31 gennaio 2011

ANCC-COOP: CAMBIO AL VERITCE

Aldo Soldi presidente uscente è attuale presidente di Eurocoop, lascia il posto a Enrico Migliavacca



Cambio ai vertici della Coop.
Aldo Soldi, già presidente di Ancc-Coop, è stato nominato direttore generale di Coopfond (fondo mutualistico della Legacoop). Al suo posto, Enrico Migliavacca vicepresidente vicario, ”in questa fase assume la funzione di coordinamento”.

Soldi, già presidente di Unicoop Tirreno fino al 2004 e che era poi approdato ai vertici dell’associazione di rappresentanza delle cooperative dei consumatori che fa capo a Legacoop, ricopre dallo scorso giugno il ruolo di presidente di Eurocoop, organizzazione delle cooperative di consumatori in Europa.

A Coopfond (fondo mutualistico della Legacoop che ha tra i suoi compiti statutari quello di promuovere e rafforzare la presenza cooperativa all’interno del sistema economico nazionale) Soldi sostituisce Sergio Nasi che ha cessato la sua attività lavorativa.

Migliavacca dal 2002 è presidente dell’associazione cooperative consumatori Distretto Nord Ovest, ha ricoperto vari incarichi, tra cui quello di presidente del Consorzio CoopFidi, vicepresidente di Ipercoop Lombardia, nonche’ presidente di Scuola Coop (istituto di formazione cooperativa). E’ attualmente consigliere di amministrazione di Ugf banca e membro di giunta della Camera di Commercio di Milano.


31 gennaio 2011

Blitz quotidiano

28 gennaio 2011

ECCO IL NUOVO CONTRATTO LOGISTICA E MERCI

Chiuso l'iter di rinnovo del CCNL dei lavoratori del trasporto merci e della logistica.

Manca però l'adesione di Confartigianato Trasporti, Casartigiani e Fai.


Dopo un anno di trattative - che hanno visto anche momenti di scontro, rallentamenti ed uno sciopero degli autisti - il 26 gennaio 2011 è stato finalmente chiuso l'iter di rinnovo del CCNL dei lavoratori del trasporto merci e della logistica. Dopo la definizione della sezione economica, avvenuta con l'accordo dello scorso 17 dicembre, le parti hanno siglato quella normativa. Manca però l'adesione di Confartigianato Trasporti, Casartigiani e Fai.

Parte economica - È definito, quindi, il quadro completo del contratto nazionale, che ha durata triennale e scadrà, quindi, il 31 dicembre 2012 (tenendo conto che questo rinnovo giunge quasi 30 mesi dalla scadenza del precedente accordo). La parte economica prevede un aumento complessivo (per il livello 3 Super) di 122 euro al mese, spalmati però in quattro parti: 35 euro al primo gennaio 2011, 25 euro al primo settembre 2011, 30 euro al primo febbraio 2012 e 32 euro al primo dicembre 2012. Tali aumenti non saranno considerati ai fini della determinazione degli istituti contrattuali della quattordicesima, del lavoro straordinario e delle festività. Inoltre, l'intesa prevede il pagamento di un'una tantum di 150 euro in due rate uguali (pagate a gennaio e marzo 2011), l'avvio dell'assistenza sanitaria integrativa dal 1 luglio 2011 (cui ogni lavoratore concorrerà con dieci euro al mese) e l'istituzione dell'Ente bilaterale nazionale (che costerà due euro all'azienda e 0,50 euro al lavoratore). Questa intesa economica è stata firmata dai sindacati e da alcune associazioni datoriali (quelle aderenti a Confetra ed alle Centrali Cooperative), mentre Anita, Fita-CNA e TrasportoUnito hanno dato l'adesione tecnica, concedendo comunque gli aumenti. Più articolata è la posizione di Confartigianato Trasporti, Casartigiani e Fai, che hanno invitato le imprese ad erogare solo prima rata di 35 euro (senza il pagamento dell'una tantum).

Parte normativa - Superato il nodo economico, restava ancora aperto quello normativo, che ha richiesto un tempo relativamente breve per redazione di un testo condiviso da quasi tutte parti. Lo hanno firmato le associazioni assistetite da Confetra (ossia Aite, Aiti, Ansep-Unitam, Assoespressi, Assologistica, Fedespedi, Fedit, Fisi), Federlavoro e Servizi-Confcooperative, Legacoop Servizi, Produzione e servizi di lavoro-Agci, Anita, Cna-Fita e TrasportoUnito-Fiap. Cna-Fita ha stilato un elenco dei punti principali della parte normativa del nuovo contratto: superamento delle festività della Pasqua e del 4 novembre con la salvaguardia dei diritti acquisiti; flessibilizzazione sulla ricorrenza del Santo patrono; estensione a sei anni del periodo di apprendistato per gli autisti del 3°Super; sterilizzazione degli istituti contrattuali sino alla scadenza del CCNL; impegno ad una verifica della sostenibilità delle intese economiche con l'obiettivo di sostenere la competitività delle aziende; istituzione di una specifica sezione artigiana; avviso comune per la riduzione dei costi nell'autotrasporto; costituzione dell'Ente bilaterale per il settore con finalità in ambito della formazione, sostegno al reddito in caso di crisi aziendale e riqualificazione professionale. Inoltre, entro 30 giorni dalla firma dovranno essere definite con le parti interessate le materie relative alla bilateralità e alla sanità integrativa del settore dell'artigianato.

Appalti e Coop - I sindacati evidenziano anche le nuove norme sul sistema degli appalti e sul lavoro in cooperativa: "Questo contratto è ora l'unico strumento idoneo a disciplinare il rapporto tra impresa e lavoratore e tra le stesse imprese dell'intero settore", si legge in una nota unitaria di Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti. "Oltre alle regole finalizzate a qualificare il sistema degli appalti, rappresenta sicuramente un elemento di rilievo il sistema delle relazioni sindacali, il welfare contrattuale e l'insieme delle regole per mezzo delle quali si rinnoverà il contratto nazionale la prossima volta. In tale contesto anche la realtà, sotto un certo punto di vista, fino a ieri più debole del mondo cooperativistico, rappresentata dalla figura del socio lavoratore, trova ora nel contratto un preciso riferimento che, assieme alla sezione dedicata alle imprese artigiane, rafforza l'unicità contrattuale da cui non si può prescindere per evitare che il costo del lavoro diventi elemento di competitività tra le imprese dello stesso mercato".

Commenti - La prima reazione ufficiale da parte datoriale viene da Anita: "Nonostante le difficoltà di un rinnovo contrattuale negoziato nel pieno della crisi e in un mercato sempre più competitivo, siamo riusciti a conciliare aspettative e interessi dei lavoratori e delle imprese. Ora, insieme alle organizzazioni sindacali, dobbiamo far sì che l avviso comune per la riduzione del costo del lavoro si realizzi in tempi brevi", ha dichiarato Eleuterio Arcese, presidente dell'associazione. Soddisfazione pure da parte sindacale, anche se resta aperto il contrasto con Confartigianato Trasporto e Conftrasporto, che non hanno siglato né la parte economica, né quella normativa: "È chiaro che se nei prossimi giorni non dovessimo ricevere alcun riscontro positivo in tal senso, non potremmo far altro che interrompere ogni rapporto con queste associazioni e con le aziende che formalmente non decidessero di distinguersi", scrivono le tre sigle sindacali.

Prima rata degli aumenti salariali CCNL 2010-2012 per i diversi inquadramenti, che entra in vigore a gennaio 2011:

  • Quadri: 45,12 euro
  • 1° livello: 42,23 euro
  • 2° livello: 38,76 euro
  • 3° livello Super: 35,00 euro
  • 3° livello: 34,12 euro
  • 4° livello: 32,40 euro
  • 5° livello: 30,95 euro
  • 6° livello: 28,93 euro
TESTO DELL'ACCORDO SUL RINNOVO CCNL LOGISTICA E TRASPORTO MERCI DEL 16 GENNAIO 2011


28 gennaio 2010

Trasporto Europa


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26 gennaio 2011

ROMA: CHIUSURA COOP PIAZZA ADRIANA, LE PROTESTE DEI CITTADINI



Chiude dopo 50 anni la storica Coop


La protesta della cittadinanza



Roma, 26 gen 2010 - La coop di piazza Adriana, un servizio che dura da cinquant'anni, rischia di chiudere fra pochi giorni. Con una lettera "consegnata a mani" il 14 gennaio scorso, la cooperativa Previdenza sociale ha licenziato tutti i suoi dipendenti "per giustificato motivo oggettivo" (per altro non indicato nella stessa lettera) con decorrenza 31 gennaio 2011. Data a decorrere dalla quale la coop chiuderà definitivamente. Gli affezionati clienti della zona, hanno scritto una lettera che di seguito riportiamo, insieme ai contatti per unirsi alla loro protesta:

È con grande sgomento che abbiamo appreso della decisione di chiudere la coop Previdenza sociale di Piazza Adriana 4. Non ne conosciamo le motivazioni ma consideriamo questa chiusura come un grave danno per tutto il quartiere.

Con quasi 50 anni di presenza sul posto, questo negozio ha sempre saputo rispondere alle esigenze dei consumatori del quartiere e non, e si sono creati dei legami forti tra i lavoratori della Coop e gli abitanti della zona. I nostri bambini vi sono nati e cresciuti, ci sono andati a fare la spesa da soli per la prima volta; le persone anziane hanno trovato un servizio unico e tutti noi, giorno dopo giorno, non abbiamo fatto solo la spesa ma molto di più. È un luogo di aggregazione sociale, è un servizio ai cittadini, è un luogo di vita.

