23 gennaio 2011

L'ECONOMIA CANNIBALE. LA CRICCA DELLA LOGISTICA

Consorzi e cooperative del facchinaggio che prendono gli appalti dal pubblico, strategie a misura di «padroncini», evasione fiscale, truffe. Cosa si nasconde dietro la privatizzazione della logistica in Veneto. Con l'avallo della politica.


PADOVA. Logistica opaca. Nicchia dell'economia cannibale. Linea d'ombra fra patrimonio pubblico e interesse privato. La Procura della Repubblica e la Guardia di finanza, a Padova, hanno individuato in autunno una vera e propria cricca. Sono finiti in manette e poi agli arresti domiciliari Willi Zampieri, 40 anni, a capo di una rete di consorzi e cooperative del facchinaggio; i consulenti Paolo Sinagra Brisca, 62 anni, e Patrizia Trivellato, 57 anni. Secondo l'accusa, devono rispondere di evasione fiscale pari a una ventina di milioni di euro, ma anche dei reati di truffa e falso.

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Logistica come sinonimo di business formato nord-est all'ombra dell'incuria, dell'omesso controllo, dell'indifferenza. Sono le merci a dettar legge: valgono più del lavoro degli uomini,corrono insieme ai soldi, sono l'humus del vero affarismo. La politica resta, magari, sullo sfondo; tuttavia, è una connessione indispensabile per la "piattaforma" che emulsiona architetture societarie, strategie a misura di "padroncini", complicità a mezza bocca.

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Un ingegnere di provata fede ciellina e un ex autostrasportatore del Polesine sono diventati la coppia indissolubile del comparto logistico. In meno di dieci anni sono passati dalla"cogestione" dei Magazzini generali di Padova (proprietà del Comune al 57%) al ruolo di "spalla" preziosa nell'hub di Parma. Renzo Sartori, 53 anni, è stato assessore nella giunta Zanonato in piena emergenza Tangentopoli, poi al vertice della Compagnia delle Opere Nord Est, ma soprattutto uomo-chiave dei Magazzini prima da presidente (nominato dalla giunta di centrodestra) e poi da direttore generale nell'ultimo lustro. Floriano Pomaro nato a Lendinara (Rovigo) il giorno di Ferragosto del 1964, comincia come autotrasportatore di ortofrutta dal Polesine al Mercato di Padova, poi entra nel giro del facchinaggio fino a trasformarsi nell'eminenza grigia della logistica.

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La coppia crea Log System, società coop a responsabilità limitata. Si rivela un ottimo «imbuto» gestionale. Magazzini stipula i contratti per poi avvalersi della Scarl, cui affida il compito di appaltare il lavoro alle coop di facchinaggio. Di fatto, la partita doppia della gestione: da una parte il vero business; dall'altra l'erosione del patrimonio pubblico, caricato dei costi. E sempre nei Magazzini di Padova, Sartori fa lievitare l'operazione «torre della logistica» con la formula del leasing in costruendo, ovvero il cantiere affidato alle imprese della Compagnia delle Opere, a cominciare da Mattioli. E alla fine, sarà Pomaro a incamerare un paio di piani all'interno della struttura direzionale.

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Fra l'autunno 2006 e l'inizio 2008, il tandem Sartori & Pomaro si specializza nella privatizzazione della logistica a Nord Est. Governano insieme i Magazzini di proprietà comunale, come la giungla delle coop al lavoro "su domanda". Zero verifiche, nessun controllo. Al massimo, le segnalazioni dei sindacati sul dietro le quinte. O la preoccupazione dell'Inps per i versamenti che non combaciano con la contabilità. In Comune, nessuno fiata: il Cda di Magazzini è presieduto da Venanzio Rosina, uomo-simbolo della Cna che gode della totale fiducia del sindaco Flavio Zanonato fin dai tempi del Pci. Nello staff dirigenziale, invece, personaggi e sigle della galassia ciellina.

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Una convergenza che sembra funzionare a meraviglia fra l'anima "rossa" e la lobby di dio. Così il direttore generale Sartori e il suo braccio destro Pomaro si giocano l'asso nella manica. E' la gestione del "contratto provvisorio" nell'affare Bernardi: 26 milioni di capi d'abbigliamento da movimentare, a scadenza settimanale, nella rete distributiva. Un giro stimato intorno ai 6 milioni di euro, che "attraversa" Magazzini senza modificarne sostanzialmente i margini di profitto.Ma a Padova si profila la nascita del polo integrato della logistica che comporta la fine della carta bianca a Magazzini, destinati a venir assorbiti da Interporto (società specializzata in container con un nodo ferroviario riservato). Il "sistema" di Sartori e Pomaro non può più sopravvivere. Meglio emigrare a Parma, dove c'è da entrare in un ghiotto affare: la logistica formato industriale per marchi alimentari di prima grandezza.

