31 dicembre 2012

I POST PIU' LETTI DEL 2012



















Cari Braccobaldi, nell'augurarvi tutto quello che desidarete augurarvi, vi ringraziamo per l'attenzione sempre crescente che dimostrate verso il blog, per i vostri commenti e informazioni.

Segue la classifica dei post più letti nel corso del 2012.



1)
 Contratto Integrativo aziendale di Unicoop Firenze: anatomia di una sconfitta (14/09/2012)












ANCHE COOP LOMBARDIA DISDETTA IL CONTRATTO INTEGRATIVO

A gennaio ricomincia il confronto su orario di lavoro, straordinari e incentivi

Avviata revisione della spesa a tutti i livelli, tagliati regali di rappresentanza

«Ora ci sono quattro mesi di vacanza contrattuale, le parti dovranno incontrarsi per trovare un punto di incontro», spiegano i sindacati. Al centro del contendere ci sarebbe la rideterminazione del valore dello straordinario, il clima nel gruppo, spiegano fonti interne, è da spending review totale
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Ormai è una tendenza affermata, anche nel mondo Coop, quella di disidire il Contratto Integrativo Aziendale. Aveva cominciato Coop Estense, poi Coop Nordest e Coop Reno, ora è la volta di Coop Lombardia. E' abbastanza scontato che ora accada, dopo che è stato firmato da governo e sindacati (tranne Cgil) l'accordo sulla produttività, che depotenzia la contrattazione nazionale e rilancia quella di secondo livello come veicolo per accordi sull' aumento della produttività correlando a tale aspetto la crescita delle retribuzioni dei lavoratori. Nella sostanza si va ad incidere su quella parte di "salario flessibile" con meccanismi spesso discutibili e con l'obietivo di contenere il costo del lavoro rendendo la retribuzione più "leggera". (Corsivo Blog).


PAVIA. Il contratto integrativo, quello che stabilisce gli orari, l’organizzazione del lavoro degli oltre 4200 dipendenti dei 51 supermercati e ipermercati Coop Lombardia, era scaduto ad aprile. Ma ieri, a due giorni dalla fine dell’anno, con quasi tutte le sedi sindacali chiuse per ferie, il gruppo ha mandato la comunicazione della disdettta alle rappresentanze sindacali unitarie e alle organizzazioni sindacali di tutte le province in cui è presente coi suoi 51 punti vendita. L’ultimo incontro era stato dopo Natale, a Milano. E tra i dipendenti c’è la preoccupazione che il loro lavoro, in futuro, varrà di meno.

«Ora ci sono quattro mesi di vacanza contrattuale, le parti dovranno incontrarsi per trovare un punto di incontro», spiegano i sindacati. Al centro del contendere ci sarebbe la rideterminazione del valore dello straordinario, il clima nel gruppo, spiegano fonti interne, è da spending review totale. La parola d’ordine è risparmio, ma con un tavolo di trattativa aperto e il tentativo di preservare l’occupazione e i contratti. La spending review si vede nel taglio dei regali di rappresentanza operato questo Natale, nell’attenzione che si concentra anche sulla carta delle fotocopie, che non va sprecata, in linea sì con l’etica ambientale sostenuta dall’azienda ma, in questo momento di calo dei consumi, soprattutto in un’ottica di contenimento della spesa.
 
Coop conta in provincia di Pavia tre punti vendita e circa 250 dipendenti, ma sono in tanti i pavesi e i vigevanesi che ora lavorano nelle sedi di Milano e provincia. «I rapporti sindacali sono buoni e un po’ diversi da quelli delle altre aziende», fanno sapere i sindacati, ma c’è chi fa notare che mandare una disdetta del contratto di sabato, a due giorni dalla fine dell’anno è un comportamento poco consono per un’azienda che dell’etica e della responsabilità sociale d’impresa fa il suo vanto e il suo punto di forza. Coop lamenta un costo del lavoro superiore alla concorrenza diretta ma se il prodotto sugli scaffali è lo stesso, la differenza, sancita da regolamenti e statuti, è la politica sociale ed etica che sta dietro ai prodotti e ai rapporti di lavoro. Ma che pare soffrire con l’avanzare della crisi.
 
 
 
30 dicembre 2012
 
Anna Ghezzi
 
la Provincia Pavese
 
 

29 dicembre 2012

CONSOB CONTESTA A UNIPOL "BILANCI NON CONFORMI"

Contestazione anche a Fonsai, Milano Assicurazioni e Premafin

Per Unipol nel mirino i titoli strutturati

Nessun impatto sui concambi




La Consob punta il dito sui bilanci di Unipol. L’authority guidata da Giuseppe Vegas non ha scelto la via impervia dell’impugnazione, ma - utilizzando il comma 7 del 154 ter del Testo unico della Finanza ha accertato che i bilanci consolidati del 2011 e quello relativo ai primi sei mesi «non sono conformi» alle «norme che ne disciplinano la redazione» e ha imposto a Bologna di rifare i calcoli, secondo un’interpretazione dei principi internazionali che Consob ritiene corretta.

Lo stesso è accaduto con i risultati 2011 di Fondiaria Sai, Milano Assicurazioni e Premafin. Insomma: tutti i soggetti coinvolti nell’aggregazione che darà vita, l’anno venturo, a Unipol Sai. In vista della maxi aggregazione, la Consob punta a rendere i più trasparenti possibili i conti di Bologna. Soprattutto nella parte su cui spesso il mercato si è soffermato, quella relativa agli «strutturati» presenti nel portafoglio della compagnia. E ha riscontrato «carenze e criticità» soprattutto nella «modalità di rilevazione e valutazione» di tali titoli di debito.

A questo punto Unipol, pur non condividendo le conclusioni a cui è giunta l’authority (ma non sarebbe intenzionata a ricorrere al Tar), ha corretto pro forma i propri dati contabili. Secondo i calcoli di Bologna gli effetti della contabilizzazione conforme alle regole non sarebbero devastanti. Si tratterebbe di una variazione negativa del patrimonio netto di 49,2 milioni nel 2011 che diventa di 45,2 milioni al 30 giugno e di 11,4 milioni al 30 settembre. Quanto al risultato netto, il 2011 - seguendo le regole Consob - avrebbe avuto 28,2 milioni di perdite in più. Ma nei primi sei mesi dell’anno l’impatto sarebbe stato positivo sugli utili di 6,1 milioni, di 31,8 milioni al 30 settembre.

