Cadono antiche barriere.
Sempre più punti in comune tra i cattolici ed Unicoop. E Campaini cita l'enciclica del Papa
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C'è chi si ostina a chiamarli ancora comunisti (e non lo fa solo il capo del Governo), ma in realtà la Cooperativa sta aprendo sempre più verso la Chiesa e il mondo cattolico tout court.
Non lo fa solo con iniziative solidaristiche in cui sono presenti componenti di entrambe le realtà, ma anche con dichiarazioni chiare che segnalano il rafforzamento di questa nuova strategia di pensiero.
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D'altra parte, si tratta di prendere atto, come al solito con un bel pò di ritardo, di un quadro politico che ormai è completamente mutato.
Il PD, partito di riferimento delle Coop rosse, ha al suo interno due anime: quella derivante dalla tradizione comunista e quella confluita, dopo l'esperienza della Margherita, dei cattolici illuminati (Renzi, tanto per dirne uno che ora a Firenze conta).
E' tempo quindi per Unicoop, di riconoscere e considerare la parte cattolica (in fin dei conti son clienti anche loro), di cominciare a leggersi con attenzione anche le encicliche del Papa e sostituire sulla scrivania L'Unità con L'Avvenire.
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Di seguito pubblichiamo un articolo-intervista al Dominus di Unicoop Firenze, in cui Campaini, con qualche distinguo, dichiara che "Benedetto XVI dice anche cose giustissime ed è bene che se ne parli". Il passaggio della fluviale intervista di Campaini (in pratica un comunicato stampa) che ci lascia più perplessi, è quando il nostro Presidente dice: «Ci impegniamo nei confronti dei fornitori, dei dipendenti, del territorio, dei soci e dei clienti."
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Non dubitiamo dell'impegno di Unicoop verso i fornitori, i soci, i clienti e territorio, ma ci permettiamo di dissentire quando Turiddo estende lo sforzo ai dipendenti. Questo impegno non lo vediamo per nulla, anzi, constatiamo che la conflittualità all'interno dell'azienda va aumentando, come dimostrano le vertenze che contrappongono Unicoop e lavoratori che sul blog riportiamo spesso e che sono solo alcune delle tante.
La sensazione è che anche il rinnovo del CIA si inserirà in questo solco.
I dipendenti Coop da questa manna ecumenica restano debitamente e poco solidaristicamente fuori dalla porta. Non ci resta che sperare nella prossima enciclica di Benedetto XVI ... Hai visto mai?
Noi, invece delle dieci famose domande di Repubblica al Premier, più modestamente ci limitiamo a riproporne tre al nostro Premier Turiddo, a proposito di solidarietà, etica e rapporti coi dipendenti.
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Nell'intervista, non mancano alcune autentiche perle, come quando il giornalista domanda: "Le manca la possibilità di influire sulle scelte della politica?" Fantastico! (Nella domanda ci sta già la risposta, come non si volesse dare neanche l'ombra del dubbio di una scomodo quesito).
Ovviamente il nostro reporter evita accuratamente domande sull'enorme minusvalenza di Unicoop su azioni MPS, sulle vertenze interne, ecc. Peccato.
Prenda appunti, sig. Bonciani, magari la prossima volta ...
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Altra perla, stavolta nella risposta di Campaini alla domanda: "Come sta Unicoop? Sono rientrate le frizioni dei mesi scorsi?"
«La vicenda fiorentina è chiusa, il modello di governo duale funziona (Campaini è presidente del consiglio di sorveglianza, Golfredo Biancalani, dopo le dimissioni di Armando Vanni a marzo, del consiglio di gestione, ndr). È una sperimentazione interessante anche per noi».
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Sorvoliamo poi sui giudizi che il Presidente dà su un pò di tutto, dall'alta velocità, all'ampliamento dell'aeroporto... tutto bello, tutto ok per lui.
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Insomma leggetevelo. E' interessante e anche divertente !
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Dopo l'intervista di Campaini pubblichiamo "l'Editoriale" del fido Antonio Comerci comparso su "L'informatore Coop" di dicembre, nel quale si riassume i concetti già espressi da Campaini, con qualche frase un pò buttata a vanvera, come quando il buon Antonio dice: "Quello che mi preme sottolineare è che noi non siamo per la logica o tutti o nessuno: se viene invitato il sacerdote all'inaugurazione di un supermercato, ci deve essere anche l'imam o il rabbino... o nessuno! Noi siamo per un'altra logica: "chi c'è c'è, chi non c'è...[...]
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Ma dove sta la logica Antonio? Se le persone non le inviti, quelle non vengono di sicuro ! Diciamo piuttosto che tra un Imam e un Vescovo, meglio venga quest'ultimo ...
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CAMPAINI: "FIRENZE SIA CAPITALE. CONTRO I LOCALISMI"
II presidente di Unicoop: la crisi sarà lunga, servono regole per premiare le imprese etiche.
Non lo fa solo con iniziative solidaristiche in cui sono presenti componenti di entrambe le realtà, ma anche con dichiarazioni chiare che segnalano il rafforzamento di questa nuova strategia di pensiero.
