Intanto emerge che la Gesconet, consorzio che gestisce le cooperative Stella e Vega per conto dell'azienda leader nella logistica, sarebbe coinvolta in indagini di mafia
Alla Tnt è tregua armata. La riunione fiume in Prefettura a Piacenza per cercare di fare luce sulle condizioni lavorative dei facchini all’interno dell’hub del colosso della logistica olandese, ha prodotto di fatto una tregua tra lavoratori ed azienda dopo settimane di scioperi e scontri fuori dai cancelli della Tnt.
Attorno al tavolo del palazzo del Governo, in attesa di un ulteriore incontro calendarizzato per venerdì prossimo con il sottosegretario ai Trasporti, Bartolomeo Giachino, le istituzioni piacentine, dalla Provincia al Comune e alla Questura, le rappresentanze sindacali e alcuni consulenti del consorzio cooperativo Gesco (che si occupa del reclutamento dei facchini per conto della Tnt) hanno cercato di trovare la quadra sulle buste paga dei turnisti che hanno dell’incredibile visto che riportano come compenso, per un mese intero di lavoro, qualcosa come meno di 67 euro lordi.
TREGUA, REINTEGRO E VERIFICA. Al termine del vertice, durato poco più di quattro ore, le organizzazioni sindacali cantano vittoria per la tregua imposta fino a venerdì, il reintegro di tutti i lavoratori all’interno dell’hub piacentino della Tnt – visto che erano stati licenziati dall’azienda per aver manifestato – e la verifica entro 15 giorni dell’applicazione del contratto nazionale siglato dai confederali. “Questa è una vittoria del sindacato e di tutti i lavoratori – sostiene Gianluca Zilocchi, Filcams Cgil - e merito è anche delle istituzioni che hanno sbloccato questa situazione troppo diffusa e particolarmente seria all’interno della logistica”.
Non si è tuttavia sciolto il nodo delle buste paga a zero euro.
BUSTE PAGA A ZERO? “REFUSI, CAPITA A TUTTI”. Da giorni, infatti, si discute sul come sia possibile che decine- se non tutti- i lavoratori che fanno capo alle cooperative Stella e Vega all’interno della Tnt percepiscano zero euro in busta paga. Il cedolino dei turnisti è diventato una sorta di slogan, “busta paga falso”, che esibiscono agli increduli rappresentanti delle istituzioni: per il mese di febbraio, ad esempio, molti facchini hanno preso zero euro in busta paga. Il più fortunato, 67 euro e rotti. Poi, tutti in nero. Ma alla consulente della Gesco nord, il consorzio che raggruppa a sé le coop Stella e Vega, non sembra strano, anzi: “C’erano buste paga di zero euro? Di errori ne possono sempre capitare – sostiene a testa alta Anna Barbati in rappresentanza della Gesco – saranno stati dei refusi e casi isolati”. Refusi che si ripetono per mesi e per centinaia di lavoratori.
GRUPPO GESCO, GESCONET E GESCO NORD. I collaboratori del gruppo Gesco sono stati anche interpellati sulla proprietà della società e se Gesco nord non sia nient’altro che una diramazione di Gesconet, nei guai giudiziari da Torino a Padova e dalla brianza a Napoli per truffa e traffico di immigrati clandestini. “Niente affatto, Gesco nord è un consorzio nato all’inizio del 2011”. Ma la dichiarazione della Barbati viene smentita poche ore dopo da un dirigente della Tnt: “Gesconet è dentro la Tnt da anni e all’inizio dell’anno ha scorporato il consorzio in Gesco nord e Gesco sud. Le persone all’interno e la dirigenza- assicura- sono le stesse”.
Questo perché sono gli stessi colossi della logistica a creare questi consorzi cooperativi, come Gesconet appunto, che ciclicamente cambiano nome e luogo ma che mantengono al suo interno lo stesso organigramma.
E il problema che in questi giorni tocca Piacenza è solo l’ultimo tassello di un più grande mosaico di schiavismo camuffato a cooperativismo visto che dal 2007 a questa parte, il gruppo Gesco incappa sempre nello stesso errore: schiavizza i lavoratori, ricattandoli e pagandoli in nero. Se si digita su un qualsiasi motore di ricerca la parola “Gesconet” si potrà accedere ad un’ampia rassegna stampa- dal 2007 ad oggi- dove emerge una vera e propria coop a delinquere.