Fin qui i calcoli della società, che Consob vaglierà nelle prossime settimane. E comunque, assicurano da Bologna, le nuove modalità di contabilizzazione «non avrebbero determinato alcun effetto» sui concambi già stabiliti per l’integrazione con Fonsai, Milano e Premafin. Compagnie che si sono, a loro volta, viste contestare i bilanci 2011. Per quanto riguarda Fonsai, in particolare, Consob ha puntato il dito sulla contabilizzazione delle riserve sinistri RcAuto e sulla valutazione della partecipazione in Milano Assicurazioni.



29 dicembre 2012

Francesco Spini

La Stampa



27 dicembre 2012

I CINESI ALL'ATTACCO DELLE COOP


I cinesi si sono messi in testa di conquistare una fetta del mercato italiano della grande distribuzione, sicuri di riuscire ad offrire un rapporto qualità-prezzo in grado di attirare i consumatori.

Si presentano con un proprio marchio, Yi Gou, e nel loro neo-megastore ferrarese è possibile trovare veramente di tutto e a poco prezzo.



I cinesi all'attacco delle coop. Portano la guerra perfino nel cuore del loro impero, l'Emilia-Romagna. I vertici cooperativi, a cominciare dal numero uno di Coop Italia Vincenzo Tassinari, sono in subbuglio perché il segmento del consumo risente del calo del potere d'acquisto e registra la prima crisi dei fatturati dal dopoguerra. Sarebbe tempo di leccarsi le ferite e reagire. Invece arrivano i cinesi e potrebbero assestare un duro colpo alla grande distribuzione italiana, cioè alle Coop ma anche a Esselunga e a Conad, Carrefour, Auchan.

I cinesi si sono messi in testa di conquistare una fetta del mercato italiano della grande distribuzione, sicuri di riuscire ad offrire un rapporto qualità-prezzo in grado di attirare i consumatori. In effetti a Ferrara hanno già avuto successo, hanno aperto un ipermercato e i concorrenti dopo l'iniziale sorpresa stanno cercando di reagire. Il fatto è che questa volta i cinesi non copiano né fanno operazioni subdole. Si presentano con un proprio marchio, Yi Gou, e nel loro neo-megastore ferrarese è possibile trovare veramente di tutto e a poco prezzo.

Su una superficie di oltre 1.400 metri quadrati sono presenti più di seicento articoli, dalla casa all'abbigliamento, dalla cancelleria al make-up. Il centro commerciale è aperto ogni giorno dalle 9.00 alle 20.00, con orario continuato.

La struttura ferrarese è un ipermercato-pilota, è l'anello di una catena che dovrebbe in breve tempo ramificarsi lungo la penisola. Altre sedi commerciali Yi Gou sono operanti tra l'altro a Senigallia, nelle Marche, e a Osimo, dove è avvenuto un singolare episodio: un uomo che aveva rubato merce per 200 euro quando è stato scoperto da una della cassiere ha iniziato a denudarsi e masturbarsi, nel tentativo di spaventare le donne presenti all'interno del locale e crearsi una via di fuga. Ma poco distante stava transitando una pattuglia dei carabinieri, fermata da alcune donne che erano fuggite piangendo dal supermercato. Così il ladro masturbante è stato arrestato.



27 dicembre 2012

Giorgio Ponziano

Italia Oggi


22 dicembre 2012

UNICOOP FIRENZE ALLENTA I LEGAMI COL MONTE DEI PASCHI

Le dimissioni del Presidente di Unicoop Firenze, Campaini, dalla vicepresidenza di MPS, assunono un vallore simbolico che travalica il gesto

Le gravi difficoltà dell'istituto senese sembrano segnare una nuova strada che porti la banca fuori da Siena, quell'elemento territoriale che Campaini ha sempre ritenuto fondamentale per giustificare l'investimento, anche nonostante le gravi perdite subite, ma che ora pare perdere il significato originario


Le dimissioni di Turiddo Campaini dalla vicepresidenza di Banca Mps hanno un valore simbolico che supera il fatto in sè. Segnano la fine di un'epoca: quella in cui una parte del mondo cooperativo, appoggiata dal maggior partito della sinistra (il Pd, allora Ds), accarezzò l'idea di avere un ruolo nella finanza, addirittura puntando alla creazione di un grande polo che avrebbe messo insieme Unipol, Bnl e Banca Mps.

Operazione nata male e gestita peggio che, strascichi giudiziari a parte, portò a una divisione all'interno di Legacoop tra la componente emiliana e quella toscana che si riconosceva in Campaini appunto. E anche a frizioni politiche tra livello locale e nazionale. Il risultato di quello scontro fu la separazione degli interessi (e degli incroci azionari) tra Montepaschi e Unipol. La compagnia assicurativa bolognese ha sviluppato un suo progetto autonomo e sta realizzando l'integrazione con Fondiaria-Sai che la consacra come il secondo operatore nazionale del settore.

Mps, diventata la terza banca italiana con l'acquisto di Antonveneta, è alle prese con la peggiore crisi della sua storia pluricentenaria e i nuovi manager che stanno cercando di salvarla, il presidente Alessandro Profumo e l'amministratore delegato Fabrizio Viola, stretti tra la dura realtà dei numeri e le richieste del Governo (e dell'Ue) per ottenere gli aiuti di Stato, hanno priorità diverse e in parte anche lontane dai presupposti che spinsero Campaini a investire 300 milioni di Unicoop Firenze nel gruppo senese. «Nel giro di pochi anni è cambiato il mondo», commenta Giuliano Poletti, presidente nazionale della Lega delle cooperative. «Nonostante il quadro profondamente diverso, Unicoop Firenze è ancora nel capitale di Montepaschi e l'integrazione Unipol Fonsai si sta concretizzando - aggiunge -. Si tratta però di scelte delle singole cooperative, non ci sono regie o direttori d'orchestra: la Lega, come tutti del resto, ha dovuto fare i conti con il cambiamento, e se pensavo ieri che ogni azienda deve valutare e decidere autonomamente le proprie strategie, a maggior ragione lo penso oggi».