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D'altra parte, si tratta di prendere atto, come al solito con un bel pò di ritardo, di un quadro politico che ormai è completamente mutato.
Il PD, partito di riferimento delle Coop rosse, ha al suo interno due anime: quella derivante dalla tradizione comunista e quella confluita, dopo l'esperienza della Margherita, dei cattolici illuminati (Renzi, tanto per dirne uno che ora a Firenze conta).
E' tempo quindi per Unicoop, di riconoscere e considerare la parte cattolica (in fin dei conti son clienti anche loro), di cominciare a leggersi con attenzione anche le encicliche del Papa e sostituire sulla scrivania L'Unità con L'Avvenire.
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Di seguito pubblichiamo un articolo-intervista al Dominus di Unicoop Firenze, in cui Campaini, con qualche distinguo, dichiara che "Benedetto XVI dice anche cose giustissime ed è bene che se ne parli". Il passaggio della fluviale intervista di Campaini (in pratica un comunicato stampa) che ci lascia più perplessi, è quando il nostro Presidente dice: «Ci impegniamo nei confronti dei fornitori, dei dipendenti, del territorio, dei soci e dei clienti."
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Non dubitiamo dell'impegno di Unicoop verso i fornitori, i soci, i clienti e territorio, ma ci permettiamo di dissentire quando Turiddo estende lo sforzo ai dipendenti. Questo impegno non lo vediamo per nulla, anzi, constatiamo che la conflittualità all'interno dell'azienda va aumentando, come dimostrano le vertenze che contrappongono Unicoop e lavoratori che sul blog riportiamo spesso e che sono solo alcune delle tante.
La sensazione è che anche il rinnovo del CIA si inserirà in questo solco.
I dipendenti Coop da questa manna ecumenica restano debitamente e poco solidaristicamente fuori dalla porta. Non ci resta che sperare nella prossima enciclica di Benedetto XVI ... Hai visto mai?
Noi, invece delle dieci famose domande di Repubblica al Premier, più modestamente ci limitiamo a riproporne tre al nostro Premier Turiddo, a proposito di solidarietà, etica e rapporti coi dipendenti.
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Nell'intervista, non mancano alcune autentiche perle, come quando il giornalista domanda: "Le manca la possibilità di influire sulle scelte della politica?" Fantastico! (Nella domanda ci sta già la risposta, come non si volesse dare neanche l'ombra del dubbio di una scomodo quesito).
Ovviamente il nostro reporter evita accuratamente domande sull'enorme minusvalenza di Unicoop su azioni MPS, sulle vertenze interne, ecc. Peccato.
Prenda appunti, sig. Bonciani, magari la prossima volta ...
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Altra perla, stavolta nella risposta di Campaini alla domanda: "Come sta Unicoop? Sono rientrate le frizioni dei mesi scorsi?"
«La vicenda fiorentina è chiusa, il modello di governo duale funziona (Campaini è presidente del consiglio di sorveglianza, Golfredo Biancalani, dopo le dimissioni di Armando Vanni a marzo, del consiglio di gestione, ndr). È una sperimentazione interessante anche per noi».
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Sorvoliamo poi sui giudizi che il Presidente dà su un pò di tutto, dall'alta velocità, all'ampliamento dell'aeroporto... tutto bello, tutto ok per lui.
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Insomma leggetevelo. E' interessante e anche divertente !
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Dopo l'intervista di Campaini pubblichiamo "l'Editoriale" del fido Antonio Comerci comparso su "L'informatore Coop" di dicembre, nel quale si riassume i concetti già espressi da Campaini, con qualche frase un pò buttata a vanvera, come quando il buon Antonio dice: "Quello che mi preme sottolineare è che noi non siamo per la logica o tutti o nessuno: se viene invitato il sacerdote all'inaugurazione di un supermercato, ci deve essere anche l'imam o il rabbino... o nessuno! Noi siamo per un'altra logica: "chi c'è c'è, chi non c'è...[...]
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Ma dove sta la logica Antonio? Se le persone non le inviti, quelle non vengono di sicuro ! Diciamo piuttosto che tra un Imam e un Vescovo, meglio venga quest'ultimo ...
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CAMPAINI: "FIRENZE SIA CAPITALE. CONTRO I LOCALISMI"
II presidente di Unicoop: la crisi sarà lunga, servono regole per premiare le imprese etiche.
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Si appresta a chiudere il bilancio 2009 in positivo e dopo il convegno organizzato congiuntamente da Unicoop Firenze e Ufficio pastorale sociale e lavoro dell'Arcidiocesi su «etica e impresa» alla luce dell'enciclica di Benedetto XVI Caritas in ventate, Turiddo Campaini rompe il tradizionale riserbo e accetta di parlare del futuro della Toscana. Di economia, sviluppo, politica, ruolo del mondo cooperativo, n presidente del consiglio di sorveglianza di Unicoop Firenze (nel mondo Coop dal 1963 e presidente di Unicoop dal '73) è pronto a scommettere ancora sulla sua regione, purché si superino gli antichi vizi e limiti.
