04 febbraio 2012

I MOLTI LATI OSCURI DELL'AFFARE FONSAI










Il "salvataggio" diLigresti e delle sue banche creditrici si arricchisce ogni giorno di un nuovo, sconcertante capitolo


1. Premafin ha debiti per 320 milioni e come unica attività, azioni Fonsai, per circa 135 milioni. I creditori di qualsiasi imprenditore in una situazione simile avrebbero già chiesto una procedura fallimentare per escutere l'attivo (o convertire il debito in azioni) e metterlo all'asta al miglior offerente. Qui no. Sorge il dubbio che la legge fallimentare non si applichi ai grandi debitori con cariche e/o partecipazioni in una grande banca, che trova sempre una soluzione per evitare guai con le Procure: come Ligresti, Zaleski o Zunino; ma non Burani o Tonino Pema (Ittierre), per citare casi recenti.

2. Cambia la forma dell'operazione, ma Unipol paga sempre un forte premio di controllo per Fonsai: 400 milioni per l'aumento di capitale riservato di Premafin, col quale finanzierà il futuro aumento di Fonsai, per non diluirsi; e si accolla 320 milioni di debiti. Totale: 720 milioni per il 35% di Fonsai dopo il suo previsto aumento di capitale, che porterà il valore di mercato dell'assicurazione a circa 1,4 miliardi. Tra esborso e assunzione di debiti, Unipol paga dunque un premio del 47% per assicurarsi il 35% della nuova Fonsai. Ma lo paga alle banche creditrici, non al mercato.

3. Con la stessa cifra, Unipol potevalanciare un'Opa su Fonsai e finanziare la sua quota parte di aumento. E avrebbe potuto risparmiare se avesse richiesto al maggior creditore, Mediobanca, come solitamente accade, di partecipare al salvataggio, ristrutturando il debito, e convertendolo parzialmente in azioni. Così, avrebbe pagato il premio al mercato, non alla banche.

4. Poi ci sarà la fusione Premafin-Fonsai-Unipol. I concambi li deciderà di fatto l'unico azionista che è in maggioranza in tutte le assemblee. A vantaggio di chi? Di concambio deciso in Borsa con offerte pubbliche di scambio, neanche parlarne.

5. Il Governo vuole le liberalizzazioni. Ma qui si crea un gruppo con una posizione dominante: quasi 40% del mercato RCAuto. Bel modo di promuovere la concorrenza.

6. L'Isvap rivendica di aver chiesto l'aumento Fonsai nel marzo 2011. Ma Fonsai è in crisi dal 2008, come da tre anni indicato in questa rubrica (14/3/2009 e 29/5/2010): "Il risanamento imporrebbe un aumento di capitale per mettere in sicurezza la struttura finanziaria".

7. Fonsai ha annunciato perdite per circaun miliardo a fine anno, e nuovo mega aumento di capitale, a solo sei mesi dal precedente, da 490 milioni. Nella cui Nota Informativa si dichiarava un aumento del Solvency ratio al 120% per fine 2011. Il peggioramento non può essere solo colpa dei titoli di Stato. Informazioni fuorvianti a giugno, o eccesso di prudenza nel calcolare gli attuali accantonamenti (visto che lo stato di crisi esenta dall'Opa)?

8. A capo del nuovo colosso assicurativo andrà Carlo Cimbri, appena condannato in primo grado (a 3 anni e 7 mesi) per il caso Unipol/Bnl, insieme a Caltagirone, vice presidente di Generali. Evidentemente, nel mondo delle assicurazioni le condanne fanno bene alla carriera. E se risultasse vero che il presidente della Consob ha "discusso privatamente" con banchieri e vertici Unipol su come strutturare l'operazione per evitare l'Opa, prima che questa fosse portata ufficialmente allattenzione della Commissione, o resa nota al mercato, le somiglianze con il ruolo di Fazio nel caso Bnl sarebbero imbarazzanti.

9. Ligresti controllava Fonsai attraverso Premafin e Starlife; le cooperative la controlleranno attraverso Finsoe e Ugf. Cambia il controllo, non la governance.

10. Secondo Mucchetti (Corriere, 22/1/2012) si sarebbe evitata "una piccola Lehman: trionfo del mercato, disastro per tutti". Ridicolo. Con un salvataggio di mercato le banche ci avrebbero rimesso circa il 40% dei crediti: perdite che il loro patrimonio poteva assorbire agevolmente. Invece, non pagano per l'errore di aver sostenuto così a lungo un gruppo così mal gestito. E tengono immobilizzati ingenti prestiti che assorbono capitale, sottraendolo così al sostegno delle imprese produttive. Senza contare gli eventuali nuovi crediti alle cooperative per finanziare l'operazione: quale sia la loro posizione finanziaria, infatti, non si sa.

11. Il Governo tace. Forse pensa ci possa essere sviluppo s enza un mercato dei capitali, non dico efficiente, ma al meno meno vergognoso di questo.



4 Febbraio 2012

Alessandro Penati

La Repubblica


1 commento:

Anonimo ha detto...

CHIARO, LINEARE, NON FA UNA PIEGA.
ANCHE PER UNO COME ME CHE MASTICA POCO DI FINANZA.
BRUTTO AFFARE, ROBA GIA' VISTA. CHE TUTTO CAMBI PERCHE' TUTTO RIMANGA UGUALE.
IL GATTOPARDO.