GESCONET NELL’AFFAIRE FILOSA. Tanto a delinquere che Gesconet figura anche all’interno delle intercettazioni ambientali condotte nell’ambito dell’inchiesta che ruota attorno ad Alfonso Filosa, l’ex direttore dell’ufficio provinciale del lavoro di Piacenza arrestato per corruzione e truffa. Dal verbale delle intercettazioni dell’aprile 2009, emerge chiaramente come Filosa avesse annusato l’aria attorno a Gesconet intimando ad alcuni suoi stretti “amici”- riferibili al mondo dell’associazionismo di categoria- di “estrometterci” dal consorzio cooperativo viste le “pesanti imputazioni” a carico, appunto, di Gesconet per creare un nuovo consorzio da inserire nel polo logistico- ed evidentemente anche in Tnt- insieme a molte altre cooperative fantasma che gravitano attorno al gruppo romano. “Ne abbiamo già prese alcune di queste- si legge nelle intercettazioni- e molte del gruppo Gesconet hanno detto che vogliono venire con noi”.
Insomma, nella Pasqua del 2009 si stava predisponendo il terreno per riuscire a inserire la cricca piacentina in un nuovo consorzio composto da 7 o 8 ditte piacentine ed altrettante genovesi, non prima di aver parlato con “il Vescovo per le attività da svolgere negli appalti con le chiese” evitando di parlare con Giuseppe Tucci, che stando agli inquirenti sarebbe il tuttofare per conto della Gesconet.
“Con i collegamenti che ho buttato in piedi- si legge nei verbali- quando chiamiamo il sottosegretario ai Trasporti Giachino, lui viene a Piacenza, non è un problema. Però, al di là di questo nel settore della logistica, degli appalti e dei consorzi, io punto molto su Giachino perché con la Tnt sono molto amici”.
GIACHINO SOTTOSEGRETARIO O DIPENDENTE TNT? Il sottosegretario ai Trasporti, Bartolomeo Giachino, veniva tirato in ballo anche nel 2009 come “molto amico di quelli di Tnt”. Questo perché l’esponente del Governo, come si legge sulla biografia del sito ufficiale della presidenza del Consiglio, è stato dirigente del gruppo Tnt prima di ricoprire il ruolo di sottosegretario. Ed è proprio Giachino che venerdì dovrà partecipare al tavolo sindacati-Tnt per riuscire a risolvere la situazione dei 150 lavoratori dell’hub piacentino.
LA QUESTURA: “CI MUOVEREMO”. Durante il pomeriggio, il questore di Piacenza Calogero Germanà ha più volte fatto avanti e indietro dalla Prefettura, fermandosi a parlare anche con alcuni dei lavoratori egiziani della Tnt sotto le porte del palazzo del Governo in attesa della fine della riunione. “A noi non sono pervenute denunce di nessun tipo ma faremo i nostri accertamenti. Cerchiamo chiaramente riscontri- sottolinea Germanà con in mano il cedolino a zero euro di un lavoratore Tnt- e se ci saranno responsabilità saranno portate davanti all’autorità competente”.
TNT E LE INFILTRAZIONI MALAVITOSE. Intanto, dall’aprile scorso, sei filiali lombarde della Tnt sono sotto la lente della magistratura per possibili infiltrazioni della ‘ndrangheta visto che, secondo gli inquirenti “la scalata agli affari della Tnt è una tipica manifestazione della criminalità mafiosa, realizzata grazie a relazioni particolari” Al quartier generale di San Mauro arrivavano in visita di lavoro personaggi con un pedigree di tutto rispetto, a cominciare da Davide Flachi, figlio di Pepè, uno dei capi clan della ‘ndrangheta radicata al Nord, cognome pesante, decine di pagine di cronaca nera spese per raccontare le sue imprese criminali. A San Mauro veniva anche un personaggio insospettabile, un ex colonnello dei carabinieri passato alla security privata, ritenuto troppo amico dei rampolli delle ‘ndrine.
RIAPERTURA DEI CANCELLI E FISCHI AI SINDACATI. Nella cronaca della lunga giornata, è comunque da registrare la riapertura dei cancelli della Tnt attorno alle 21.30 con l’uscita del primo tir dopo quasi tre giorni di blocco. Il presidio di lavoratori davanti al polo ha però duramente fischiato i sindacati confederali per l’assenza nei momenti più delicati dell’intera vicenda.
19 luglio 2011
Massimo Paradiso
il Fatto Quotidiano
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