Presidente lei sottolinea sempre che c'è bisogno di etica nell'impresa: alla luce dell'attuale crisi il suo convincimento resta?
«Si rafforza. Per cambiare occorre un vero rinascimento culturale, non può continuare a passare il messaggio del profitto a tutti i costi, del più furbo che vince. La crisi di valori ha prodotto le speculazioni, la deriva finanziaria, l'indebitamento eccessivo. Nella sua enciclica, con cui non sono del tutto d'accordo, Benedetto XVI dice anche cose giustissime ed è bene che se ne parli, che si apra un dibattito vero e profondo. Servono valori, nel mondo dell'impresa e nella società: il problema non è smettere di consumare ma consumare meglio, crescere diminuendo le distanze tra settori della popolazione». In concreto cosa fa Unicoop Firenze per mettere «più etica» nel suo agire «Ci impegniamo nei confronti dei fornitori, dei dipendenti, del territorio, dei soci e dei clienti. E tutto questo ha un costo, circa 50 milioni l'anno, che noi sottraiamo agli introiti. Ma alla fine questa logica è vincente: noi, dal 1973 a oggi, siamo cresciuti moltissimo anche per questo».
Avete la stessa attenzione anche sul lavoro, sulla precarietà?
«Se tutte le imprese del nostro settore si comportassero come noi, i dipendenti starebbe meglio, mi creda. Usiamo gli strumenti della flessibilità, ma il minimo indispensabile. Io credo che le cose non siano mai bianche o nere: sono grigie. L'importante è la tonalità del grigio». E il rapporto con il territorio «Negli ultimi dieci anni abbiamo più che raddoppiato gli acquisti di prodotti in Toscana, che oggi valgono 450 milioni su un totale di due miliardi. La globalizzazione, lo scambio e la concorrenza, sono un bene, purché regolate. Servono regole, come ha detto anche il governatore di Bankitalia Mario Draghi. Regole anche per favorire le imprese etiche: non si può certo dire alle aziende "devi guadagnare meno", si devono creare le condizioni perché ciò non accada».
A chi spetta fissare queste nuove regole, allo Stato oppure agli enti locali?
«Un ruolo più importante spetta allo Stato, altro che condoni e scudi fiscali che premiano i furbi; ma Regione ed enti locali possono intervenire per penalizzare chi non tiene comportamenti etici o fa concorrenza sleale, premiando invece chi investe. Le norme sono necessarie anche perché investire nell'etica costa e serve una certa solidità per farlo, mentre da noi la maggior parte delle imprese sono medie e piccole, con meno margini per pensare a politiche di largo respiro».
La sobrietà adesso va di moda: ma durerà?
«Me lo auguro, anche se per i cambiamenti culturali serve tempo. La crisi sarà lunga e pro fonda, ma può essere anche un'occasione».
A proposito di crisi, sono aumentati i furti nei vostri supermercati? È cambiato il modo di comprare?
«I furti sono cresciuti, ma non troppo. È invece cambiato come si acquista: si spende meno e si cercano prodotti meno cari, pesce azzurro invece di scampi, pollo e non bistecche. E anche prodotti non griff ati. I nostri con il marchio Coop sono andati benissimo, anche per la scelta di scontare del 20% settecento prodotti, per sostenere le persone e le famiglie in quest'anno difficile. Scelta che ci costa 37 milioni di mancato incasso». Le indagini di Irpet mostrano un quadro poco rassicurante, secondo Confindustria serviranno sette anni per tornare ai livelli pre-crisi: per lei quanto durerà la congiuntura negativa «Penso che ci vorranno almeno cinque anni per tornare su, e soprattutto l'impegno di tutti per riuscirci». È ancora valido il modello dei distretti «Non vedo come si possa non aggregarsi in distretti. Servono però anche iniziative nuove per superare lo svantaggio che ci frena, il localismo. n vero freno della Toscana è il localismo esasperato: o si fa squadra o non si compete». E il modello cooperativo tiene «È più valido di prima. I fatti dimostrano che il mondo del pubblico e quello dell'impresa devono mettersi insieme e agire per il bene comune, per una ricomposizione positiva che non è un sogno ottocentesco, ma una necessità».
C'è bisogno di una svolta per la Toscana?
«Bisogna superare il localismo, il municipalismo, l'egoismo. La crisi può essere un'opportunità se capiamo che uniti pesiamo di più, che nelle aggregazioni nessuno perde, ma anzi ci si guadagna. Le aggregazioni sono fondamentali per il manifatturiero, per l'impresa, serve anche più disponibilità del mondo imprenditoriale. E ccorre superare i limiti delle province, ormai anacronistici per l'economia o per il turismo». Meglio l'area vasta Firenze-Prato-Pistoia o la città metropolitana «L'area vasta Firenze-Prato-Pistoia sarebbe un vantaggio per tutti, ma mi domando se è realistica e quanto tempo serve per realizzarla. Forse è meglio concentrarsi su obiettivi concreti; nel settore delle multiutilities, ad esempio, la dimensione di area vasta è stata già superata e si deve arrivare a quella regionale».
Quale ruolo deve avere il capoluogo nel contesto regionale?