Per tutti questi motivi, anche se non potremo impedirne la chiusura, noi intendiamo comunicare a tutti e protestare, con tutti i mezzi a nostra disposizione, contro questa scellerata decisione, affinché, almeno, essa non passi sotto silenzio.

Esprimiamo infine solidarietà ai lavoratori vittime di tale decisione, augurandoci che la Coop, marchio che dichiara ispirarsi ai valori della centralità della persona, sappia trovare loro una ricollocazione adeguata.


Comunicate il vostro disappunto a:

Ancc - Associazione nazionale cooperative consumatori
Tel: 06.441811, Fax: 06.44181251, e-mail: ancc@ancc.coop.it

Silvia Mastagni, responsabile Ufficio Stampa Coop:
telefono 06.441811, email: silvia.mastagni@ancc.coop.it

Legacoop
Giuliano Poletti, presidente nazionale Legacoop:
g.poletti@legacoop.coop


Massimo Tognoni, responsabile ufficio stampa Legacoop:
m.tognoni@legacoop.coop

Unicoop Tirreno
Presidente: Marco Lami
Telefono: 0565-24111, Fax: 0565-24213, e-mail: filodiretto@unicooptirreno.coop.it

Cooperativa Previdenza sociale
Presidente: Walter Filippi
tel. 06-59055485, Fax 06-59647174; e-mail: coopinps@hotmail.com


26 gennaio 2011

Lungotevere.net

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24 gennaio 2011

LA SVOLTA DELLE COOP: LA CGIL? UNA CONTROPARTE

Finalmente, dopo decenni di ipocrisie, malcostume e connivenze, si parla chiaro.

Poletti, presidente di Legacoop : «Siamo prima di tutto imprese. Se vuole una formula le dico che ci sentiamo cugini della Confindustria e controparti della Cgil. Non il contrario»

Noi che in Coop ci lavoriamo, lo diciamo da sempre che così dovrebbe essere, ma che certo non è.

Peccato che non lo abbia detto prima la Filcams-Cgil del confuso segretario Martini. Questo dimostra la sudditanza di quel sindacato e dei confederali in genere nei confronti delle Coop.

E' ora più chiara la difficoltà delle parti in alcuni contratti integrativi in corso e il declinare responsabilità e grane al prossimo CCNL che si preannuncia assai complesso

Sostiene Giuliano Poletti, presidente di Legacoop : «Siamo prima di tutto imprese .
Se vuole una formula le dico che ci sentiamo cugini della Confindustria e controparti della Cgil .
Non il contrario».

S'avvicina l'appuntamento del 27 gennaio quando a Roma nascerà l'Alleanza delle cooperative italiane, un coordinamento della rappresentanza delle tre grandi centrali (Lega, Confcooperative e Agci) . Attenzione però per Poletti e i suoi non è solo il coronamento dell'unità
associativa della categoria e un rafforzamento della lobby, ma qualcosa di più, una piccola Bad Godersberg. Un'occasione per riscrivere l'alfabeto della cooperazione e ricollocare in chiave moderna parole come impresa, mercato, capitalismo. Ed escluderne un'altra: collateralismo.

Spiega Poletti che «per il nostro mondo inizia una navigazione in un mare aperto, stiamo separando i nostri destini imprenditoriali da qualsiasi riferimento ideologico». La cooperativa tornerà ad essere «solo» la forma organizzativa di un gruppo di persone che per fare impresa decidono di condividere responsabilità, rischi e vantaggi e sostengono questa loro scelta con un robusto retroterra valoriale . «In passato la politica ci ha chiesto di incarnare una sorta di terza via tra Stato e mercato, di creare addirittura le condizioni in Italia per il superamento del capitalismo, ebbene tutto ciò ce lo siamo lasciati alle spalle. Siamo una forma di impresa privata. Esagerando, le dico, che somigliamo a delle public company che rispondono alle comunità locali, a cui lasciano una larga fetta dei profitti . E comunque i vantaggi e gli svantaggi che derivano dall'essere giuridicamente una cooperativa si compensano, non siamo certo sussidiati».

Spariscono dunque le cooperative rosse, un pezzo della storia del Novecento italiano.
«E' cambiato quasi tutto, a livello internazionale e qui da noi e di conseguenza la rappresentanza doveva evolvere . Le divisioni storiche non hanno più ragion d'essere» .

Ma se il rosso scolora significa anche che vengono quelle corsie preferenziali così diffuse nelle regioni rosse e che hanno permesso alle Coop di avere un occhio di riguardo per concessioni e appalti? Poletti non nega il passato e spiega come fosse il segno di «un modello malato nel quale le organizzazioni economiche alla fine appartenevano a precisi schieramenti politici».

Le amministrazioni si trovavano di fronte imprese che rendevano concrete le istanze sociali della sinistra e nel contempo si mostravano efficienti, «e un sindaco rosso non poteva chiedere di più dalla vita». Ma, assicura il presidente, che se il collateralismo ha garantito corsie preferenziali in Emilia, in altre regioni o in altri ambienti ha generato esclusione . «L'Unipol è nata proprio perché nessuno voleva assicurare le nostre imprese e ci siamo fatti la compagnia da soli». Ora, continua Poletti, chiediamo solo pari opportunità e abbiamo l'ambizione di presentarci sul mercato come un insieme di imprese capaci di risolvere i problemi . Meno ideologia equivarrà in futuro, secondo il presidente, a più consenso attorno alle cooperative. «Specie con la crisi dello Stato-provvidenza e della formula tassa-e-spendi la cooperazione vuol dire assunzione di responsabilità da parte dei singoli». Come un consulente con partita Iva si mobilita individualmente e accetta il rischio di mercato, così i cooperatori si mobilitano uniti per creare lavoro.

E chi l'ha detto che il primo deve essere per forza di destra e i secondi invece di sinistra?
Poletti è un dirigente coraggioso e alla domanda successiva ovvero cosa sceglie tra antropologia positiva e indignazione, un nodo che il Pd si trova davanti ancora in questi giorni , non ha dubbi: «Scelgo la prima perché cambia le persone. Antropologia positiva per me è un muratore in pensione che decide di lavorare gratis per la sua comunità ed è contento anche se magari gli danno solo cinque biglietti dell'autobus» .

Restano da interpretare i comportamenti elettorali. Una volta era scontato che partito votassero i cooperatori rossi, ora invece? Non ci sono studi ad hoc ma si stima che solo il 6o% voti centrosinistra e ci sono persino dirigenti della Lega Coop che hanno dichiarato pubblicamente di votare Lega Nord. Poletti lo racconta e non si stupisce nemmeno un po'.

23 gennaio 2010

Dario Di Vico

Il Corriere della Sera


23 gennaio 2011

DOMENICHE LAVORATIVE A FIRENZE: COMMESSE IN RIVOLTA

«Dietro le tensioni — ventilano alcuni dipendenti Coin — c’è la partita del rinnovo del contratto nazionale, arenato sul “teorema Marchionne”».

In pratica le associazioni datoriali hanno chiesto di ridurre le ferie e non pagare i primi tre giorni di malattia ai dipendenti del settore commercio food e no food.



Firenze, 23 gennaio 2011 - DOMENICA è sempre domenica. Ma non è festa per tutti. Di certo non per chi, anche oggi, starà dietro il banco di grandi magazzini o piccole boutique del centro storico: Coin, La Rinascente, Zara, Oviesse (di via Panzani) e una ressa di botteghe, ma anche supermercati come Billa, in via Pietrapiana. Tutti aperti, nonostante le recenti polemiche, il severo monito dell’arcivescovo Giuseppe Betori, che ha invitato a «non ridurre la persona a consumatore», e l’annuncio del presidente della Regione Enrico Rossi di una legge che limiti le aperture domenicali.

Tutti aperti in attesa che qualcosa cambi. E magari nella speranza che l’irresistibile richiamo dello shopping in saldo attiri più turisti delle bellezze fiorentine. Ma è la quarta domenica (la terza con gli sconti) di gennaio, mese prodigo di week end: ben cinque. Uno stillicidio per i commessi del centro, che si stringono nelle spalle. «Stiamo battagliando da mesi — dice un’addetta alle vendite di Coin, raccomandando di non scrivere il suo nome — siamo scoraggiati; nei giorni scorsi l’azienda ha persino messo in bacheca una lettera che ci intima di non parlare con nessuno della nostra organizzazione del lavoro e tantomeno con la stampa».

LA CIRCOLARE interna segue il rigetto del piano dei festivi, presentato dalle Rsu aziendali per “spalmare” le domeniche su tutti i dipendenti, in modo da concederne una libera al mese ai 27 commessi che hanno l’obbligo domenicale. Ma l’azienda ha detto di no, probabilmente perché una domenica viene pagata il 30% in più a chi ha il nuovo contratto (con obbligo domenicale), mentre a chi ha il vecchio verrebbe pagata circa il 100% in più (calcolano i dipendenti), e fa maturare anche un giorno di riposo. Un abisso. Tanto più incolmabile quanto più i rapporti fra Rsu e azienda si sono irrigiditi.

«Dietro le tensioni — ventilano alcuni dipendenti Coin — c’è la partita del rinnovo del contratto nazionale, arenato sul “teorema Marchionne”». In pratica le associazioni datoriali hanno chiesto di ridurre le ferie e non pagare i primi tre giorni di malattia ai dipendenti del settore commercio food e no food. Ma questa è un’altra storia. Ed è tutta da scrivere. Tornando alle aperture domenicali fiorentine, il nodo si scioglie quando da Coin si passa all’altro colosso: La Rinascente, dove le domeniche vengono “spalmate” su tutti i dipendenti, creando indirettamente una turnazione.

