25 gennaio 2013

CASO MPS: UNICOOP FI DOVREBBE RASSICURARE I PROPRI SOCI




Mps nella bufera, Unicoop Firenze è azionista da anni della banca senese col 2,7%




Il Presidente di Unicoop, Campaini, è stato vicepresidente di Mps per otto mesi, dimettendosi misteriosamente pur rimanendo nel CdA nel dicembre scorso

Viste le proporzioni dell'impatto mediatico del caso Mps, Unicoop Firenze nella figura del Presidente dovrebbe rassicurare soci e dipendenti della Cooperativa, anziché chiudersi in un silenzio ancor più rumoroso


Gli ottimi servizi di Report avrebbero già dovuto aprire gli occhi di tutti sulla scellerata gestione della banca senese da parte del CdA presieduto da Mussari. Non solo quelli degli organi deputati alla vigilanza (Consob, Banca d'Italia e società di revisione) e di azionisti e clienti, ma anche quelli dell'opinione pubblica in generale. Quelli delle forze politiche, al contrario, erano ben aperti già da un po', e non pensiamo sia solo una mera coincidenza che questo terremoto sia scoppiato giusto adesso, in piena campagna elettorale.

In un commento di un conduttore di Radio 24 abbiamo sentito questa frase: il riuscire ad inanellare una serie di scelte sbagliate come quelle fatte da Mps dal 2006 ad oggi, aveva le stesse probabilità che si hanno nel fare zero alla schedina del totocalcio. Non possiamo che condividere. Insomma, i presupposti per considerare drammatica la situazione c'erano già tutti e questa dei derivati nascosti è solo la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Certo, ci sarebbe l'aggravante di un contratto di cui non sarebbero stati messi al corrente i consiglieri, la società di revisione, Banca d'Italia, ecc. Ma questo è ancora tutto da chiarire.

Quelle che a noi più interessano sono invece le possibili ripercussioni che tutto ciò può generare in Unicoop Firenze. Dello stretto legame che unisce la cooperativa fiorentina con l'istituto senese ci siamo occupati a più riprese negli scorsi anni, anche e proprio perchè eravamo assai perplessi nel vedere condivise le scelte rivelatesi poi disastrose. L'acquisto di Antonveneta è sicuramente stata la madre di tutti i guai, ma non è che poi siano stati fatti i giusti passi per cercare di rimediare e adesso se ne vedono i risultati.

Unicoop Firenze ha aderito a tutti gli aumenti di capitale, nel 2008, nel 2011 e anche a quello deliberato oggi. Campaini ha sempre seduto nel Consiglio di Amministrazione e non si hanno notizie di suoi dissensi rispetto alle decisioni intraprese. Nel frattempo il valore delle azioni è sceso in modo vorticoso, costringendo ad una svalutazione della partecipazione in Mps nel bilancio 2008 di Unicoop Firenze, talmente ingente (189 milioni) da renderlo il primo bilancio negativo della storia della cooperativa.

E purtroppo da allora le cose non hanno fatto che peggiorare.
Campaini però non ha mai smesso di considerare l'investimento in Mps strategico perchè legato ad una banca ancorata al territorio tramite la Fondazione socio di maggioranza. Nonostante i primi decisi scricchiolii, il nostro Presidente si è ostinato in questa sua valutazione, arrivando anche a definire l'adesione all'ultimo aumento di capitale una vera opportunità finanziaria. Solo negli ultimi tempi ha fatto intravedere qualche flebile dubbio, poi a fine aprile 2012 è stato nominato Vicepresidente nel nuovo corso Profumo-Viola dell'Istituto senese. Infine, un mese fa, si è improvvisamente dimesso dalla carica, senza dare particolari e convincenti spiegazioni. Aveva già il sentore della bufera che si sarebbe abbattuta sulla banca?

Se comunque Unicoop in quanto azionista si sentisse danneggiata dalla precedente gestione Mps, non dovrebbe che seguire la linea dall'azionista di maggioranza, ammesso che le minacce si concretizzino, cosa sulla quale è lecito nutrire qualche perplessità. La Fondazione infatti  fa sapere che valuterà un'eventuale azione di responsabilità ai loro danni (gestione precedente) per lo scandalo dei derivati usati negli ultimi anni per rinviare gli esiti (negativi) di una amministrazione che dire miope forse non sarebbe abbastanza.

A nostro parere adesso sarebbe giunto il momento per Unicoop di accantonare opacità ed ostinazioni e assumersi in prima persona la responsabilità delle scelte fatte e rispondere ai soci per rassicurarli. Limitarsi a dire che abbiamo fatto un ottimo lavoro, pare davvero insufficiente, oltre che fuori luogo, visto il contesto.

Crediamo invece sia necessario un gesto trasparente e schietto da parte di Campaini che ribadisca la credibilità della cooperativa e, perchè no, anche quella personale. Unicoop Firenze non può tacere di fronte a ciò che è sotto gli occhi di tutti. Per questo esortiamo la Cooperativa a rilasciare una dichiarazione in merito e lo deve fare presto e per bocca di colui che da sempre  ha rivendicato la bontà della partecipazione finanziaria nella banca senese e che è la personalità più autorevole e rispettata della coop fiorentina: il Presidente Campaini.
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Siamo convinti che le riserve di liquidità e il patrimonio immobiliare, nonché una positiva redditività commerciale, garantiscano la solidità di Unicoop Firenze anche in questo brutto momento di difficoltà.
Sarebbe perciò opportuno far percepire queste tutele e sicurezze ai dipendenti e ai soci, che in buona parte hanno anche riversato i propri risparmi nei libretti del prestito sociale, anzi crediamo sia loro dovuto.

In fondo è soprattutto grazie a loro se Turiddo Campaini ha potuto sedere così a lungo nel CdA del Monte dei Paschi.





28 commenti:

Anonimo ha detto...

Il presidente farebbe bene a spiegare ai suoi dipendenti la situazione attuale, lo fece anni fà al Sasch hall a Firenze spiegando l'importanza della nostra azienda ad entrare nel monte dei paschi come azionisti, pur con le nostre perplessità, adesso cosa fà.... Presidente abbia il coraggio di dirci che ha fatto una cazzata.

Coordinamento Usb per l'Unicoop Firenze ha detto...

Ci piacerebbe sapere se il presidente Campaini consideri ancora 'STRATEGICO' l'investimento di Unicoop Firenze in MPS!!!

Anonimo ha detto...

Dovrebbe fare solo una cosa Turiddu..dimettersi..non ne ha azzeccata una da quando si è messo a braccetto con MPS..sarebbe anche l'ora che andasse in pensione..ormai è inutile ed obsoleto

Anonimo ha detto...

Se la banca Monte dei Paschi di Siena è nella bufera, c'è da ricordare che Unicoop Firenze è sua azionista per il 2,7 per cento, e che fino al dicembre 2012 il presidente di Unicoop Turiddo Campaini ne è stato vicepresidente per otto mesi.
Dopo le sue dimissioni, avvenute appunto nel dicembre scorso, egli è però rimasto nel Consiglio di amministrazione di tale banca. Dalla sua persona però pare ci sia stato silenzio assoluto, non avrebbe pare rassirurato i propri soci: infatti molti sono preoccupati delle possibili ripercussioni che tutto ciò può generare in Unicoop Firenze.
Questa struttura di cooperazione ha sempre aderito a tutti gli aumenti di capitale sia nel 2008 che nel 2011 ed anche all'ultimo di recentissima deliberazione. E pare che Campaini non abbia dato segni di dissenso a queste decisioni del CdA.
Pare però che il valore delle azioni sia sceso in modo vorticoso, costringendo ad una svalutazione della partecipazione in Monte dei Paschi di Siena nel bilancio 2008 di Unicoop Firenze, talmente ingente (189 milioni) da renderlo il primo bilancio della storia della cooperativa.
E Campaini però non ha mai dubitato su quell'investimento in Monte dei Paschi di Siena che considerava strategico, ostinandosi ed arrivando a dire che l'adesione all'ultimo aumento di capitale è stata una vera opportunità finanziaria: «L'aumento di capitale di Monte dei Paschi di Siena– ebbe a dire nel luglio scorso – credo che in questo momento non sia da valutare esclusivamente in termini di impegno di carattere finanziario. Credo che in questo momento, a queste condizioni, sia da considerare anche come operazione conveniente dal punto di vista finanziario».
Ed ancora Campaini alla stessa agenzia disse «Abbiamo fatto una scelta di investimento strategico nel Monte dei Paschi ovviamente nessuno poteva prevedere che fosse venuta fuori poi una crisi come questa e che ci fossero necessità di aumento di capitale, poi vedremo nel tempo come utilizzare meglio queste risorse che attualmente vengono impegnate nell'aumento».
Solo negli ultimi tempi ha fatto intravedere qualche flebile dubbio, mentre un mese fa come già detto Campaini si è dimesso senza dare particolari e convincenti spiegazioni, ma forse perchè aveva già il sentore della bufera che si sarebbe abbattuta sulla banca? Sarebbe dunque auspicabile – e viene chiesto da più parti – che Campaini ribadisca la credibilità della cooperativa e del personale perchè Unicoop Firenze non può tacere di fronte a ciò che è sotto gli occhi di tutti.
Anche perchè la Fondazione fa sapere che «valuterà un'eventuale azione di responsabilità ai loro danni (gestione precedente) per lo scandalo dei derivati usati negli ultimi anni per rinviare gli esiti (negativi) di una amministrazione che dire miope forse non sarebbe abbastanza».

Anonimo ha detto...

Io penso che Unicoop dovrebbe smettere di occuparsi di "finanza creativa" e ritornare ad occuparsi a tempo pieno di quella che, in fondo, è la sua vera missione di cooperativa di consumo cioè vendere prodotti ad un ottimo rapporto qualità prezzo.
Purtroppo la qualità, forse proprio da quando Unicoop ha cominciato ad occuparsi di finanza è sensibilmente peggiorata, malgrado le risposte che compaiono sull'Informatore.
Concordo con quanti ritengono estremamente utile che Campaini chiarisca al più presto quanto MPS costi ad Unicoop e non vedrei male le sue dimissioni.

viandante ha detto...

E se tutti i soci coop ritirassero il loro prestito cosa succederebbe?

Anonimo ha detto...

Caro Viandante, la domanda è retorica. Meglio non risponderti. Almeno 8000 persone perderebbero il lavoro dal giorno successivo, senza contare l'indotto.

Lavoratori Unicoop ha detto...

Concordiamo con la risposta dell'Anonimo del 03 febbraio 2013 11:55. La domanda posta da Viandante è oggettivamente retorica. Pone infatti uno scenario ipotetico ma lontanissimo dal concretizzarsi. A tale proposito è d'uopo ricordare che la patrimonializzazione di Unicoop Firenze è solida e i soci prestatori non corrono rischi essenziali. Tuttavia, in un momento così turbolento e caotico che coinvolge una grande banca (o almeno lo era) di cui Unicoop è azionista con l'eco mediatico che ne deriva e l'amplificazione generata dall'attuale campagna elettorale, qualche parola semplice e chiara da parte di Unicoop non guasterebbe, specialmente nella figura del Presidente che è anche nel board della banca, dopo esserne stato vicepresidente. Questo è il senso del post che abbiamo scritto. Anche perché un deflusso dai libretti di Unicoop è già stato registrato con i dati del bilancio 2011, con una flessione del 5,4%. Si può obiettare che con la crisi le persone attingono sempre più ai risparmi. Questa risposta è solo parzialmente accettabile, dato che la flessione di Unicoop Firenze sul P.Soc. è superiore alla media delle 9 grandi Coop. La spiegazione va probabilmente ricercata altrove e, a nostro avviso, soprattutto nella disastrosa partecipazione di Unicoop FI in Mps (si legga il nostro post del 04 gennaio 2013, IL PRESTITO SOCIALE COOP IN FLESSIONE.

Anonimo ha detto...