«Firenze è considerata un nemico da tutti gli altri, è indubbio. Invece serve una Firenze capitale della Toscana, una Firenze che sia anche generosa con i Comuni limitrofi, che si assuma la responsabilità di essere capitale. Occorre un rapporto nuovo con gli altri Comuni per avere risultati diversi e superare il localismo». Intanto però Sesto e Campi bloccano lo sviluppo dell'aeroporto di Peretola. «Assistiamo ad un gioco in cui ognuno interpreta i desiderata dei fiorentini per avere consenso invece che per dare risposte valide per tutti. E chiaro che il Vespucci non può che essere un city airport, non si può buttare all'aria tutto un territorio. Per il resto c'è Pisa, non Bologna: si deve guardare al sistema aeroportuale toscano».
Con l'Alta Velocità si va da Firenze a Bologna in 37 minuti: un vantaggio o un rischio ?
«Un vantaggio. L'accorciamento di tempi e distanze è prezioso, la competizione serve. Sta a noi offrire più servizi e attrezzarci perché siano i bolognesi, i romani, i milanesi a venire a Firenze e non viceversa. È vero, però, che in Emilia sono più bravi a lavorare insieme». La Toscana paga anche il ritardo infrastrutturale. «E un vecchio problema. Abbiamo un territorio straordinario e serve cautela, ma questo non vuoi dire che territorio e sviluppo non possano e debbano convivere, che si blocchi tutto perché a decidere sono i comitati».
Cosa chiede al prossimo governo regionale? E come giudica l'era Martini?
«Un giudizio complessivo sui dieci anni di presidenza di Claudio Martini è positivo, ora in Toscana si vive meglio e non si sono toccate le tasche dei cittadini. In particolare nella sanità è stato fatto molto, Enrico Rossi ha governato bene un capitolo delicato e complesso. La prorità del governo e della legislatura regionale in arrivo deve essere la crisi, proprio perché sarà lunga, e lo sviluppo».
Come giudica i primi mesi del sindaco Matteo Renzi?
«Per ora si è mosso con un dinamismo inconsueto e utile. So per esperienza che il difficile arriva dopo e mi auguro che continui così. Pedonalizzare il Duomo è stato un fatto positivo, ma ad asempio ha creato disagi nella nostra zona (via Santa Reparata, ndr): spero sia il primo passo nella direzione di una più ampia riorganizzazione della mobilità nell'area interna ai viali.
La stazione dell'Alta Velocità? Non importa dove si fa, basta che si decida subito».
Nessun rimpianto per avere detto no al Pd quando le venne chiesto di candidarsi sindaco per il dopo-Domenici?
«Ho detto no perché penso che il mio contributo sia più utile in Unicoop Firenze e nel mondo cooperativo. Non ci sono persone buone per qualunque ruolo. Per lo stesso motivo non volli candidarmi nel 1995, quando si doveva scegliere il dopo-Morales». Il collateralismo del mondo cooperativo con i partiti, soprattutto di sinistra, è finito.
Le manca la possibilità di influire sulle scelte della politica?
«Il nostro movimento cooperativo è da tempo autonomo dalla politica. Io non ho mai consentito che ci fossero interferenze, e questo si può fare bene se si ha un altro un lavoro, non se si vive di politica... Quando c'era da ringhiare l'ho fatto e lo farò: con Martini, con Renzi, con Rossi se, come mi auguro, diventerà presidente della Regione».
Antonella Mansi, presidente di Confindustria Toscana, poteva essere il candidato presidente della Regione del centrodestra, ma ha rifiutato. Ha fatto bene?
«Dico che è meglio così: avremmo perso un ottimo presidente degli industriali».
Come sta Unicoop? Sono rientrate le frizioni dei mesi scorsi?
«La vicenda fiorentina è chiusa, il modello di governo duale funziona (Campaini è presidente del consiglio di sorveglianza, Golfredo Biancalani, dopo le dimissioni di Armando Vanni a marzo, del consiglio di gestione, ndr). È una sperimentazione interessante anche per noi».
Qual è il ruolo di Turiddo Campaini nel futuro delle Coop? O sarà un futuro senza Coop?
«Preferisco non rispondere. Ho vissuto in libertà, quando una cosa non mi tornava l'ho sempre detto o mi sono dimesso, questo è il motivo per cui non ho mai fatto politica in prima persona. Continuerò così. E come Unicoop stiamo facilitando la crescita di una nuova classe manageriale che abbia i valori di 30 anni fa, per non snaturare l'essenza della cooperazione»
524 Milioni di euro: il fatturato Unicoop Firenze nel 2008. Nel 1973 era di 14,5 milioni .6440 Dipendenti del colosso cooperativo al 2008: 35 anni fa erano 1.139. Il Manager Turiddo Campaini, nato sessantanove anni fa a Montelupo Fiorentino, è presidente di Unicoop Firenze dal 1973. È stato anche consigliere comunale ad Empoli per il Partito comunista. Dice di loro, Renzi:
Per ora si è mosso con un dinamismo inconsueto e utile. Bene il Duomo pedonale, se c'è un piano più ampio Martini I suoi dieci anni di presidenza sono stati positivi. Ora qui si sta meglio, senza aggravi per le tasche della gente che utilizza il tratto FI-BO.