DA ZARA bocche cucite tra dipendenti e responsabile del negozio di piazza della Repubblica, che rimandano agli uffici di Milano per qualunque informazione. Ma il rebus è presto spiegato: «I sindacati non hano peso — chiosa Pietro Baio segretario regionale Uiltucs Uil —. Lì abbiamo pochi iscritti, i giovani non hanno più coscienza dei loro diritti. Trattandosi di contratti recenti, anche da Zara è previsto l’obbligo del lavoro nei festivi e questo fa sì che ogni domenica ci sia una quota di dipendenti che, a turno, non lavora».

Nessuna turnazione invece all’Oviesse (gruppo Coin) di via Panzani, dove le domeniche ricadono sulle spalle di nuovi assunti e contratti a termine. «Lavoro tutte le domeniche — dice una commessa — mi piacerebbe averne una libera al mese, ma non chiedo niente per paura che non mi rinnovino il contratto». Chi dice di non avere problemi a lavorare la domenica è il personale del supermarket Billa, in via Pietrapiana. «Ci pagano di più — osserva Angelo Brasile, uno dei responsabili — poi facendo i turni non lavoriamo tutti le domeniche».

«TRIBOLIAMO solo con la Coin di via dei Calzaiuoli — conclude Baio — gli altri, compreso l’outlet di Barberino e Ikea, hanno dei contratti integrativi che garantiscono il riposo almeno una domenica al mese». Nessun problema, invece, per la Coin del centro commerciale I Gigli e le sedi Oviesse fuori dal centro storico, che possono stare aperte solo una domenica al mese. Capitolo a parte i piccoli negozi del centro con uno o due dipendenti, dove il “privilegio” di una domenica libera al mese è demandato al cuore (non sempre grande) del piccolo commerciante. E spesso, lamentano i commessi, non c’è nemmeno lo “zuccherino” dello straordinario ad alleviare il distacco del giorno di festa lontano da casa. E dalla famiglia.

23 gennaio 2011

Agata Finocchiaro

La Nazione

L'ECONOMIA CANNIBALE. LA CRICCA DELLA LOGISTICA

Consorzi e cooperative del facchinaggio che prendono gli appalti dal pubblico, strategie a misura di «padroncini», evasione fiscale, truffe. Cosa si nasconde dietro la privatizzazione della logistica in Veneto. Con l'avallo della politica.


PADOVA. Logistica opaca. Nicchia dell'economia cannibale. Linea d'ombra fra patrimonio pubblico e interesse privato. La Procura della Repubblica e la Guardia di finanza, a Padova, hanno individuato in autunno una vera e propria cricca. Sono finiti in manette e poi agli arresti domiciliari Willi Zampieri, 40 anni, a capo di una rete di consorzi e cooperative del facchinaggio; i consulenti Paolo Sinagra Brisca, 62 anni, e Patrizia Trivellato, 57 anni. Secondo l'accusa, devono rispondere di evasione fiscale pari a una ventina di milioni di euro, ma anche dei reati di truffa e falso.

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Logistica come sinonimo di business formato nord-est all'ombra dell'incuria, dell'omesso controllo, dell'indifferenza. Sono le merci a dettar legge: valgono più del lavoro degli uomini,corrono insieme ai soldi, sono l'humus del vero affarismo. La politica resta, magari, sullo sfondo; tuttavia, è una connessione indispensabile per la "piattaforma" che emulsiona architetture societarie, strategie a misura di "padroncini", complicità a mezza bocca.

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Un ingegnere di provata fede ciellina e un ex autostrasportatore del Polesine sono diventati la coppia indissolubile del comparto logistico. In meno di dieci anni sono passati dalla"cogestione" dei Magazzini generali di Padova (proprietà del Comune al 57%) al ruolo di "spalla" preziosa nell'hub di Parma. Renzo Sartori, 53 anni, è stato assessore nella giunta Zanonato in piena emergenza Tangentopoli, poi al vertice della Compagnia delle Opere Nord Est, ma soprattutto uomo-chiave dei Magazzini prima da presidente (nominato dalla giunta di centrodestra) e poi da direttore generale nell'ultimo lustro. Floriano Pomaro nato a Lendinara (Rovigo) il giorno di Ferragosto del 1964, comincia come autotrasportatore di ortofrutta dal Polesine al Mercato di Padova, poi entra nel giro del facchinaggio fino a trasformarsi nell'eminenza grigia della logistica.

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La coppia crea Log System, società coop a responsabilità limitata. Si rivela un ottimo «imbuto» gestionale. Magazzini stipula i contratti per poi avvalersi della Scarl, cui affida il compito di appaltare il lavoro alle coop di facchinaggio. Di fatto, la partita doppia della gestione: da una parte il vero business; dall'altra l'erosione del patrimonio pubblico, caricato dei costi. E sempre nei Magazzini di Padova, Sartori fa lievitare l'operazione «torre della logistica» con la formula del leasing in costruendo, ovvero il cantiere affidato alle imprese della Compagnia delle Opere, a cominciare da Mattioli. E alla fine, sarà Pomaro a incamerare un paio di piani all'interno della struttura direzionale.

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Fra l'autunno 2006 e l'inizio 2008, il tandem Sartori & Pomaro si specializza nella privatizzazione della logistica a Nord Est. Governano insieme i Magazzini di proprietà comunale, come la giungla delle coop al lavoro "su domanda". Zero verifiche, nessun controllo. Al massimo, le segnalazioni dei sindacati sul dietro le quinte. O la preoccupazione dell'Inps per i versamenti che non combaciano con la contabilità. In Comune, nessuno fiata: il Cda di Magazzini è presieduto da Venanzio Rosina, uomo-simbolo della Cna che gode della totale fiducia del sindaco Flavio Zanonato fin dai tempi del Pci. Nello staff dirigenziale, invece, personaggi e sigle della galassia ciellina.

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Una convergenza che sembra funzionare a meraviglia fra l'anima "rossa" e la lobby di dio. Così il direttore generale Sartori e il suo braccio destro Pomaro si giocano l'asso nella manica. E' la gestione del "contratto provvisorio" nell'affare Bernardi: 26 milioni di capi d'abbigliamento da movimentare, a scadenza settimanale, nella rete distributiva. Un giro stimato intorno ai 6 milioni di euro, che "attraversa" Magazzini senza modificarne sostanzialmente i margini di profitto.Ma a Padova si profila la nascita del polo integrato della logistica che comporta la fine della carta bianca a Magazzini, destinati a venir assorbiti da Interporto (società specializzata in container con un nodo ferroviario riservato). Il "sistema" di Sartori e Pomaro non può più sopravvivere. Meglio emigrare a Parma, dove c'è da entrare in un ghiotto affare: la logistica formato industriale per marchi alimentari di prima grandezza.

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Così il 29 luglio 2008 - davanti al notaio Mario Rossi di Parma - viene costituita Sincro, società consortile a responsabilità limitata. Ha sede legale in via Po 136 A; dal 1 settembre 2009 si dota di un ufficio amministrativo a Padova in Corso Stati Uniti 18/B (quartier generale di decine di altre società). Sincro nasce con obiettivi precisi, elencati nell'atto costitutivo: «Trasporto merci, attività di magazzino e logistica in senso lato, spedizioniere per l'Italia e per l'estero, acquisto e vendita immobili, presentazione di progetti all'Unione europea, allo Stato e alle Regioni per finanziamenti nella formazione, centrali fotovoltaiche, impianti di localizzazione satellitare, energie alternative».
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Il capitale sociale di Sincro (20 mila euro) risulta suddiviso fra La Magica Srl di Parma, coop Primo Taddei, consorzio Tlt di Milano, Consorzio nazionale operatori logistici di Padova e naturalmente Log System Scarl. Il Consiglio di amministrazione è presieduto da Sartori con Giampaolo Calanchi amministratore delegato più Ivano Bernazzoli, Daniela De Donato e Pomaro. Il 28 aprile 2010 l'assemblea dei soci approva il primo vero bilancio di Sincro: utile per 22.004 euro con un costo della produzione che supera i 33,4 milioni. In evidenzia 5,4 milioni di crediti nei confronti dei clienti. I debiti ammontano a 9,6 milioni di cui circa 6 sono indicati nei confronti delle imprese collegate al consorzio e altri 3,5 con i fornitori.

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È Parma il cuore della "nuova logistica" su scala industriale. Ma il metodo non cambia, soprattutto se lo si guarda dalla parte del lavoro. Le regole sono scritte dai grandi marchi che devono rifornire tutt'Italia. La catena della committenza si allunga su misura. I diritti di chi muove muletti, passa la notte sulla piattaforma o stiva il carico dei Tir diventano quasi un optional. Sono i consorzi come Sincro a gestire contratti, orari, straordinari e buste paga.

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La vera intermediazione logistica la fa Number 1, colosso concepito fin dal 1998 dalla Barilla. Parma è un hub con un portafoglio clienti di prima grandezza, l'enorme attività per autotrasporto e facchinaggio. Nel 2008, Number 1 vantava un fatturato di 355 milioni di euro. Nell'aprile 2008, all'hotel Stendhal di Parma c'è il varo in pompa magna di un altro consorzio: Logistic Service Company, che riunisce tre cooperative (Il Colle, La Giovane e Primo Taddei). Fatturato di 54,6 milioni con 1.658 addetti e 28.500 metri quadrati di magazzino. Alla cerimonia sfilano Giovanni Mora, presidente Legacoop Parma; Ivano Bernazzoli, presidente del consorzio Lsc; Stefano Girasole di Confindustria e Andrea Zanlari, presidente della Camera di Commercio.

