14 gennaio 2011

IL MODELLO MIRAFIORI CONQUISTA CARREFOUR

Piccoli Mirafiori avanzano

Filcams-Cgil assai più conciliante della sorellastra Fiom




Nella vertenza-Fiat il termine-chiave è flessibilità. Nel commercio «già la si sperimenta da anni», ammette Ferruccio Fiorot, segretario nazionale Fisascat, la federazione servizi e commercio della Cisl. Marchionne chiede un maggior utilizzo degli impianti per investire in Italia? In Carrefour gli impianti sono i punti vendita e «nel nuovo accordo integrativo aziendale si premiano proprio gli straordinari domenicali e festivi», dice Paolo Andreani, segretario nazionale Uiltucs, organismo di categoria della Uil.

Meno incline al parallelismo Maria Grazia Gabrielli, Filcams Cgil: «in Carrefour abbiamo ricostruito un contratto integrativo aziendale. In Fiat si chiede persino la deroga al contratto nazionale», dice. Ma «l'atteggiamento che hanno avuto i vertici del gruppo francese nel 2009 (con la disdetta unilaterale dell'integrativo aziendale, ndr.) è lo stesso della Fiat: rompere le relazioni sindacali».

I confederali, ora alla prova di Mirafiori, hanno sperimentato una comunanza d'intenti per la «Fiat del commercio»: Carrefour. La seconda multinazionale al mondo nella grande distribuzione è riuscita laddove il Lingotto ha diviso. Raggiungendo uno schema di accordo – ora sottoposto alla consultazione dei quasi 22mila dipendenti italiani del gruppo – che dovrebbe essere ratificato il prossimo 9 febbraio.

L'ACCORDO – Al netto delle logiche differenze categoriali – industria metalmeccanica la Fiat, leader nei servizi e nel commercio, Carrefour – di core business e di modello organizzativo aziendale, i sindacati hanno accettato il piano proposto dal gruppo francese. Eccone i termini, per traslazione «simili» alle proposte dei vertici torinesi: prestazione oraria domenicale e festiva in straordinario retribuita con il 60% di maggiorazione per il periodo natalizio, bonus forfettari negli altri periodi dell'anno (per un massimo di 400 euro), un meccanismo di salario variabile per i neo-assunti (nel 2010, ndr.) legato alla produttività e con la prospettiva di un consolidamento nella retribuzione fissa nel caso la redditività dell'azienda torni ai livelli pre-crisi. E anche pause pagate (sia con un contratto part-time, sia full-time), come previsto dal precedente contratto integrativo aziendale.

In altri termini maggiore produttività, minore assenteismo – «anche se nel commercio siamo lontani dai livelli di assenteismo tipici della Fiat», precisa Fiorot (Fisascat Cisl) – per un ritorno in busta paga per i dipendenti, al netto della componente variabile, sulla quale Gabrielli (Filcams Cgil), esprime qualche riserva «perché condizionata dai livelli di produttività ante-crisi». L'azienda, dal fronte suo, si è detta disponibile a tornare ad investire in Italia (come auspica Marchionne per la Fiat) e «in un momento di crisi come questo se Carrefour avesse voluto delocalizzare all'estero, ciò avrebbe significato un impoverimento per il tessuto nazionale», dice Andreani (Uiltucs).

Scongiurato il rischio trasferimento «la volontà è quella di realizzare, nel biennio 2011-2012, una forte politica di investimenti proseguendo nella rimodulazione del modello commerciale», dice Francesco Quattrone, direttore risorse umane di Carrefour Italia. Per un'azienda che nel 2008 chiudeva in rosso il proprio bilancio puntare ancora sulla grande distribuzione organizzata in Italia è una scommessa. Condizionata dall'esito della consultazione. Ma i sindacati sembrano uniti e non ci dovrebbero essere sorprese.

Fabio Savelli

14 gennaio 2011

Corriere della Sera.it

Nessun commento: