Dopo la probabile fusione del distretto Nord-Ovest si fanno naturali proiezioni sulle altre realtà Coop dell grande distribuzione
Il mondo delle Coop, nell’immaginario di alcuni, è un mondo dove regna l’opulenza, dove il vantaggio fiscale è tale da riparare a qualsiasi errore manageriale, il vantaggio competitivo ottenibile dal citato risparmio sarebbe tale da non creare nessun problema a livello finanziario, semmai il suo problema è spendere.
Se fosse così non si capirebbe ciò che sta succedendo in questo periodo.
Anni fa il mondo Coop era suddiviso in nove grandi Cooperative che si univano il termini di acquisti presso la Centrale Coop Italia ma negli assortimenti erano completamente autonome. I processi di razionalizzazione ed unificazione delle strategie di vendita, rese necessarie per rispondere all’ingresso ed alla espansione dei colossi francesi oltre all’evoluzione degli Ipercoop, portarono agli inizi degli anni 2000 alla creazione dei Distretti e ad un conseguente processo di unificazione delle politiche di vendita.
E’ pur vero che all’interno di ogni Distretto c’è sempre stato chi ha mal digerito l’appartenenza ad una comune strategia, anzi c’è stato chi, negli ultimi anni, ha proprio deciso di diversificare all’interno del Distretto le proprie politiche di vendita, però il concetto di unificazione in Distretti, seppur con qualche naturale intoppo, stava funzionando. Sicuramente l’evoluzione di Coop sino alla definitiva concezione di Gruppo GD ha prodotto brillanti risultati, superando i famosi e pericolosi localismi. I problemi di vendita del canale Ipermercati (che ha coinvolto tutti, prima ancora che Ipercoop, si pensi a Carrefour) di questi ultimi anni hanno portato il mondo cooperativo a rispondere al mercato in termini organizzativi, attraverso la centralizzazione nazionale degli assortimenti, quindi attraverso un processo di omogeneizzazione che rendesse più semplice il controllo della complessa macchina di vendita che è in atto in questi tempi.
Delle difficoltà del format, si è detto più volte, si sapeva, ma delle difficoltà delle Coop in termini di bilancio si sta scoprendo in questi ultimi mesi.
Sono sempre più insistenti le voci di un processo di definitiva unificazione delle tre cooperative del Nord Ovest (oramai ex Distretto Nord Ovest?) che per risolvere problemi di costi hanno deciso di unificarsi. Pare infatti che i bilanci di Novacoop e di Coop Lombardia abbiano i margini di positività ridotti al lumicino, la stessa Coop Liguria “arranca” come abbiamo fatto notare ultimamente.
Anche nel Distretto Tirrenico le voci di fusione tra Unicoop Tirreno e Unicoop Firenze hanno quasi il senso dell’ufficialità. Rimarrebbe fuori dal Super gruppo solo la Coop Centro Italia ( per completare anche qui il passaggio da Distretto ad unica Cooperativa) la quale nella pubblicazione del bilancio 2009 ha scritto: “L’anno più difficile” dove si nota un utile netto intorno all’1% del fatturato delle vendite ( 6,3 milioni di euro di utile netto su un fatturato 2009 di 631 milioni di euro). Purtroppo quello di Coop Centro Italia non è un bilancio pubblicato in tutte le sue voci e quindi è impossibile trarre conclusioni.
In ogni caso il fatto delle serie difficoltà economiche in cui versano alcune cooperative smentisce l’affermazione di partenza che può avere “l’uomo della strada”; anche la Coop, come tutti, talvolta più di altri, deve fare i conti con gli aspetti delle difficoltà di bilancio.
Di sicuro, come tutti, anche Coop deve combattere contro le diminuzioni delle battute di scontrino, insomma contro la diminuita capacità di spesa del consumatore, ma com’è possibile che si arrivi a crisi di questo genere?
Forse la risposta c’è ed è lontana dal mondo della distribuzione di prodotti alimentari tramite la vendita nei supermercati ed ipermercati, e si potrebbe annidare nel mondo finanziario.