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Così il 29 luglio 2008 - davanti al notaio Mario Rossi di Parma - viene costituita Sincro, società consortile a responsabilità limitata. Ha sede legale in via Po 136 A; dal 1 settembre 2009 si dota di un ufficio amministrativo a Padova in Corso Stati Uniti 18/B (quartier generale di decine di altre società). Sincro nasce con obiettivi precisi, elencati nell'atto costitutivo: «Trasporto merci, attività di magazzino e logistica in senso lato, spedizioniere per l'Italia e per l'estero, acquisto e vendita immobili, presentazione di progetti all'Unione europea, allo Stato e alle Regioni per finanziamenti nella formazione, centrali fotovoltaiche, impianti di localizzazione satellitare, energie alternative».
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Il capitale sociale di Sincro (20 mila euro) risulta suddiviso fra La Magica Srl di Parma, coop Primo Taddei, consorzio Tlt di Milano, Consorzio nazionale operatori logistici di Padova e naturalmente Log System Scarl. Il Consiglio di amministrazione è presieduto da Sartori con Giampaolo Calanchi amministratore delegato più Ivano Bernazzoli, Daniela De Donato e Pomaro. Il 28 aprile 2010 l'assemblea dei soci approva il primo vero bilancio di Sincro: utile per 22.004 euro con un costo della produzione che supera i 33,4 milioni. In evidenzia 5,4 milioni di crediti nei confronti dei clienti. I debiti ammontano a 9,6 milioni di cui circa 6 sono indicati nei confronti delle imprese collegate al consorzio e altri 3,5 con i fornitori.

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È Parma il cuore della "nuova logistica" su scala industriale. Ma il metodo non cambia, soprattutto se lo si guarda dalla parte del lavoro. Le regole sono scritte dai grandi marchi che devono rifornire tutt'Italia. La catena della committenza si allunga su misura. I diritti di chi muove muletti, passa la notte sulla piattaforma o stiva il carico dei Tir diventano quasi un optional. Sono i consorzi come Sincro a gestire contratti, orari, straordinari e buste paga.

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La vera intermediazione logistica la fa Number 1, colosso concepito fin dal 1998 dalla Barilla. Parma è un hub con un portafoglio clienti di prima grandezza, l'enorme attività per autotrasporto e facchinaggio. Nel 2008, Number 1 vantava un fatturato di 355 milioni di euro. Nell'aprile 2008, all'hotel Stendhal di Parma c'è il varo in pompa magna di un altro consorzio: Logistic Service Company, che riunisce tre cooperative (Il Colle, La Giovane e Primo Taddei). Fatturato di 54,6 milioni con 1.658 addetti e 28.500 metri quadrati di magazzino. Alla cerimonia sfilano Giovanni Mora, presidente Legacoop Parma; Ivano Bernazzoli, presidente del consorzio Lsc; Stefano Girasole di Confindustria e Andrea Zanlari, presidente della Camera di Commercio.

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È il momento in cui Number 1 moltiplica gli spazi della logistica a Parma: 36 mila metri quadrati in più significano 130 mila totali (di cui 77 mila coperti). Il nuovo polo vanta 94 bocche di carico con 100 mila posti pallet; sul tetto gli immancabili pannelli fotovoltaici. I dipendenti sono 450 più altri 3.500 tra trasportatori e cooperative di facchinaggio.
Number 1 Logistics Group Spa nasce con un capitale di 5 milioni di euro: sede a Parma in via Mantova 166. E' il braccio operativo di Barilla G. e R. Fratelli Spa. Attualmente il CdA è presieduto da Luca Barilla, 50 anni, domiciliato nella sede aziendale. Nell'organigramma, spiccano ben 52 procuratori speciali: dal 30 settembre 2008 nell'elenco compare il nome di Alessia Robusto, 33 anni nata a Ortona (Svizzera) e residente a Tollo, sempre nella Confederazione.