I 37 minuti tra Firenze e Bologna con la Tav?
Un vantaggio. Ma loro sono più bravi a lavorare insieme.
Mansi? "Ha rifiutato la candidatura col Pdl Meglio così, avremmo perso un bravo presidente degli industriali. Nessun rimpianto per aver rifiutato la candidatura a sindaco, l'avevo già fatto nel 1995 dopo il mandato di Morales 99.
Presidente lei sottolinea sempre che c'è bisogno di etica nell'impresa: alla luce dell'attuale crisi il suo convincimento resta?
«Si rafforza. Per cambiare occorre un vero rinascimento culturale, non può continuare a passare il messaggio del profitto a tutti i costi, del più furbo che vince. La crisi di valori ha prodotto le speculazioni, la deriva finanziaria, l'indebitamento eccessivo. Nella sua enciclica, con cui non sono del tutto d'accordo, Benedetto XVI dice anche cose giustissime ed è bene che se ne parli, che si apra un dibattito vero e profondo. Servono valori, nel mondo dell'impresa e nella società: il problema non è smettere di consumare ma consumare meglio, crescere diminuendo le distanze tra settori della popolazione». In concreto cosa fa Unicoop Firenze per mettere «più etica» nel suo agire «Ci impegniamo nei confronti dei fornitori, dei dipendenti, del territorio, dei soci e dei clienti. E tutto questo ha un costo, circa 50 milioni l'anno, che noi sottraiamo agli introiti. Ma alla fine questa logica è vincente: noi, dal 1973 a oggi, siamo cresciuti moltissimo anche per questo».
Avete la stessa attenzione anche sul lavoro, sulla precarietà?
«Se tutte le imprese del nostro settore si comportassero come noi, i dipendenti starebbe meglio, mi creda. Usiamo gli strumenti della flessibilità, ma il minimo indispensabile. Io credo che le cose non siano mai bianche o nere: sono grigie. L'importante è la tonalità del grigio». E il rapporto con il territorio «Negli ultimi dieci anni abbiamo più che raddoppiato gli acquisti di prodotti in Toscana, che oggi valgono 450 milioni su un totale di due miliardi. La globalizzazione, lo scambio e la concorrenza, sono un bene, purché regolate. Servono regole, come ha detto anche il governatore di Bankitalia Mario Draghi. Regole anche per favorire le imprese etiche: non si può certo dire alle aziende "devi guadagnare meno", si devono creare le condizioni perché ciò non accada».
A chi spetta fissare queste nuove regole, allo Stato oppure agli enti locali?
«Un ruolo più importante spetta allo Stato, altro che condoni e scudi fiscali che premiano i furbi; ma Regione ed enti locali possono intervenire per penalizzare chi non tiene comportamenti etici o fa concorrenza sleale, premiando invece chi investe. Le norme sono necessarie anche perché investire nell'etica costa e serve una certa solidità per farlo, mentre da noi la maggior parte delle imprese sono medie e piccole, con meno margini per pensare a politiche di largo respiro».
La sobrietà adesso va di moda: ma durerà?
«Me lo auguro, anche se per i cambiamenti culturali serve tempo. La crisi sarà lunga e pro fonda, ma può essere anche un'occasione».
A proposito di crisi, sono aumentati i furti nei vostri supermercati? È cambiato il modo di comprare?
«I furti sono cresciuti, ma non troppo. È invece cambiato come si acquista: si spende meno e si cercano prodotti meno cari, pesce azzurro invece di scampi, pollo e non bistecche. E anche prodotti non griff ati. I nostri con il marchio Coop sono andati benissimo, anche per la scelta di scontare del 20% settecento prodotti, per sostenere le persone e le famiglie in quest'anno difficile. Scelta che ci costa 37 milioni di mancato incasso». Le indagini di Irpet mostrano un quadro poco rassicurante, secondo Confindustria serviranno sette anni per tornare ai livelli pre-crisi: per lei quanto durerà la congiuntura negativa «Penso che ci vorranno almeno cinque anni per tornare su, e soprattutto l'impegno di tutti per riuscirci». È ancora valido il modello dei distretti «Non vedo come si possa non aggregarsi in distretti. Servono però anche iniziative nuove per superare lo svantaggio che ci frena, il localismo. n vero freno della Toscana è il localismo esasperato: o si fa squadra o non si compete». E il modello cooperativo tiene «È più valido di prima. I fatti dimostrano che il mondo del pubblico e quello dell'impresa devono mettersi insieme e agire per il bene comune, per una ricomposizione positiva che non è un sogno ottocentesco, ma una necessità».
C'è bisogno di una svolta per la Toscana?