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È il momento in cui Number 1 moltiplica gli spazi della logistica a Parma: 36 mila metri quadrati in più significano 130 mila totali (di cui 77 mila coperti). Il nuovo polo vanta 94 bocche di carico con 100 mila posti pallet; sul tetto gli immancabili pannelli fotovoltaici. I dipendenti sono 450 più altri 3.500 tra trasportatori e cooperative di facchinaggio.
Number 1 Logistics Group Spa nasce con un capitale di 5 milioni di euro: sede a Parma in via Mantova 166. E' il braccio operativo di Barilla G. e R. Fratelli Spa. Attualmente il CdA è presieduto da Luca Barilla, 50 anni, domiciliato nella sede aziendale. Nell'organigramma, spiccano ben 52 procuratori speciali: dal 30 settembre 2008 nell'elenco compare il nome di Alessia Robusto, 33 anni nata a Ortona (Svizzera) e residente a Tollo, sempre nella Confederazione.

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Operativamente, Number 1 governa un sistema capillare con basi e piattaforme ad Ascoli, Corato (Bari), Villacidro (Cagliari), Marcianise e San Nicola La Strada (Caserta), Cremona, Catania, Foggia, Agrate Brianza (Monza), Paullo, Pieve Emanuele, Tribiano e Settala (Milano), Castiglione delle Stiviere (Mantova), Novara, Melfi (Potenza) Pomezia (Roma), Fontane di Villorba (Treviso) e Zevio (Verona).

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NORDEST Un Laboratorio dell'inchiesta economica e sociale. Per «dare un senso al flusso di informazioni che ci sommerge e ci rende passivi»
«Troppa informazione, non si capisce più nulla. Meglio tornare all'inchiesta»
M.D.C. PADOVA

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«Per un Laboratorio dell'inchiesta economica e sociale»: è la sfida che lanciano Contrade a Venire, Associazione studenti universitari, Carta, la rivista Lo Straniero e Re-Fusi (l'associazione dei giornalisti veneti freelance) in collaborazione con Cgil, Comune, Università e Ordine dei Giornalisti del Veneto. Dal 24 febbraio fino al 6 maggio un corso-seminario dedicato all'auto-informazione per una ventina di "militanti" che a Nord Est ancora si preoccupano di portare a galla notizie, documenti e verità scomode.

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«Riteniamo urgente approntare strumenti utili all'indagine del contesto in cui viviamo. Proprio mentre si affollano e si rendono sempre più accessibili immagini, storie, racconti e notizie, percepiamo un allentarsi progressivo della capacità di comprendere la realtà, di coglierne gli aspetti salienti e di definirne i caratteri. Quello che manca sono cornici che possano dare un senso al flusso incessante di informazioni che ci sommergono e ci rendono sostanzialmente passivi» spiega Gianni Belloni della redazione di CartaEstNord che ha curato l'ideazione organizzativa.

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Il convegno di apertura è fissato nella sala Anziani di palazzo Moroni giovedì 24 febbraio alle ore 16. Con la partecipazione di Goffredo Fofi (direttore della rivista Lo Straniero), Barbara Di Tommaso dello studio Aps di Milano, Luca Pes direttore della scuola di Scienze sociali della Venice International University, Gianfranco Bettin, il filosofo Adone Brandalise e Giuliano Santoro della redazione di Carta. Poi ogni venerdì quattro ore di laboratorio con Stefano Laffi, Alessandro Leogrande, Matteo Melchiorre, Gianfranco Bettin, Andrea Celli, Ernesto Milanesi e Sebastiano Canetta, Devi Sacchetto e Mauro Varotto.

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«Dal nostro punto di vista fare inchieste sociali deve servire per conoscere e contestualmente cambiare, noi stessi e il mondo che ci circonda. La conoscenza è per noi un fattore di cambiamento in primo luogo al servizio dei più deboli, dei senza potere e dei senza parola. Sappiamo che le relazioni sociali ed economiche sono, prima di tutto, relazioni di potere e che le quote di potere non sono distribuite in parti uguali. Parteggiando non facciamo che compensare questa ineguaglianza superando un assurda indifferenziata simpatia con la realtà. Per noi l'inchiesta non corrisponde alla pur necessaria denuncia sociale, ma vuol essere qualcosa di più: processo di conoscenza che nel suo svolgersi già tenta di sovvertire gli equilibri esistenti, puntando gli occhi sulle linee di faglia, sulle contraddizioni, sulle promesse di cambiamento» si legge nella presentazione del Lies di Padova.

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Insomma, la miglior alternativa auto-organizzata ai Master del giornalismo imbalsamato. Protagonisti del laboratorio d'inchiesta padovano saranno soprattutto giovani, studenti e animatori dei comitati locali. «Capiamo che quello che manca sono delle cornici che possano dare un senso al flusso incessante di informazioni che sommergono e ci rendono sostanzialmente passivi. Fare inchiesta è un modo per dare dignità e riconoscibilità ai fatti sociali, alle piccole esperienze come ai grandi fatti globali. Il nostro obiettivo è acquisire conoscenza solide, durature e profonde: tutt'altro del flusso inesausto e indifferenziato di cui si nutre l'attuale sistema politico-mediatico. Crediamo che uno dei tratti fondamentali della crisi contemporanea sia proprio l'incapacità di lettura che porta all'utilizzazione di stereotipi, di facili etichette in grado di chetare contraddizioni, sedare conflitti, azzittire coscienze».

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Info: www.estnord.it, laboratorio.inchiesta@gmail.com

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23 gennaio 2011

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Sebastiano Canetta - Ernesto Milanesi

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Il Manifesto

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22 gennaio 2011

VERTENZA COOP ESTENSE: PARI DIGNITA' O CAPITOLAZIONE?


Aumentano le perplessità anche in seno alla Cgil-Filcams sulla scelta di procrastinare i tempi dell'integrativo, demandando al CCNL le questioni più spinose (pagelle).

Mario Zucchelli, presidente di Coop Estense


In effetti come il documento che segue fa notare, non sono emersi elementi tali da rimandare o accantonare definitivamente uno sciopero preannunciato sotto le feste natalizie che sarebbe stato molto potente.

Queste perlessità non emergono però dall'attivo dei delegati di giovedi, che con una votazione bulgara ha approvato l'accordo che sarà presentato nei prossimi giorni ai lavoratori. In buona sostanza vediamo una Filcams che, al solito quando si tratta di Coop, ondeggia paurosamente. L'incerta gestione del segretario Martini certamente non aiuta, anzi, non promette nulla di buono in vista del rinnovo del contratto nazionale.


Riguardo alla vertenza per il rinnovo del contratto integrativo di Coop Estense, accantonato lo sciopero, alla fine si è tornati a trattare e si è giunti ad un accordo ponte che prolunga la durata del contratto aziendale vigente fino al prossimo ottobre in attesa della stipula di quello nuovo.

Ma in cosa è cambiata la posizione aziendale per fare dismettere l’azione di lotta? Poco o niente. Alcuni passaggi da part time a tempo pieno (naturalmente riservati ai prediletti dall’azienda) e alcune assunzioni, ma solo a patto che i sindacati firmino il nuovo contratto aziendale (altrimenti delle 300 assunzioni previste ve ne saranno solo 75!!!) e, appunto, la promessa di non disdettare nell’immediato il contratto ormai scaduto.

Insomma pare evidente che è passata la logica per cui o si firma il nuovo contratto aziendale (si intende ovviamente alle condizioni che imporrà l'azienda) o 225 persone non saranno assunte e diverse centinaia di part-time non saranno trasformati in full-time. Ma questa non è forse la logica di Marchionne? La logica dello scambio tra diritti e lavoro? E se l'azienda dovesse presentare una proposta di contratto aziendale che ripropone esattamente quelle condizioni capestro, come i pagellini (cioè salari individuali meritocratici), per cui fino ad oggi abbiamo espresso il nostro dissenso? Coop Estense avrebbe dalla sua la strepitosa arma del ricatto: “Se non firmate io non assumo e voi sindacati sarete responsabili della manca nuova occupazione e trasformazione di part time in full time!” Non è forse esattamente quello che è stato imposto in Fiat? Un ricatto inaccettabile!

A detta dell’ormai dismesso segretario regionale Filcams Walter Sgargi la vera novità emersa al tavolo sarebbe la pari dignità riconosciuta da Coop Estense alla controparte. Insomma dopo due anni di pesci in faccia la delegazione sindacale trattante avrebbe ottenuto la considerazione e il rispetto da parte dei rappresentanti dell’azienda. Quella considerazione e rispetto che il già citato Sgargi ha fatto però mancare nella riunione odierna (19 gennaio 2011) delle RSU di Coop Estense nei confronti di quei delegati che non si sono allineati sulla posizione della Filcams Nazionale e hanno espresso dissenso o perplessità sul fatto di avere rinunciato all’azione di lotta. Chi ha dissentito in quella sede è stato fatto oggetto di un colorito linguaggio non riportabile per ragioni di decenza ed educazione in queste righe. Dopo queste “simpatiche” esternazioni, il sopra citato ha altresì caldamente ordinato una specie di censura mediatica per fare si che non trapelino all’esterno le ragioni del dissenso e il reale svolgimento degli ultimi dibattiti interni all'organizzazione. Insomma anche in questo caso esplicite minacce di estromissione ai dissenzienti. Viene davvero da riflettere. Non sarà che la tanto lamentata arroganza di Coop Estense al tavolo negoziale abbia contagiato anche qualche esponente della parte sindacale? O peggio, non sarà che si è tornati alla fase congressuale dove gli episodi di mancanza di pari dignità e democrazia all’interno dell’organizzazione non sono certo mancati? Ci auguriamo che i toni della nostra discussione interna possano cambiare e possa essere accettato il dissenso...o nell'era del berlusconismo imperante si sta chiedendo troppo?

