Il racconto della parte civile
Il tribunale di Terni conferma quanto deciso dal giudice di pace di Terni, e il presidente della Coop centro Italia Giorgio Raggi dovrà ora vedersela in sede civile con Fabrizio Toccaceli, ex assistente Category Liquidi della Coop centro Italia.
L'accusa, come ormai noto, è quella di diffamazione, avendo Raggi annunciato - nel corso di un seminario svoltosi a Terni il 26 ottobre del 2005 - la rimozione di due impiegati direttivi, citandone le mansioni e aggiungendo che la decisione derivava dal fatto che i dipendenti in questione erano stati rimossi dalle mansioni già affidategli per "valutata incapacità a ricoprire il ruolo".
Particolare non da poco, ciascuno degli incarichi era affidato ad una sola persona in tutta l'area, il che ha di fatto identificato i soggetti in questione davanti ad una platea di circa 130 fra colleghi, consiglio di amministrazione e addetti ai lavori e non, tra i quali fotografi e psicologi. Altro particolare non da poco, anzi più che determinante, è il fatto che a Toccaceli non fosse ancora stato comunicato nulla della decisione presa dalla Coop. Anzi, Toccaceli era stato messo in ferie proprio il giorno prima del seminario, avendo ancora quasi 50 giorni da recuperare.
Al suo ritorno, l'impiegato direttivo era stato convocato dall'amministratore delegato alle Risorse Umane "Mi consegnò una lettera di contestazione di addebiti - racconta a Spoletonline Toccaceli - per asseriti fatti risalenti anche a due anni prima. Nella lettera mi si concedevano cinque giorni di tempo per rispondere. Io dissi che ero tranquillo, e che avrei potuto chiarire ogni cosa se mi fosse stato dato accesso agli atti risalenti all'epoca dei fatti contestati, documenti che io stesso avevo redatto e relativi a rinnovi di contratti di forniture e altro ancora. Mi è stato negato".
Senza gli atti alla mano, Toccaceli aveva risposto alla lettera di contestazione in maniera parziale, mettendo per iscritto che, in merito ai chiarimenti mancanti, avrebbe potuto essere più preciso una volta consultati i propri atti. "Il 23 dicembre 2005 - racconta ancora l'ex dipendente Coop - l'amministratore delegato alle Risorse Umane mi ha nuovamente convocato per dirmi che le mie risposte non erano sufficienti, proponendomi una buona uscita. Io ho rifiutato, perché avevo ed ho la coscienza a posto. A quel punto mi venne proposto di riflettere ".
Sette giorni più tardi, il 30 dicembre, in un nuovo incontro con l'amministratore delegato alle Risorse Umane, Toccaceli ribadisce la bontà del proprio operato e la possibilità di dimostrarlo con i documenti alla mano. Tuttavia, probabilmente, la Coop ha già deciso: tant'è che gli offrono altri quattro giorni per valutare la buona uscita dopodiché, il 4 gennaio del 2006, gli arriva a casa la lettera di licenziamento per giusta causa.
Vedovo con tre figli di 18, 17 e 3 anni, Toccaceli si rimbocca le maniche e si rimette in cerca di lavoro. Si apre così un periodo difficile sotto il punto di vista psicologico e non, e certamente l'allontanamento forzato dalla Coop e le esternazioni del presidente in quel seminario, alla presenza anche di soggetti esterni all'azienda, non lo mette in buona luce con le altre catene della Grande Distribuzione e con società a loro correlate. Nel frattempo, visto che la sua coscienza è pulita, Toccaceli decide di far causa a Giorgio Raggi e alla Coop, per la diffamazione e l'ingiusto licenziamento.
"Mi sono appoggiato ad uno studio legale di Firenze per la vertenza lavorativa - racconta ancora - e l'avvocato Cristina Pieri del Foro di Firenze si è occupata del procedimento penale scaturito dalla denuncia-querela per diffamazione nei confronti del presidente della Coop Centro Italia, per quelle dichiarazioni rese durante il seminario di Terni".
Proprio a Terni si è svolto il processo penale, davanti al giudice di pace Germondani il quale, al termine di una lunga istruttoria durata quasi tre anni, ha condannato - marzo 2009 - Giorgio Raggi a 800 euro di ammenda e 5mila euro di provvisionale sul risarcimento, da definirsi in sede civile.