«Bisogna superare il localismo, il municipalismo, l'egoismo. La crisi può essere un'opportunità se capiamo che uniti pesiamo di più, che nelle aggregazioni nessuno perde, ma anzi ci si guadagna. Le aggregazioni sono fondamentali per il manifatturiero, per l'impresa, serve anche più disponibilità del mondo imprenditoriale. E ccorre superare i limiti delle province, ormai anacronistici per l'economia o per il turismo». Meglio l'area vasta Firenze-Prato-Pistoia o la città metropolitana «L'area vasta Firenze-Prato-Pistoia sarebbe un vantaggio per tutti, ma mi domando se è realistica e quanto tempo serve per realizzarla. Forse è meglio concentrarsi su obiettivi concreti; nel settore delle multiutilities, ad esempio, la dimensione di area vasta è stata già superata e si deve arrivare a quella regionale».
Quale ruolo deve avere il capoluogo nel contesto regionale?
«Firenze è considerata un nemico da tutti gli altri, è indubbio. Invece serve una Firenze capitale della Toscana, una Firenze che sia anche generosa con i Comuni limitrofi, che si assuma la responsabilità di essere capitale. Occorre un rapporto nuovo con gli altri Comuni per avere risultati diversi e superare il localismo». Intanto però Sesto e Campi bloccano lo sviluppo dell'aeroporto di Peretola. «Assistiamo ad un gioco in cui ognuno interpreta i desiderata dei fiorentini per avere consenso invece che per dare risposte valide per tutti. E chiaro che il Vespucci non può che essere un city airport, non si può buttare all'aria tutto un territorio. Per il resto c'è Pisa, non Bologna: si deve guardare al sistema aeroportuale toscano».
Con l'Alta Velocità si va da Firenze a Bologna in 37 minuti: un vantaggio o un rischio ?
«Un vantaggio. L'accorciamento di tempi e distanze è prezioso, la competizione serve. Sta a noi offrire più servizi e attrezzarci perché siano i bolognesi, i romani, i milanesi a venire a Firenze e non viceversa. È vero, però, che in Emilia sono più bravi a lavorare insieme». La Toscana paga anche il ritardo infrastrutturale. «E un vecchio problema. Abbiamo un territorio straordinario e serve cautela, ma questo non vuoi dire che territorio e sviluppo non possano e debbano convivere, che si blocchi tutto perché a decidere sono i comitati».
Cosa chiede al prossimo governo regionale? E come giudica l'era Martini?
«Un giudizio complessivo sui dieci anni di presidenza di Claudio Martini è positivo, ora in Toscana si vive meglio e non si sono toccate le tasche dei cittadini. In particolare nella sanità è stato fatto molto, Enrico Rossi ha governato bene un capitolo delicato e complesso. La prorità del governo e della legislatura regionale in arrivo deve essere la crisi, proprio perché sarà lunga, e lo sviluppo».
Come giudica i primi mesi del sindaco Matteo Renzi?
«Per ora si è mosso con un dinamismo inconsueto e utile. So per esperienza che il difficile arriva dopo e mi auguro che continui così. Pedonalizzare il Duomo è stato un fatto positivo, ma ad asempio ha creato disagi nella nostra zona (via Santa Reparata, ndr): spero sia il primo passo nella direzione di una più ampia riorganizzazione della mobilità nell'area interna ai viali.
La stazione dell'Alta Velocità? Non importa dove si fa, basta che si decida subito».
Nessun rimpianto per avere detto no al Pd quando le venne chiesto di candidarsi sindaco per il dopo-Domenici?
«Ho detto no perché penso che il mio contributo sia più utile in Unicoop Firenze e nel mondo cooperativo. Non ci sono persone buone per qualunque ruolo. Per lo stesso motivo non volli candidarmi nel 1995, quando si doveva scegliere il dopo-Morales». Il collateralismo del mondo cooperativo con i partiti, soprattutto di sinistra, è finito.
Le manca la possibilità di influire sulle scelte della politica?
«Il nostro movimento cooperativo è da tempo autonomo dalla politica. Io non ho mai consentito che ci fossero interferenze, e questo si può fare bene se si ha un altro un lavoro, non se si vive di politica... Quando c'era da ringhiare l'ho fatto e lo farò: con Martini, con Renzi, con Rossi se, come mi auguro, diventerà presidente della Regione».
Antonella Mansi, presidente di Confindustria Toscana, poteva essere il candidato presidente della Regione del centrodestra, ma ha rifiutato. Ha fatto bene?
«Dico che è meglio così: avremmo perso un ottimo presidente degli industriali».
Come sta Unicoop? Sono rientrate le frizioni dei mesi scorsi?
«La vicenda fiorentina è chiusa, il modello di governo duale funziona (Campaini è presidente del consiglio di sorveglianza, Golfredo Biancalani, dopo le dimissioni di Armando Vanni a marzo, del consiglio di gestione, ndr). È una sperimentazione interessante anche per noi».
Qual è il ruolo di Turiddo Campaini nel futuro delle Coop? O sarà un futuro senza Coop?