Nelle prossime giornate diffonderemo tra tutti i lavoratori di Coop Estense un volantino nel quale spiegheremo nel merito le ragioni del nostro dissenso e inviteremo i lavoratori a bocciare l'accordo ponte raggiunto tra le parti.
Si deve lottare per un contratto aziendale dignitoso e si devo respingere al mittente gli attacchi aziendali ai diritti dei lavoratori, e lo si deve fare ora!

Modena 18/1/2011

Rsu Coop Estense aderenti alla Cgil che Vogliamo

R28A


21 gennaio 2011

PREVICOOPER E TFR NEL 2010

Clicca sulla tabella per ingrandire

Ecco il grafico delle 3 linee di fondi di Previcooper (dicembre 2009-dicembre 2010)

Rendimenti ad 1 anno (periodo dicembre 2009-dicembre 2010):
Sicuro: +1,279%
Bilanciato: +2,627%
Dinamico: +3,565%

Rendimenti a 2 anni (periodo dicembre 2008-dicembre 2010):
Sicuro: + 8,327%
Bilanciato: +12,022%
Dinamico: +16,565%

Rendimenti a 3 anni (periodo dicembre 2007-dicembre 2010):
Sicuro: + 11,798%
Bilanciato: + 5,510%
Dinamico: - 3,364%

Il dato più significativo è quello a 3 anni.
Infatti la riforma sulla previdenza integrativa entrò in vigore nel 2007. E' da quel momento che chi optò affinché il proprio TFR fosse gestito da fondi negoziali o aperti deve fare i conti. Lo stesso dicasi anche per coloro che non optarono per un bel nulla, perché la legge del governo Prodi prevedeva in questo caso che chi non avesse espresso una decisione entro il 30 giugno 2007, la quota sarebbe stata trasferita ai fondi negoziali di categoria (silenzio assenso). Una soluzione alquanto bizzarra, visto che giuridicamente col silenzio assenso si conferma una decisione preesistente, ma probabilmente la logica guida fu quella di fare un bel regalo ai sindacati confederali.

Inoltre la crisi che ancora si abbatte sull'economia e la finanza mondiale (Cina, Brasile e altri paesi emergenti esclusi) ebbe inizio proprio nel giugno del 2007. Il dato a 3 anni ci dice che i rendimenti sono davvero miseri e in un caso addirittura negativi.

Il TFR 2010, che si compone con una rivalutazione fissa dell'1,5% più una parte variabile (indice FOI) ha espresso un rendimento del 3,4% (dato dicembre 2009-dicembre 2010)
Lo scorso anno fu del 2,2%.

Vedi gli anni passati:

2009

2008

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20 gennaio 2011

COOP ADRIATICA ESCE DA UNIPOL DOPO UN MESE DALL'ENTRATA


Giallo nell'azionariato di Unipol

Coop Adriatica entra ed esce



Giallo nell'azionariato di Unipol. Il gruppo assicurativo bolognese controllato da Holmo spa (società cassaforte delle maggiori cooperative) attraverso Finsoe che detiene il 50,75% dell'azionariato Unipol, è oggetto di strani movimenti nelle partecipazioni.
Coop Adriatica era infatti entrata appena entrata nell'azionariato Unipol il 9 dicembre scorso con una quota del 2,067 attraverso Lima Srl. Ora Consob informa che la quota di Lima il 13 gennaio sale al 3,12% e che la comunicazione è stata resa a seguito della perdita di controllo da parte di Coop Adriatica della Lima Srl. Segue articolo:

Consob: Lima Srl al 3,120% Unipol Gruppo Finanziario Spa
FtaOnline News

La Consob ha reso noto nelle comunicazioni relative alle partecipazioni rilevanti delle società quotate che il 13 gennaio 2011 Lima Srl risultava titolare di una quota pari al 3,120% (diretta proprietà) del capitale di Unipol Gruppo Finanziario Spa. La comunicazione è stata resa a seguito della perdita di controllo da parte di Coop Adriatica della Lima Srl che già deteneva la partecipazione diretta. Sempre in data 13 gennaio 2011 Coop Adriatica Scrl non risultava titolare di partecipazioni nel Gruppo. Il precedente aggiornamento era quello del 9 dicembre 2010 quando Coop Adriatica Scrl risultava titolare del 2,067% del capitale di Unipol Gruppo Finanziario Spa.

20/01/2011

Traderlink

19 gennaio 2011

CONTRATTI, PROPOSTA FEDERMECCANICA: L'AZIENDALE SOSTITUISCA QUELLO NAZIONALE



Dopo il referendum Mirafiori


L'associazione delle imprese metalmeccaniche: servirà a accelerare sul fronte della flessibilità




Roberto Santarelli, direttore generale di Federmeccanica


I contratti aziendali dovranno in alcuni casi sostituire quello nazionale. È la proposta avanzata da Federmeccanica per accelerare «il processo di flessibilizzazione e decentramento delle relazioni contrattuali, avviato con l'Accordo Interconfederale del 2009 e sviluppato con il contratto nazionale di categoria». In particolare, secondo l'associazione delle imprese metalmeccaniche «è necessario anche prendere in considerazione l'ipotesi di integrazione dell'Accordo con la previsione della possibile alternatività tra contratto specifico per determinate situazioni aziendali e contratto nazionale, fermi restando, eventualmente, alcuni contenuti minimi comuni».

OK DAL MINISTRO - La proposta piace al ministro del Lavoro Maurizio Sacconi e al vicepresidente di Confindustria, Alberto Bombassei mentre viene bocciata dal leader della Cisl Raffaele Bonanni. «Abbiamo un contratto nazionale che vale ancora due anni: nessuno metta il carro davanti ai buoi», dice Bonanni. Per Sacconi «è materia delle parti» ma il contratto aziendale «è equiordinato a quello nazionale che non sparisce». Sarebbe però, ha spiegato «cedevole» rispetto a quello aziendale. «Dove si produce, il contratto aziendale definisce meglio lo scambio fra le parti». Per Bombassei la proposta di Federmeccanica «è di buonsenso». «Lasciamo che lavorino perchè non c'è ancora un qualcosa di definito - aggiunge - Faranno le proposte e poi le condivideremo o meno. Siamo presenti ma lasciamo all'autonomia delle parti fare le loro proposte».

CRITICHE ALLA FIOM - «Valutazione concordemente positiva» - da parte di Federmeccanica - per l'esito del referendum di Mirafiori che, si legge in una nota del'associazione di Confindustria, «consente l'avvio dell'investimento nel sito, dopo quanto già convenuto per Pomigliano». Inoltre Federmeccanica ha espresso un giudizio molto duro sulla Fiom e sullo sciopero generale del settore proclamato per il 28 gennaio. «Evidenzia la lontananza dei vertici nazionali di quell'organizzazione dalla realtà economica del settore e delle imprese impegnate in una difficile sfida per recuperare produzione e occupazione fortissimamente falcidiate dalla crisi», commenta il consiglio direttivo dell'associazione. Critico con Confindustria il giudizio dell'ex presidente di Federmeccanica, Massimo Calearo. «Sulla Fiat», dice, «il vertice confindustriale ha voluto gestire, fallendo, una partita che spettava a chi da sempre si occupa di questa materia, come appunto Federmeccanica».

LANDINI: INACCETTABILE - La Fiom considera «inaccettabile» l'ipotesi avanzata oggi da Federmeccanica di modificare l'accordo interconfederale sul modello contrattuale per prevedere la possibile «l'alternatività» tra contratto aziendale e nazionale. «Mi chiedo - ha detto il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini - se un'azienda può scegliere di non applicare il contratto nazionale a cosa serva Federmeccanica. Per la Fiom questo è un modello inaccettabile, vuol dire che non ci sono più due livelli contrattuali, nazionale e aziendale (o territoriale) ma uno solo. «Stanno inseguendo la Fiat - ha concluso - ma così sbagliano, si fanno del male da soli».

CAMUSSO: ALTRO ERRORE - «Federmeccanica sbaglia per la quarta volta». Così il segretario generale della Cigl, Susanna Camusso. A margine di un convegno sulle donne, Camusso ha ricordato che gli altri tre errori della federazione delle aziende metalmeccaniche riguardano «il contratto separato, le deroghe e l'idea di inventarsi un altro contratto».

19 gennaio 2011

Corriere della Sera.it



PRIMO STOP PER LA GDO, IL 2010 CHIUDE IN FRENATA

Confermate le voci che vedrebbero una tornata di bilanci negativi nel 2010 per la grande distribuzione

Si spiega così anche la mano pesante delle Coop sui contratti integrativi in corso di trattativa, l'iniziativa della newco di Unicoop Firenze e le misere remunerazioni sugli interessi dei libretti del prestito sociale

Tassinari (Presidente del consiglio di gestione di Coop Italia):
«Di fronte a una situazione generale che sembra tenere rispetto ad altri settori – aggiunge – nella grande distribuzione esistono aree di sofferenza se non peggio. Per esempio il sud è veramente una catastrofe e anche al nord i consumi si sono ridotti. Il nostro settore è nel pieno della crisi e il calo delle vendite a rete corrente lo dimostra: per la prima volta le nuove aperture nel 2010 sono state inferiori alle chiusure e questo è preoccupante. Anche i distributori possono fallire e chiudere.»

