A rischio un migliaio di posti di lavoro
Unicoop: «Un ramo secco»
La ritirata di Unicoop Tirreno dalla Campania è una cronaca di una fine annunciata. La storia che comincia qualche hanno fa, è stata gestita da Unicoop Tirreno in modo pessimo, con contenziosi con i dipendenti e danni alla propria immagine notevoli. Vano il coinvolgimento di Unicoop Firenze con l'iniziativa del Distretto Tirrenico che doveva investire in Campania e che è stato abbandonato. Ora tocca all'Ipercoop di Afragola.
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Ipercoop addio. Entro l’anno la cessione dell’ipermercato di Afragola. Un ramo secco, o come dichiarano quelli delle relazioni esterne della sede Unicoop Tirreno (il responsabile è la nostra vecchia conoscenza Paolo Bertini - nota blog) di Livorno, «un grosso problema» su cui bisogna riflettere e trovare una soluzione: la vendita, appunto.
Diecimila metri quadrati, che con tutti i servizi annessi e aree di parcheggio vale almeno 180 milioni di euro. Un’altra doccia fredda per il moribondo mercato del lavoro campano, e un futuro davvero nero per gli oltre trecento lavoratori di quello che sembrava il fiore all’occhiello della catena Unicoop Tirreno. Inaugurato dodici anni fa in una zona di Afragola che era solo campagna strappata alle mani della camorra, il megastore aveva fatto da attrattore e volano di sviluppo, richiamando intorno al supermercato altre dieci catene commerciali, un cinema, la libreria Feltrinelli, e una galassia di negozi, che davano e danno ancora lavoro ad altre mille e più persone.
Ora l’ammiraglia del gruppo perde qualcosa come un paio di milioni di euro all’anno, nonostante i due milioni di «calpestii» (termine utilizzato per contare quante persone entrano nel negozio), e il milione tondo di chi invece arriva alle casse. La decisione, non ancora ufficiale, ma da tempo nell’aria ha fatto scattare le prime proteste dei dipendenti. Dieci giorni di agitazione, con la giornata di sabato che ha visto alle casse i capireparto del negozio, per sostituire le cassiere che hanno partecipato a una infuocata assemblea.
«Non riusciamo a comprendere come mai la struttura viene messa in vendita, quando i dati parlano di un contenimento delle perdite», dice Francesca Ragusa, responsabile Rsa Uiltucs: «La direzione dell’azienda è impegnata nello sviluppo di altri punti vendita, e allora la decisione di vendere il megastore di Afragola ci lascia davvero meravigliati». E mentre i sindacati affilano le armi e indicano nella costituzione di un tavolo regionale la ricerca di soluzioni che garantiscano gli attuali livelli occupazionali e una nuova politica per gli ipercentri commerciali, nella cittadella di «Le Porte di Napoli» sale la tensione.
«Questa realtà - dice il titolare di uno degli ottanta negozi della galleria - non è circoscritta al solo commercio. Sotto le luci al neon, nel corso di questi anni si è sviluppata e consolidata una nuova forma di socialità, che all’esterno non avrebbe avuto motivi di essere. Basta venire di pomeriggio per vedere quanti ragazzi si incontrano e trascorrono il tempo libero in un posto dal clima controllato e soprattutto nella massima sicurezza. Quanti di questi avrebbero messo piede in una libreria, se restavano per strada? E quanti avrebbero preso parte a una manifestazione culturale? Ora la ventilata cessione di Ipercoop non solo avrà delle ricadute per l'occupazione, ma creerà un buco culturale e un momento di disgregazione sociale dai risvolti negativi tutti da definire».
Nella cittadella degli ipermercati c'è davvero molta preoccupazione. Gli imprenditori che hanno creduto in questo progetto commerciale temono che con la vendita dell’ipermercato Ipercoop si verifichi una sorta di effetto domino con la chiusura progressiva e inesorabile di tutte le attività che vivono di luce (e reddito) riflessa su quei due milioni di «calpestii». Piedi, e soprattutto portafogli, che andranno da qualche altra parte.
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Afragola. Una storia commerciale iniziata a Piombino circa settanta anni fa nel segno della solidarietà e del non profit. Allora si chiamava Cooperativa di Consumo «La Proletaria», nata fra operai, impiegati ed artigiani. Dopo più di mezzo secolo quella cooperativa proletaria, oggi conta più di ottocentomila soci, seimila e trecento dipendenti, distribuiti in Toscana, Lazio, Umbria e Campania.
