17 gennaio 2011

L'ACCORDO MIRAFIORI FA GIA' SCUOLA. PER ESEMPIO NELLE FABBRICHE MARCEGAGLIA

L’assunzione prevede alcune clausole in deroga al contratto nazionale.

I neoassunti dovranno lavorare a ciclo continuo, quindi sia di sabato sia di domenica, con 26 ore di straordinario al mese.

Inoltre, agli apprendisti non verranno pagati i premi di risultato e di produzione per un valore di circa 400 euro al mese.

In attesa di capire se la vittoria di stretta misura nel referendum alla Fiat di Torino riporterà il sereno nelle relazioni sindacali e se il gruppo della famiglia Agnelli ora manterrà la sue promesse di investimento e rilancio dell’auto in Italia, si possono già toccare con mano le prime ricadute dell’accordo sottoscritto da Cisl e Uil a Mirafiori.

In altre parole, la firma di accordi che derogano il contratto nazionale, non verrà più visto come un fatto eccezionale, ma rischia di diventare prassi consolidata. E, guarda caso, uno dei primi episodi assinilabili si registra negli stabilimenti Marcegaglia. Il gruppo che fa capo alla presidente di Confindustria vuole assumere a tempo indeterminato 250 apprendisti ora precari per le fabbriche di Gazoldo (Mantova), Casalmaggiore (Cremona), Ravenna e Forlì con una paga mensile di 1.700 euro.

A prima vista, una regolarizzazione con uno stipendio anche di discreto livello. Il fatto è che, secondo la Fiom Lombardia, l’assunzione prevede alcune clausole in deroga al contratto nazionale. Del tipo che neoassunti dovranno lavorare a ciclo continuo, quindi sia di sabato sia di domenica, con 26 ore di straordinario al mese. Inoltre, agli apprendisti non verranno pagati i premi di risultato e di produzione per un valore di circa 400 euro al mese.

Ma casi di questo genere andranno inevitabilmente a crescere. E’ ovvio: perchè quello che vale per Mirafiori e il gruppo Marcegaglia non dovrebbe valere anche per altre fabbriche? E cosa potrà impedire agli imprenditori di chiedere ai sindacati di firmare accordi “locali” se anche il Governo appoggia quanto accaduto alla Fiat? Ma non sarà forse il caso di rivedere, semmai, con il concorso di tutte le forze sociali la materia del lavoro, prima che diventi troppo complicata a colpi di accordi singoli che hanno tutto il sapore di una deregulation che non porterà nulla di buono? Ad esempio, potrebbe accadere che una impresa in cui il sindacato è forte è compatto si rifiuta di firmare accordi in deroga e in quella a fianco – e magari concorrente – dove il sindacato è debole o diviso l’accordo in deroga passa. Ha senso tutto ciò?

15 gennaio 2010

Luca Pagni

La Repubblica


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