori saranno inseriti in una struttura commerciale nella zona di Malpensa».

Restano in attesa di trovare una collocazione 36 lavoratori: «Per la maggioranza dei lavoratori, ben 36 addetti, non ci sono prospettive di reinserimento nell’ambito del gruppo Carrefour. Tredici sono inquadrati con contratti a tempo pieno mentre 23 in part time. Sono soprattutto donne. Gli uomini sono sei».

All’incontro hanno preso parte il responsabile aziendale del personale Sergio Casiraghi e il dirigente di area Carrefour Paolo Scudieri: «Per i 36 lavoratori - dice Ballato - è previsto il ricorso alla cassa integrazione straordinaria. Un ulteriore incontro tra le parti permetterà di formalizzare l’avvio dell’iter per concessione dell’ammortizzatore sociale, con la presentazione della domanda al ministero a Roma. La durata della cassa integrazione inizialmente sarà di 12 mesi che potrà raddoppiare se durante il primo periodo di validità si concretizzeranno ipotesi di ricollocamento per almeno il 30 per cento degli addetti». Dalla sede Carrefour di Milano hanno preferito non fornire dettagli sui contenuti della riunione tenuta ieri a Novara.

6 addetti trasferiti
Sono stati trasferiti al negozio di corso Giulio Cesare

Altri due, invece, andranno a lavorare in una struttura commerciale vicino Malpensa

23 contratti part-time
Per alcuni partiranno le procedure di mobilità e cassa integrazione di dodici mesi

La maggior parte dei lavoratori sono donne, gli uomini sono solo sei



27 luglio 2012

Roberto Lodigiani

La Stampa - Novara




26 luglio 2012

CONSORZIO ETRURIA: PERQUISITA LA CASA DI RICCARDO FUSI


Inchiesta per bancarotta fraudolenta del Consorzio Etruria, perquisita la casa di Riccardo Fusi





Perquisita la casa di Riccardo Fusi per l'inchiesta sulla bancarotta fraudolenta del Consorzio Etruria, una delle più antiche cooperative del settore, essendo nata nel 1921. Sette persone ai vertici dal 2006 al 2010 sono indagate dalla procura. Il Consorzio Etruria SCaRL, sotto un passivo di circa 460 milioni e a seguito di ricorso depositato il 21 giugno 2011, era stato ammesso, con Decreto del 29 giugno 2011 emesso dal Tribunale di Firenze, alla procedura di Concordato Preventivo. Del gruppo di Sammontana faceva parte anche la Inso Spa, società “prime contractor” di ingegneria e costruzioni.

"E’ notizia di queste ultime ore l’inchiesta per bancarotta fraudolenta per gli ex vertici del Consorzio Etruria - registra il consigliere provinciale del Pdl Filippo Ciampolini - Dalle notizie apparse sui giornali, la Guardia di Finanza ha fatto irruzione nella sede di Montelupo, dove sono stati sequestrati documenti e messo sotto inchiesta gli ex vertici che nel periodo tra il 2006 e il 2010 avevano posti di responsabilità dell’operato del Consorzio e pertanto rispondono del passivo accumulato per oltre 460 milioni di euro".

Tra l’altro, i commissari giudiziali "hanno evidenziato anomalie nella gestione amministrativa del Consorzio –come ad esempio l’acquisto di Coestra ad un prezzo troppo elevato, e alcuni accordi con la Btp, fallita pure lei, - tutte operazioni che, sommate alla crisi del mercato immobiliare, hanno contribuito al fallimento del Consorzio".

Sulla vicenda interviene di nuovo il Consigliere Provinciale del Pdl Filippo Ciampolini, in prima linea su quanto accaduto non tanto al Consorzio, "ma soprattutto a difesa di tutto quel numero di artigiani e piccole imprese, fornitrici del Consorzio con il quale sono rimaste seriamente inguaiate". “Nel leggere la notizia di inchiesta per bancarotta fraudolenta- afferma Ciampolini- non posso che esprimere un forte senso di disagio per come è stata gestita una società da sempre cinghia di trasmissione della classe politica che da oltre sessant’anni governa la Toscana. Ancor più mi impressiona l’omertoso silenzio politico intorno a questa vicenda". A riprova di ciò, "cito a mero titolo semplificativo le mie richieste di convocazione, interrogazioni sulla vicenda, tutte rigorosamente cadute nel vuoto, senza contare i numerosi richiami sulla stampa: ad esempio, la richiesta di convocare la II commissione provinciale congiunta con la VI presso la sede del Consorzio Etruria a Montelupo Fiorentino è stata presentata a Giugno 2011, sollecitata a Luglio e ripresentata ad Ottobre, mentre la domanda d’attualità sul Consorzio Etruria dopo il vertice in Regione per il salvataggio dell’azienda, è stata presentata a Novembre 2011 e successivamente riproposta come interrogazione a dicembre". Se le indagini in corso della Guardia di Finanza trovano riscontro, "si aggrava l’immagine del Consorzio Etruria in quanto il fallimento non è dovuto all’attuale crisi del mercato immobiliare, ma alla consapevole gestione truffaldina di dirigenti del Consorzio espressione dell’apparato politico che governa questa terra da sempre". Pensare che "il malaffare ha messo in ginocchio tutto l’indotto, tutte quelle ditte artigiane e piccoli imprenditori che da oltre un anno non hanno più riscosso una fattura e addirittura hanno garantito e anticipato per il Consorzio, fiduciosi dell’onestà non solo amministrativa ma anche politica dell’azienda, ebbene, di fronte a tutto questo, non posso che esprimere rabbia e amarezza nei confronti degli autori e dei silenti 'sostenitori' di questo crac che si delinea non solo come dissesto finanziario ma soprattutto fallimento politico della classe dirigente che governa tuttora la Toscana. Io continuerò a chiedere, voglio proprio vedere se lor signori e lor dame continueranno a tacere".