Unicoop Firenze resta azionista di Mps (con il 2,7%) e Campaini non lascia il board. Ma probabilmente nessuno lo sostituirà alla vicepresidenza: ruolo che il manager del mondo cooperativo aveva rivendicato lo scorso aprile, quando si era anche parlato di una possibile candidatura di un esponente della famiglia Aleotti, nuovi azionisti della banca con il 4% acquistato dalla Fondazione Mps. La mossa di Campaini mette a nudo la verità: fine dei vecchi sodalizi e delle solidarietà politiche e territoriali; il polo magnetico che orienta la bussola di Rocca Salimbeni è rappresentato dalla messa in sicurezza patrimoniale e dall'equilibrio dei conti.

«La senesità del Monte è già persa, adesso si tratta di provare a riconquistarla», disse Profumo in estate. La partita è in corso e, singolarmente, sembra indicare due esiti contrapposti: la nazionalizzazione o un nuovo assetto azionario che, pur riconsegnando l'indipendenza della banca alla governance del momento, vedrà il ridimensionamento del ruolo della Fondazione Mps, cioè del legame con il territorio com'è stato concepito finora. Nel primo caso, la politica nazionale tornerà a prevalere su quella locale, nel secondo la banca più antica del mondo potrà davvero entrare a pieno titolo nel terzo millennio, senza più vincoli di appartenenza o pedaggi politici da pagare, avendo superato le difficoltà del mercato con la propria forza (e l'aiuto dello Stato). Per Siena sarà comunque una sconfitta. Ma se il Monte resterà indipendente, è possibile che inizi una nuova stagione positiva. Con o senza cooperative.
 
 
 
22 dicembre 2012
 
il Sole 24 Ore
 
 

21 dicembre 2012

LAVORATORI DI UNICOOP TIRRENO IN SCIOPERO PER L'ULTIMO DELL'ANNO

La mobilitazione decisa da Cgil, Cisl e Uil riguarderà tutti i negozi nel territorio della provincia di Livorno e la sede centrale della cooperativa a Vignale.



La motivazione seconfo i sindacati è determinata dal mancato rispetto dell'accordo sulle stabilizzazioni del personale stagionale e sull’accrescimento delle ore per i part-time


VIGNALE. Natale in stato d’agitazione e ultimo dell’anno in sciopero. Questa la mobilitazione proclamata dall’attivo unitario delle Rsu-Rsa e dalle componenti di settore di Cgil, Cisl e Uil contro la direzione aziendale di Unicoop Tirreno, dopo quello che i sindacati definiscono il mancato rispetto dell’accordo sulle stabilizzazioni del personale stagionale e sull’accrescimento delle ore per i part-time. Il tutto aggravato dal «sostanziale rifiuto del confronto» e dall’«unilaterale dichiarazione di 137 eccedenze nel territorio di Unicoop Tirreno».

La mobilitazione riguarderà tutti i negozi Coop nel territorio della provincia di Livorno e la sede centrale della cooperativa a Vignale. Il pacchetto della protesta prevede il blocco del lavoro straordinario e supplementare, delle mobilità di reparto e delle flessibilità di orario, compresa la sede, a partire da domani (20 dicembre); presidi dei delegati sindacali e di lavoratori con volantinaggio sia alla sede di Vignale che a Livorno, e soprattutto lo sciopero per l’intera giornata del 31 dicembre.

Tali iniziative, come spiegano i sindacati, sono state decise dall’attivo dei delegati e dalle organizzazioni sindacali provinciali sulla base del mandato avuto dalle assemblee di negozio e sono «finalizzate a un ripensamento delle posizioni aziendali».

«Le motivazioni della mobilitazione dei lavoratori – spiega una nota congiunta di Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil – sono da ricondursi al mancato rispetto di accordi che andavano dall’ottobre 2011 al marzo 2012 e che prevedevano 47 assunzioni di stagionali con oltre 36 ore di stagionalità e l’aumento del monte ore di lavoro per i part-time, monitorate con verifiche periodiche e comunque entro il 31 dicembre 2012. La direzione aziendale – prosegue la nota dei sindacati – ha disatteso in tutti questi mesi gli impegni sottoscritti dichiarando solo alla fine del percorso la volontà di non rispettare gli impegni».

Un atteggiamento, quello della direzione di Unicoop Tirreno, che i sindacati non esitano a definire di stampo padronale e del tutto sconcertante visto che la cooperativa «ha sempre fatto della difesa e dello sviluppo dell’occupazione un proprio vanto». I sindacati riconoscono che con la crisi globale in atto vi sia un’oggettiva difficoltà di mercato, ma imputano a Unicoop Tirreno di rispondere appunto «in modo padronale con taglio dei costi, del personale e del servizio».
 
 
 
19 dicembre 2012

20 dicembre 2012

MPS: CAMPAINI (UNICOOP FI) SI DIMETTE DA VICEPRESIDENTE

Il presidente del consiglio di sorveglianza dell'Unicoop Firenze resta tuttavia nel consiglio di amministrazione della banca




Turiddo Campaini ha rassegnato oggi le dimissioni con effetto immediato dalla carica di vice presidente della Banca Mps, rimanendo membro del consiglio di amministrazione. Lo annuncia una nota. Campaini era stato nominato vice presidente dall'assemblea dei soci in aprile. Ha scritto in una lettera di condividere pienamente la linea di governo della banca da parte del presidente Profumo e dell'amministratore delegato Viola.

In realtà, secondo alcune indiscrezioni, Campaini si sarebbe defilato da una guida saldamente in mano al duo Profumo-Viola che gli avrebbe lasciato un ruolo secondario rispetto al passato.



20 dicembre 2012

La Repubblica




PUNTI VENDITA UNICOOP TIRRENO CAMPANIA: 2000 FIRME PER DIRE NO ALLA VENDITA


Le ha raccolte l'Usb, l'Unione dei Sindacati di Base.

Iacovone (USB): "Nessuna cessione è accettabile".

E oggi la Unicoop presenterà nell'ipermercato di Afragola il suo piano industriale.



Si riaccende la vertenza Ipercoop. Ieri mattina i lavoratori e i delegati del sindacato Usb Coop Campania hanno consegnato alla stampa, nella sala multimediale del consiglio comunale di Napoli, oltre 2000 firme di soci della Coop Campania, che con la loro sottoscrizione si sono quindi dichiarati contrari alla vendita degli ipermercati e dei supermercati Ipercoop a un imprenditore privato. Queste firme si aggiungono alle 200 apposte dai lavoratori, che diffidano le organizzazioni sindacali a non firmare alcun accordo di cessione senza il loro consenso. Oggi i lavoratori e i delegati dell’ Usb organizzeranno un presidio davanti all’ipermercato di Afragola, dove si terrà l’incontro con la Unicoop Tirreno per la presentazione del piano di cessione.

