Luci e ombre di Legacoop nella ricerca sull'immagine affidata a SwgL'obiettivo è ottenere un nuovo look slegato dal passato
BOLOGNA - «Quo vadis coop?», ha chiesto sulle pagine del Corriere il politologo Gianfraco Pasquino, invitando i cooperatori a ripensare e a cercare una «interazione più fruttuosa con l’imprenditoria privata e con la società». La risposta del presidente di Legacoop Bologna non si è fatta attendere: «Abbiamo scelto di stare con la schiera delle persone operose». E però le domande poste da Pasquino — dove va il mondo cooperativo? come viene percepito all’esterno? — assillano gli stessi cooperatori che negli anni se ne sono sentiti dire di tutti i colori, dalle ricorrenti accuse sugli sgravi fiscali a quelle di un’eccessiva contiguità con il Pci-Pds-Ds-Pd.
L'IMMAGINE - Per cercare un’inversione di rotta e lavorare (in positivo) sulla propria immagine, Legacoop Bologna ha commissionato a Swg un sondaggio (a uso interno) dal titolo inequivocabile: «L’immagine delle cooperative e di Legacoop». Tremila persone sono state intervistate in Emilia-Romagna. Nella provincia di Bologna (esclusa Imola) sono state fatte 555 interviste. Ne è venuto fuori un ritratto di luci e ombre su cui i vertici di Legacoop hanno già aperto una discussione i cui esiti sono attesi a breve.
I RISULTATI - Secondo il 47% degli intervistati bolognesi l’aggettivo che rappresenta meglio l’immagine di Legacoop è «politicizzata» (in regione la pensa così il 36%); segue «forte» (24%); «affidabile» (24%) ma anche «burocratica» (20%). Ecco un’altra domanda spia: Legacoop rappresenta soprattutto «una lobby» (il 24% del campione), mentre ancora «burocrazia» (8%) e «corruzione» (solo 5%) completano la lista delle attribuzioni negative; quelle positive sono «solidarietà» (17%)., «efficienza» (18%), «più qualità» (14%), «onestà» (10%). E se è vero che il 76% degli intervistati ritiene la presenza delle coop sul territorio un’opportunità, il 24% pensa che alteri la competizione nel mercato. La convinzione diffusa tra la stragrande maggioranza dei bolognesi intervistati è che le coop, rispetto alle imprese di capitale, offrano una retribuzione peggiore e minori possibilità di carriera. Il 39% del campione crede che sia difficile reperire informazioni per l’avvio di una nuova cooperativa. Ed è un peccato, perché molte persone (il 22%) sarebbero pronte a lasciare il proprio posto di lavoro per entrare nell’universo coop che offre — questa è la percezione — migliori garanzie per quanto riguarda le relazioni interne, la stabilità, la comodità degli orari. Di più: il 3,4% della popolazione provinciale tra i 18 e i 64 anni mostrerebbe uno spiccato interesse ad avviare un’impresa cooperativa, in termini assoluti parliamo di qualcosa come 18 mila nuovi potenziali cooperatori. Insomma, un’immagine nuova (e meno politicizzata), meno burocrazia e più apertura all’esterno consentirebbero alle coop non solo di guadagnare fette di mercato, ma anche di attirare nuovi potenziali cooperatori. I margini ci sono. Il 70% del campione ritiene infatti che le coop siano «molto o abbastanza affidabili»; il 61% vi ripone «abbastanza fiducia»; il 10% «molta» La fiducia nel mondo cooperativo è superiore a quella accordata alle imprese «di capitale» (46%). La gente chiede però uno sforzo ai cooperatori: nuove opportunità di lavoro; prezzi più bassi, nuovi servizi alle persone e un aiuto per la crescita del territorio
3 settembre 2012Pierpaolo VelonàCorriere.it
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