Nove da Firenze

26 luglio 2012

25 luglio 2012

INDAGATI PER BANCAROTTA FRAUDOLENTA I VERTICI DEL CONSORZIO ETRURIA


Coinvolti sette dirigenti in carica dal 2006 al 2010



Un'inchiesta della procura di Firenze coinvolge sette persone che hanno occupato posti di vertice del Consorzio Etruria dal 2006 al 2010. L'ipotesi degli inquirenti è quella di bancarotta fraudolenta.

Infatti, l'indagine mira a far luce sulle vicende che hanno portato la cooperativa toscana di costruzioni con oltre 300 dipendenti alla procedura di concordato preventivo.

A seguito dell'inchiesta, coordinata dai pm fiorentini Luca Turco e Giuseppina Mione, la guardia di Finanza ha eseguito una ventina di perquisizioni nelle province di Prato, Lucca, Firenze e Grosseto non solo nelle sedi del Consorzio, ma anche di società che ci hanno avuto rapporti.

A spingere gli investigatori a far luce su alcune complesse operazioni economiche che hanno riguardato il Consorzio Etruria, come cessioni di società e acquisizioni di partecipazioni per svariati milioni di euro, è stata la relazione dei commissari giudiziari. In particolare, gli inquirenti intendono chiarire le cause per cui, nonostante gli appalti ottenuti il 29 giugno 2011 dal Consorzio, la cooperativa sia stata ammessa alla procedura di concordato preventivo.

Nel maggio scorso, il tribunale di Firenze ha depositato il decreto di omologa del concordato preventivo con cessione di beni e continuità aziendale proposto da Consorzio Etruria, condizione essenziale per la possibile nascita di una nuova cooperativa. Il decreto metteva fine all'iter dell'approvazione del piano di concordato per Consorzio Etruria travolta da 370 milioni di euro di debiti accumulati verso banche, fornitori e soci.


24 luglio 2012

La Nazione



COOP DI GUIDONIA: USB IL SINDACATO PIU’ RAPPRESENTATIVO

I lavoratori della Coop di Guidonia, superstore del centro commerciale Tiburtino, che hanno partecipato alla assemblea del 24 luglio, hanno aderito convintamente al progetto sindacale di USB Lavoro Privato, determinandone la maggiore rappresentatività all’interno della struttura.


I lavoratori hanno lamentato condizioni che superano ampiamente il limite del sopportabile, per i carichi di lavoro insostenibili, per i turni massacranti e per il rapporto con i responsabili del punto vendita, improntati sulla paura.

Alla Coop di Guidonia i diritti sono stati trasformati in concessioni: se sei un bravo 'soldatino' puoi esercitarli, altrimenti i tuoi turni peggiorano, le estensioni orarie divengono un miraggio e i superiori gerarchici spingono gli altri lavoratori ad isolarti.

Questa “organizzazione del lavoro” si e’ resa possibile, già all’avvio della struttura, con le assunzioni tramite contratti precari per la maggioranza dei lavoratori e con un successivo accordo sindacale capestro sottoscritto da Cgil, Cisl, Uil, che ha prorogato l'accordo di avvio ben oltre il consentito, lasciando i lavoratori in balia dell'azienda.

USB continua a raccogliere consensi tra i lavoratori della distribuzione cooperativa, segno evidente della necessità di tornare a governare i processi che stanno apportando profondi arretramenti alla classe lavoratrice con la complicità dei sindacati confederali, che con le loro firme concorrono a demolire quanto i lavoratori avevano conquistato con anni di lotte.

Il radicamento ed il consolidamento all'interno di Unicoop Tirreno, se da una parte carica USB di responsabilità nei confronti dei lavoratori rappresentati, nel contempo infonde entusiasmo ed energia per tutelare diritti, salario e dignità dei lavoratori Coop.


24 luglio 2012

USB - Unione Sindacale di Base - Lavoro Privato



21 luglio 2012

IL PIERO NEI NOSTRI RICORDI


Un anno fa, il 21 luglio 2011, moriva nei magazzini Unicoop Firenze, il nostro collega e amico Claudio Pierini

Alcuni ricordi tratti dal libro "Margherita adesso è tua"






Due parole su Claudio, Piero per tutti noi. Era un omone di 52 anni vissuti con fatica. Ma era un "personaggio" all'interno del magazzino e, per quelle particolari dinamiche umane, forse non proprio nobilissime, noi colleghi scherzavamo più che volentieri con lui, probabilmente proprio a causa delle sue condizioni di fragilità psicologica, che per contrasto ci facevano sentire più furbi. Ma era proprio così?


Nei fatti, forse, questa è un'interpretazione un po' troppo severa, perché era comunque un modo per dimostrargli affetto che lui capiva ed apprezzava, era creare un linguaggio condiviso fatto di battute surreali, scherzi e burle. Era lui a cundurre il gioco, con i suoi racconti fantastici e paradossali e noi gli davamo spago. Era probabilmente la sua difesa per alleviare una vita troppo pesante.

Di seguito pubblichiamo alcuni ricordi del Piero, scritti da colleghi del magazzino e tratti dalla pubblicazione in sua memoria "Margherita adesso è tua". Il titolo prende spunto dalla passione del nostro Amico per il canto. Uno dei suoi cavalli di battaglia era proprio la canzone "Margherita".