“Nessuna cessione è accettabile - dichiara Francesco Iacovone dell’Usb – soprattutto perché vogliono cedere a un imprenditore privato che non ha niente a che fare con la storia del movimento cooperativo e che peraltro non dà nessuna garanzia sul futuro dell’azienda. In ogni caso – conclude il responsabile del sindacato di base - è indispensabile un referendum tra i lavoratori prima di assumere qualsiasi decisione”.

Il piano industriale sarà presentato da Raffaele Giannelli, responsabile delle relazioni sindacali di Unicoop Tirreno (la coop toscana capofila che controlla Ipercoop Campania) alla delegazione sindacale composta dalle rsa e dai segretari regionali di Fisascat-Cisl, Uiltucs-Uil e Filcams-Cgil.
 
E’ in ballo il futuro di circa mille lavoratori (662 diretti e circa 300 dell’indotto) dislocati nei tre ipermercati di Afragola, Quarto e Avellino e nei due supermercati di Napoli-Arenaccia e Santa Maria Capua Vetere.



20 dicembre 2012

Pino Neri
 

19 dicembre 2012

CONSORZIO ETRURIA NEL MIRINO DEI PM

I presidenti Minischetti, Sani e Vanni coinvolti nell’inchiesta sulla lottizzazione abusiva dell’ippodromo di Follonica



EMPOLI. Tre presidenti del Consorzio Etruria sotto inchiesta a Grosseto. Sono indagati insieme ad altre 58 persone per la costruzione e la gestione dell’ippodromo di Follonica. Secondo l’accusa formulata dalla procura maremmana l’area dove è nato l’impianto sportivo è stata trasformata in un’area residenziale, «in palese contrasto con lo specifico vincolo urbanistico di destinazione e con il correlato divieto di frazionamento previsti dal Piano Regolatore Generale del Comune di Follonica».

Nel mirino dei magistrati - per abuso d’ufficio e lottizzazione abusiva - ci sono gli amministratori che si sono succediti alla guida del Comune di Follonica dal 1995 ad oggi, compresi i sindaci Emilio Bonifazi (ora primo cittadino di Grosseto) e Claudio Saragosa, assessori e consiglieri, amministratori della società Follonica corse e cavalli. 

Ieri mattina, a Follonica, mentre il sindaco Eleonora Baldi incontrava i giornalisti dopo aver saputo dei nuovi avvisi di garanzia, grandinava. Chicchi grandi, che ricordavano quelle 167 foresterie, appartamenti di varie metrature che dovevano essere vendute o affittate soltanto a chi faceva parte del mondo dell’ippica e che invece, per un articolo della convenzione tra amministrazione e società che gestisce i Pini, potevano finire sul mercato immobiliare senza troppi riguardi. Senza stare a guardare se quelle casette colorate che si affacciano sulla pista dei cavalli finissero poi nelle mani di chi con il mondo dell’ippica avesse davvero qualcosa a che fare o se invece, visti i prezzi appetibili, potevano essere acquistate anche da chi in un impianto come quello non ci aveva mai messo piede.

Insieme ai tre presidenti è finito sotto inchiesta anche un dipendente del Consorzio Etruria, Piero Frasconi, che gestiva l’ufficio vendite ed era consigliere della società Cerretelle Follonica, incaricata di vendere, appunto, le foresterie dell’ippodromo.

La realizzazione prima e la mancata vendita poi, sono uno degli affari che ha mandato a gambe all’aria il Consorzio Etruria che ha dovuto ricorrere al concordato preventivo in continuità. Nel 2005, quando arrivò il primo stop alla vendita di quelle foresterie da parte della magistratura cominciò il dissesto della cooperativa di Montelupo Fiorentino.

C’era il progetto dell’ippodromo di Follonica e quello del porto di Scarlino. Il Consorzio Etruria si era aggiudicato l’appalto per la realizzazione dell’impianto. E grazie a una scrittura privata sottoscritta dal Consorzio Etruria e da Follonica Corse Cavalli il 7 novembre 2002, prima che le compravendite venissero bloccate, era il Consorzio ad avere l’obbligo, dietro corrispettivo del 12,5 per cento degli utili che sarebbero stati realizzati dalla società di gestione dei Pini, di vendere gli appartamenti. O meglio di «provvedere a tutte le attività di consulenza necessarie per la cessione del diritto di superficie delle foresterie». 

Da qui l’ipotesi di reato formulata dai pm, per i tre presidenti del Consorzio che si sono susseguiti negli anni, di lottizzazione abusiva.

Ma se non direttamente, anche l’accusa di abuso d’ufficio contestata alla giunta Baldi sfiora il Consorzio Etruria. La società Cerretelle, che era stata creata proprio per vendere quelle foresterie, sarebbe stata infatti avvantaggiata dall’amministrazione: nel caso di vendita di appartamenti a privati, avrebbero guadagnato di più di quello che avrebbero ottenuto cedendo quelle case agli addetti dell’ippodromo. Risparmiando quasi 850mila euro dagli oneri di urbanizzazione calcolati appunto dall’amministrazione comunale come derivanti dalla realizzazione di foresterie e non di abitazioni private.



 
18 dicembre 2012




CONTRATTO INTEGRATIVO COOP NORDEST: INTESA PER SLITTAMENTO DEI TERMINI APPLICATIVI

Dopo la disdetta unilaterale da parte della Coop e il clima di relazioni difficile, si arriva ad un'intesa che prevede lo slittamento dei termini di applicazione del contratto integrativo aziendale



E' stata sottoscritta dalla direzione di Coop Consumatori Nordest (una delle maggiori imprese cooperative del sistema Coop) e da Fisascat-Cisl, Filcams-Cgil e Uiltucs-Uil un'intesa che prevede lo slittamento dei termini di applicazione del contratto integrativo aziendale (in scadenza il 1° gennaio) al 30 giugno 2013". E' quanto si legge in una nota della Fisascat Cisl.

"L'intesa -ha dichiarato Vincenzo Dell'Orefice, segretario nazionale della Fisascat Cisl con delega al settore- rappresenta un significativo passo verso la riattivazione di un livello equilibrato delle relazioni industriali che erano state gravemente scosse dalla decisione della cooperativa di disdettare il contratto integrativo aziendale". E' stato in sostanza disinnescato, spiegano dal sindacato, "l'effetto-disdetta, che avrebbe prodotto la sospensione contratto a partire dal 1° gennaio prossimo".