“Plus24”, supplemento del più noto quotidiano economico “ Il Sole 24ore” negli ultimi giorni ha pubblicato, attraverso la penna di Fabio Pavesi, un interessante articolo sul peso di Unipol sulle cooperative e sono emerse informazioni piuttosto significative. “ […] Quel legame è tanto antico quanto solido, ma le ultime vicissitudini di Unipol con quella maxi-perdita per oltre 700 milioni nel 2009, qualche malessere l’hanno senz’altro procurato tra i vertici delle cooperative rosse che del gruppo assicurativo posseggono metà del capitale. Certo un centinaio di milioni di dividendi sono stati comunque deliberati e saliranno lungo la catena societaria da Finsoe fino a Holmo per arrivare nelle casse delle 40 coop che stanno in cima alla piramide che governa il colosso assicurativo. Colosso sì, ma dalla vita recente piuttosto travagliata. Almeno da quando ha tentato la fallita scalata alla Bnl. Unipol aveva in cassa, dopo l’estate dei furbetti del quartierino, due miliardi di euro, oggi a pochi anni di distanza si è ritrovata a chiedere altri 500 milioni di nuovi soldi al mercato. Certo una parte (circa un miliardo) di quella riserva, chiesta allora agli azionisti per la conquista abortita di Bnl, è tornata a casa sotto forma di dividendo nel 2008. Ma resta il fatto che i risultati sia economici che patrimoniali hanno visto in questi anni una marcata discesa. A partire dallo choc dei 700 milioni di perdite dell’anno scorso provocati dall’aver svalutato in un colpo solo titoli azionari in portafoglio che hanno continuato per anni a essere contabilizzati a valori di carico non più realistici rispetto al mercato. Una pulizia dolorosa ma doverosa, come quella avviata su un portafoglio di attività che vedeva immobilizzati titoli strutturati per oltre 6 miliardi e polizze a capitalizzazione per oltre tre miliardi. Un periglioso cammino negli ultimi anni, testimoniato anche dalle dinamiche di attività e patrimonio. Ebbene l’attivo del gruppo è passato da 38 miliardi di euro del 2005 a 43,3 miliardi di fine 2009, ma il capitale ha fatto il percorso inverso. Dai sei miliardi di patrimonio netto si è scesi ai 3,8 miliardi di fine 2009. Se poi al capitale dimagrito si aggiungono le difficoltà incontrate da Unipol banca e le perdite di Unipol merchant il quadro si chiude. Non che la borsa non se ne sia accorta. Unipol tre anni fa valeva ben sopra i due euro, di questi tempi quota sui 55 centesimi. Certo, ora fatte le pulizie la compagnia dovrebbe ripartire. C’è un piano industriale che prevede utili netti consolidati a 250 milioni per fine 2012. Si vedrà.” [...] (Leggi articolo completo - nota blog)
L’avvento del socio sovventore ( riferimento ad articoli GDONews del recente passato) ha rivoluzionato la gestione ed i bilanci del mondo cooperativo, rendendoli anche di difficilissima lettura, gli intrecci con il mondo finanziario sono mutati e si sono fatti importantissimi e per certi lati fondamentali.
Il manager Coop, cresciuto nella cooperativa nel mondo della distribuzione di prodotti alimentari, ha dovuto capire, interpretare e gestire le difficoltà del connubio tra gestione caratteristica e gestione finanziaria di un bilancio, e non ultimo affrontare le tempeste dei mercati degli ultimi anni, fatali a diverse multinazionali nel mondo.
Ad aggravare ancora la situazione ha di fatto contribuito, e l’articolo di Pavesi ne è conferma, il problema di Unipol nella vicenda della scalata a Bnl con il conseguente allontanamento di un ottimo ( ma anche discusso) manager come Consorte.
Nonostante ciò il Presidente del Consiglio di Sorveglianza di Coop Italia, il dott. Vincenzo Tassinari, procede diritto e promette investimenti importantissimi nei prossimi anni soprattutto nel sud Italia, terreno difficilissimo dove Carrefour ha compromesso la sua strategia italiana. Se Coop saprà ben interpretare le esigenze del consumatore del Sud, e Centrale Italiana sarà sicuramente un ottimo viatico, avrà vinto la battaglia con il mercato.
10 ottobre 2010
Andrea Meneghini
GDO News
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Anni fa il mondo Coop era suddiviso in nove grandi Cooperative che si univano il termini di acquisti presso la Centrale Coop Italia ma negli assortimenti erano completamente autonome. I processi di razionalizzazione ed unificazione delle strategie di vendita, rese necessarie per rispondere all’ingresso ed alla espansione dei colossi francesi oltre all’evoluzione degli Ipercoop, portarono agli inizi degli anni 2000 alla creazione dei Distretti e ad un conseguente processo di unificazione delle politiche di vendita.