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Operativamente, Number 1 governa un sistema capillare con basi e piattaforme ad Ascoli, Corato (Bari), Villacidro (Cagliari), Marcianise e San Nicola La Strada (Caserta), Cremona, Catania, Foggia, Agrate Brianza (Monza), Paullo, Pieve Emanuele, Tribiano e Settala (Milano), Castiglione delle Stiviere (Mantova), Novara, Melfi (Potenza) Pomezia (Roma), Fontane di Villorba (Treviso) e Zevio (Verona).

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NORDEST Un Laboratorio dell'inchiesta economica e sociale. Per «dare un senso al flusso di informazioni che ci sommerge e ci rende passivi»
«Troppa informazione, non si capisce più nulla. Meglio tornare all'inchiesta»
M.D.C. PADOVA

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«Per un Laboratorio dell'inchiesta economica e sociale»: è la sfida che lanciano Contrade a Venire, Associazione studenti universitari, Carta, la rivista Lo Straniero e Re-Fusi (l'associazione dei giornalisti veneti freelance) in collaborazione con Cgil, Comune, Università e Ordine dei Giornalisti del Veneto. Dal 24 febbraio fino al 6 maggio un corso-seminario dedicato all'auto-informazione per una ventina di "militanti" che a Nord Est ancora si preoccupano di portare a galla notizie, documenti e verità scomode.

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«Riteniamo urgente approntare strumenti utili all'indagine del contesto in cui viviamo. Proprio mentre si affollano e si rendono sempre più accessibili immagini, storie, racconti e notizie, percepiamo un allentarsi progressivo della capacità di comprendere la realtà, di coglierne gli aspetti salienti e di definirne i caratteri. Quello che manca sono cornici che possano dare un senso al flusso incessante di informazioni che ci sommergono e ci rendono sostanzialmente passivi» spiega Gianni Belloni della redazione di CartaEstNord che ha curato l'ideazione organizzativa.

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Il convegno di apertura è fissato nella sala Anziani di palazzo Moroni giovedì 24 febbraio alle ore 16. Con la partecipazione di Goffredo Fofi (direttore della rivista Lo Straniero), Barbara Di Tommaso dello studio Aps di Milano, Luca Pes direttore della scuola di Scienze sociali della Venice International University, Gianfranco Bettin, il filosofo Adone Brandalise e Giuliano Santoro della redazione di Carta. Poi ogni venerdì quattro ore di laboratorio con Stefano Laffi, Alessandro Leogrande, Matteo Melchiorre, Gianfranco Bettin, Andrea Celli, Ernesto Milanesi e Sebastiano Canetta, Devi Sacchetto e Mauro Varotto.

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«Dal nostro punto di vista fare inchieste sociali deve servire per conoscere e contestualmente cambiare, noi stessi e il mondo che ci circonda. La conoscenza è per noi un fattore di cambiamento in primo luogo al servizio dei più deboli, dei senza potere e dei senza parola. Sappiamo che le relazioni sociali ed economiche sono, prima di tutto, relazioni di potere e che le quote di potere non sono distribuite in parti uguali. Parteggiando non facciamo che compensare questa ineguaglianza superando un assurda indifferenziata simpatia con la realtà. Per noi l'inchiesta non corrisponde alla pur necessaria denuncia sociale, ma vuol essere qualcosa di più: processo di conoscenza che nel suo svolgersi già tenta di sovvertire gli equilibri esistenti, puntando gli occhi sulle linee di faglia, sulle contraddizioni, sulle promesse di cambiamento» si legge nella presentazione del Lies di Padova.

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Insomma, la miglior alternativa auto-organizzata ai Master del giornalismo imbalsamato. Protagonisti del laboratorio d'inchiesta padovano saranno soprattutto giovani, studenti e animatori dei comitati locali. «Capiamo che quello che manca sono delle cornici che possano dare un senso al flusso incessante di informazioni che sommergono e ci rendono sostanzialmente passivi. Fare inchiesta è un modo per dare dignità e riconoscibilità ai fatti sociali, alle piccole esperienze come ai grandi fatti globali. Il nostro obiettivo è acquisire conoscenza solide, durature e profonde: tutt'altro del flusso inesausto e indifferenziato di cui si nutre l'attuale sistema politico-mediatico. Crediamo che uno dei tratti fondamentali della crisi contemporanea sia proprio l'incapacità di lettura che porta all'utilizzazione di stereotipi, di facili etichette in grado di chetare contraddizioni, sedare conflitti, azzittire coscienze».

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Info: www.estnord.it, laboratorio.inchiesta@gmail.com

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23 gennaio 2011

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Sebastiano Canetta - Ernesto Milanesi

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Il Manifesto

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