"In un passaggio congiunturale fra i più difficoltosi che il commercio al dettaglio abbia mai vissuto -ha concluso Dell'Orefice- è quanto mai necessario prefigurare un nuovo approccio alla contrattazione aziendale". Nel corso della vertenza, le parti hanno anche concordato la riduzione dell'intervallo tra un'assunzione e l'altra di lavoratori con contratto a termine, e hanno stabilito un fitto calendario di incontri per giungere alla firma del nuovo integrativo.



18 dicembre

Quotidiano.net




SCIOPERO A CARREFOUR IL 22 DICEMBRE SULLA DISDETTA INTEGRATIVO

Sabato 22 dicembre agitazione per il contratto integrativo aziendale

Il comunicato stampa di Fisascat, Filcams, Uiltucs.




IN SCIOPERO LE LAVORATRICI e I LAVORATORI di CARREFOUR


una mobilitazione per il lavoro, la stabilità occupazionale e il contratto integrativo aziendale. Le Strutture Nazionali di FILCAMS CGIL, FISASCAT CISL e UILTUCS UIL e le delegate e i delegati del Gruppo Carrefour riuniti a Bologna il 15 dicembre a seguito della trattativa conseguente alla disdetta del Contratto Integrativo aziendale che prevede dal 1 gennaio 2013 la disapplicazione di tutte le condizioni economiche e normative (pause, malattia, retribuzione per lavoro domenicale, etc) e il permanere delle preoccupazioni sul futuro occupazionale del Gruppo in Italia esprimono insoddisfazione e preoccupazione per i contenuti emersi nell’ultimo incontro di trattativa del 13 dicembre e proclamano 12 ore di sciopero da effettuare con le seguenti articolazioni.

SCIOPERO NAZIONALE per l’INTERO TURNO di LAVORO (8 ORE) SABATO 22 DICEMBRE 2012

Ulteriori 4 ore di SCIOPERO con gestione e organizzazione demandata ai livelli territoriali da effettuare entro dicembre 2012.



• PER IL CONTRATTO INTEGRATIVO AZIENDALE

• PER AVERE CERTEZZE SUL FUTURO DELL’AZIENDA IN ITALIA

• PER UNA POLITICA DI REALE INVESTIMENTO A SALVAGUARDIA DEL LAVORO E DELL'OCCUPAZIONE



18 dicembre 2012

CISL Milano
 



 

15 dicembre 2012

FACCHINI, I SOTTOPAGATI DA 5 EURO. TRA COOPERATIVE FITTIZIE E INFILTRAZIONI


Queste non pagano i lavoratori per mesi, poi chiudono. Vengono messe in liquidazione e dopo poco tempo riappaiono sul mercato sotto altro nome, in altre città o a volte all'estero.





Merci e facchinaggio. Un mondo fatto di subappalti e sfruttamento. La Cgil lancia l'allarme irregolarità di un settore nevralgico per il mercato dove i sindacati faticano ad entrare. "Il lavoro nero non è il problema principale - spiega Laura Bertoletti della Filt Cgil - i trasportatori, ad esempio, per viaggiare devono avere un contratto con sè. Lo impone il codice della strada, si rischia il sequestro del mezzo se non viene esibito. Eppure pur avendo un contratto in forze spesso ai lavoratori non vengono pagati i contributi. E in alcuni casi neanche gli stipendi. Oggi va di moda non pagare i dipendenti. Succede in tutti i settori, ma in quello dei trasporti il fenomeno è ancora più diffuso".

TRASPORTI: INFILTRAZIONI CRIMINALI. "La mortalità delle aziende - continua Bertoletti - è altissima. Queste non pagano i lavoratori per mesi, poi chiudono. Vengono messe in liquidazione e dopo poco tempo riappaiono sul mercato sotto altro nome, in altre città o a volte all'estero. Questo crea concorrenza sleale. Chi paga regolarmente i lavoratori è meno competitivo sul mercato e soccombe. Dal punto di vista sindacale abbiamo una difficoltà enorme ad intervenire. Quasi nessun dipendente è sindacalizzato e non avendo un luogo fisico di lavoro è quasi impossibile organizzare delle assemblee. In più è estremamente complicato attribuire le responsabilità ai titolari perchè le aziende di trasporti operano in un groviglio di appalti e subappalti dove venire a capo della catena di relazione risulta difficoltoso. In questo campo si può trovare di tutto anche infiltrazioni criminali perchè per i titolari i margini di guadagno possono essere molto alti".

FACCHINI: 5 EURO LORDI ALL'ORA. Per i facchini è ancora peggio. "L'illegalità è ancora più diffusa in questa categoria, - dichiara la funzionaria Filt - i lavoratori sono maggiormente a rischio. E' un sistema di subappalti a consorzi che delegano il lavoro alle cooperative. Pochissime sono vere, tutte le altre sono cooperative fittizie. Per lavorare i dipendenti devono diventare obbligatoriamente soci, ma in realtà non partecipano alle assemblee e a nessun processo decisionale. Sono sottopagati, non viene mai applicato il contratto nazionale, ferie e malattia non sono retribuite, si inventano escamotage per non pagare gli straordinari. Il tutto per 5 euro lordi l'ora. Il tempo di vita medio di queste cooperative è di circa un anno. Gli ultimi mesi non pagano i facchini. Poi spariscono e riaprono con un'altra ragione sociale. La crisi non fa altro che accentuare questi fenomeni".“



13 dicembre 2012


Maria Teresa Improta

Parma Today


Vedi anche:

Bartolini, la cooperativa sulla protesta dei facchini: "Mai pagato in nero"

Interporto, Bartolini: i facchini in sciopero bloccano gli ingressi

Mafia a Parma: le infiltrazioni nella logistica


La logistica a Parma? Nelle mani di una sola società: la Number 1 Logistics Group




12 dicembre 2012

UNICOOP TIRRENO, CAMPANIA: «CEDERE IPERCOOP OPPURE LICENZIARE»
















"Nessuna alternativa alla cessione oppure licenzieremo". Lo ha fatto capire ieri sera Raffaele Giannelli, capo delle relazioni sindacali di Unicoop Tirreno, durante il faccia a faccia con i lavoratori, nella prefettura di Napoli.

