09 aprile 2011

CONFINDUSTRIA, CISL E UILM TENTANO LA SPALLATA: BASTA RSU ELETTE



«Il sindacato è spaccato, cambiamo i vecchi accordi»



TORINO - La spaccatura è ufficiale, anche tra le Rsu. Ieri, all’assemblea delle Officine Automobilistiche di Grugliasco, c’erano solo i dieci Rsu Fiom. Assenti i tre Fismic, i due Uilm e quello Fim. La Fiom parla di inutile ritiro sull’Aventino: «Hanno preferito l’appartenenza sindacale alla rappresentanza di chi li ha eletti» accusa Giacomo Zulianello. Fim e Uilm replicano: inutile la nostra presenza. E la Fismic carica: «Preferiamo continuare la raccolta di firme per il sì da presentare a Fiat». La rottura non ha impedito alle Rsu Fiom di dettare comunque la linea (il numero legale c’è), invitando i sindaci di Torino e Grugliasco e il presidente della Regione a intervenire per sbloccare la trattativa con Fiat, ma è chiaro a tutti che in questo clima non si va da nessuna parte.

L’impasse ha risvegliato i temi aperti dall’accordo Mirafiori e ormai il caso delle carrozzerie di Grugliasco ha una valenza politica che supera gli aspetti locali o quelli lavorativi dei 1100 dipendenti. Ieri, da fronti diversi e con soluzioni differenti, Confindustria, Cisl e Uilm hanno attaccato frontalmente l’accordo del ’93 che regola la rappresentanza sindacale all’interno delle fabbriche.

Giuseppe Gherzi, direttore dell’Unione Industriale di Torino, ieri ospite al convegno «La nuova rappresentanza» organizzato dalla Cisl, ha detto in modo chiaro che quegli accordi vanno rimodellati: «In passato avevamo sempre avuto un interlocutore unitario, oggi non è più così e noi dobbiamo conoscere il potere di rappresentanza di chi ci sta di fronte al tavolo e se, una volta siglato un accordo, sarà in grado di rispettarlo».

Già l’accordo di Mirafiori aveva incrinato il patto del ‘93 non prevedendo la presenza in fabbrica di Rsu elette dai lavoratori, ma di Rsa nominati dai sindacati (e solo di quelli firmatari). I sindacati del fronte del sì avevano acconsentito parlando di situazione eccezionale per ottenere l’investimento per Mirafiori, ma ieri Giorgio Santini, segretario regionale aggiunto della Cisl, ha rotto il tabù. D’accordo con Gherzi, Santini reputa gli accordi del ’93 figli di un’altra epoca. «È necessario trovare un nuovo accordo che preveda la certificazione della rappresentanza e la certezza che, una volta firmato l’accordo da parte della maggioranza, tutte le sigle lo rispettino». Anche dalla Uilm è arrivata la proposta di rimettere in discussione la rappresentanza: «Bisogna adottare un sistema proporzionale puro».

La Fiom è cosciente che quegli accordi hanno perso vigore. «Ma attenzione alle fughe in avanti - avverte il segretario torinese Federico Bellono - Senza un’alternativa, è il Far West. La soluzione ottimale sarebbe una legge». E il segretario nazionale Giorgio Airaudo aggiunge: «Per noi sono necessari due punti: primo, che i lavoratori possano eleggere i propri rappresentanti, non copiamo la politica che impone candidati attraverso le segreterie dei partiti; secondo, che possano votare i documenti, devono avere voce se i sindacalisti si mettono d’accordo con l’azienda. E non sarebbe la prima volta».


8 aprile 2011

Raphaël Zanotti

LA STAMPA.it

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