13 gennaio 2013

PER UNICOOP TIRRENO IL PROBLEMA NON STA NEI DERIVATI, MA NELLA GESTIONE COMMERCIALE IN CAMPANIA

Quella che segue è l'intervista a Fernando Pellegrini, Direttore patrimonio, finanza e bilancio di Unicoop Tirreno pubblicata ieri da Plus, l'inserto settimanale del Sole 24 Ore.

L'intervista risponde ad un precedente articolo di Plus in cui i giornalisti Ursino e Melchiori riscontravano in Unicoop Tirreno una rendicontazione generica della gestione del Prestito Sociale e vincoli laschi, con un rapporto elevato tra Prestito e patrimonio netto (4,1) e l'uso di strumenti derivati non di copertura (futures) che Banca d'Italia non consente alle Banche di Credito Cooperativo, cooperative mutualistiche come le Coop della distribuzione.

Pellegrini risponde sui vari temi sollevati e si dichiara favorevole all'introduzione di regole volte a limitare l'attuale discrezionalità operativa delle Coop in ambito finanziario. Nel finale dell'intervista aggiunge che i problemi vengono dalla gestione commerciale, specie nei negozi della rete in Campania dove Unicoop Tirreno "paga la scelta di investire al sud" con una perdita di 80 milioni in cinque anni.


«Sì a una stretta regolamentare»

«Altro che derivati, i problemi di Unicoop Tirreno sono ben altri». Esordisce così Fernando Pellegrini, direttore patrimonio, finanza e bilancio di Unicoop Tirreno, in risposta all'articolo di Plus24 del 29 dicembre scorso, che sottolineava il giro di operazioni finanziarie attuate dalla cooperativa toscana con l'ingente mole di prestiti raccolti presso i soci: a fine 2011 ammontavano a 1,3 miliardi, pari al 118% del fatturato e 4,1 volte il patrimonio netto. «Gli importi dei nostri investimenti in derivati - prosegue Pellegrini sono estremamente contenuti e controllati. Si tratta di poco più di 800mila euro, rispetto aun portafoglio finanziario di circa un miliardo: ovvero lo o,o8% dell'intero portafoglio. Mentre nell'articolo fate riferimento in maniera del tutta generica ai derivati.

Generica, come del resto sono generiche le tre righe del bilancio che affrontano questo tema. Non emerge neanche la tipologia di strumenti utilizzati. Si intuisce, però, che non sono derivati di copertura, ma derivati per speculare sulle oscillazioni dei mercati finanziari.

La parola derivati ha di solito una brutta accezione che evoca scenari disastrosi, ma si tratta di capire di cosa si parla: ci sono derivati cosiddetti "strutturati" che sono stati e possono tutt'ora essere delle operazioni al limite della truffa dai quali Unicoop Tirreno si è sempre tenutaben lontana. I nostri sono derivati assolutamente sicuri. Nel fare trading sui titoli di Stato, qualche volta anziché entrare direttamente su BTp e CcT, si preferisce l'utilizzo dei future: strumenti finanziari liquidi, che richiedono l'impiego di capitali più ridotti.

In ogni caso l'articolo segnalava la presenza di investimenti in derivati non di copertura che Banca d'Italia non consente alle Bcc, che sono cooperative mutualistiche come le Coop. Pensate, come cooperative commerciali, di poter avere più libertà di manovra di una cooperativa bancaria?

Questo non è un nostro problema. Noi ci atteniamo scrupolosamente alla nostra normativa di riferimento.

Riconoscete, comunque, che avete criteri e limiti posti a presidio dell'asset allocation molto elastici e troppo permissivi?

Le regole e i vincoli posti a presidio dell'impiego prudente dei prestiti nell'attività aziendale sono esposte nel regolamento del prestito sodale. Sono definite dall'Ancc, Associazione nazionale cooperative di consumatori, rispettando le indicazioni di Banca d'Italia. Poi ogni cooperativa si è data delle linee guida più restrittive. Noi abbiamo anche istituito un comitato investimenti che attinge a professionalità esterne e una funzione di gestione dei rischi finanziari.

Siete quindi favorevoli all'introduzione di regole volte a limitare l'attuale discrezionalità operativa delle Coop in ambito finanziario?

Assolutamente sì. Ma occorre riconoscere che c'è già una forte autoregolamentazione. Inoltre vincoli e restrizioni possono essere comunque disattesi, come dimostrano gli scandali finanziari degli ultimi anni.

Non ritenete troppo elevato un rapporto di 4,1 tra prestito sociale e patrimonio netto? Per garantire il 3o% dei prestiti, Intesa Sanpaolo vi chiede un pegno pari all'importo del garantito, ovvero 475 su 450 milioni?

Intanto la normativa consente di accettare la raccolta da prestiti sociali fino alla concorrenza di un quintuplo del patrimonio netto, purché almeno il 3o % della raccolta stessa sia garantito da fidejussione emessa da primariabanca. Fidejussione che Unicoop Tirreno ha sempre fatto, senza commettere alcuna scorrettezza nei confronti dei soci prestatori. Anzi, nel loro interesse.

Quali sono le problematiche a cui faceva riferimento all'inizio?

Alla gestione commerciale messa a dura prova negli ultimi anni dalla crisi dei consumi. La gestione finanziaria, invece, ha retto bene. Ma più di tutto Unicoop Tirreno pagala scelta di investire al Sud: negli ultimi 5 armi in Campania ci abbiamo rimesso 8o milioni per il bene del Paese e creare nuovi posti di lavoro



12 gennaio 2013 

Adriano Melchiori, Gianfranco Ursino 

il Sole 24 Ore




2 commenti:

Anonimo ha detto...

per il bene del paese...mi sembra di averla già sentita questa frase....

Anonimo ha detto...

finalmente uno di Unicoop Tirreno che ci mette la faccia! E bravo Pellegrini, almeno per il metodo, te lo merito!
Nel merito però, quando ci si trincera dietro alla legge e un po' meno all'etica che dovrebbe guidare un cooperatore (etica più stringente proprio perchè con nobili valori), emerge tutta la fragilità di una cooperativa che ha sottratto ai propri soci milioni e milioni gettandoli al vento (metà sì in campania ma gli altri?)e non c'è buon ragioniere che riesca a far tornare i conti...a quando qualcuno della "Famiglia" che prova a spendere la propria di faccia, se ancora non se la son mangiata???
Un consiglio: la storia di Ernestino Botta ne Il gioiellino i soci e lavoratori non se la meritano ...e a te non ti si confà