Il presidente della Coop centro Italia ha proposto appello presso il tribunale di Terni, che il 15 ottobre scorso gliel'ha rigettato integralmente malgrado le arringhe di due "pezzi da 90" del diritto italiano, gli avvocati e professori universitari Pacilio (Bologna) e Centofanti (Perugia), quest'ultimo subentrato a seguito di un mandato aggiunto in appello accanto al primo legale. Ciò nonostante anche il giudice di secondo grado Santoloci ha confermato la sentenza di condanna contro il presidente di Coop centro Italia, accogliendo in pieno le richieste della parte civile Toccaceli, sempre difeso dall'avvocato Cristina Pieri.
A questo punto la sentenza è esecutiva: pertanto, il processo civile può essere istruito. Di concretizzare la richiesta di risarcimento in sede civile, sia dal punto di vista patrimoniale che morale, se ne occuperà l'avvocato Fabrizio Gentili del Foro di Spoleto.
Nel frattempo prosegue a Perugia la causa di lavoro, che andrà a sentenza il 5 maggio 2011.
L'accusa, come ormai noto, è quella di diffamazione, avendo Raggi annunciato - nel corso di un seminario svoltosi a Terni il 26 ottobre del 2005 - la rimozione di due impiegati direttivi, citandone le mansioni e aggiungendo che la decisione derivava dal fatto che i dipendenti in questione erano stati rimossi dalle mansioni già affidategli per "valutata incapacità a ricoprire il ruolo".
Particolare non da poco, ciascuno degli incarichi era affidato ad una sola persona in tutta l'area, il che ha di fatto identificato i soggetti in questione davanti ad una platea di circa 130 fra colleghi, consiglio di amministrazione e addetti ai lavori e non, tra i quali fotografi e psicologi. Altro particolare non da poco, anzi più che determinante, è il fatto che a Toccaceli non fosse ancora stato comunicato nulla della decisione presa dalla Coop. Anzi, Toccaceli era stato messo in ferie proprio il giorno prima del seminario, avendo ancora quasi 50 giorni da recuperare.
Al suo ritorno, l'impiegato direttivo era stato convocato dall'amministratore delegato alle Risorse Umane "Mi consegnò una lettera di contestazione di addebiti - racconta a Spoletonline Toccaceli - per asseriti fatti risalenti anche a due anni prima. Nella lettera mi si concedevano cinque giorni di tempo per rispondere. Io dissi che ero tranquillo, e che avrei potuto chiarire ogni cosa se mi fosse stato dato accesso agli atti risalenti all'epoca dei fatti contestati, documenti che io stesso avevo redatto e relativi a rinnovi di contratti di forniture e altro ancora. Mi è stato negato".
Senza gli atti alla mano, Toccaceli aveva risposto alla lettera di contestazione in maniera parziale, mettendo per iscritto che, in merito ai chiarimenti mancanti, avrebbe potuto essere più preciso una volta consultati i propri atti. "Il 23 dicembre 2005 - racconta ancora l'ex dipendente Coop - l'amministratore delegato alle Risorse Umane mi ha nuovamente convocato per dirmi che le mie risposte non erano sufficienti, proponendomi una buona uscita. Io ho rifiutato, perché avevo ed ho la coscienza a posto. A quel punto mi venne proposto di riflettere ".
Sette giorni più tardi, il 30 dicembre, in un nuovo incontro con l'amministratore delegato alle Risorse Umane, Toccaceli ribadisce la bontà del proprio operato e la possibilità di dimostrarlo con i documenti alla mano. Tuttavia, probabilmente, la Coop ha già deciso: tant'è che gli offrono altri quattro giorni per valutare la buona uscita dopodiché, il 4 gennaio del 2006, gli arriva a casa la lettera di licenziamento per giusta causa.
Vedovo con tre figli di 18, 17 e 3 anni, Toccaceli si rimbocca le maniche e si rimette in cerca di lavoro. Si apre così un periodo difficile sotto il punto di vista psicologico e non, e certamente l'allontanamento forzato dalla Coop e le esternazioni del presidente in quel seminario, alla presenza anche di soggetti esterni all'azienda, non lo mette in buona luce con le altre catene della Grande Distribuzione e con società a loro correlate. Nel frattempo, visto che la sua coscienza è pulita, Toccaceli decide di far causa a Giorgio Raggi e alla Coop, per la diffamazione e l'ingiusto licenziamento.