Il 2010 non si è chiuso bene per il settore della grande distribuzione moderna e le aspettative degli operatori non sono rosee nemmeno per quest'anno. Secondo le ultime rilevazioni di SymphonyIri Group le vendite nei super e ipermercati hanno registrato una flessione dell'1,6% a rete omogenea e, fatto che non capitava da oltre trent'anni, sono scese anche considerando le nuove aperture.

A dimostrazione che, salvo alcuni casi in controtendenza, «anche le aziende della grande distribuzione stanno pagando il prezzo della crisi economica generale: il settore non è anticiclico, come sostengono in molti». A parlare è Vincenzo Tassinari, presidente del consiglio di gestione di Coop Italia. «Di fronte a una situazione generale che sembra tenere rispetto ad altri settori – aggiunge – nella grande distribuzione esistono aree di sofferenza se non peggio. Per esempio il sud è veramente una catastrofe e anche al nord i consumi si sono ridotti. Il nostro settore è nel pieno della crisi e il calo delle vendite a rete corrente lo dimostra: per la prima volta le nuove aperture nel 2010 sono state inferiori alle chiusure e questo è preoccupante. Anche i distributori possono fallire e chiudere. È anche possibile che siano rallentati gli investimenti nelle nuove aperture il che può andar bene nelle aree già ad alta concentrazione di negozi, ma non in quelle dove invece sarebbe necessario il loro sviluppo».

Il saldo negativo tra aperture e chiusure è il sintomo che «abbiamo raggiunto livelli di saturazione piuttosto alti – spiega Maniele Tasca, direttore generale di Selex – un fattore che è diventato più critico in una situazione, come quella attuale, di frenata dei consumi. C'è più prudenza da parte degli operatori: diversi sono usciti dai mercati del sud e c'è la tendenza a spostare gli investimenti sulle ristrutturazioni piuttosto che sulle nuove aperture».

Queste ultime stanno portando via quote di mercato alla distribuzione invece che aggiungerne, secondo Francesco Pugliese, direttore generale di Conad. E aggiunge: «Siamo in una situazione veramente di debolezza del settore: scendono i consumi alimentari, il carrello si impoverisce perché le famiglie tendono a preferire prodotti con il miglior rapporto tra prezzo e qualità, e aumenta la pressione promozionale».

Ecco perché il calo delle vendite a rete corrente non stupisce Gianni Cavalieri, nuovo presidente di Interdis, secondo cui, invece che puntare sulle nuove aperture, sarebbe meglio consolidare l'attività dei punti vendita già esistenti. «Il mercato non cambia – spiega Cavalieri –. I consumi scendono, i budget delle famiglie non cambiano e la spesa si ripartisce su un numero maggiore di punti vendita. Ci sono tre fattori da considerare: il paniere della spesa è cambiato, perché sono cambiati gli indici di priorità delle famiglie; l'incertezza economica e occupazionale abbassa inevitabilmente i consumi e si assiste a un reale calo del potere d'acquisto. Serve una politica generale di incentivi al consumo, anche da un punto di vista psicologico».

Paolo Barberini, presidente di Federdistribuzione, aggiunge: «Purtroppo nel 2010 i consumi sono stati molto deboli e ciò ha influito sulle vendite della distribuzione. Le incertezze in ambito lavorativo, la diminuita disponibilità economica e le preoccupazioni per il futuro hanno frenato gli acquisti delle famiglie, inducendole a comprimere anche la spesa alimentare, solitamente più rigida alle variazioni del reddito. La gdo ha tutelato il potere d'acquisto dei consumatori con più promozioni e prezzi più bassi a scapito dei fatturati per sostenere i volumi, determinando però una riduzione degli indicatori di redditività»

Una situazione «complicata», la definisce Barberini, «che si ripete da qualche anno e che rischia di portare a un calo degli investimenti del settore e a una sua minor capacità di creare occupazione. Per uscire da questa condizione occorre una politica di liberalizzazioni dei mercati per abbattere vecchie posizioni di rendita, di sostegno ai redditi delle famiglie per incrementare i consumi e di incentivi agli investimenti per favorire nuove aperture e soprattutto ammodernamenti delle reti commerciali, così da alimentare un indotto di pmi locali e attivare un virtuoso impegno occupazionale»

19 gennaio 2011

Marika Gervasio

Il Sole 24 Ore

18 gennaio 2011

CRICCA DELLA LOGISTICA NEGATO IL PATTEGGIAMENTO E PROCESSO RINVIATO A FINE MARZO

Per il Pm le pene che proponevano le difese di Willi Zampieri e Patrizia Trivellato erano troppo blande.
Prossima udienza tra oltre due mesi. Il terzo imputato è Paolo Sinagra Brisca.
Un caso da 30 milioni di euro

Willi Zampieri


PADOVA
. Si è aperto oggi ed è stato immediatamente rinviato al 28 marzo il processo alla "cricca della logistica". Le accuse sono di associazione a delinquere finalizzata alla falsità materiale commessa in privato, omesso versamento di ritenute previdenziali e assistenziali e evasione fiscale. Si tratta del giudizio immediato chiesto dal Pm Orietta Canova per l'imprenditore Willi Zampieri, la consulente del lavoro Patrizia Trivellato e il commercialista Paolo Sinagra Brisca.

Secondo l'accusa i tre avrebbero messo in piedi un giro di cooperative, che aprivano e chiudevano, omettendo così di pagare i contributi a un centinaio di lavoratori e le tasse. In questo modo, oltre a proporsi sul mercato offrendo servizi a prezzi insostenibili per la concorrenza, avrebbero accantonato nel tempo circa 30 milioni di euro: 18 milioni dovuti all'Inps; 12 evasi al Fisco.

Zampieri e la Trivellato in precedenza avevano chiesto il patteggiamento che è stato rifiutato dal Pm Canova: troppe esigue le pene proposte. Zampieri voleva chiudere i conti con la giustizia patteggiando tre anni e quattro mesi (Codice alla mano ne rischia invece fino a sette) e la Trivellato due anni (può essere condannata fino a cinque).

17 gennaio

Carlo Bellotto


il mattino di Padova

17 gennaio 2011

ZUCCHELLI (COOP ESTENSE) ALLA PRESIDENZA DI DICO

Rivoluzione ai vertici del brand discount di Coop

Il presidente di Coop Estense, Mario Zucchelli, assume la presidenza


Il format discount non sta vivendo momenti felici, non esiste infatti un attore che si possa considerare soddisfatto delle risultanze dei numeri che porta il mercato. In questo contesto Coop, che attraverso il Brand Dico occupa una importante quota di mercato, e che per anni non ha mai sviluppato in maniera seria l’insegna, ha deciso di rinnovarne i vertici. Questa, di per sé, sarebbe già una notizia.

Ma la vera novità risiede nei nomi delle persone che sono state chiamate a guidare il nuovo corso dell’azienda di Prato. Il nuovo Presidente è infatti Mario Zucchelli, personaggio di spicco del mondo Cooperativo, emiliano, già Presidente della fortissima Coop Estense, e grande antagonista di Bernardo Caprotti, Patron di Esselunga.

Insomma alla poltrona della Presidenza è arrivato uno dei nomi che più contano nel mondo Cooperativo, e questo non può non essere percepito come un forte segnale. Ma il processo di cambiamento è ancora più profondo, infatti come Amministratore Delegato è stato nominato un giovane e capace manager, il dott. Antonio Lanari che non appartiene al mondo Coop, bensì proviene dal grande competitor Eurospin.

17 gennaio 2010

Andrea Meneghini

GDO News

L'ACCORDO MIRAFIORI FA GIA' SCUOLA. PER ESEMPIO NELLE FABBRICHE MARCEGAGLIA

L’assunzione prevede alcune clausole in deroga al contratto nazionale.

I neoassunti dovranno lavorare a ciclo continuo, quindi sia di sabato sia di domenica, con 26 ore di straordinario al mese.

Inoltre, agli apprendisti non verranno pagati i premi di risultato e di produzione per un valore di circa 400 euro al mese.

In attesa di capire se la vittoria di stretta misura nel referendum alla Fiat di Torino riporterà il sereno nelle relazioni sindacali e se il gruppo della famiglia Agnelli ora manterrà la sue promesse di investimento e rilancio dell’auto in Italia, si possono già toccare con mano le prime ricadute dell’accordo sottoscritto da Cisl e Uil a Mirafiori.

In altre parole, la firma di accordi che derogano il contratto nazionale, non verrà più visto come un fatto eccezionale, ma rischia di diventare prassi consolidata. E, guarda caso, uno dei primi episodi assinilabili si registra negli stabilimenti Marcegaglia. Il gruppo che fa capo alla presidente di Confindustria vuole assumere a tempo indeterminato 250 apprendisti ora precari per le fabbriche di Gazoldo (Mantova), Casalmaggiore (Cremona), Ravenna e Forlì con una paga mensile di 1.700 euro.