Esattamente quello che succederebbe se tutti i correntisti ritirassero i loro soldi contemporaneamente dalle banche. Per non offendere direi che una domanda "retorica" .
Ps ma nessuno invece dice che unicoop e' la cooperativa + efficiente d'Italia? Bello criticare e basta.....

Anonimo ha detto...

Più efficente??? ecco un'affermazione "retorica"!!!

Anonimo ha detto...

Provo a essere + preciso x tua gioia: miglior media fra le grandi coop x vendita x mq di superficie commerciale, x equivalenti Full time impiegati, con la miglior % sul fatturato del primo e secondo margine, la + patrimonializzato del sistema, quella con la maggiore marginalità, l'unica ad aver sempre chiuso con la gestione caratteristica in utile, l'unica insegna leader di prezzo in tutte le province in cui opera tranne due (una e' Roma).
Poi i difetti li sappiamo tutti ma non per forza dobbiamo parlare male anche di ciò che funzione bene.... Perdono, volevo dire meglio della media...

Anonimo ha detto...

La gestione caratteristica è solo una componente (e quella meno redditizia, visto che Unicoop può contare su un prestito sociale di 2,7 mld). In realtà la gestione caratteristica è quella patrimoniale, infatti le Coop sono prima banche e poi supermercati, come è evidente. Ed è proprio la gestione patrimoniale che inficia la gestione caratteristica, come nel bilancio 2011 in rosso per -65 milioni e soprattutto nel bilancio 2008 con un rosso di -194 milioni di cui ben -189 dovuti a svalutazione su titoli Mps. Aggiungiamoci le perdite implicite su Mps, quelle che ancora non si vedono, e che portano il disastro alla perdita di oltre l'85% dell'investimento (si parla di oltre 500 milioni). Ora, se crediamo che i soldi dei soci siano a disposizione di queste operazioni scellerate, Unicoop Firenze è gestita benissimo. Altrimenti qualche dubbio pare inevitabile e qualche testa dovrebbe cadere. Magari grossa.

Anonimo ha detto...

Non vorrei che diventi un dibattito fra noi due ma sul punto, la bontà' della gestione caratteristica, credo di aver già ampiamente detto. È ovvio che Mps si è' rilevato un investimento sbagliato ma qualunque istituzione con attivi liquidi di bilancio vive la medesima situazione. Inoltre in ogni occasione e fin da subito campaini (che non ho alcun interesse a difendere) ha sempre detto che rappresentava un investimento strategico x poter contribuire a mantenere sul territorio il centro decisionale sul credito della banca. Infine vorrei dire la mia su un punto: sempre guardando gli attivi di bilancio e i dati patrimoniali, quella minus, anche x la parte ancora espressa ma non spesata, e' marginale rispetto allo stock di raccolta della coop, e gli utili generati e accantonati a PN x decenni.

Anonimo ha detto...

