05 dicembre 2013

IL TRISTE ADDIO DI UNICOOP FIRENZE

Unicoop Firenze esce da Mps dopo un decennio con un bilancio disastroso e una duplice sconfitta. Non solo non e' riuscita nella finalità dell'investimento strategico, quella di contribuire a vincolare la banca senese al territorio, ma porta inoltre a casa perdite sul titolo nell'ordine dell'80%. Queste ammontano a 400 milioni su circa 500 di investimento complessivo



Il Monte parla sempre meno toscano e per Unicoop Firenze la scelta di essere uno dei grandi azionisti del gruppo senese non è più strategica. Questo spiega il progressivo disimpegno del gigante cooperativo della grande distribuzione alimentare, che ha ridotto dal 2,7 all'1,7% la partecipazione in Banca Mps. E che ora si prepara a non aderire all'aumento di capitale da 3 miliardi varato dal cda di Rocca Salimbeni.

Il cambio di rotta era nell'aria da tempo, almeno dallo scorso dicembre quando Turiddo Campaini, leader storico di Unicoop Firenze, lasciò improvvisamente la carica di vice presidente del Monte, dove a indirizzare le scelte erano arrivati da alcuni mesi il presidente Alessandro Profumo e l'ad Fabrizio Viola. Nell'ultimo anno il disimpegno di Unicoop ha registrato un'accelerazione: in ottobre Campaini ha lasciato anche il cda e l'ultima rilevazione Consob ha evidenziato la sensibile limatura al pacchetto azionario, che la cooperativa fiorentina dopo sostanziose svalutazioni ha in portafoglio a un valore medio di 0,30 euro per azione.

La scelta di entrare nel capitale del Monte, all'inizio del decennio scorso, quando a Rocca Salimbeni brillava la stella di Giuseppe Mussari, fu annunciata dallo stesso Campaini come la volontà di contribuire a rafforzare il legame territoriale della banca con la Toscana, nella prospettiva di realizzare anche servizi condivisi alla clientela di Unicoop. Fu un'operazione di sistema su base regionale.

La cronaca, non solo quella giudiziaria, ha dato torto a Campaini. E Unicoop Firenze, che dentro Rocca Salimbeni ha investito circa 500 milioni (direttamente e attraverso i due aumenti di capitale del 2008 e 2011), ormai ne ha persi più di 400: un bagno di sangue anche per un gruppo che fattura 2,5 miliardi, ha 100 negozi, 8mila dipendenti e più di un milione di soci.

Campaini, che presiede il consiglio di sorveglianza di Unicoop, ha sempre difeso con forza il valore strategico di quella scelta. Ma da un anno a questa parte, evidentemente, ha capito che il vento è cambiato. Proprio l'uscita di scena del 73enne leader del mondo cooperativo toscano, e il progressivo disimpegno di Unicoop Firenze dall'azionariato di Rocca Salimbeni, sono il segnale che la connotazione territoriale della banca più antica del mondo sta scolorendo. Almeno per quanto riguarda gli equilibri di controllo. Un'epoca è finita. Ma la nuova stagione deve ancora iniziare.



4 dicembre 2013

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