A prima vista, una regolarizzazione con uno stipendio anche di discreto livello. Il fatto è che, secondo la Fiom Lombardia, l’assunzione prevede alcune clausole in deroga al contratto nazionale. Del tipo che neoassunti dovranno lavorare a ciclo continuo, quindi sia di sabato sia di domenica, con 26 ore di straordinario al mese. Inoltre, agli apprendisti non verranno pagati i premi di risultato e di produzione per un valore di circa 400 euro al mese.

Ma casi di questo genere andranno inevitabilmente a crescere. E’ ovvio: perchè quello che vale per Mirafiori e il gruppo Marcegaglia non dovrebbe valere anche per altre fabbriche? E cosa potrà impedire agli imprenditori di chiedere ai sindacati di firmare accordi “locali” se anche il Governo appoggia quanto accaduto alla Fiat? Ma non sarà forse il caso di rivedere, semmai, con il concorso di tutte le forze sociali la materia del lavoro, prima che diventi troppo complicata a colpi di accordi singoli che hanno tutto il sapore di una deregulation che non porterà nulla di buono? Ad esempio, potrebbe accadere che una impresa in cui il sindacato è forte è compatto si rifiuta di firmare accordi in deroga e in quella a fianco – e magari concorrente – dove il sindacato è debole o diviso l’accordo in deroga passa. Ha senso tutto ciò?

15 gennaio 2010

Luca Pagni

La Repubblica


LE SCELTE DI MPS PESANO SUI CLIENTI

Ci occupiamo di Monte dei Paschi per la presenza di Unicoop Firenze col 3% nell'azionariato dell'istituto senese.

Il presidente di Unicoop Campaini siede nel CdA insieme al suocero di Casini, Francesco Gaetano Caltagirone, nel patto di minoranza.

Nel 2008 la perdita sulle azioni MPS determinò il primo bilancio in rosso della storia del colosso cooperativo toscano che dovette svalutare il titolo da 2,52 euro per azione a 1,5 euro. La minusvalenza fu di 189 milioni di euro.

Adesso va molto peggio. Al 31 dicembre 2010 il titolo dell'istituto senese valeva appena 0,85 euro. Immaginiamo che Unicoop non svaluti nuovamente il titolo nel bilancio dell'anno appena concluso e che lo iscriva nuovamente al valore di 1,5 euro.

Ma i numeri del disastro sono facili da decifrare. A fine 2010 Unicoop Firenze contava una perdita complessiva su azioni MPS di circa 300 milioni di euro, meno 66% sull'investimento complessivo. Una vera débacle che pagano anche i soci con rendimenti sul libretto del prestito sociale inferiori al Bot dello stato italiano.

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DAL 2007, il Monte Paschi di Siena (Mps) ha perso quasi l' 80% del proprio valore: quasi il doppio del settore in Europa.

Eppure Mps dovrebbe essere il prototipo di banca radicata sul territorio: poco rischiosa, virtuosa e redditizia. Ma, purtroppo, legare la propria attività a un' economia destinata alla stagnazione significa sofferenze in aumento e clienti sempre meno redditizi. Per Mps si aggiungono la lentezza nel tagliare i costi operativi; il peso di acquisizioni a prezzi inflazionati proprio alla vigilia della crisi, e una patrimonializzazione tra le più basse in Europa. La crescita esigua degli utili non basta a ricostruire rapidamente il patrimonio, senza tener conto dei quasi 2 miliardi di Tremonti bond da ripagare, e dei dividendi che il socio Fondazione esige.

La via dell' aumento di capitale sembrerebbe obbligata. E qui cominciano i problemi. La Fondazione che controlla la banca col 55% del capitale sociale (e il 46% dei diritti di voto) non vuole farsi diluire, ma non ha risorse per la ricapitalizzazione: la partecipazione nella banca (80% del suo patrimonio) è immobilizzata per evitare una minusvalenza da 1,6 miliardi; c' è poi un altro miliardo di investimenti immobilizzati (private equity e similari). Rimangono meno di 500 milioni di attività liquide; troppo poco. Così, scatta la caccia alla plusvalenza (contabile) per rimpolpare gli utili (contabili) di Mps.

Nel 2009, 220 milioni di utili netti ne scontano 292 di plusvalenza dalla cessione dell' asset management; altri 200 da cessioni nei primi 9 mesi del 2010 (utile netto di 357). Ma per chiudere l' anno in bellezza (contabile) servivano i 430 milioni di plusvalenza, ottenuti cedendo i propri sportelli, con affitto garantito per 24 anni, a un Consorzio appositamente costituito (da Mps, Mediobanca, e alcune società di servizi). Il Consorzio, con 55 milioni di capitale, compra gli immobili di Mps per 1,674 miliardi, grazie a un mutuo di 1,673 miliardi erogato da Mps.

Un' esagerazione, anche per gli standard delle banche italiane: come si possono considerare veritieri prezzo e transazione, visto che l' acquirente è interamente finanziato dal venditore? Quindi, per non apparire creditore del Consorzio, Mps finanzia una Stichting olandese (forma di fondazione poco trasparente, senza patrimonio e quindi soci espliciti) che utilizza il prestito per costituire Casaforte, una srl italiana da 100 mila euro di capitale; che acquista da Mps il credito nei confronti del Consorzio.A sua volta il Consorzio riversa gli affitti degli sportelli a Casaforte per sostenere l' onere del debito. Qualche giorno prima di Natale, giusto in tempo per la chiusura del bilancio, il cerchio si chiude con il collocamento di 1,536 miliardi di obbligazioni Casaforte presso il pubblico (e 133 milioni presso istituzionali).

Si tratta di obbligazioni a lungo termine (scadenza 2040; stimata effettiva 2030) prive di garanzia esplicita da parte di Mps, che pagano il 3% e, dal 2012, l' Euribor +1,05% (maè 1,755% lo spread che l' emittente, in una nota del prospetto da 332 pagine, definisce congruo col proprio rischio), con possibilità di rimborso anticipato dal 2020, non quotate, illiquide e quindi cedibili prima della scadenza solo a Mps (che si impegna a riacquistarle, valutandole però sulla base di uno spread fisso aumentato a 1,46%) e gravate da quasi 6% di commissioni e costi vari. È lo stesso emittente a stimare che il bond, illiquido e rischioso, nell' 89% dei casi renderà, alla scadenza, quanto un titolo liquido e privo di rischio; e addirittura meno, nell' 8% dei casi. Chi mai vorrebbe comperarlo? I risparmiatori clienti di Mps, naturalmente. Chissà se hanno capito che l' emittente nonè la banca.O che la banca sta scaricando su di loro il rischio di una transazione immobiliare fatta solo per riportare una plusvalenza contabile a fine anno? Ma non è finita.

Dal 2020 Mps ha il diritto di riscattare tutte le azioni degli altri soci del Consorzio; e nella stessa data Casaforte può rimborsare anticipatamente tutto il debito. Insomma, fra 10 anni Mps può smontare tutto, riprendersi gli immobili a prezzo di perizia, e lasciare gli investitori con un pugno di mosche. Ma la contabilizzazione dell' agognata plusvalenza è assicurata. Ai risparmiatori clienti di Mps, un sentito grazie.

15 gennaio 2010

Alessandro Penati

La Repubblica

16 gennaio 2011

I LAVORATORI DELLA COOP ALFA SCRIVONO AI CONFEDERALI LA LORO RABBIA

Non esiste solo Fiat e Marchionne e il marchionneismo c'era da prima.

A ricordarcelo l'ennesimo caso di sopruso e assenza dei più elementari diritti nelle Coop sociali, ormai un elenco senza fine.

In questo caso i lavoratori di Coop Alfa ritengono responsabili i sindacati confederali (per cui anche Cgil che almeno tramite Fiom è così intransigente sui diritti) colpevoli di firmare accordi con clausole capestro.



LETTERA APERTA ALLE SEGRETERIE DELLE CONFEDERAZIONI SINDACALI CGIL, CISL E UIL, AI LORO FUNZIONARI E RSA.

Siamo i “65”, lavoratrici e lavoratori della coop Alfa, in occupazione nei magazzini Corena srl di Nerviano, appalto Parrini, per la lavorazione della resa nazionale dei giornali invenduti, scriviamo la presente, per comunicare i nostri pensieri, a voi che dovreste esserne la naturale estensione e traduttori in testo, di leggi e regole che difendano i nostri diritti ad un posto di lavoro ed una retribuzione degna che siano lontani dalla schiavitù, a cui siamo condannati a causa anche delle vostre firme e sigle che hanno sancito, sanciscono e sanciranno quei contratti collettivi nazionali che determinano la nostra vita lavorativa.

Ci chiediamo quanti di voi, effettivamente, conoscono la situazione di precariato, soprusi, ricatti, che angosciano il mondo della cooperazione, nel settore dei trasporti e della logistica e non; forse in questi giorni state recependo qualcosa, grazie alle battaglie, che noi lavoratrici e lavoratori della coop Alfa, come molte altre realtà simili alla nostra (coop Papavero di Cerro al Lambro, CLO appalto Billa, consorzio Elios appalto Ta.Imm. Varedo....e tutti gli altri), abbiamo intrapreso e che stiamo portando avanti da anni e in maniera pesante ed eclatante dal 27 dicembre 2010, da quando siamo in occupazione, senza stipendio, senza riscaldamento, senza certezze né futuro, ma con la convinzione che non è possibile continuare in questo modo, si necessita un azione collettiva, nazionale e radicale, che colpisca nel profondo, il cancro che sta divorando lavoro e lavoratori, sicuri di essere un esempio, per tutte quelle realtà che si rispecchiano in noi.