Neanche io vorrei aprire un epistolario col collega (immagino che sia un dipendente di Unicoop Firenze), ma debbo replicare su alcuni punti salienti. Sulla gestione caratteristica i risultati non sono eccezionali, ma i dati ci dicono che sono comunque positivi. Questo non è necessariamente dovuto ad una buona gestione, ma anche ad altre componenti come una scarsa presenza (almeno fino a pochi anni fa) di competitors aggressivi e agli ottimi rapporti politici con le amministrazioni locali. Il risultato è che Unicoop ha usufruito di una protezione dal mercato per lunghi anni che le ha consentito di radicare la presenza sul territorio in una posizione dominante. Grazie a un’accondiscendente condotta sindacale, Unicoop ha potuto contare anche su un costo del lavoro relativamente basso, con una redistribuzione del s.v. generalmente contenuta.
Viceversa, quando la Cooperativa si è cimentata in operazioni innovative ha dimostrato tutta la sua inefficienza e la carente capacità del management. Si veda il disastroso investimento negli Ipercoop che attualmente sono tutti in fase di ridimensionamento, ripiegando sulla formula del superstore. Qui la Coop dà una risposta insoddisfacente, dicendo che è il format che non funziona. Prescindendo che comunque si ammette un errore strategico di non poco conto e una dispersione enorme di risorse, si giustifica in realtà la scarsa professionalità dell’intoccabile management dando la colpa al format, cosa che in realtà non è, visto che in altre realtà questa funziona.
Sulla gestione patrimoniale si può notare lo stesso quid di incompetenza. Dissanguare almeno il 16% del p.s. (non pare tanto marginale) in Mps è un evidente errore che non può essere giustificato con l’”investimento strategico”. Mps rischia la nazionalizzazione e con essa l’azzeramento del valore delle azioni (ormai quasi raggiunto, tra l’altro) che rende vano l’incaponimento sull’investimento “strategico”, che poi all’occorrenza diventa «un’operazione conveniente» (Campani docet, aumento di capitale Mps 2011). Inoltre se, come è auspicabile in futuro per la banca, giungesse un investitore che non potrà essere che industriale e non certo finanziario, il futuro “territoriale” del Monte appare segnato. Quindi al danno si somma la beffa. Non solo si dilapidano centinaia di milioni dei soci, ma l’enorme sacrificio “strategico” rischia fortemente di essere vano. Infine, c’è tutta una gestione della differenziazione del rischio del portafoglio che pare essere stata sottostimata, dato che Unicoop investe quasi la metà del P.S. in titoli di stato (che hanno subito una parziale svalutazione nell’ultimo bilancio). Il riaccendersi di tensioni sugli spread, come stiamo assistendo, porterebbe nuove potenziali minus sui titoli in pancia ad Unicoop. Quindi Unicoop Firenze ha un portafoglio mal gestito proprio perché squilibrato in funzione dei rischi. La cosa stupefacente è che nessuno paghi per tutti questi errori madornali, che in una sana azienda sarebbero puniti con la rimozione dei manager responsabili. Ma siamo alla Coop che è tutto un altro mondo. Finché dura.

Anonimo ha detto...

Come detto condivido solo in parte. Sugli iper unicoop Firenze e' stata la prima in Italia (Montecatini) e sono andati alla grande finché le famiglie erano grandi, i centri commerciali non erano fitti come funghi e le spese di trasporto non così onerose.
Ancora, la partecipaz in Mps e' già stata svalutata di brutto, gli iper vanno MALE ovunque tranne qualcuno al nord, esselunga era e rimane un competitor forte ed aggressivo e la leader di prezzo e' sotto gli occhi di tutti. Sul portafoglio parli di minus implicite e di concentrazione del rischio sul debito sovrano italiano. Sulle minus direi che la dinamica spread fino a 10gg fa ha determinato la sostanziale ripresa di tutti i corsi, in queste due settimane (pre elettorali) la situazione di e' di nuovo un po' attorcigliata. Unicoop ha tuttavia spesato minus potenziali non monetizzare, dunque riprese certe di valore a scadenza salvo default del nostro paese. È qui una domanda? Era preferibile investire in governativi greci, spagnolo portoghesi (alti tassi e alta probabilità default) o in titoli Dell Europa core (Germania Francia paesi nordici con bassi tassi). Alla scelta titoli di stato italiani non c'è' alternativa.... Se scommetto scommetto sul mio paese. Per il resto alcune precisazioni:
1 non sono un dipendente coop
2 su capacità dei senili manager coop hai probabilmente, in alcuni caso, ragione, ma non che i giovani cooperatori o meno diano migliori prove di loro
3 la vera difficoltà di Firenze, che è' anche una sfida, si gioca a Roma nei numeri della catena DOC, io faccio il tifo x coop, non il meglio in assoluto, ma forse fra i meno peggio che vedo.

U. Saluto

Anonimo ha detto...