Finora il nome dell’azienda intenzionata ad acquisire la gestione dei cinque Ipercoop della Campania non è stato ufficializzato. Si sa però che si tratta di una famiglia di imprenditori del Casertano, specializzati nel trasporto su gomma dei prodotti alimentari, a vario titolo coinvolta, a partire dal 2011, in due scandali finanziari, sia di livello regionale che nazionale.




Nessuna alternativa alla cessione, pena l’avvio immediato dei licenziamenti. Raffaele Giannelli, responsabile delle relazioni sindacali di Unicoop Tirreno, ieri sera, nella prefettura di Napoli, ha ufficializzato la volontà della cooperativa toscana di cedere personale, mezzi e merci di Ipercoop Campania a un’azienda privata.

“A causa delle agitazioni sindacali c’è stato un allontanamento dell’imprenditore dalla trattativa, ma contiamo di riprendere al più presto i rapporti”, ha sostanzialmente fatto capire il dirigente di Unicoop alla delegazione sindacale di Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil dei tre ipermercati di Afragola, Quarto e Avellino e dei due supermercati di Napoli-Arenaccia e Santa Maria Capua Vetere. Il faccia a faccia, organizzato dal prefetto Francesco Musolino dopo l’ondata di scioperi, serrate e blocchi stradali messi a segno dai lavoratori, in gran parte donne, è durato circa tre ore, dalle quattro del pomeriggio fino a poco prima delle sette della sera.

“Siamo deluse – ha dichiarato a caldo una delle addette alle vendite che ha aspettato l’esito del confronto in piazza del Plebiscito, davanti al portone del palazzo di governo – perché – si è chiesta la lavoratrice – il risanamento non lo può fare la Unicoop, perché cedere per forza a un privato, tra l’altro poco credibile sotto tutti gli aspetti?”. Finora il nome dell’azienda intenzionata ad acquisire la gestione dei cinque Ipercoop della Campania non è stato ufficializzato. Si sa però che si tratta di una famiglia di imprenditori del Casertano, specializzati nel trasporto su gomma dei prodotti alimentari, a vario titolo coinvolta, a partire dal 2011, in due scandali finanziari, sia di livello regionale che nazionale.

“A ogni modo – aggiunge Peppe Metitiero, segretario regionale della Filcams – quello che abbiamo saputo è che la Unicoop vuole formare una società mista”. Marchio e quote sociali alla cooperativa toscana e gestione di personale, mezzi e prodotti all’impresa che intende subentrare. Su questo doppio binario scorre la trattativa che determinerà il futuro prossimo della grande distribuzione cooperativistica campana, finita nel baratro di una crisi di bilancio che gli stessi vertici di Unicoop hanno più volte definito preoccupante. “Ora bisogna vedere se in questa società mista – specifica Metitiero – ad Unicoop resti comunque il controllo della situazione, se cioè alla cooperativa sia affidato il potere di avere l’ultima parola su tutte le decisioni”.

Giannelli si è riservato di portare a Napoli il nuovo piano industriale entro la prossima settimana. Pare che però la condizione per chiarire meglio tutta i termini dell’operazione sia la tregua sindacale. “Unicoop – spiegano alcune lavoratrici – non ha scoperto tutte le carte optando per un atteggiamento ambiguo perchè non vuole che scendiamo di nuovo in sciopero proprio nel periodo natalizio”. Società mista o meno, controllo gestionale da parte della coop o meno, rimane estrema la diffidenza da parte degli addetti. “Come può un’azienda di trasporti gestire mille persone, tre ipermercati e due grandi supermercati? Come?”, gli interrogativi insistenti delle maestranze. Venerdi l’assemblea dei lavoratori.
Che si preannuncia infuocata.



12 dicembre 2012

Pino Neri

il Mediano.it


11 dicembre 2012

CISL FA CAUSA AI MAGAZZINI DI COOP CENTRALE ADRIATICA

Il nodo: per la sigla dei facchini lavoratori applicate condizioni peggiorative





Nuove tensioni sindacali all'interno dei magazzini della Centrale Adriatica di Anzola dell'Emilia, al confine con Castelfranco, che riforniscono i punti vendita Coop. Dopo i picchetti e i presidi (con tanto di parapiglia) che il mese scorso avevano di fatto paralizzato l'attività del deposito, ora la Fisascat-Cisl di Bologna è partita di nuovo all'offensiva. 

In ballo c'è sempre l'accordo sul cambio d'appalto sottoscritto lo scorso settembre dalla Filcams-Cgil con Centrale Adriatica, che permette ad Aster coop (subentrata, in seguito al nuovo contratto, a Pluriservice) di applicare ai rapporti di lavoro condizioni diverse rispetto a quelle attuali: accordo che per Fisascat e Cobas sarebbe peggiorativo. 

A un mese dagli scontri e dalle tensioni di fronte agli ingressi del magazzino,la sigla dei facchini della Cisl ora rilancia, annunciando che denuncerà Centrale Adriatica ed Aster coop (la realtà che ha assorbito il personale) per condotta antisindacale. In particolare, il sindacato lamenta di essere stato esclusodal dal tavolo in cui fu annunciata la svolta sulla gestione del magazzino. «In quell'incontro - osserva in una nota Fisascat Bologna - c'era solo la sigla della Cgil,la Filcams».

Non solo, nel mirino c'è anche la successiva intesa con le sigle confederali (compresa quella Cisl) e dell'Ugl dei trasporti e della logistica che regolamenta il nuovo corso dell'appalto. Secondo Fisascat, a settembre, «alla sola Filcams-Cgil» Centrale Adriatica parlò delle novità in arrivo, che permettevano «all'azienda subentrante di applicare condizioni diverse rispetto a quelle attuali». «Tutto ciò - denuncia la Fisascat - senza che i lavoratori, sulle cui teste l'accordo sarebbe ricaduto fossero neanche informati».

Oltre alla sua esclusione, «che contrasterebbe con quanto previsto dai contratti nazionali», la Fisascat chiede ai giudici anche di esprimersi sul fatto che «i lavoratori per essere riassunti dalla subentrante Aster abbiano dovuto accettare di diventarne soci e questo senza poter essere assistiti durante il cambio d'azienda dal proprio sindacato, almeno per gli iscritti Cisl».