Lassù il tempo è sempre bello


Parlare del Piero? Ci vorrebbe un romanzo. Siamo entrati a lavorare quasi insieme ed è stato subito feeling. Io ero uno dei privilegiati a detta sua, nello scherzare potevo fare e drigli qualsiasi cosa, senza che lui se la prendesse più di tanto.
Ma cominciamo con il karaoke.
Più di vent'anni fa, a Firenze nel giorno del suo compleanno, eravamo tantissimi. Cena con karaoke. Dal ridere io e Giovanni Brogelli per poco non la rimettemmo la cena. Ci divertimmo un sacco e il Piero dalla contentezza aveva l'umore alle stelle.
Poi il racconto delle donne.
Se io gli avevo dichiarato 2, lui rispondeva d'averne 4 - 6 - 8 - 10. Arrivò al record di 500 ad un certo punto, sostenendo d'aver avuto un rapporto anche con Paola Turci (che, dopo, l'aveva pure pagato).
Tanto per rimanere sul filone, ricordo che durante una cena sparì per ricomparire dopo mezz'ora. Gli chiedemmo dove fosse stato e lui, tranquillissimo, ci rispose che s'era fatto entrambe le cameriere.
La mattina, mentre mangiava il primo panino della giornata, noi stavamo lì tutt'intorno a guardarlo masticare. Gli dicevo sempre, per scherzo, di offrirmene un pezzetto e lui me lo dava ogni volta, mentre ad altri riservava mosse di karate e boxe.
Mi regalò una pietra tempo fa e mi commosse. La dava a me perché ero il Ferro, il suo amico.
E quella volta alla partita di calcetto? Tirò una pedata a un cordolo e si ruppe un piede. Giorni dopo venne a trovarci. Una borsa da sport proteggeva la gamba sinistra ingessata. Appena fu a tiro di battuta cominciammo a fargli domande. Soprattutto una.
«Piero, abbi pazienza! Ma la unn'era quell'altra la gamba rotta? La uunn'era la destra?»
«Voi vu siehe tutti grulli!»
[...]

R. F.



Cinque cerchi in corsia

Al magazzino di Sesto, il Piero era l'attrazione principale delle Olimpiadi.
Il lancio del giavellotto era effettuato con un manico di scopa o un bastone.
Poi c'era la corsa, ovvero fare tutta la corsia da cima a fondo.
L'imprevisto successe col calcio. Durante il riscaldamento, Claudio andò a battere un angolo, ma invece di colpire il pallone centrò un'alzanella di cemento. piede fratturato, Olimpiade sospesa.

C. G.



Il grande Piero

In ogni luogo di lavoro esistono quelli che a Firenze noi chiamiamo i "personaggi". Il Piero era uno di questi, fuor di dubbio.
Grande Piero! Così lo apostrofavo quando avevo occasione di incrociarlo. Grande per la sua stazza, ma anche (e semmai di più) perché grandi erano i suoi racconti surreali, che narravano senza freni di inverosmili avventure amorose, di equilibrismi erotici senza precedenti. Grande il suo amore per la canzone e grande la sua autostima (solo sua per la verità...) come cantante. Invero, era una stonatura vivente, ma il sentimento, quello si! C'era ed era grande! E aveva grandi occhi azzurri.
Le aneddotiche sono infinite. Ognuno di noi, dei suoi colleghi, è depositario di quelche esclusiva confessione segretamente riferitagli dal Piero, magari il lunedi mattina: una presunta nuova conquista, un'estensione mooooolto personalizzata del Kamasutra, chissà cos'altro. Un teatrino dell'assurdo messo in scena ogni giorno, con grande godimento di tutti, per primo del Piero. Vantarsi era il suo diletto. Che poi la realtà fosse ben diversa, poco importa. L'uomo è sogno, cos'altro?
Tutti eravamo a conoscenza delle sue difficoltà. A quelle affettive, relazionali (psichiche, insomma), sie areno sommati problemi fisici - molti, negli ultimi anni - ed economici: madre gravemente malata, fratello disoccupato, lo sfratto; e lui a sostenere tutti. Tanti e tali problemi che talvolta anche l'inossidabile Piero non poteva esimersi dal mostrarsi provato e preoccupato.
C'è chi nasce col destino avverso, con una spirale perdente nel DNA? Se esistono, il Piero è probabilmente stato uno di loro. Ma non per me e per noi. Nel mio cuore rimarrà sempre il grande Piero.
Un'illusione.

A. Z.



19 luglio 2012

IL LAVORATORI COOP DI PONTE A GREVE: IN CASO DI FIRMA DELL'INTEGRATIVO, SCIOPERIAMO!

Monta la rabbia tra i lavoratori su come i sindacati gestiscono le trattative sul contratto integrativo aziendale di Unicoop Firenze, che potrebbe portare ad una firma nell'incontro del 27 luglio.

Tutto questo senza coninvolgere le RSU !

Riceviamo e pubblichiamo la protesta dei dipendenti della Coop Ponte a Greve



I LAVORATORI DEL PUNTO VENDITA DI PONTE A GREVE RIUNITI IN ASSEMBLEA,

ESPRIMONO LA LORO PREOCCUPAZIONE E CONTRARIETA', PER LA

RIAPERTURA DELLA TRATTATIVA DELL'INTEGRATIVO AZIENDALE NELL'ULTIMA

SETTIMANA DI LUGLIO DOPO QUATTRO MESI DI SILENZIO.

CONVOCARE A FINE LUGLIO LA COMMISSIONE TRATTANTE E' UN EVIDENTE SEGNALE DI VOLER FIRMARE UN ACCORDO SENZA IL COINVOLGIMENTO DELLE R.S.U. E DEI LAVORATORI.

I LAVORATORI DI PONTE A GREVE RITENGONO INACCETTABILE LA FIRMA DI UN C.I.A. CHE RIPRENDA GLI AFFIDAMENTI VERBALI DEL LUGLIO 2011, CHE NON CONSIDERI LE QUESTIONI DELLA VESTIZIONE E DEL 4 NOVEMBRE, E CHE PREVEDA UN ARRETRAMENTO IN SALARIO E DIRITTI PER I LAVORATORI DELLA COOPERATIVA.

PERTANTO CHIEDONO ALLA R.S.U. CHE, NEL CASO SI GIUNGA ALLA FIRMA DI TALE ACCORDO NEI PROSSIMI GIORNI, SIA PROCLAMATO SCIOPERO PER IL GIORNO PER IL GIORNO 28 LUGIO.

CHIEDONO CHE QUESTO O.D.G. SIA DIFFUSO IN ALTRE UNITA' PRODUTTIVE, E CHE IL GIORNO DI RIAPERTURA DELLA TRATTATIVA SIA ORGANIZZATO UN PRESIDIO DAVANTI ALLA SEDE.


