13 agosto 2012

PRIMAFROST, INDAGATI I VERTICI AZIENDALI


La procura mette sotto inchiesta almeno cinque persone.

Tra le accuse lo sfruttamento di manodopera e l’estorsione


Svolta nell’inchiesta Primafrost, l’azienda di surgelati di Valdaro messa sotto accusa per irregolarità nelle retribuzioni e per le insufficienti misure di sicurezza adottate nei confronti dei lavoratori. Secondo i sindacati, che nella giornata di ieri hanno tenuto una conferenza stampa, sarebbero quattro le persone indagate dalla procura. In poche parole i vertici della società. In realtà, stando alle indiscrezioni raccolte a palazzo di giustizia, sarebbero molte di più.

Un’indagine nata da una serie di esposti che hanno fatto scattare i controlli della Direzione provinciale del lavoro e dell’Asl. La notizia è stata ufficializzata dal segretario della Fit-Cisl Emmanuele Monti, insieme al collega della Filt-Cgil Marzio Uberti.

I reati ipotizzati sono di intermediazione illecita e sfruttamento della manodopera, somministrazione fraudolenta dei lavoratori, estorsione in concorso. Prese in esame anche le minacce che alcuni lavoratori hanno denunciato di aver subito in passato, come quella di non venire assunti se non avessero abbandonato il sindacato.

Sono state analizzate anche le retribuzioni economiche definite anomale. Alcuni dei reati contestati rientrano, come accennato, nell’ambito della sicurezza sul lavoro, ma da questo punto di vista le prescrizioni dell’Asl sono state in parte rispettate.

Ricordiamo che quindici dei venti lavoratori licenziati hanno firmato un accordo che prevede un esborso, da parte dell'azienda, di settemila euro. In cambio questi operai hanno rinunciato a ogni altra rivendicazione. Vale a dire ai cinque mesi non lavorati, al recupero della differenza retributiva degli ultimi cinque anni e al reintegro in Primafrost come dipendenti dell'azienda e non come cooperativa, così come previsto da un'ordinanza dell'ispettorato del lavoro che aveva comandato l'assunzione di tutti e venti gli operai.

Cinque di loro però hanno tenuto duro e non hanno accettato il compromesso proposto dall'azienda.

Dopo le denunce, secondo il sindacato, sarebbero arrivate le minacce ai lavoratori sindacalizzati. Operai e sindacati hanno messo insieme un dossier fotografico sulle condizioni di lavoro: arrampicati su scaffali e carrelli a quattro o cinque metri di altezza senza protezioni, e senza alcun riconoscimento o indennità per il lavoro svolto a trenta gradi sotto zero, con scarpe antinfortunistiche rattoppate da nastro adesivo. E infine con le uscite di sicurezza bloccate.

Per richiamare l’attenzione sulle precarie condizioni di lavoro, venti operai si sono anche autodenunciati per evasione fiscale.



11 agosto 2012

Graziella Scavazza

Gazzetta di Mantova


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