SUGLI IPER
Dato che io in Unicoop ci lavoro da tempo e chiarisco ancora alcuni punti. Se un'azienda punta su un format come quello degli Iper investendo un oceano di soldi e dopo qualche anno li ridimensiona sostenendo che il format non funziona, già solo questo basta per capire che siamo in mano ad un gruppo di incapaci. In realtà le cose stanno ancora peggio, perché NON E' VERO che gli iper vanno male ovunque. E' un BALLA che fa comodo sbandierare alla Coop. Il motivo principale è l'incompetenza del management e l'alibi fa comodo per salvare quei culi dorati. Per questo le Coop emiliane (solo per restare in ambito Coop) non ci pensano neanche a uscire dal format iper, per inciso questa veduta diversa ha portato recentemente ad alcuni accesi diverbi tra Coop toscane ed emiliane In Coop italia, relativamente sulla gestione della centrale acquisti.
Il problema per gli iper in Unicoop è sempre stato il settore "non food", sul quale non ci si improvvisa, ma abbisogna di un know how specifico, cosa che in Unicoop neanche sanno cos'è.
(CONTINUA)

Anonimo ha detto...

SULLA GESTIONE PATRIMONIALE
Sulla non professionalità della gestione patrimoniale ho già scritto ed è abbastanza evidente la cosa che pare di sparare sulla Croce Rossa. La prima strategia relativa al risk management è, come noto, la diversificazione. Nel portafoglio di Unicoop Firenze ce n’è poca, dato che quasi la metà dello stock (le altre coop sono mediamente intorno al 30%) è investita su titoli di stato italiani. E' ovvio che da quando è iniziata la crisi di alcuni grandi paesi dell'area euro e conseguenti rendimenti al rialzo (estate 2011) Unicoop ha imbarcato automaticamente un rischio eccessivo, sia per potenziali minus (l'attuale situazione di incertezza politica che potrebbe protrarsi anche dopo il voto sta a dimostrarlo) sia su eventi più drammatici come la polverizzazione della moneta unica e ritorno alle divise nazionali, evento che ora pare evitato, ma non certo impossibile (si pensi ai 575 punti base di spread e relativa caduta del governo Berlusconi). Tra l'altro questo investire massicciamente in titoli di stato italiani è uno dei tanti talloni d'Achille di MPS, anch'essa sovresposta su questa tipologia di titoli. Forse non è casuale, data la vicinanza tra le due aziende. Aggiungiamo inoltre che molte obbligazioni nel portafoglio di Unicoop FI sono proprio del Monte dei Paschi e ci accorgiamo che le cose non sono rose e fiori. Gestire il rischio in un portafoglio, non significa certo differenziare in bond greci, ma l'offerta sui mercati finanziari è talmente ampia che c'è solo l'imbarazzo della scelta. Fare i patrioti «Se scommetto scommetto sul mio paese» non ha nulla a che vedere con la gestione del rischio, ma con l'incompetenza conclamata di chi lo fa. Se sono argentino quindi, investo sui titoli di debito argentini? Ma via, non scherziamo. Le iniziative patriottiche sui bond italiani lasciamole agli utili idioti come quel tizio di Pistoia, Melani mi pare si chiamasse, che comprò una pagina sul Corriere della Sera in cui si invitava gli italiani a comprare i Btp, in un periodo assai delicato. Ricorda tanto l’«oro alla patria». Infine sulle perdite e minus di Unicoop in Mps un po' di dati per far chiarezza definitivamente. Questa partecipazione è stata svalutata solo parzialmente e attualmente Unicoop ha in bilancio azioni Mps per «306 milioni di euro che equivalgono a 96 centesimi per azione. Oggi l'azione Mps vale sul mercato poco più di 24 centesimi. Il che significa che il vero valore dovrebbe essere di poco più di 77 milioni con una perdita implicita di almeno 229 milioni.» (Fabio Pavesi "Il Sole 24 Ore" - aggiornamento dei corsi, mio).
Rispondo infine, scusandomi per la lunghezza, sulle "precisazioni":
2) Sui giovani cooperatori hai ragione. Ma è stata la politica aziendale di Unicoop (e delle Coop in genere) che NON premia il merito, ma la rete di relazioni (sindacato incluso). E' una gestione clientelare e miope che non produce un ricambio efficace nella classe dirigenziale. Aggiungiamo che i vecchi al potere non mollano. Altro elemento insano.
3) Sui negozi DOC di Roma i problemi maggiori verranno probabilmente dal fronte sindacale. Arrivano sempre e più insistentemente voci di problematiche non risolte, anzi.
Ringrazio infine il blog che mi ha dato l’opportunità di scrivere (e abbondantemente!) sotto forma anonima. Naturalmente in caso diverso non mi sarei potuto permettere questi interventi.
Saluti

Anonimo ha detto...