ASSEMBLEA DEL 18 LUGLIO 2012

APPROVATO ALL'UNANIMITA'



18 luglio 2012

UN ANNO SENZA IL "PIERO"



Il 21 luglio 2011 nei magazzini di Scandicci di Unicoop Firenze un tragico incidente sul lavoro, le cui cause sono ancora da accertare, poneva fine alla vita del nostro caro collega Claudio Pierini.




Tra pochi giorni sarà trascorso un anno dal fatale infortunio che ci ha sottratto in modo improvviso ed imprevedibile all'affetto del nostro collega ed amico Claudio Pierini, detto "Il Piero".

Quel tragico 21 luglio 2011 rimarrà tristemente impresso nella memoria di tutti coloro che nei magazzini ci lavorano o ci hanno lavorato ed anche di tutti quelli che hanno avuto modo di conoscere Claudio. Il nostro blog vuol cogliere l'occasione dell'anniversario della scomparsa per dedicare un affettuoso ricordo, ma anche per riassumere tutto ciò che è accaduto (e ciò che non lo è) in questo ultimo anno in relazione al mortale accadimento.

Dei giorni seguenti all'incidente ricordiamo lo sciopero e il commosso, silenzioso presidio indetto dalle Organizzazioni Sindacali e la lettera scritta dalle medesime, congiuntamente alle Rsu, indirizzata alla Presidenza di Unicoop Firenze, nella quale si richiedeva un preciso impegno relativo alla assunzione del fratello di Claudio, allora disoccupato. A questo proposito dobbiamo rilevare come Unicoop non si sia sentita in dovere di dare seguito a tale richiesta.

Ricordiamo pure il giorno del funerale, con tanti colleghi presenti, alcuni dirigenti Unicoop e rappresentanti delle strutture sindacali, ma con la assenza dello storico Presidente Turiddo Campaini, che certo non passò inosservata.
Non dimentichiamo neppure il comunicato di Unicoop, a firma del Presidente del Consiglio di Gestione Golfredo Biancalani, in cui si sottolineava, fra le altre cose, come quello del Pierini fosse il primo incidente mortale che colpisce un dipendente di Unicoop Firenze sul lavoro. Esibire questo primato in quelle circostanze ci è parso fuori luogo. Tra l'altro, se si esclude i lavoratori della logistica che sono una nettissima minoranza in Unicoop, le probabilità di un incidente mortale sul lavoro in un punto vendita sono di per se bassissime. Dato che poi è il primo incidente mortale in Unicoop Firenze, ribadiamo che l'assenza ai funerali del Presidentissimo Turiddo Campaini è davvero sorprendente, per non dire offensiva.

Anche nel corso dell' Assemblea Sindacale Generale dei Magazzini Unicoop, convocata nei giorni seguenti, fu stigmatizzata la frase contenuta nel comunicato della Presidenza, ma ancor più fu condannato il comportamento ignobile tenuto da alcuni responsabili (?) del reparto Ortofrutta i quali, pur con la presenza del corpo senza vita del Pierini a pochi metri di distanza, pensarono bene di far attivare i lavori nel reparto come se niente fosse accaduto. Anche di questo non ci possiamo dimenticare.

Una richiesta urgente per la convocazione di un Attivo unitario dei delegati del gruppo Unicoop Firenze al fine di confrontarsi sull'accaduto fu inoltrata dalle Rsu dei magazzini il 25 Luglio 2011 e rinnovata il 29 Settembre presso le strutture sindacali. Ma quell'Attivo non si è mai tenuto.
Il 2 Agosto si tenne invece l'incontro richiesto dalle Rsu e dall' Esecutivo Unitario Aziendale con la Direzione dei Magazzini Unicoop, guidata dal Direttore Covelli Marco ed alla presenza del RSPP, di alcuni membri dello staff tecnico e del medico competente. La frase pronunciata unanimente dalla parte datoriale fu: in seguito a quanto accaduto niente sarà più come prima.
Le Rsu intercettarono il messaggio sottolineando l'esigenza improrogabile della cooperativa a far fronte a tutte quelle segnalazioni in materia di sicurezza rimaste fino ad allora inascoltate ed anche a quelle che le sarebbero pervenute in seguito agli esiti delle assemblee di reparto, programmate sul tema della sicurezza nei giorni a seguire. Queste assemblee si tennero nei mesi di Agosto e Settembre e servirono per far emergere tutta una serie di inadeguatezze strutturali, tecniche e organizzative alle quali la Direzione rispose in modo puntuale nel corso di un incontro tenutosi nel mese di Dicembre. Fu avviata una serie di interventi tecnico-strutturali e stilato un lungo elenco di istruzioni operative in relazione alle attività dei singoli reparti. Fu anche rivisto nel dettaglio il Documento sulla Valutazione dei Rischi.

In quel periodo sono anche da registrare le dimissioni dei due Rls dei magazzini. Da quanto abbiamo capito furono dovute innanzitutto alla necessità di avere due rappresentanti realmente presenti sul luogo di lavoro, cosa che i due incaricati, seppur per differenti motivi, non potevano garantire. Le dimissioni furono strumentalizzate in vario modo e ne seguì anche una breve polemica a mezzo stampa. A tutt'oggi due lavoratori del reparto Ortofrutta sono subentrati nel difficile incarico.

Intanto una sottoscrizione di solidarietà per la famiglia del Pierini ha visto raccolta dai colleghi di tutto il gruppo una ragguardevole cifra. Denaro che sarà sicuramente servito, viste le difficoltà economiche attraversate e dato che lo stipendio di Claudio rappresentava l'unico sostegno economico familiare. Una menzione particolare la dobbiamo alla nascita dell'Associazione Claudio Pierini Vive, che ha preso vita dall'iniziativa di alcuni colleghi i quali, una volta sbrigate le pratiche notarili, hanno iniziato la campagna di tesseramento all'interno del gruppo Unicoop.
L'Associazione si pone lo scopo di organizzare eventi e iniziative per raccogliere fondi da destinare a colleghi in difficoltà economiche o ad opere meritorie. Particolare successo hanno riscosso le due edizioni della raccolta di racconti ed aneddoti scritti dai suoi stessi colleghi, dal titolo Margherita adesso è tua, interamente dedicati al "Piero" e andate letteralmente a ruba.