«Preferisco non rispondere. Ho vissuto in libertà, quando una cosa non mi tornava l'ho sempre detto o mi sono dimesso, questo è il motivo per cui non ho mai fatto politica in prima persona. Continuerò così. E come Unicoop stiamo facilitando la crescita di una nuova classe manageriale che abbia i valori di 30 anni fa, per non snaturare l'essenza della cooperazione»
524 Milioni di euro: il fatturato Unicoop Firenze nel 2008. Nel 1973 era di 14,5 milioni .6440 Dipendenti del colosso cooperativo al 2008: 35 anni fa erano 1.139. Il Manager Turiddo Campaini, nato sessantanove anni fa a Montelupo Fiorentino, è presidente di Unicoop Firenze dal 1973. È stato anche consigliere comunale ad Empoli per il Partito comunista. Dice di loro, Renzi:
Per ora si è mosso con un dinamismo inconsueto e utile. Bene il Duomo pedonale, se c'è un piano più ampio Martini I suoi dieci anni di presidenza sono stati positivi. Ora qui si sta meglio, senza aggravi per le tasche della gente che utilizza il tratto FI-BO.
I 37 minuti tra Firenze e Bologna con la Tav?
Un vantaggio. Ma loro sono più bravi a lavorare insieme.
Mansi? "Ha rifiutato la candidatura col Pdl Meglio così, avremmo perso un bravo presidente degli industriali. Nessun rimpianto per aver rifiutato la candidatura a sindaco, l'avevo già fatto nel 1995 dopo il mandato di Morales 99.
16 dicembre 2009
Mauro Bonciani
Corriere Fiorentino
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SENZA STECCATI
Dialogo e confronto su atti concreti
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.L'idea era quella di dare una mano per superare le differenze fra Nord e Sud del mondo, impegnando tutte le forze di cui la cooperativa e i suoi soci sono capaci. E per farlo siamo partiti, dieci anni fa, con un ragionamento semplice e di buon senso: non creiamo un'iniziativa in più, ma uniamo le forze di chi già opera in questo campo.
.Da una parte un movimento laico fortemente radicato nel nostro territorio con la presenza capillare di circoli e case del popolo, l'Arci; dall'altra i gruppi cattolici, altrettanto capillarmente presenti, e con una grande esperienza e presenza nel Sud del mondo.
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Qualcuno può pensare ad un'operazione che unisce "il diavolo e l'acqua santa", ma sbaglierebbe. Non ci sono più "diavoli" o "unti dal Divino", almeno per noi. A livello di base, di obiettivi precisi e concreti da raggiungere, le differenze si attenuano, quasi a sparire di fronte alla gioia di un bambino che ha finalmente la possibilità di sfamarsi, di curarsi, di studiare.
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Non importa che a portargli quel sostegno sia una persona in tonaca o con un fazzoletto al collo con i colori dell'arcobaleno. Non importa a chi ne beneficia e nemmeno alla maggioranza di quei 70.000 cittadini toscani che hanno dato quel sostegno. Un merito della campagna Il Cuore si scioglie è stato quello di fare uscire iniziative di grande valore solidale dal chiuso di circoli o parrocchie, per farle vivere in una grande "piazza" formata da tantissime persone, senza esclusioni.
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Parlare in questi termini, nell'attuale momento politico e culturale, sembra fuori tempo e fuori luogo. Mi riferisco alle crociate pro o contro i crocifissi nelle scuole e nei locali istituzionali. Non entro nel merito perché non è questa la sede. Voglio solo fare una considerazione che ci riguarda, come cooperativa. Pubblichiamo proprio su questo numero la lettera di un socio che addebita una "deriva" religiosa alla cooperativa, rimpiangendo i bei tempi passati... Rimando le argomentazioni alla rubrica Lettere.
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Quello che mi preme sottolineare è che noi non siamo per la logica "o tutti o nessuno": se viene invitato il sacerdote all'inaugurazione di un supermercato, ci deve essere anche l'imam o il rabbino... o nessuno! Noi siamo per un'altra logica: "chi c'è c'è, chi non c'è... si faccia avanti!" Insomma una politica del confronto, del dialogo, contro ogni steccato.
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Qualcuno può pensare ad un'operazione che unisce "il diavolo e l'acqua santa", ma sbaglierebbe. Non ci sono più "diavoli" o "unti dal Divino", almeno per noi. A livello di base, di obiettivi precisi e concreti da raggiungere, le differenze si attenuano, quasi a sparire di fronte alla gioia di un bambino che ha finalmente la possibilità di sfamarsi, di curarsi, di studiare.
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Non importa che a portargli quel sostegno sia una persona in tonaca o con un fazzoletto al collo con i colori dell'arcobaleno. Non importa a chi ne beneficia e nemmeno alla maggioranza di quei 70.000 cittadini toscani che hanno dato quel sostegno. Un merito della campagna Il Cuore si scioglie è stato quello di fare uscire iniziative di grande valore solidale dal chiuso di circoli o parrocchie, per farle vivere in una grande "piazza" formata da tantissime persone, senza esclusioni.
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Parlare in questi termini, nell'attuale momento politico e culturale, sembra fuori tempo e fuori luogo. Mi riferisco alle crociate pro o contro i crocifissi nelle scuole e nei locali istituzionali. Non entro nel merito perché non è questa la sede. Voglio solo fare una considerazione che ci riguarda, come cooperativa. Pubblichiamo proprio su questo numero la lettera di un socio che addebita una "deriva" religiosa alla cooperativa, rimpiangendo i bei tempi passati... Rimando le argomentazioni alla rubrica Lettere.
