risponde GIANCARLO MAZZUCA
SICURAMENTE di effetto la risposta che le ha dato il presidente di Coop Italia, Tassinari, alla sua domanda sui prestiti da soci: «le ricordo - dice - che questi prestiti sono regolamentati direttamente dalla Banca d'Italia e che, in aggiunta, noi ci siamo dati un codice di autoregolamentazione». Ma cosa prevede in particolare Bankitalia?
Luigi A. Giannilli
SOLLECITATO dalla curiosità del nostro lettore, sono andato a scartabellare nei regolamenti di Banca d'Italia e, in effetti, ho trovato qualcosa che fa riflettere e che, indubbiamente, è nuovo fieno nella cascina di Bernardo Caprotti, il presidente di Esselunga (a proposito, ho letto che il suo libro, «Falce e carrello», sta andando a ruba).
Guardando gli estratti del «Regolamento dei soggetti diversi dalle banche», aggiornato al marzo di quest'anno, ho infatti scoperto che, in caso di fallimento della cooperativa, è previsto un rimborso di solo il 30% del depositato. Come dire che, considerando che i prestiti da soci (ma perchè non si parla più propriamente di «risparmi dei soci»?) raggiungono i 7 miliardi e 414 milioni di euro per le principali «firme» di Coop Italia, sono garantiti meno di due miliardi e mezzo. Ovviamente tocchiamo ferro: queste coop sono corazzate capaci di sopportare tutti i mari in tempesta, ma andare a leggersi i regolamenti di via Nazionale non fa male a nessuno. A cominciare dai soci. Del resto, lo stesso Tassinari, nella sua intervista, quando dice che i «prestiti da soci, diversamente dalle coop di consumo di altri Paesi europei, ci hanno consentito di ampliarci e modernizzarci», dice una grande verità. E finisce per ammettere che Caprotti qualche ragione ce l'ha.
Guardando gli estratti del «Regolamento dei soggetti diversi dalle banche», aggiornato al marzo di quest'anno, ho infatti scoperto che, in caso di fallimento della cooperativa, è previsto un rimborso di solo il 30% del depositato. Come dire che, considerando che i prestiti da soci (ma perchè non si parla più propriamente di «risparmi dei soci»?) raggiungono i 7 miliardi e 414 milioni di euro per le principali «firme» di Coop Italia, sono garantiti meno di due miliardi e mezzo. Ovviamente tocchiamo ferro: queste coop sono corazzate capaci di sopportare tutti i mari in tempesta, ma andare a leggersi i regolamenti di via Nazionale non fa male a nessuno. A cominciare dai soci. Del resto, lo stesso Tassinari, nella sua intervista, quando dice che i «prestiti da soci, diversamente dalle coop di consumo di altri Paesi europei, ci hanno consentito di ampliarci e modernizzarci», dice una grande verità. E finisce per ammettere che Caprotti qualche ragione ce l'ha.
DOMENICA 7 OTTOBRE 2007
IL RESTO DEL CARLINO - LA NAZIONE - IL GIORNO
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