Su molti aspetti rimaniamo, o sembriamo rimanere distanti ma forse non troppo. Comunque su iper fidati il formato va male ovunque, buona parte del problema e' il non food e' vero e non vi di improvvisa venditori di elettronica ma c'è ' altro. Sui governativi e' inutile differenziare in Italia intitoli di banche o altro... Il reti v che conta e' quello del paese sovrano che pesa.
Peccato non conoscerei di persona, sei uno che mi piace leggere e che non scrive banalmente. Saluti

Anonimo ha detto...

Un dato di fatto: il prestito sociale è uno strumento di cui può disporre la cooperativa esclusivamente per perseguire lo scopo mutualistico.
E allora; cosa hano a che fare con lo scopo mutualistico di una cooperativa di consumo acquisti di titoli di stato, obbligazioni, azioni o altro?
Il punto è che Unicoop, come le altre cooperative, non può raccogliere prestito sociale per fare oeprazioni finanziarie di questo tipo.
Il prestito sociale deve essere raccolto in funzione del bisogno della cooperativa per finanziare i suoi investimenti in centri commerciali, attrezzature, politiche di acquisto di merci e niente altro.
L'utilizzo del prestito sociale per l'acquisto di strumenti finanziari non solo è sbagliato e pericoloso, ma anche illegittimo.
Se un Socio vuol comprare un titolo azionario, o di stato, o una obbligazione, o altro, si reca in un istituto di credito e lo acquista, ma non può dare i propri soldi alla Cooperativa affinchè questa operi, di fatto, per suo conto nel mercato finanziario.
Se non si ristabilisce al più presto questo principio basilare, il rischio è che qualcuno, prima o poi, ci metta una manina e, a quel punto, per le coop i problemi diventerebbero serissimi.

Lavoratori Unicoop ha detto...

Ognuno è libero di considerare l'utilizzo del Prestito Sociale come crede. Anche noi abbiamo scritto da tempo che alcune operazioni, in particolare quella su Mps, ci prevano e paiono sbagliate sia nel metodo che nel merito. Però non sono illegittime. L'investimento in obbligazioni e titoli di Stato serve a remunerare il socio (secondo noi poco), remunerazione che altrimenti non sarebbe possibile. Sta nel regolamento di Unicoop «stimolare lo spirito di previdenza e di risparmio dei soci».

Anonimo ha detto...

Si parla sempre di una forte svalutazione del titolo MPS nel bilancio 2008.
Ma perchè negli anni successivi nonostante il titolo abbia continuato rovinosamente a perdere, non si sono mai operate svalutazioni?
Se nel bilancio 2008 si è ritenuto di adottare un "principio contabile" che ha portato ad un certo tipo di svalutazione, perchè negli anni successivi questo non è avvenuto?
Cosa c'è di diverso nell'approvazione del bilancio 2008 rispetto agli altri anni?
Una risposta da parte degli Amministratori della Cooperativa sarebbe doverosa.

Anonimo ha detto...

Ringrazio l'anonimo 10 febbraio 2013 21:59 è stato uno scambio interessante che spero si possa replicare. Saluti

Anonimo ha detto...

Ricambio saluti ed esprimo apprezzamento x le opinioni argomentate con numeri.
Un saluto

Anonimo ha detto...

vorrei se possibile rispondere all'anonimo sel 10 febbbraio 2013 12.20 in cui fa un analisi da molto tecnica e poi al punto 3 tira in ballo i punti vndita doc di roma al punto 3 dove secondo lui i problemi peggiori verranno dal sindacato. Scusa ma mi sento tirato in ballo visto che sono un dipendente doc. Se possibile vorrei sapere a cosa si riferiva , specialmente alle problematiche nn risolte. Vorrei far sapere che erano punti vendita perfettamente funzionanti e rodati visto che da 10 anni lavoravano in franchaising sotto il marchio gs. Nn sono punti vendita nuovi a cui poi loro hanno applicato la loro politica ma punti vendita già funzionanti con la loro clientela affezionata a cui di punto in bianco hanno stravolto il funzionmento lasciando nn poco disorientati i clienti. Credetemi ancora oggi (io lavoro a contatto con il pubblico) i clienti sono arrabbiati e nn sono stati contenti di come hanno gestito il cambio marchio e di come hanno stravolto strutturalmente i punti vendita. Se nn vuoi credermi come vuoi ma ti assicuro è così. Quindi che centrano in tutto questo i sindacati? Si sono dati molto bene la zappa sui piedi da soli senza l'aiuto di nessuno......