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Quello che mi preme sottolineare è che noi non siamo per la logica "o tutti o nessuno": se viene invitato il sacerdote all'inaugurazione di un supermercato, ci deve essere anche l'imam o il rabbino... o nessuno! Noi siamo per un'altra logica: "chi c'è c'è, chi non c'è... si faccia avanti!" Insomma una politica del confronto, del dialogo, contro ogni steccato.
Dicembre 2009
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Antonio Comerci
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Informatore Coop
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3 commenti:
E S I L A R A N T E !!!!!
TRADOTTO: CI CONVIENE ARRUFFIANARCI I CATTOLICI CENTRISTI PERCHE' I COMUNISTI LI ABBIAMO QUASI FINITI!
NON VORREMMO CHE QUALCUNO ANCORA NON VENISSE A FAR SPESE ALLA COOP PERCHE' PENSA CHE SIAMO DI SINISTRA.
AVANTI SIGNORI VENGHINO, CHE QUI DA NOI ACCETTIAMO I SOLDI DI TUTTI!!!!
Per un cattolico rispettoso delle indicazioni della Chiesa la domenica dovrebbe essere la giornata dedicata alla Messa, alla famiglia, alla riflessione e al riposo.
La Coop spinge molto su nuove aperture domenicali dei propri centri commerciali.
I sindacati faticano non poco a difendere il diritto al riposo domenicale degli ottomila dipendenti di Unicoop Firenze, molti dei quali sono donne e mamme.
Su questa contraddizione non una parola del vate Campaini.
L'ETICA non è una parola con cui riempirsi facilmente la bocca, ma prevede coerenza di comportamento.
Se non si è veramente etici con i propri dipendenti, soci e clienti...le coltivazioni di fagiolini nel Burkina assumono una diversa credibilità.
SLT
c.a. S. Eminenza Rev. ma
Presidente Conferenza Episcopale Emilia Romagna
Regione Ecclesiastica Emilia Romagna
Cardinale Arcivescovo Carlo Caffarra
c.a. S. Eminenza Rev.ma
Arcivescovo di Modena Benito Cocchi
c.a. S. Eminenza Rev.ma
Arcivescovo di Ferrara Paolo Rabitti
c.a. Amministratori locali Province Modena e Ferrara
Nei giorni scorsi la Corte Costituzionale tedesca ha accolto il ricorso delle Chiese Cattolica ed Evangelica, affermando che l’apertura domenicale dei negozi viola la Costituzione tedesca.
La domenica, secondo i Giudici, va considerata giornata del riposo dal lavoro, non solo per motivi religiosi, ma anche per permettere il recupero fisico e spirituale dei lavoratori e la loro partecipazione alla vita sociale. Il ricorso era partito contro la decisione di prevedere l’apertura dei negozi, a Berlino, per le quattro domeniche di Avvento.
I Giudici tedeschi hanno affermato che la persona umana va posta al di sopra degli interessi economici.
Questo avviene in una nazione dove il massimo di aperture domenicali annue è di 6. In Italia invece sono come minimo 13, ma in un numero infinito di Comuni italiani sono di più, fino alla totale liberalizzazione delle aperture.
Ciò è frutto di un federalismo malato, che ha consentito improbabili e spesso ridicoli riconoscimenti di “città ad economia turistica”, concessi a realtà del tutto prive di turismo.
Il presidente dell’Associazione dei cattolici tedeschi (ZdK), Alois Glueck, ha plaudito alla decisione della Corte Costituzionale spiegando che «se si sottomette ogni cosa alla massimizzazione del denaro e dell’economia, arrivando alla totale economizzazione della vita, vengono distrutte tutte le dimensioni umane».
Glueck ha ricordato poi che «ogni grande cultura ha la sua giornata di riposo”.
Come Organizzazioni Sindacali, unitamente ai delegati sindacali di Coop Estense di Modena e Ferrara ci riconosciamo nelle parole di Alois Glueck, ed auspichiamo che parta al più presto un profondo processo di revisione di scelte errate che rischiano di determinare effetti devastanti nella sfera sociale.
Le aperture domenicali non portano occupazione aggiuntiva.
E’ un falso. La “torta” del consumo resta sempre la stessa; soltanto viene divisa diversamente tra i diversi competitori, con i più grandi che prevalgono.
Per fare questo, per qualche profitto in più, si è ormai trasformata la domenica e la giornata festiva in un giorno come gli altri.
Anche in Italia bisogna avere il coraggio di tornare indietro.
Bisogna avere il coraggio di dire basta a modelli di esasperato quanto deleterio consumismo.
Bisogna avere il coraggio di farlo, prima di essere del tutto sazi, ma assolutamente disperati.
I DELEGATI SINDACALI COOP ESTENSE Modena e Ferrara
FILCAMS CGIL – FISASCAT CISL – UILTUCS UIL Modena e Ferrara
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