E’ pur vero che all’interno di ogni Distretto c’è sempre stato chi ha mal digerito l’appartenenza ad una comune strategia, anzi c’è stato chi, negli ultimi anni, ha proprio deciso di diversificare all’interno del Distretto le proprie politiche di vendita, però il concetto di unificazione in Distretti, seppur con qualche naturale intoppo, stava funzionando. Sicuramente l’evoluzione di Coop sino alla definitiva concezione di Gruppo GD ha prodotto brillanti risultati, superando i famosi e pericolosi localismi. I problemi di vendita del canale Ipermercati (che ha coinvolto tutti, prima ancora che Ipercoop, si pensi a Carrefour) di questi ultimi anni hanno portato il mondo cooperativo a rispondere al mercato in termini organizzativi, attraverso la centralizzazione nazionale degli assortimenti, quindi attraverso un processo di omogeneizzazione che rendesse più semplice il controllo della complessa macchina di vendita che è in atto in questi tempi.
Delle difficoltà del format, si è detto più volte, si sapeva, ma delle difficoltà delle Coop in termini di bilancio si sta scoprendo in questi ultimi mesi.
Sono sempre più insistenti le voci di un processo di definitiva unificazione delle tre cooperative del Nord Ovest (oramai ex Distretto Nord Ovest?) che per risolvere problemi di costi hanno deciso di unificarsi. Pare infatti che i bilanci di Novacoop e di Coop Lombardia abbiano i margini di positività ridotti al lumicino, la stessa Coop Liguria “arranca” come abbiamo fatto notare ultimamente.
Anche nel Distretto Tirrenico le voci di fusione tra Unicoop Tirreno e Unicoop Firenze hanno quasi il senso dell’ufficialità. Rimarrebbe fuori dal Super gruppo solo la Coop Centro Italia ( per completare anche qui il passaggio da Distretto ad unica Cooperativa) la quale nella pubblicazione del bilancio 2009 ha scritto: “L’anno più difficile” dove si nota un utile netto intorno all’1% del fatturato delle vendite ( 6,3 milioni di euro di utile netto su un fatturato 2009 di 631 milioni di euro). Purtroppo quello di Coop Centro Italia non è un bilancio pubblicato in tutte le sue voci e quindi è impossibile trarre conclusioni.
In ogni caso il fatto delle serie difficoltà economiche in cui versano alcune cooperative smentisce l’affermazione di partenza che può avere “l’uomo della strada”; anche la Coop, come tutti, talvolta più di altri, deve fare i conti con gli aspetti delle difficoltà di bilancio.
Cosa sta succedendo?
I Punti di Vendita Coop, oramai nella loro generalità, dove non sono Ipermercati, sono Supermercati/Superstore di medie dimensioni, con assortimenti precisi e ben studiati, con una intelligente costruzione di Private Label assolutamente in linea con i migliori Retailers europei, con un ottimo bilanciamento tra segmenti e reparti, ed anche, in risposta a tutte queste qualità, con un affollamento di consumatori, almeno nei supermercati, non differente dal passato, infatti pare che la numerica scontrini non sia il problema da affrontare.
I Punti di Vendita Coop, oramai nella loro generalità, dove non sono Ipermercati, sono Supermercati/Superstore di medie dimensioni, con assortimenti precisi e ben studiati, con una intelligente costruzione di Private Label assolutamente in linea con i migliori Retailers europei, con un ottimo bilanciamento tra segmenti e reparti, ed anche, in risposta a tutte queste qualità, con un affollamento di consumatori, almeno nei supermercati, non differente dal passato, infatti pare che la numerica scontrini non sia il problema da affrontare.
Di sicuro, come tutti, anche Coop deve combattere contro le diminuzioni delle battute di scontrino, insomma contro la diminuita capacità di spesa del consumatore, ma com’è possibile che si arrivi a crisi di questo genere?
Forse la risposta c’è ed è lontana dal mondo della distribuzione di prodotti alimentari tramite la vendita nei supermercati ed ipermercati, e si potrebbe annidare nel mondo finanziario.