Anonimo ha detto...

A chi si chiede perchè nei bilanci successivi a quello del 2008 non si sia proseguito con la svalutazione, suggerisco di collegare la domanda con quella che molti si fanno da qualche anno: perchè è stato licenziato Armando Vanni? le divergenze che portarono al licenziamento nascevano forse dalla sua intenzione di svalutare ulteriormente la partecipazione MPS? com'è finita la causa di lavoro conseguente al licenziamento?

Anonimo ha detto...

ma cos'è real-time? scherzi a parte ? carramba che sorpresa? Ma chi glielo ha chiesto di investire in mps? glielo ha ordinato il dottore? Ma quando un cliente fa la tessera e gli scuciono 25 euro quello cos'è un fesso e basta? Lo statuto di cui tanto si vantava la coop che fine ha fatto? Basta è ora di protestare!! Invito tutti i possessori di tessera coop (e quindi anche soci)di mandare lettere,email,fax,twitter,ecc..di protesta alla propria coop di appartenenza e di chiedere la testa di chi nn rispetta lo statuto ,i possessori si tessera coop e tutti i clienti a cui propinanano la pubblicità della coop sei tu!! Nessuno di noi avrebbe fatto niente del genere....

Anonimo ha detto...

Ciao, leggi solo ora la tua donanda. Il senso del problema della catena DOC e' solo questo: sono punti vendita in perdita x la cooperativa. Non sto sindacando sul chi abbia colpe x questo (tu fai riferimento ad una variazione del format che non ha incontrato il favore del pubblico e disorientato i vecchi clienti e io non ho ragioni x pensare che non sia così). Dico solo che anche al momento dell'acquisto era una catena in perdita e che sono la prova di difficoltà a trovare e mantenere margini caratteristici positivi da parte delle coop (tutte a questo punti) fuori dei territori di insediamento storico (Roma, Puglia, Campania, Sicilia, prima ancora Sardegna).
Alla lunga, temo, il problema sarà di mantenimento degli organici o di efficentamento severo sui costi, o di ricerca di sinergie con privati locali, o tutto quanto sopra assieme

Anonimo ha detto...

ciao ti ringrazio x la risposta !(in riferimento alla catena doc roma) Ma al giorno d'oggi qual'è l'azienda che nn è in perdita? In continua lotta con costi , tasse e crisi ? Nn credo che la unicoop firenze sia un ente di beneficenza e ci abbia acquistato per chissà quali motivi umanitari. Hanno acquistato il 95 % con la riserva di acquistare il restante 5% se le cose andavano bene...Ma tutto posso dire tranne che le cose vanno bene perciò mi chiedo che fine faremo. La loro formula matematica che l'anonimo del 4 febbraio ore 18:18 ha descritto nn ha portato e nn porterà da nessuna parte . Io nn so nelle altre parti ma qui hanno spersonalizzato i pv rendendoli uguali ad altri mille migliardi che si trovano a roma spesso nn troppo lontano l'uno dall'altro. Le voci inerenti al sindacato sono poco relistiche perchè è presente a macchia di leopardo e nn è particolarmente agguerrito.... anzi. Poi girano voci contradditorie , perchè qui si vocifera che siano intenzionati ad acquistare altre aziende . boh? chi li capisce è bravo ma a questo punto secondo me e tutto da rivedere.Parlare coni gli operai che lavorano sul territorio e che tutti i giorni ascoltano il cliente e che conoscono le problematiche potrebbe essere un'idea? No i dirigenti o direttori....gli operai...