«La Proletaria» che oggi si chiama Unicoop Tirreno conta 111 punti vendita, con 36 supermercati, 66 piccoli supermercati e 9 ipermercati, tra i quali quello di Afragola, secondo per estensione solo a quello di Livorno sede della casa madre. Numeri, come dice Paolo Bertini, responsabile delle relazione esterne di Unicoop Tirreno, che collocano la cooperativa, tra i giganti della distribuzione alimentare. Tanti numeri importanti, eppure l’ipermercato di Afragola rischia la cessione.
Perché? «L’ipermercato di Afragola, nell’attuale condizione di mercato, rappresenta un problema». Vuole dire che l’ammiraglia del gruppo è diventata all’improvviso un ramo secco? «No! La realtà è che Afragola e Benevento da qualche anno sono diventati punti critici nell’asset del gruppo». Ipercoop Tirreno, vuole abbandonare la Campania? «No. Abbiamo investito a Napoli, con l’apertura del super store in zona Arenaccia (insieme ad Unicoop Firenze - Nota blog). Solo che per Afragola dobbiamo discutere». Nello specifico? «L’ipotesi è quella della cessione dell’ipermercato di Afragola».
Perché? «La risposta è complessa. A fronte della crisi dei consumi, i cui effetti si sono fatti sentire anche nel nostro gruppo che notoriamente adotta una politica del contenimento dei prezzi. Dopo l’era dell’ipermercato, dove il cliente era abituato a trovare di tutto, dall’alimentare alla batteria dell’auto, ora per restare competitivi bisogna puntare sulla forma del super store. È la nuova strategia. Negozi di tremila metri quadrati, aperti nel centro della città, con il settore alimentare al novanta per cento del movimento. Ne abbiamo aperto uno a Napoli, in zona Arenaccia. Negozi che superano questa superficie, per i tempi che corrono, lavorano in perdita già dal primo giorno».
E il futuro lavorativo dei trecento dipendenti ? «È una questione delicata e forse dolorosa». Dolorosa quanto? «Qualcuno dei dipendenti di Afragola è stato già dirottato in via Arenaccia. Per gli altri bisogna discutere». I sindacati invocano un tavolo regionale. «Potrebbe servire. In situazioni come queste dal confronto a più voci e dalla discussione potrebbero scaturire anche altre soluzioni». Nessuna possibilità di ripensamento sulla decisione di cedere l’ipermercato di Afragola? «Al momento, sembra essere questa l’unica soluzione»
7 marzo 2011
6 commenti:
ma perché sono terreni strappati alla camorra??? non è vero anzi voi avete strappato terreni agricoli fertili per una accozzaglia di prefabbricati!!!!povero baffone.
Senza entrare nel merito del commento dell'anonimo del 14 marzo ore 15.37, facciamo notare che l'affermazione, giusta o sbagliata che sia, è del giornalista che ha firmato l'articolo del Mattino, da noi SOLO riportato.
non volevo fare polemica sono molto solidale con voi,quei terreni li conosco fin da piccola ed erano coltivati da persone oneste,chiedo perdono per la mia ignoranza ma secondo il mi parere siete stati solo usati,hanno preso i contributi per assumere ecc ecc e poi con la scusa della crisi vanno via non è la prima volta che succede mi dispiace tantissimo ma avete conosciuto la vera camorra .
Pur perdonando la tua ignoranza, sforzati di capire che noi non abbiamo nulla a che fare con Unicoop Tirreno e tantomeno con le loro decisioni. Questo è un blog di dipendenti di Unicoop Firenze che riporta solo notizie pubblicate, come nel caso di specie, da giornali.
se avete articoli di giornale,documentazione e materiale, su ipercoop afragola qst è la mia mail: mariacisotti@virgilio.it
Falsità solo falsità.E' vero dalle nostre parti la criminalità la fa da padrona ma è assoltamente falso che la coop ha avuto il coraggio di investire dalle nostre parti.Semmai la coop ha saputo appropriarsi dei fondi messi a disposizione dello stato per poi andarsene quando a loro dire non si guadagava piu'.Falsità solo falsità la nostra zona è molto ricca e sono sicuro che chiunque verrà in questa nostra realtà si renderà conto che c'è molta ricchezza.L'ipercoop lascia perchè punta sui megastore ed appositamente ha mandato a sfascio l'ipermercato per poter dire che non c'era piu' la convenienza a stare ad Afragola.I comunisti si pentiranno di aver lasciato una realtà così ricca ed inespansione(vedi il cantiere alta velocità con futuri annessi alberghi e ristoranti)
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