La nostra situazione ha attirato molto la curiosità dei media, che hanno dato voce e risonanza alla piaga che ci affligge, anche per colpa di un sistema che non funziona e che necessita di importanti cambiamenti. Forse è proprio per questa visione mediatica che il Signor Nino Cortorillo, Segretario della Filt Cgil Lombardia, senza nemmeno conoscerci, con il quale non abbiamo mai avuto il piacere di incontrarci, si è preso la briga di scrivere per nostro conto e a nostro nome, comunicati e lettere, che riguardano la nostra situazione, azione di basso profilo, preferita a quella di apporre la semplice firma sui comunicati scritti, da noi lavoratori con l'aiuto dei nostri funzionari sindacali, che sono qui con noi, giorno e notte e che sopportano con noi il peso di questa “guerra”, che ci vede a nostro malgrado protagonisti. Come al solito i pregiudizi, i luoghi comuni e le ragioni politiche, prevalgono sul buon senso e su quello che realmente sarebbe meglio e sicuramente fatto nell'interesse dei lavoratori.

A tale argomento, la nostra curiosità è richiamata, dalle informazioni che ci giungono, dai tavoli sui quali Voi, Signori Confederali, state decidendo le regole, che decideranno l'evolversi o probabilmente, come successo negli ultimi anni, l'involversi del nostro futuro lavorativo.

Soprattutto, il nostro occhio vigile, si è soffermato su quella piccola regola, chiamataclausola sociale”: la società subentrante nel servizio in appalto deve assorbire, alle stesse condizioni normative ed economiche, i lavoratori addetti all'appalto. Ciò rappresenterebbe un ancora di salvezza per molti lavoratori, che oggi vivono invece le angherie dei padroni che ad ogni cambio di appalto, spesso con cooperative, applicano il ricatto del lavoro a condizioni peggiori o il licenziamento, mettendo di fatto in mezzo ad una strada, le intere maestranze, prive di un ricollocamento, nella maggior parte dei casi anche senza ammortizzatori sociali. Sappiamo che questa clausola di salvaguardia occupazionale, eliminerebbe gran parte dei dispositivi di ricatto, ma sia i padroni che l'Asso.coop non la vogliono integrare nei contratti e voi confederali siete pronti anche questa volta ad accomodare.

Se questa regola fossa già stata in vigore, pensate che la nostra situazione sarebbe stata questa? O forse è corretto dire che a quest'ora saremmo tutti occupati e contenti, ricollocati nella società subentrante nell'appalto....

Altra piaga che affligge il mondo della cooperazione, è l'affidamento della commessa in più sub-appalti in serie, che di fatto non fanno altro che limare le retribuzioni e levare diritti, ad ogni passaggio, dei lavoratori che sono gli esecutori finali delle lavorazioni. Non sarebbe forse meglio mettere un limite a queste catene? Non basterebbe forse un solo intermediario tra committente e lavoratori?

Sarebbe ora che cominciaste ad apporre la vostra firma, soltanto su accordi propositivi, migliorativi, a favore dei soci lavoratori di cooperativa, invece di continuare a dare seguito alla nascita di deroghe, protocolli d'intesa e contratti ad hoc, con condizioni di sfruttamento e schiavitù, alle quali nessun essere umano dovrebbe essere mai obbligato a sottostare.

Proprio in questi giorni, si sta trattando il rinnovo del CCNL trasporti e logistica, la nostra situazione, insieme a tutte le altre, la nostra battaglia dovrebbe essere orgoglio per tutti voi, donandovi la necessaria forza e spinta, per portare avanti, quelle che riteniamo, le necessarie modifiche, alle regole di questo gioco perverso, nel quale siamo stufi di essere sempre le vittime sacrificali, a vantaggio dei padroni che fanno da carnefici.

Oltre questo, siamo convinti, bisognerebbe coordinare una movimentazione su tutto il territorio nazionale, non divisi, non con medaglie sul petto, ma tutti uniti sotto un unica bandiera, che porti i colori della dignità e dei diritti umani nel mondo del lavoro, per la nostra generazione e per quelle che verranno; per un futuro migliore, ci vuole un inversione di tendenza adesso, qui nel presente, se vogliamo evitare che il nostro paese, finisca in una spirale, che non potrà altro che condurci alla povertà, alla disoccupazione e al sotto sviluppo.

Questo è il malessere che noi denunciamo, ponendo voi come porta voci delle nostre richieste, idee e pensieri, in quelle sedi di istituto, su quei tavoli, dove in gioco ci sono le nostre vite.

Sperando che le nostre parole genuine e sincere, allarghino i vostri orizzonti, vedute e posizioni, dandovi la giusta ispirazione e coraggio, nonché coscienza, ricordandovi la bandiera che simboleggia gli ideali per i quali vi battete e i lavoratori che rappresentate, in quello che farete, oggi e in futuro, noi, lavoratrici e lavoratori, della coop Alfa, dal nostro "piccolo grande presidio", in occupazione forzata, siamo disponibili a qualsiasi confronto costruttivo, atto a migliorare, non solo la nostra precaria situazione, ma anche quella di tutto il settore della cooperazione, nel mondo dei trasporti e della logistica.

Sicuri e convinti di quello che siamo, ovvero “lavoratori liberi”, liberi da schiavitù e sfruttamento, vi invitiamo ad approfondire le realtà come le nostre, che sono tantissime, sparse su tutto il territorio nazionale e cogliendo l'occasione, porgiamo distinti saluti.


LE LAVORATRICI E I LAVORATORI

DELLA COOP ALFA

IN OCCUPAZIONE NEI MAGAZZINI

CORENA SRL - NERVIANO



IL DOPO MIRAFIORI: RAPPRESENTANZA E DEMOCRAZIA, LA PROPOSTA CGIL

Il direttivo approva, senza voti contrari, un documento per la legge sulla rappresentanza sindacale.

Centralità della Rsu, soglia al 5%, verifica di mandato e referendum i punti centrali. Lunedì verra inviato a Cisl e Uil. "L'accordo sia interconfederale"



Con 112 sì, 14 astenuti e nessun voto contrario, il direttivo della Cgil ha varato un documento sulla democrazia e rappresentanza sindacale che intende proporre a Cisl e Uil. Il testo ratificato dal direttivo di oggi (15 gennaio), secondo fonti di Corso d’Italia, sarà oggetto di una lettera che lunedì la segretaria generale, Susanna Camusso, invierà prima alle altre organizzazioni sindacali e poi alla Confindustria.

L'obiettivo è quello di arrivare a un accordo interconfederale che porti a una legge sulla rappresentanza e sull'attuazione dell'erga omnes. Il sindacato vorrebbe avviare il prima possibile una discussione con le altre due confederazioni per affrontare il difficile momento nel rapporto tra le parti sociali.

La Cgil auspica che il testo, approvato dal parlamentino a larghissima maggioranza, si tramuti presto in un accordo che diventi poi documento utile per il Parlamento per una legge sulla rappresentanza. Ecco cosa prevede il documento:

Elemento fondamentale è la centralità data alla Rsu (Rappresentanza sindacale unitaria) che la Cgil chiede di “estendere e diffondere a tutti i settori nelle aziende sopra i 15 addetti in cui si devono eleggere Rsu interaziendali e-o territoriali per le imprese minori". Particolare rilievo assumono, poi, le regole per la verifica del mandato in caso di dissenso su un accordo.

“Ci esercitiamo sulla funzione del mandato e dell'allargamento della coalizione per non lavorare nella logica dell'esclusione, insieme a tema della libertà dei lavoratori di scegliere ed eleggere i loro rappresentanti attraverso la generalizzazione del voto delle Rsu”, prosegue. Rsu che per la Cgil devono esistere in tutte le aziende sopra i 15 dipendenti mentre per quelle al di sotto occorrerà comunque trovare altre forme di aggregazione.

Sono inoltre quattro inoltre i punti qualificanti del documento: la soglia di rappresentanza; il ricorso al voto certificato o al referendum al termine di ogni negoziato che si chiuda unitariamente sulla bozza di accordo vincolante per tutti; una verifica del mandato a chiudere la trattativa attraverso la consultazione dei lavoratori, in caso invece di dissenso; l'ipotesi di un referendum abrogativo ma come 'estrema ratio'.

La soglia di rappresentanza è prevista al 5 per cento per considerare un sindacato rappresentativo a livello nazionale, territoriale ed aziendale, misurata su un mix tra il numero degli iscritti certificati dall'Inps e i voti collezionati nelle Rsu.

Tutti gli accordi siglati al termine di un negoziato che si chiudano unitariamente, e dunque senza contrasti tra sindacati, saranno inoltre sottoposti al voto certificato o al referendum dei lavoratori per il quale occorrerà il 51 per cento dei voti perché sia approvato o bocciato. Un esito finale che sarà vincolante per tutti.

In caso invece sorgessero dissensi tra i sindacati su alcuni punti del negoziato ed il sindacato, o i sindacati, favorevoli all'intesa non raggiungessero un 'quorum' comunque superiore alla maggioranza semplice di rappresentanza, si dovrà avviare una verifica del mandato a chiudere attraverso un voto certificato da parte dei lavoratori o referendum per il quale varra' sempre la maggioranza semplice.

Il referendum abrogativo, infine, è considerato uno strumento da utilizzare come 'estrema ratio'. Lo potranno chiedere anche i lavoratori e chi non siede al tavolo delle trattative, ma attraverso una raccolta di firme. Non potrà essere proposto invece dai sindacati che avessero scelto di sottoporre l'accordo ad una verifica del mandato a chiudere.

15 gennaio 2011

rassegna.it