"Mi sono appoggiato ad uno studio legale di Firenze per la vertenza lavorativa - racconta ancora - e l'avvocato Cristina Pieri del Foro di Firenze si è occupata del procedimento penale scaturito dalla denuncia-querela per diffamazione nei confronti del presidente della Coop Centro Italia, per quelle dichiarazioni rese durante il seminario di Terni".
Proprio a Terni si è svolto il processo penale, davanti al giudice di pace Germondani il quale, al termine di una lunga istruttoria durata quasi tre anni, ha condannato - marzo 2009 - Giorgio Raggi a 800 euro di ammenda e 5mila euro di provvisionale sul risarcimento, da definirsi in sede civile.
Il presidente della Coop centro Italia ha proposto appello presso il tribunale di Terni, che il 15 ottobre scorso gliel'ha rigettato integralmente malgrado le arringhe di due "pezzi da 90" del diritto italiano, gli avvocati e professori universitari Pacilio (Bologna) e Centofanti (Perugia), quest'ultimo subentrato a seguito di un mandato aggiunto in appello accanto al primo legale. Ciò nonostante anche il giudice di secondo grado Santoloci ha confermato la sentenza di condanna contro il presidente di Coop centro Italia, accogliendo in pieno le richieste della parte civile Toccaceli, sempre difeso dall'avvocato Cristina Pieri.
A questo punto la sentenza è esecutiva: pertanto, il processo civile può essere istruito. Di concretizzare la richiesta di risarcimento in sede civile, sia dal punto di vista patrimoniale che morale, se ne occuperà l'avvocato Fabrizio Gentili del Foro di Spoleto.
Nel frattempo prosegue a Perugia la causa di lavoro, che andrà a sentenza il 5 maggio 2011.
27 ottobre 2010
Daniele Ubaldi
Spoleto Online
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4 commenti:
Finalmente qualcuno ne parla!!! Le deve pagare tutte questo qui. Deve uscire nero di vergogna, non rosso!!
C'E'DA CHIEDERSI I 2 PEZZI DA 90 COME SE LI E' PAGATI IL NOSTRO CARO gIORGIO, VISTO CHE AVREBBE IN PRECEDENZA SOSTENUTO CHE TALE CIFRA GLI RECAVA UN DANNO PATRIMONIALE E CHE NON ERA IN GRADO DI SOSTENERLA.... FORSE CON I SOLDI DELLA COOP? E' POSSIBILE CHE UNO CHE SI PRENDE 140 MILA DI STIPENDIO (A DIR POCO) SI DIMOSTRI COSì SQUATTRINATO DOPO AVER ROVINATO LA VITA DI UN ONESTO LAVORATORE, PROVOCANDOGLI UN DANNO BIOLOGICO IRREPARABILE E IRRIPAGABILE? ANDREMO IN FONDO A TUTTO E LUI PAGHERA' TUTTO E PER TUTTO CIO' CHE DI SBAGLIATO HA FATTO!
Giorgino Raggi deve pagare per tutto...purtroppo i due Avvocatoni della Coop questa volta non hanno potuto niente contro il diritto, e un grande legale come Cristina Pieri..
Ora deve pagare tutto...
Dalla parte dei lavoratori, sempre contro i padroni...
Detto fra noi... Centofanti ha trovato l'America con la Coop... La Coop non può dire lo stesso di lui.... Sarà anche un pezzo da novanta però per ora le cause contro i dipendenti demansionati le ha perse TUTTE!!! Ah! Ah! Il nostro "azzeccagarbugli"...Comunque Coop ha stanziato nell'ultimo bilancio ben 7 milioni di euro per fronteggiare contenziosi con personale, fornitori, facilitare uscite e prepensionamenti (solita politica scellerata di chi non è capace di gestire una azienda di tale portata..). Dai ragazzi,fate causa che la Coop paga per i suoi errori!! Tanto i soldi son dei soci!! Che volponi che sono eh? Si sono murati dentro un castello d'oro questi qui, ma dobbiamo buttarli fuori!! Vergogna su di voi!
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