26 novembre 2014

"UNICOOP TIRRENO CANCELLA LE TUTELE": E' STATO DI AGITAZIONE

La decisione presa dopo l’esito negativo della trattativa tra Unicoop Tirreno e le organizzazioni sindacali. La privatizzazione dei magazzini di Vignale e Anagni prevedeva accordi di tutela per i lavoratori, garanzie che ora si vogliono cancellare. Unicoop Tirreno ha dato infatti solo una risposta, ed è la peggiore mai data: disdire tutti gli accordi sottoscritti dal 2000 ad oggi. L’etica che professa l’azienda non è che uno slogan. Efficace all’esterno, forse, ma con i lavoratori usa due pesi e due misure”.


 
Riotorto (Livorno), 25 novembre 2014 - Le organizzazioni sindacali, in testa la UilTucs, proclamano lo stato di agitazione dei lavoratori della Coop di Riotorto.
"Fallita la trattativa, e in assenza di tutele, non resta che proclamare lo stato di agitazione. E, se le garanzie non vengono ripristinate, arrivare allo sciopero. E’ la decisione presa dopo l’esito negativo della trattativa tra Unicoop Tirreno e le organizzazioni sindacali, in testa la UilTucs (Unione italiana lavoratori del turismo, commercio e servizi) di Livorno rappresentata dal segretario territoriale Sabina Bardi. La trattiva riguarda i lavoratori della sede di Vignale Riotorto, uno dei centri di distribuzione più importanti di tutta la Toscana, fallita dopo anni di difficoltà e “scelte molto discutibili”.

Parola della UilTucs, che spiega come già nel 2000 la Cooperativa iniziò la privatizzazione dei magazzini di Vignale (Livorno) e Ariccia (Roma), successivamente diventato Anagni (Frosinone). “Solo dopo anni– specifica il segretario UilTucs di Livorno Sabina Bardi – vennero raggiunti degli accordi fra le parti sociali e l'azienda, salvaguardando i lavoratori della Coop. Il primo passo dell'azienda fu quello di aprire procedura di mobilità, successivamente furono raggiunti accordi globali, dapprima nei singoli reparti e poi per ogni singolo lavoratore. In ogni tipo di stesura venivano sottoscritte dalla Cooperativa le garanzie che sarebbero state inviolabili e irrinunciabili nei confronti dei lavoratori dipendenti Coop, qualora avessero aderito alla privatizzazione. Garanzie che ora si vogliono cancellare. Coop ha dato solo una risposta, ed è la peggiore mai data: disdire tutti gli accordi sottoscritti dal 2000 ad oggi. L’etica che professa l’azienda non è che uno slogan. Efficace all’esterno, forse, ma con i lavoratori usa due pesi e due misure”.

"Altro aspetto da non sottovalutare - continua il comunicato - poi, è il fatto che spesso le garanzie non siano state applicate neanche dalle aziende appaltatrici. L’ennesimo mancato rispetto di garanzie, e di dignità, che ha spinto la UilTucs a prendere decisioni drastiche e interrompere il tavolo di negoziazione proclamando lo stato di agitazione. Ma non solo. “Se Coop non ritira la disdetta degli accordi – conclude Bardi – siamo pronti a indire uno sciopero. Anche se questo comporterebbe magazzini e negozi bloccati con una perdita di incasso di svariati milioni di euro”. Una cifra da capogiro rispetto alle poche centinaia di euro che, paradossalmente, sarebbero sufficienti a mantenere in vita gli accordi.




25 novembre 2014

La Nazione


 

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