Da sfondo a tutti questi ricordi c'è una nota particolarmente stonata. Ad oggi, trascorso un anno dalla tragedia, ancora non abbiamo notizia relativa alla chiusura delle indagini che la Procura di Firenze ha doverosamente aperte in seguito all'infortunio. Questo non fa che confermare la consapevolezza ormai conclamata della lungaggine della legge italiana e anche lo sciagurato caso del nostro amato collega non ha, purtroppo, rappresentato un'eccezione.

Ci auguriamo che al più presto venga fatta chiarezza sulle eventuali responsabilità. Ci parrebbe il modo più degno per rendere omaggio alla memoria del nostro "Piero".




17 luglio 2012

UNICOOP TIRRENO ED IL MIRAGGIO DEL SALARIO VARIABILE

USB ritiene inaccettabile che i lavoratori di moltissimi ipermercati, supermercati e minimercati di Unicoop Tirreno, nonostante l’impegno profuso, non vedranno erogata la parte di salario legata agli obbiettivi, il cosiddetto Salario Variabile.


Con una laconica comunicazione datata 10 luglio 2012, Unicoop Tirreno mette nero su bianco quello che noi sospettavamo, il mancato raggiungimento da parte di tutti i punti vendita delle tre reti del Gruppo di obiettivi che permettono il diritto di corresponsione di salario variabile, quindi per l’anno 2011 non ci sarà erogazione di salario variabile sia per le reti di vendita del Gruppo, sia per la sede, sia per la Logistica .

USB ritiene inaccettabile che i lavoratori di moltissimi IPERMERCATI, SUPERMERCATI e MINIMERCATI UNICOOP TIRRENO, nonostante l’impegno profuso, non vedranno erogata la parte di salario legata agli obbiettivi, il cosiddetto Salario Variabile.

Siamo sicuri che la flessibilità, la disponibilità, il sudore che i lavoratori hanno messo in campo durante l’anno siano sufficienti al conseguimento dell’obbiettivo, ma i meccanismi che permettono l’erogazione del salario accessorio sono poco controllabili e sbilanciati a favore della parte padronale.

I lavoratori hanno avuto la possibilità, durante tutto l’anno, di partecipare e condividere con il loro Capo Negozio e/o Direttore l’evoluzione dei dati gestionali? Se chiedete al Capo Negozio forse rimanderà al suo superiore che a sua volta dovrà chiedere al proprio Dirigente, finalmente siamo arrivati al problema!

Il lavoratore salariato, per definizione, dovrebbe percepire uno stipendio per il lavoro che svolge, non partecipa ai rischi d’impresa, nè si spartisce gli utili a fine anno, perché legare il suo salario alla produttività? Perché creare un nuovo lavoro a cottimo? Noi crediamo che l’accordo fatto (?????) dall’azienda con i sindacati confederali non sia funzionale per i lavoratori, avremmo voluto un aumento reale per tutti piuttosto che un aumento del tipo “forse, se sei bravo, e lo decido io, secondo i parametri che impongo e che tu non controlli.” Gli scellerati accordi di aumento salariale legato alla produttività non funzionano, non vengono condivisi e soprattutto il lavoratore non partecipa!

Quanti lavoratori sostengono e hanno sempre detto che sull’altare della produttività si sacrificano le vendite, il servizio al cliente e l’attenzione verso la qualità?17 luglio 2012

ORA APPARE CHIARO A TUTTI QUANTO DA SEMPRE NOI SOSTENIAMO, FIRMARE L’ACCORDO SUL SALARIO VARIABILE EQUIVALE A FIRMARE UN ACCORDO CHE SOTTRAE PARTE DI SALARIO AI LAVORATORI !!!


Volantino



17 luglio 2012

USB - Unione Sindcale di Base - Lavoro Privato




16 luglio 2012

I LAVORATORI COBAS AD IKEA: «IMPONGA UN APPALTO VIRTUOSO»


I lavoratori della Logistica scrivono ad Ikea in vista del rinnovo del contratto di appalto. Il comunicato del Si Cobas




E’ tempo di un primo bilancio della nostra vertenza. Un bilancio che, come lavoratori delle cooperative in appalto ai magazzini IKEA, vogliamo portare a conoscenza di tutti gli altri lavoratori (in particolare del settore della logistica), della stampa, delle istituzioni e dell’opinione pubblica. Lo facciamo affinché sia chiara la nostra posizione in merito, anche in vista del rinnovo del contratto di appalto (in scadenza).

Con lo sciopero del 14 e 15 giugno abbiamo posto questioni di giustizia economica e sociale altrimenti inascoltate.
Nel nostro comunicato sindacale del 15/06/2012 rimarcavamo quali fossero le nostre richieste: “... il rispetto degli operai da parte dei responsabili, l’equità nella distribuzione del lavoro, giusti livelli di inquadramento e giuste retribuzioni, carichi di lavoro in linea con gli standard di sicurezza, applicazione di un unico contratto, il CCNL Trasporto e Logistica, per tutti gli operai in appalto ai magazzini a fronte del fatto che la coop. San Martino applica invece il contratto Multiservizi.”

Il comunicato diffuso dal Consorzio del 15/06/2012, invece, recitava: “…CGS, consorzio di riferimento con le associate Cristall, Euroservizi e San Martino, fanno presente che a differenza di altri episodi verificatisi in passato in depositi della logistica, l’applicazione del contratto ed il rispetto della normativa in fatto di lavoro non è mai stata in discussione, anzi, le stesse società, rivendicano la correttezza dei propri comportamenti come ripetutamente certificato dagli organi di vigilanza.”

Il Consorzio, più correttamente, avrebbe dovuto parlare di “applicazione dei contratti”, perchè nonostante siamo tutti lavoratori impiegati nella movimentazione merci e quindi abbiamo sviluppato le nostre professionalità su questo tipo di lavoro e non su altro, ci troviamo in una situazione di dumping contrattuale dal momento che a parità di lavoro abbiamo trattamenti salariali e contrattuali diversi a seconda della cooperativa di appartenenza.