“Plus24”, supplemento del più noto quotidiano economico “ Il Sole 24ore” negli ultimi giorni ha pubblicato, attraverso la penna di Fabio Pavesi, un interessante articolo sul peso di Unipol sulle cooperative e sono emerse informazioni piuttosto significative. “ […] Quel legame è tanto antico quanto solido, ma le ultime vicissitudini di Unipol con quella maxi-perdita per oltre 700 milioni nel 2009, qualche malessere l’hanno senz’altro procurato tra i vertici delle cooperative rosse che del gruppo assicurativo posseggono metà del capitale. Certo un centinaio di milioni di dividendi sono stati comunque deliberati e saliranno lungo la catena societaria da Finsoe fino a Holmo per arrivare nelle casse delle 40 coop che stanno in cima alla piramide che governa il colosso assicurativo. Colosso sì, ma dalla vita recente piuttosto travagliata. Almeno da quando ha tentato la fallita scalata alla Bnl. Unipol aveva in cassa, dopo l’estate dei furbetti del quartierino, due miliardi di euro, oggi a pochi anni di distanza si è ritrovata a chiedere altri 500 milioni di nuovi soldi al mercato. Certo una parte (circa un miliardo) di quella riserva, chiesta allora agli azionisti per la conquista abortita di Bnl, è tornata a casa sotto forma di dividendo nel 2008. Ma resta il fatto che i risultati sia economici che patrimoniali hanno visto in questi anni una marcata discesa. A partire dallo choc dei 700 milioni di perdite dell’anno scorso provocati dall’aver svalutato in un colpo solo titoli azionari in portafoglio che hanno continuato per anni a essere contabilizzati a valori di carico non più realistici rispetto al mercato. Una pulizia dolorosa ma doverosa, come quella avviata su un portafoglio di attività che vedeva immobilizzati titoli strutturati per oltre 6 miliardi e polizze a capitalizzazione per oltre tre miliardi. Un periglioso cammino negli ultimi anni, testimoniato anche dalle dinamiche di attività e patrimonio. Ebbene l’attivo del gruppo è passato da 38 miliardi di euro del 2005 a 43,3 miliardi di fine 2009, ma il capitale ha fatto il percorso inverso. Dai sei miliardi di patrimonio netto si è scesi ai 3,8 miliardi di fine 2009. Se poi al capitale dimagrito si aggiungono le difficoltà incontrate da Unipol banca e le perdite di Unipol merchant il quadro si chiude. Non che la borsa non se ne sia accorta. Unipol tre anni fa valeva ben sopra i due euro, di questi tempi quota sui 55 centesimi. Certo, ora fatte le pulizie la compagnia dovrebbe ripartire. C’è un piano industriale che prevede utili netti consolidati a 250 milioni per fine 2012. Si vedrà.” [...] (Leggi articolo completo - nota blog)
L’avvento del socio sovventore ( riferimento ad articoli GDONews del recente passato) ha rivoluzionato la gestione ed i bilanci del mondo cooperativo, rendendoli anche di difficilissima lettura, gli intrecci con il mondo finanziario sono mutati e si sono fatti importantissimi e per certi lati fondamentali.
Il manager Coop, cresciuto nella cooperativa nel mondo della distribuzione di prodotti alimentari, ha dovuto capire, interpretare e gestire le difficoltà del connubio tra gestione caratteristica e gestione finanziaria di un bilancio, e non ultimo affrontare le tempeste dei mercati degli ultimi anni, fatali a diverse multinazionali nel mondo.
Ad aggravare ancora la situazione ha di fatto contribuito, e l’articolo di Pavesi ne è conferma, il problema di Unipol nella vicenda della scalata a Bnl con il conseguente allontanamento di un ottimo ( ma anche discusso) manager come Consorte.
Nonostante ciò il Presidente del Consiglio di Sorveglianza di Coop Italia, il dott. Vincenzo Tassinari, procede diritto e promette investimenti importantissimi nei prossimi anni soprattutto nel sud Italia, terreno difficilissimo dove Carrefour ha compromesso la sua strategia italiana. Se Coop saprà ben interpretare le esigenze del consumatore del Sud, e Centrale Italiana sarà sicuramente un ottimo viatico, avrà vinto la battaglia con il mercato.
10 ottobre 2010
Andrea Meneghini
GDO News
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