11 dicembre 2012

Modena Qui

07 dicembre 2012

IPERCOOP CAMPANIA NEL CAOS


Adesione altissima allo sciopero dei lavoratori di Unicoop Tirreno.

Chiusi ancora una volta i tre ipermercati di Afragola, Quarto e Avellino.

Messo a segno anche un blocco stradale.

Lo spettro dello smantellamento produttivo e occupazionale.



La paura dei licenziamenti acuisce la vertenza Ipercoop. Ieri lo sciopero dei lavoratori ha avuto come conseguenza la serrata contemporanea dei tre ipermercati di Afragola, Quarto e Avellino. E’ la seconda volta negli ultimi dieci giorni che la tensione tra gli addetti provoca la chiusura forzata degli impianti campani della grande distribuzione di Unicoop Tirreno.

Una protesta di questa portata non si era mai vista nell’intero sistema cooperativistico nazionale. Allo sciopero di Ipercoop Campania ha aderito la maggioranza dei 662 addetti della cooperativa toscana e dell’indotto collegato (sono circa 300). Lo sciopero di ieri ha visto la partecipazione degli addetti dei tre ipermercati regionali e dei due supermercati di Napoli-Arenaccia e di Santa Maria Capua Vetere. L’epicentro della protesta è stato l’ipermercato di Afragola, dove c’è la sede legale di Ipercoop Campania. Qui i lavoratori e le lavoratrici hanno prima piazzato un presidio all’ingresso della grande struttura commerciale, intorno alle 8 di mattino.

Quando poi, alle 10, i manifestanti sono stati raggiunti dalla notizia che gli ipermercati sono stati costretti a chiudere a causa dell'ormai incontrollabile carenza di personale, hanno deciso di dirigersi in corteo verso i vicini svincoli autostradali e superstradali. All’altezza di via Benevento, cioè a circa cinquecento metri dal centro commerciale, gli scioperanti hanno messo a segno un blocco stradale. Gli addetti Ipercoop, per lo più donne, hanno formato un girotondo che ha praticamente impedito l’accesso all’asse mediano, sia verso Napoli che in direzione Pomigliano, nonché il collegamento viario principale tra le città di Casalnuovo e Acerra. “Coop: vendesi a prezzo equosolidale”, “in Italia la Coop sei tu ma in Campania non c’è più”, alcune delle frasi polemiche scritte sugli striscioni stesi davanti alle auto, rimaste incastrate nel traffico paralizzato.

“Stiamo facendo passare le ambulanze, le donne incinte e gli anziani”, hanno però tenuto a chiarire i manifestanti. “Siamo molto preoccupati perché la situazione è poco chiara e non vogliono informarci – spiega Assunta Chiarolanza, rsa dell’Ipercoop di Quarto – noi stiamo manifestando per far capire questo: vogliamo restare in coop”. Anche se non c’è stata alcuna ufficializzazione da parte di Unicoop, Cgil, Cisl, Uil e Usb sostengono che “è in corso una trattativa di cessione di personale, mezzi e merci a un privato del Casertano”. “Cosa – aggiungono tutte le organizzazioni in lotta – che è in totale contrasto con lo stesso spirito cooperativistico”. Il blocco stradale è stato di quelli particolarmente lunghi.

I manifestanti hanno deciso di smobilitare soltanto poco prima di mezzogiorno, quando cioè il prefetto di Napoli, Francesco Musolino, ha comunicato, attraverso il vicequestore Vincenzo Gioia, responsabile del commissariato di Acerra, la convocazione urgente a palazzo di governo. A mezzogiorno i lavoratori si sono adunati nella galleria commerciale dell’Ipercoop di Afragola, davanti alle serrande abbassate dell’ipermercato. “Abbiamo ottenuto una prima vittoria ma non dobbiamo mollare”, ha gridato dal megafono Paola Guadagno, un’addetta alle vendite della struttura. Tra loro anche Carolina Conte, la manifestante più anziana.

“Il 19 dicembre andrò in pensione ma io sto lottando per loro: sono le mie figlie”, ha dichiarato la signora Conte tra le lacrime. “Questa cessione non è limpida: perché non varare al suo posto un piano di risanamento? Lo avremmo accettato di buon grado”, la posizione di Luana Di Tuoro, della segreteria Filcams-Cgil.



7 dicembre 2012

Pino Neri

il Mediano.it

06 dicembre 2012

8 DICEMBRE, SCIOPERO PER I LAVORATORI CAMPANI DI UNICOOP TIRRENO

L’otto dicembre i lavoratori della Campania saranno in sciopero per sventare la vendita dei cinque negozi della loro regione da Unicoop Tirreno al gruppo Catone, presidieranno il centro di Napoli.




Martedì, 4 dicembre 2012, Unicoop Tirreno ha incontrato le organizzazioni sindacali ed ha praticamente confermato quanto sostenuto da USB Lavoro Privato in solitudine, emerso poi durante la partecipatissima conferenza stampa, trasformatasi in assemblea, di lunedì 19 novembre 2012 indetta dall'USB Lavoro Privato a Napoli che ha fatto emergere le intenzioni di abbandono del territorio campano.

La Coop in Campania non ha mai esercitato quella funzione sociale così fortemente declamata nelle pubblicità… Anzi, al pari di altri marchi, è andata solo ad occupare un territorio per ragioni puramente speculative. Qui sta il fallimento del progetto, qui sta la ragione della macelleria sociale già vista in analoghe situazioni sul territorio, in una terra in cui la crisi si è sommata alle già disastrose condizioni strutturali ed in cui l’occupazione e' l'unico antidoto alle attività illecite.

Sono anni che si perde il fatturato in Campania e nel Lazio, offrendo un servizio pessimo a soci e clienti, senza avere un progetto capace di invertire la tendenza, ora la cooperativa vorrebbe scaricare le colpe di una classe dirigente inadeguata sui lavoratori, una riproposizione del malgoverno del paese che scarica i suoi errori su milioni di cittadini, mantenendo i privilegi della casta e aggredendo i salari, le pensioni, il diritto di cura, del reddito, dell’abitare e aumentando le tariffe alle famiglie sempre più in crisi, un modello che noi non accettiamo e rispediamo al mittente, un modello che non ha nulla a che vedere con lo spirito cooperativo, un modello che oltretutto non ottiene alcun beneficio a livello commerciale.