Ad aggravare questa ingiustizia il fatto che stiamo parlando di un appalto virtuoso, IKEA, in quanto il committente conferisce un adeguato valore alla commessa, cosa tutt’altro che scontata in questo settore, ed applica al suo stesso personale in forza ai magazzini il CCNL Trasporto e Logistica.
Trovare una benché minima giustificazione alla discriminazione di trattamento che una parte di noi subisce è veramente impresa ardua.
Mentre le cooperative Cristall ed Euroservizi ci inquadrano nel CCNL di riferimento (Trasporto e Logistica) la San Martino ci applica il CCNL Multiservizi. Gli operai della San Martino in IKEA non sono pulitori, manutentori o quant’altro. Sono operai che movimentano merce.

Pretendiamo, quindi, l’applicazione del CCNL corrispondente alla nostra attività rifiutando una frammentazione contrattuale che ci discrimina e non rende giustizia alla nostra condizione di lavoratori.
Se una cooperativa svolge più attività, è giusto che applichi distinti contratti, qualora queste siano autonome fra loro. Una cosa è il pulimento civile ed industriale di aziende di “pulizia e servizi integrati/multiservizi” , ben altra è la “logistica, trasporto merci e spedizioni”.
Il fatto di sentirci dire dalla San Martino che per la cooperativa è prevalente l’attività di multiservizi rispetto a quella della logistica non giustifica ne risolve il problema. Noi vogliamo essere inquadrati e retribuiti per l’attività effettivamente prestata.

E’ compito della San Martino risolvere questo problema di natura amministrativa e contabile. Per noi operai tale problema significa differenziazione al ribasso, perdita di salario, non rispetto della nostra dignità.
Noi rifiutiamo la concorrenza tra lavoratori e denunciamo, oltretutto, che attraverso questo meccanismo di frammentazione contrattuale si produce quella che generalmente viene definita “concorrenza sleale” tra operatori economici. Questa è una delle cause che porta ad abbassamenti del valore delle commesse che poi ricadono su noi lavoratori in termini di abbassamento delle retribuzioni e delle condizioni di vita e di lavoro.

Lo sanno bene altri lavoratori del nostro comparto che si ritrovano in appalti meno virtuosi dove le commesse sono ben al disotto della tariffa minima delle € 15,70 orarie che ad ottobre dello scorso anno fu definita dal Tavolo Interistituzionale a Piacenza dopo il caso della TNT.
Noi questa battaglia la porteremo fino in fondo!
Non lo facciamo solo per noi, lavoratori presso i magazzini IKEA, lo facciamo per tutti quelli che, come noi, si spaccano la schiena ogni giorno, permettendo alle merci di circolare e alle aziende di vendere i loro prodotti, per poi magari sentirci dire che non siamo più idonei per questo lavoro.

E’ aberrante ascoltare i pseudo proclami istituzionali di contrasto a incidenti e morti sul lavoro ogni qual volta questi si verificano, quando a noi “soci”-lavoratori inquadrati in CCNL che, in ragione di quanto previsto dai regolamenti interni delle cooperative e dalla normativa di legge, non ci viene riconosciuto nulla per i primi 3 giorni di malattia. Condizione questa che, giocoforza, ci spinge a lavorare anche se malati per non perdere salario, esponendoci in termini di salute e sicurezza. Nella stragrande maggioranza dei casi, eccetto rarissime situazioni, non vi è nessuna integrazione da parte della cooperativa a quanto corrisposto da INPS e INAIL, creando una gravissima discriminazione nei nostri confronti rispetto a tutti gli altri lavoratori subordinati.
Questo, e non solo questo, ci porta a dire che siamo considerati lavoratori di serie B e che spetta a noi fare qualcosa per migliorare la nostra condizione.

Ad IKEA chiediamo di intercedere presso il Consorzio imponendo che, con il rinnovo dell’appalto in scadenza, venga applicato un unico contratto presso i magazzini: il CCNL Trasporto e Logistica. Questo è nelle facoltà di IKEA e sarebbe un atto molto apprezzato da noi lavoratori.

Alle cooperative chiediamo che vengano riconosciuti i giusti inquadramenti in base alle mansioni effettivamente svolte, senza distinzioni arbitrarie.

A tutti quelli che si ostinano a volerci rappresentare senza il nostro consenso chiediamo di smetterla, perché ridicoli e fuori da ogni logica democratica.

Alle istituzioni e alla forza pubblica ribadiamo che noi operai non siamo un problema di ordine pubblico ma di ordine sociale nella misura in cui siamo sfruttati e calpestati nella nostra dignità.
A tutti, invece, ricordiamo che ci siamo costituiti in sindacato e se qualcuno si ostina a non riconoscere questo dato di fatto vuol dire che non gli interessa il dialogo ed il confronto e vuole costringerci a nuove azioni sindacali e di lotta.
Con lo sciopero ci siamo fatti ascoltare, ma questo non risolve i problemi che abbiamo posto.
Ora vogliamo giustizia e dignità e siamo disposti a perseverare pur di ottenerle.


Lavoratori SI-Cobas delle cooperative in appalto presso i magazzini IKEA


14 luglio 2012

PiacenzaSera.it




13 luglio 2012

UNICOOP TIRRENO: USB RAFFORZA LA SUA PRESENZA IN CAMPANIA


Continua la costante crescita di USB nella distribuzione cooperativa



All’indomani di un’assemblea con i lavoratori Unicoop Tirreno della Campania sono giunte le prime adesioni all’USB dall’Ipercoop di Avellino, di Quarto e dal supermercato di Arenaccia; oggi un cospicuo numero di lavoratori dell’Ipercoop di Afragola ha scelto l’Unione Sindacale di Base per tutelare i propri diritti.


Questo è il segnale tangibile che i lavoratori accolgono con favore una proposta sindacale che viene dal basso e che li rende protagonisti delle loro lotte. In una buona parte dei lavoratori si avverte l'esigenza di una nuova rappresentanza che si contrapponga all'arroganza aziendale con decisione e non con il solito atteggiamento compiacente.


