«Se la società non ha più intenzione di essere una cooperativa - incalza la sindacalista Maria Giorgini (foto) - allora lasci da parte bilanci etici e progetti nel Terzo Mondo. Questo non è sufficiente se parametri di tutela non vengono adottati a casa propria».
FORLÌ. Si annunciano barricate per il rinnovo del contratto nazionale collettivo del settore commercio cooperativo per i vari negozi di Coop Adriatica e per il magazzino di Centrale Adriatica.
Le agitazioni sono previste per venerdì 8 luglio proprio in quest’ultimo per poi diffondersi, il giorno seguente, nei cinque punti vendita del territorio (Coop Salinatore, Curiel, Portici, Regnoli e Meldola).
E’ la Filcams Cgil, il sindacato più grande del settore, rappresentante di oltre il 90 per cento del personale interessato dalla manovra, a contestare duramente i parametri in discussione nel nuovo accordo - in particolare malattia, ore di permesso e di riposo tra i turni - accusando la società di seguire logiche da azienda privata.
«Anche Coop insegue l’Asia e il modello cinese, fatto di compressione dei salari e dei diritti degli operai», denunciano i dipendenti come Fabio Rossi, delegato della centrale Adriatica, solo uno dei 250 lavoratori stipendiati nel comprensorio.
«Se la società non ha più intenzione di essere una cooperativa - incalza la sindacalista Maria Giorgini - allora lasci da parte bilanci etici e progetti nel Terzo Mondo. Questo non è sufficiente se parametri di tutela non vengono adottati a casa propria».
I punti considerati più critici che hanno acceso le proteste sono:
- Il trattamento della malattia, per la quale il nuovo accordo prevederebbe una decurtazione dello stipendio nei primi tre giorni d’assenza a partire dalla sesta richiesta, prima un taglio del cinquanta poi addirittura del cento per cento dal nono certificato medico nei due anni, calcolando nell’eventualità circa un quinto di soldi in meno al mese in una busta paga che già non supera i 1.200 euro;
- La riduzione delle ore di permesso per i neo assunti, che passerebbero dalle 104 attuali a 32, cosa che nel settore cooperative significa un aumento delle ore di lavoro per guadagnarsi, però, lo stesso salario dei colleghi più “anziani” e, sempre tra i punti più discussi di una trattativa che si annuncia molto tesa, l’eliminazione delle undici ore di riposo tra i turni di lavoro, «che permetterebbe - rimarca ancora con forza Giorgini - un eccesso di sfruttamento degli operai, con dipendenti costretti a lavorare fino alle 21 di sera per poi, magari, essere costretti a ripresentarsi già alle 6 della mattina seguente».
Le agitazioni sono previste per venerdì 8 luglio proprio in quest’ultimo per poi diffondersi, il giorno seguente, nei cinque punti vendita del territorio (Coop Salinatore, Curiel, Portici, Regnoli e Meldola).
E’ la Filcams Cgil, il sindacato più grande del settore, rappresentante di oltre il 90 per cento del personale interessato dalla manovra, a contestare duramente i parametri in discussione nel nuovo accordo - in particolare malattia, ore di permesso e di riposo tra i turni - accusando la società di seguire logiche da azienda privata.
«Anche Coop insegue l’Asia e il modello cinese, fatto di compressione dei salari e dei diritti degli operai», denunciano i dipendenti come Fabio Rossi, delegato della centrale Adriatica, solo uno dei 250 lavoratori stipendiati nel comprensorio.
«Se la società non ha più intenzione di essere una cooperativa - incalza la sindacalista Maria Giorgini - allora lasci da parte bilanci etici e progetti nel Terzo Mondo. Questo non è sufficiente se parametri di tutela non vengono adottati a casa propria».
I punti considerati più critici che hanno acceso le proteste sono:
- Il trattamento della malattia, per la quale il nuovo accordo prevederebbe una decurtazione dello stipendio nei primi tre giorni d’assenza a partire dalla sesta richiesta, prima un taglio del cinquanta poi addirittura del cento per cento dal nono certificato medico nei due anni, calcolando nell’eventualità circa un quinto di soldi in meno al mese in una busta paga che già non supera i 1.200 euro;
- La riduzione delle ore di permesso per i neo assunti, che passerebbero dalle 104 attuali a 32, cosa che nel settore cooperative significa un aumento delle ore di lavoro per guadagnarsi, però, lo stesso salario dei colleghi più “anziani” e, sempre tra i punti più discussi di una trattativa che si annuncia molto tesa, l’eliminazione delle undici ore di riposo tra i turni di lavoro, «che permetterebbe - rimarca ancora con forza Giorgini - un eccesso di sfruttamento degli operai, con dipendenti costretti a lavorare fino alle 21 di sera per poi, magari, essere costretti a ripresentarsi già alle 6 della mattina seguente».
2 luglio 2011
Elisa Gianardi
Corriere Romagna.it
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