L’8 dicembre un gruppo di lavoratrici Coop accompagnate dai loro familiari saranno in strada per raccontare la loro condizione di lavoro. Non potranno mostrare il volto per evitare le rappresaglie dell’azienda, ma sono disposte a parlare e a denunciare il clima, le condizioni salariali e le diverse forme di discriminazione che subiscono.

L’otto dicembre è una giornata particolare per la Coop, i lavoratori della Campania saranno in sciopero per sventare la vendita dei cinque negozi della loro regione da Unicoop Tirreno al gruppo Catone e presidieranno il centro di Napoli.

L’appuntamento sarà occasione per illustrare i rischi dell’abbandono della cooperazione dai territori campani e laziali, l’8 dicembre saranno i lavoratori a licenziare la dirigenza della Cooperativa.


 

Roma, 05 dicembre 2012


USB Lavoro Privato


01 dicembre 2012

UNICOOP FIRENZE E MEDICI SOTTO PROCESSO: 'SCARSA PREVENZIONE SUL LAVORO'

Due dirigenti di Unicoop Firenze e quattro medici specialisti in medicina del lavoro sono imputati per il reato di lesioni colpose gravi e gravissime

Parte civile sette dipendenti

La vicenda giudiziaria, dopo molti rinvii, entra nel vivo martedi 4 dicembre


C'è attesa tra i lavoratori dei Pratoni: sei episodi su sette dai quali è nata l'inchiesta si sono verificati proprio nel centro di approvvigionamento di Scandicci, per l'udienza che si terrà martedi prossimo, 4 dicembre. Il decreto di citazione a giudizio è dell'agosto 2010. Tra rinvii e attese, il processo è arrivato al momento clou dopo due anni. Nel procedimento risultano parte offesa sette lavoratori, tutti, tranne uno (che lavorava in un centro commerciale a Sesto Fiorentino) impiegati al magazzino di smistamento di Scandicci.

In base all'atto di imputazione, dirigenti e medici avrebbero causato l'aggravamento delle condizioni di salute dei lavoratori in varie maniere. I dirigenti di Unicoop non avendo messo in atto le misure di prevenzione necessarie a ridurre i rischi relativi alla movimentazione manuale dei carichi, ma anche non informando e non formando adeguatamente i lavoratori sui rischi relativi alla propria mansione.

Per i medici invece gli addebiti sono molteplici: a seconda dei ruoli, il pm contesta loro il non aver prescritto esami più approfonditi alla luce delle patologie diagnosticate, il non aver impedito all'azienda il proseguimento dell'esposizione al rischio dei lavoratori, il non aver correttamente valutato i rischi.

I fatti accertati in denuncia hanno genesi dal 1996 agli anni successivi. Tutti i lavoratori hanno riportato aggravamenti delle loro condizioni di salute, diagnosticati con analisi. Vedremo come finirà il processo, se alla fine il giudice dichiarerà la colpevolezza o meno per medici o dirigenti.

NON SI TRATTA dell'unica vicenda giudiziaria legata ai magazzini Unicoop Firenze di Scandicci, dove il 21 luglio del 2011 il 52enne Claudio Pierini perse la vita in un incidente sul lavoro. Anche in questo caso è in corso un'inchiesta della procedura per accertare la verità sulle cause che hanno determinato la morte del 52enne.

Nei magazzini Unicoop Firenze in questi anni, non sono mancate anche vertenze eclatanti, come quella relativa al licenziamento e successiva riassunzione di un lavoratore che al termine del turno straordinario notturno con la mensa chiusa, aveva aperto un panettone per mangiarlo insieme alla squadra.



1 dicembre 2012

La Nazione



CARREFOUR PISA: CGIL, CISL E UIL SOSPENDONO LO SCIOPERO DEL 1° DICEMBRE

Scioperare al Carrefour e in molti altri ipermercati è sempre più difficile perché il personale viene spostato nei reparti in sciopero violando  quel poco che resta del diritto del lavoro
I Cobas organizzano una giornata di informazione e mobilitazione: "l'azienda non torna indietro sui licenziamenti"

In questi anni i vari governi, con l’avallo di sindacati compiacenti, hanno stravolto il diritto del lavoro riducendo ai minimi termini l’agibilità sindacale. Tutto ciò ha permesso di creare un clima di paura e di rassegnazione tra le lavoratrici e i lavoratori sotto padrone, timorose di scioperare e perfino di rivendicare diritti, dignità, rispetto.

La Corte di Cassazione ha stabilito che non è possibile sostituire i lavoratori in sciopero con personale che ricopre mansioni superiori ed altri incarichi dirigenziali. Quindi capi settori e superiori non possono sostituire il personale delle casse o in altri reparti. 

È antisindacale, e quindi punibile ai sensi di legge, il comportamento di un'azienda che, in un giorno di sciopero, assuma collaboratori occasionali per sostituire i propri dipendenti che stanno partecipando all’agitazione.

Ma detto ciò cosa sta realmente accadendo al Carrefour?

Cgil e Rsu hanno per ora sospeso lo sciopero nonostante l’azienda non abbia intenzione (fino a prova contraria) di ritirare i 35 licenziamenti.

E’ coerente e logico un comportamento così arrendevole da parte di Cgil Cisl Uil?

Noi pensiamo di No , è ridicolo sospendere sciopero, forme di mobilitazione e perfino iniziative di semplice informazione dei cittadini quando ci sono licenziamenti in atto, quando (come leggiamo da un recente volantino di Filcams, Fisascat e Uiltucs) dovremmo fermare una politica aziendale che ancora una volta taglia le condizioni economiche e i diritti, per rivendicare certezze sul futuro dell’azienda Carrefour in Italia.

I Cobas denunciano un clima di paura (dentro Carrefour) costruito ad arte per impedire lo sciopero a discapito  dei diritti sindacali e della stessa dignità umana.
I continui cedimenti sindacali alla fine favoriscono solo l’azienda lasciando le lavoratrici in una situazione di debolezza e di ricattabilità.

1. Respingiamo i licenziamenti

2. Salvaguardiamo i posti di lavoro procedendo alla stabilizzazione dei contratti precari più vecchi

3. Rivediamo i turni di lavoro sempre più massacranti e insostenibili

4. Uniamo lavoratori e lavoratrici attorno a rivendicazioni di lotta per impedire all’azienda di violare i diritti sindacali in materia di sciopero
Fonte: Confederazione Cobas Pisa



30 novembre 2012

gonews.it