In attesa che finalmente si dia corso ad una nuova legge sulla rappresentanza, che stabilisca realmente “CHI RAPPRESENTA CHI” nei luoghi di lavoro, la nomina della nuova RSA USB è comunque una grande iniezione di energia per tutti noi e ci spinge a lavorare con sempre maggiore impegno per rendere concreti i molti obiettivi che ci siamo proposti.


Oggi è soltanto l'inizio di un percorso difficoltoso per il territorio campano, alla vigilia di scelte di Unicoop Tirreno che probabilmente mineranno fortemente l’occupazione in una regione con un tasso di disoccupazione e di sottoccupazione drammatico.


In questo quadro preoccupante il ruolo del sindacato concertativo conferma quanto da sempre noi denunciamo, i lavoratori sono abbandonati ad una totale assenza di informazione e partecipazione ai processi che determineranno un radicale cambiamento nelle condizioni di vita e di lavoro di centinaia di famiglie.


Il managment di Unicoop Tirreno sembra ricalcare la falsariga de “La Fattoria degli Animali” di orwelliana memoria, e se pensa di operare la propria spending review abbandonando il territorio campano noi ci opporremo insieme ai lavoratori che hanno contribuito per anni a diffondere, loro sì per davvero, i valori della cooperazione.

L’USB si attiverà per la completa tutela dei lavoratori, dei loro diritti e della loro dignità, ai nostri delegati i migliori auguri di buon lavoro.



12 luglio 2012

USB Unione Sindacale di Base - Lavoro Privato



12 luglio 2012

STOP ALLE COOP CHE SFRUTTANO IL LAVORO CON CONTRATTI PIRATA

RIBASSI INAMMISSIBILI
«Così si generano distorsioni di mercato e concorrenza sleale» L’allarme del direttore degli ispettori ministeriali

In Piemonte 219 coop irregolari su 300 controllate Le ispezioni hanno confermato un fenomeno diffuso: nelle cooperative sono stati individuati 2400 lavoratori «irregolari», di cui 53 totalmente sconosciuti al fisco


Basta contratti pirata nelle cooperative, che riducono di oltre il 30 per cento il costo del lavoro, generando concorrenza sleale e distorsioni del mercato». L’allarme, che è anche un impegno, lo lancia Paolo Pennesi, direttore generale per l’attività ispettiva del Ministero del Lavoro che ieri è intervenuto all’incontro promosso dall’Alleanza delle cooperative a Torino.

I dati degli Osservatori provinciali sulla cooperazione parlano chiaro: l’anno scorso sulle 300 cooperative controllate in tutto il Piemonte, 80 in provincia di Torino, 219 sono risultate irregolari perché non applicano i contratti collettivi, per fornitura illecita di manodopera, inquadramenti contrattuali errati e per il ricorso al classico lavoro nero. I lavoratori irregolari individuati sono stati 2.400, 53 quelli totalmente sconosciuti al fisco. L’attività d’ispezione ha consentito di recuperare 4,2 milioni di euro di contributi e premi evasi dalle aziende. Un tesoretto che solo nel torinese vale 330 mila euro. Risultati raggiunti con organici limitati, se si pensa che per l’osservatorio di Torino e provincia sono impegnati cinquanta ispettori che non seguono solo le pratiche delle cooperazione, mentre a livello nazionale sono un po’ più di tremila.

I settori produttivi più a rischio irregolarità sono la logistica, i trasporti, i servizi ausiliari all’impresa e quelli socio sanitari. «Le cooperative irregolari – dicono gli ispettori dell’osservatorio torinese – sono di solito di piccole e medie dimensioni, fino ai 150 soci, ma nel corso del 2012 abbiamo individuato irregolarità anche in realtà più grandi, oltre i 500 soci».

La crisi che morde, confermano gli ispettori, è un invito ad eludere le regole, specialmente quando i ribassi sui prezzi dei servizi sono così alti che i committenti sono disposti a cedere il lavoro a cooperative che aggirano le norme. «Rafforzeremo i controlli – assicura Pennesi – per impedire che si applichi il contratto privato Unci-Confsal, associazioni che hanno una rappresentanza minoritaria e applicano ribassi inammissibili al costo del lavoro». A giugno il Ministero ha indicato come contratti di riferimento per il mondo delle cooperative quelli delle associazioni di rappresentanza Confcooperative, Legacoop e Agci, concertati con Cgil, Cisl e Uil. Una presa di posizione che «è il riconoscimento della lotta decennale di queste associazioni alla cooperazione spuria» secondo Giovenale Gerbaudo, presidente di Confcooperative

Piemonte, ma che sta stretta ad altri attori del mercato: «Da mesi aspettiamo un confronto col Ministero per non rimanere ingiustamente tagliati fuori dagli osservatori – dice il presidente nazionale Unci, Paolo Galligioni –. In più, non è vero che le nostre retribuzioni sono più basse e distorsive del mercato, perché buona parte degli stipendi è costituito da eventuali utili che vengono redistribuiti tra i soci».

«4,2» «milioni di euro» «sono i contributi e i premi non versati recuperati dalle 219 cooperative irregolari scoperte in Piemonte nel 2011 grazie ai controlli degli osservatori provinciali sulla cooperazione»



12 luglio 2012

Andrea Ciattaglia

La Stampa



11 luglio 2012

MAGAZZINI UNICOOP FIRENZE, CAOS E CAMION FANNO INFURIARE I RESIDENTI


A Scandicci, in viale Europa, dove ha sede il Centro Distribuzione di Unicoop Firenze i residenti protestano per il traffico impossibile e la sosta selvaggia



I cittadini chiedono d'intervenire. I parcheggi ci sono, ma i Tir ne restano distanti


Non è solo un problema di carreggiate ridotte, ma anche di sicurezza


Il caos. Protestano residenti e lavoratori della zona di viale Europa per la gazzarra di ogni giorno. I mezzi pesanti che attendono di scaricare ai magazzini Unicoop dei Pratoni, non utilizzano il parcheggio previsto, ma si sistemano lungo la strada, e la rendono poco più di un vicolo. E non manca il rumore per chi abita nelle strade vicine e ogni giorno dormendo a finestra aperta, si deve sorbire il passaggio di questi bisonti della strada che sono diretti al centro di approvvigionamento Unicoop.

