I toscani minacciano di separarsi per creare una centrale acquisti separata, ma rischiano di perdere il marchio
Strategie post-Unipol: il pericolo di un'altra divisione
.
.
Strategie post-Unipol: il pericolo di un'altra divisione
.
.
Tassinari (Coop Italia): «Visioni differenti»
Niente super gruppo, prevale il regionalismo
Niente super gruppo, prevale il regionalismo
Tira aria di divorzio tra le cooperative toscane e quelle del Nordovest (Emilia, Lombardia, Piemonte e Liguria). Dopo la spaccatura del 2005 sulla scalata alla Bnl che ha portato il movimento a separare i propri destini finanziari (i toscani arroccati in Mps e gli altri tutti in Unipol), il dibattito si è riaperto. Ma questa volte verte su argomenti più concreti dell'etica mutualistica. Si discute su come affrontare la crisi, la perdita di clienti e di ricavi e su come gestire i rapporti con l'industria e i consumatori.
Due le figure che dominano la discussione al di qua e al di là degli Appennini: Turiddo Campaini, 72 anni, da più di 30 anni a capo di Unicoop Firenze, e Vincenzo Tassinari, 63 anni, da 24 presidente di Coopitalia.
Addio supercoop Tre anni fa, dopo lunghe discussioni i big delle cooperative avevano deciso di avviare un processo di rafforzamento dei poteri di Coopitalia a scapito dell'autonomia delle insegne locali. Era il primo passo di un processo di convergenza al centro che doveva portare le coop di consumo a fondersi in un supergruppo della distribuzione con 12 miliardi di fatturato. Avevano cominciato a parlarne le coop del Nordovest (Novacoop, Coop Liguria e Coop Lombardia) seguite a distanza da quelle del distretto adriatico (Coop Adriatica, Coop Nordest e Coop Estense), le grandi azioniste di Unipol. Ma quell'idea di creare un campione nazionale in grado di rivaleggiare con le catene estere è tramontata insieme alla crescita dei consumi.
Autonomia Prioritaria ora, hanno deciso i cooperatori, è la ricerca dell'efficenza e il presidio del territorio, non la dimensione. Marcia indietro quindi sulla centralizzazione delle strategie e spazio invece all'autonomia di ciascuna insegna e di ciascun manager. Ma se questo è il contesto, Firenze è andata più in là. Di fronte all'impoverimento delle famiglie, ragionano i toscani, le coop sono state chiamate a svolgere un ruolo anti-inflattivo ma possibile che l'unica che riesce a farlo con successo è Unicoop Firenze? La catena toscana, oltre ad essere la più grande d'Italia con quasi 3 miliardi di fatturato, è anche quella che da anni vince la classifica nazionale della convenienza davanti ad Esselunga, e con uno scarto rispetto alle altre Coop (secondo l'indagine di Altroconsumo). Listini alla mano Campaini ha minacciato la scissione da Coopitalia trascinando con sé le altre organizzazioni toscane e umbre, ventilando l'idea di creare una propria centrale acquisti separata. Il dibattito all'ultima assemblea di Coop Italia è stato infuocato e lo sarà, probabilmente, anche al consiglio di sorveglianza della prossima settimana presieduto dal piemontese, Ernesto Dalle Rive.
Il marchio I toscani, che hanno i bilanci in rosso, hanno fretta di cambiare strategia commerciale. Campaini ha annunciato l'eliminazione degli ipermercati, canale classico della grande distribuzione, ma da tempo in sofferenza. Le grandi strutture toscane perderanno l'insegna Ipercoop e diventeranno superstore di dimensioni ridotte e con la parte non food affidata a catene specializzate. E nel resto d'Italia? Applicare la stessa ricetta a tutti e 100 gli Ipercoop nazionali creerebbe problemi di personale e di magazzino non facili da risolvere per le altre coop. Le divergenze strategiche sono acuite dalla diffidenza nei conforti del sistema di potere costruito intorno ad Unipol. Ma una vera e propria scissione per i toscani avrebbe un prezzo altissimo: la perdita del marchio Coopitalia, e soprattuto dei prodotti private label con il bran delle coop, che rappresentano il 25% del giro d'affari del sistema.
«Pur in presenza di visioni strategiche differenti - auspica Tassinari - anche necessarie in una fase di crisi economica come quella che tutti stiamo affrontando, serve la conferma della leadership di Coop con tutta la sua forza e unità per le cooperative e i nostri 8 milioni di soci. Nessuno disconosce questo valore tanto che i mandati da parte di tutte le cooperative per le negoziazioni con i grandi fornitori sono pervenute a Coop Italia puntuali e complete».
19 novembre 2012
Roberta Scagliarini
Corrirere della Sera
Autonomia Prioritaria ora, hanno deciso i cooperatori, è la ricerca dell'efficenza e il presidio del territorio, non la dimensione. Marcia indietro quindi sulla centralizzazione delle strategie e spazio invece all'autonomia di ciascuna insegna e di ciascun manager. Ma se questo è il contesto, Firenze è andata più in là. Di fronte all'impoverimento delle famiglie, ragionano i toscani, le coop sono state chiamate a svolgere un ruolo anti-inflattivo ma possibile che l'unica che riesce a farlo con successo è Unicoop Firenze? La catena toscana, oltre ad essere la più grande d'Italia con quasi 3 miliardi di fatturato, è anche quella che da anni vince la classifica nazionale della convenienza davanti ad Esselunga, e con uno scarto rispetto alle altre Coop (secondo l'indagine di Altroconsumo). Listini alla mano Campaini ha minacciato la scissione da Coopitalia trascinando con sé le altre organizzazioni toscane e umbre, ventilando l'idea di creare una propria centrale acquisti separata. Il dibattito all'ultima assemblea di Coop Italia è stato infuocato e lo sarà, probabilmente, anche al consiglio di sorveglianza della prossima settimana presieduto dal piemontese, Ernesto Dalle Rive.
Il marchio I toscani, che hanno i bilanci in rosso, hanno fretta di cambiare strategia commerciale. Campaini ha annunciato l'eliminazione degli ipermercati, canale classico della grande distribuzione, ma da tempo in sofferenza. Le grandi strutture toscane perderanno l'insegna Ipercoop e diventeranno superstore di dimensioni ridotte e con la parte non food affidata a catene specializzate. E nel resto d'Italia? Applicare la stessa ricetta a tutti e 100 gli Ipercoop nazionali creerebbe problemi di personale e di magazzino non facili da risolvere per le altre coop. Le divergenze strategiche sono acuite dalla diffidenza nei conforti del sistema di potere costruito intorno ad Unipol. Ma una vera e propria scissione per i toscani avrebbe un prezzo altissimo: la perdita del marchio Coopitalia, e soprattuto dei prodotti private label con il bran delle coop, che rappresentano il 25% del giro d'affari del sistema.
«Pur in presenza di visioni strategiche differenti - auspica Tassinari - anche necessarie in una fase di crisi economica come quella che tutti stiamo affrontando, serve la conferma della leadership di Coop con tutta la sua forza e unità per le cooperative e i nostri 8 milioni di soci. Nessuno disconosce questo valore tanto che i mandati da parte di tutte le cooperative per le negoziazioni con i grandi fornitori sono pervenute a Coop Italia puntuali e complete».
19 novembre 2012
Roberta Scagliarini
Corrirere della Sera
Nessun commento:
Posta un commento