«La situazione è diventata sempre più insostenibile - racconta uno dei cittadini che vivono tra la via Pisana e via dei Pratoni - nessuno interviene per dare una regolata a questa gente. Capiamo il lavoro, capiamo che in questi magazzini l'andirivieni è costante, non capiamo la maleducazione». E in effetti ieri mattina siamo andati a verificare di persona la situazione, che è apparsa in tutta la sua evidenza. Il bello è che lungo viale Europa, la segnaletica in strada non prevede parcheggio se non nelle aree individuate. E non mancano i parcheggi appositi. In realtà i camionisti parcheggiano tutti lungo il marciapiede, dove c'è la striscia continua anche sul lato destro della carreggiata che vuol dire 'divieto di sosta'.

Qualcuno interviene? Assolutamente no, i camionisti parcheggiano in divieto di sosta perché c'è chi dà loro l'esempio. Infatti sempre ieri, sempre sulla stessa strada, sempre in divieto di sosta c'era un'auto della polizia municipale con l'autovelox a bordo. L'agente in servizio era all'interno della macchina perché ha l'obbligo di presidiare lo strumento, e stava leggendo un libro con lo sportello aperto. Domanda: vi piacerebbe ricevere una multa per eccesso di velocità rilevata da una vettura che a sua volta è in divieto di sosta?

«Basterebbe intervenire - chiedono ancora i residenti - noi da tempo sollecitiamo una presa di posizione radicale sulla questione. Perché non solo i camion in divieto di sosta riducono lo spazio sulle carreggiate coi problemi coi problemi conseguenti, ma muovendosi indiscriminatamente come se strada e magazzino fossero un tutt'uno mettono a rischio notevolmente chi passa da quelle parti».

Vedremo quando vorranno intervenire con provvedimenti certi gli uomini della municipale, e l'amministrazione con idee per evitare che uno dei boulevard più recenti della zona industriale sia trasformato in una strada senza sfondo.




11 luglio 2012

Fabrizio Morviducci

La Nazione



PANORAMA, I SINDACATI: «NESSUNA ASSUNZIONE FESTIVA»


I lavoratori di Panorama vincono la causa sulle ore di permesso sindacali spettanti


Per noi che lavoriamo in Unicoop Firenze è interessante notare che la Filcams-Cgil, quando vuole, le vertenze per condotta antisindacale le fa senza problemi.


Le ore di permesso sindacale spettano ai lavoratori di Panorama. E le assunzioni per il week end per ora sono un miraggio. La Corte d'Appello il 3 luglio si è pronunciata a favore dei sindacati Filcams-Cgil (rappresentati da Andrea Stramaccia), Uiltucs-Uil (avvocato Lucia Maria Chiaffi) e respingendo quindi il ricorso presentato da Panorama (avvocato Maurizio Olivetti). Già nel 2010 aveva dichiarato "antisindacalità della condotta tenuta da Panorama per aver disapplicato in modo illegittimo la clausola relativa ai permessi sindacali retribuito nel contratto integrativo del 2004".

La sentenza è stata illustrata ieri da Elisa Luppino della Filcams e da Bruno Bettocchi della Uil i quali hanno inoltre evidenziato che nella grande distribuzione nessuno stia rinnovando i contratti integrativi (vedi Unicoop Firenze - nota blog). «Questa sentenza - ha detto Bettocchi - ha rilevanza nazionale e possiamo definirla una sentenza pilota. I tempi sono stati lenti ma utili. Chiaramente non c'è urgenza come in altre vertenze».

Panorama, situato all'interndo dei Gigli, occupa 172 addetti e per ora, secondo i sindacati, non è stata fatta nessuna assunzione per le domeniche di apertura.




11 luglio 2012

M. Serena Quercioli

La Nazione


UNICOOP TIRRENO PREPARA L'EXIT STRATEGY DA AFRAGOLA


Le pesanti perdite della controllata Ipercoop Tirreno Spa, spingono Unicoop Tirreno ad accelerare per la cessione dell'ipercoop di Afragola



Il Consiglio di Amministrazione di Unicoop Tirreno (insediato lo scorso mese di giugno) ha discusso la situazione relativa alla presenza di Unicoop Tirreno in Campania. Il precedente CdA aveva deciso un piano straordinario di interventi finalizzato a ridurre le pesanti perdite economiche registrate dalla controllata Ipercoop Tirreno, operante nell'ambito territoriale campano.

"Il piano - si legge in una nota - ha prodotto ad oggi: il rilascio dell'ipermercato di Benevento; la recente e contrastata apertura di un superstore a Santa Maria Capua Vetere (CE); la decisione di insediarsi con un superstore all'interno del nascente centro commerciale di Salerno. Nel frattempo, per quanto riguarda l'Ipercoop di Afragola, l'ipotesi che prevedeva un cambiamento di gestione grazie alla creazione di una società intercooperativa, non ha avuto esito positivo. Anzi, l'esperienza compiuta in questi mesi ha fatto emergere l'enorme difficoltà di procedere avendo come orizzonte la sola cessione dell'ipermercato di Afragola. L'impellenza di procedere con il piano di risanamento economico e patrimoniale di Ipercoop Tirreno è accentuata dall'acuirsi e protrarsi della situazione di pesante crisi economica che investe tutto il Paese, ma raggiunge nel Mezzogiorno dimensioni e caratteristiche particolarmente estese e pesanti".

Il Consiglio di Amministrazione ha dato mandato alla Presidenza ed alla Direzione Aziendale di attivarsi per ricercare ulteriori soluzioni e nuovi partner (preferendo imprenditori già operanti nel territorio campano) che consentano in tempi brevi di superare la gestione diretta dell'ipermercato di Afragola e di assicurare nel medio periodo il mantenimento del marchio Coop in Campania.


10 luglio 2012

Campanianotizie.com