07 giugno 2013

UNICOOP TIRRENO: PARLA IL PRESIDENTE MARCO LAMI

Intervista de Il Tirreno al Presidente di Unicoop Tirreno, Marco Lami il quale fa sfoggio di ottimismo nonostante il bilancio di nuovo in rosso, determinato - dice Lami - dalla partecipazione in Dico Discount e dai risultati negativi della rete dei punti vendita campani, sui quali però pare aprirsi l'arrivo di un cavaliere bianco (Coop Adriatica ed Estense)

Va male anche la raccolta del prestito sociale che scende dell'11% nel 2012 sulla tendenza negativa gia in atto nel 2012 (-7%)

La Coop punta ad un legame stetto col territorio e ad una riduzione dei prezzi

PIOMBINO. «Vogliamo salvare la nostra presenza in Campania, ma occorre ridurre il costo del lavoro. Così perdiamo fior di milioni che mettono a rischio l’azienda», dice al Tirreno Marco Lami, 58 anni, presidente di Unicoop Toscana, cooperativa nata nel 1945. A Riotorto, dove c’è la sede centrale, lavorano 400 dei 5.600 addetti di Unicoop Tirreno.

Giornata di sole, leggero vento, colori nitidi. Dall’uscita della Variante Aurelia, si vede svettare l’insegna Coop. Rossa, fiammeggiante, ma in crisi, vero, presidente? «Non direi. In questi giorni è tempo di assemblee di bilancio e posso assicurare che Unicoop Tirreno è viva», risponde Lami.

Ma il bilancio si chiude con un passivo di 18 milioni.
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Lami fa chiamare il direttore Fernando Pellegrini, il direttore finanziario, poi sicuro e rassicurato dalla presenza dell’uomo dei numeri, spiega: «No, non è così. Il risultato è frutto della sommatoria di un risultato positivo della gestione ordinaria (commerciale, immobiliare, finanziaria) e di un risultato molto negativo delle poste straordinarie, quest’ultimo determinato dalle perdite della nostra partecipazione nella società dei discount Dico e dai risultati negativi della nostra rete campana».

In numeri?
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 «Nei nostri 110 punti di vendita in Toscana, Lazio, Campania e Umbria registriamo un risultato della gestione ordinaria positivo per 7,5 milioni di euro. I soci, 919.875, aumentano del 2,68% mentre il patrimonio si aggira sui 294,87 milioni di euro. E il fatturato è di un miliardo e 200 milioni».

Ma il bilancio diventa negativo a causa dei 5 punti vendita in Campania e dei Dico che hanno pesato negativamente per 28 milioni. Come intende far fronte a queste criticità?

«La società Dico (in perdita da tempo) è stata venduta ad un altro operatore acquisendo in cambio 54 supermercati nel Lazio che saranno gestiti da una nuova società formata dalle stesse cooperative proprietarie di Dico».

E la presenza in Campania?

«Noi siamo presenti in Campania dagli anni 90. Oggi abbiamo 3 Ipercoop (Afragola, Quarto e Avellino) e due supermercati (Napoli-Arenaccia e Santa Maria Capua Vetere). Le continue e ingenti perdite hanno indotto il cda a dare mandato alla dirigenza di trovare soluzioni definitive».

Intanto sono scattate le lettere di mobilità per 250 dipendenti campani...

«Noi siamo disposti a discutere con i sindacati. Ma partendo dal fatto che il costo del lavoro va ridotto sensibilmente. Perché in Campania ad un mercato debolissimo in termini di capacità di spesa dei consumatori si assomma una concorrenza esagerata e una pianificazione commerciale mancata».

Addio Campania?

«No, noi siamo interessati a mantenere il marchio Coop. Per questo siamo alla ricerca di partner.

Con quali risultati?

«Al momento si è registrato un interesse di due coop emiliane: Coop Adriatica e Coop Estense, che potrebbero entrare in campo con noi. Noi siamo interessati a mantenere il marchio coop in Campania, suddividendo le quote in tre parti. Ma l’accordo è possibile se saremo in grado di elaborare un piano industriale credibile».

In questi dati negativi ha influito la grande criminalità?

«La grande criminalità esiste anche se noi siamo riusciti ad evitare qualsiasi coinvolgimento, ma nel nostro caso appellarsi alla grande criminalità è come dare la colpa all’arbitro se uno perde la partita».

Altra criticità: la diminuizione del prestito sociale?

«Complessivamente l’ammontare dei prestiti dei soci è di un miliardo e 170 milioni al 31 dicembre 2012. E non può superare il quintuplo del patrimonio netto che è di 300 milioni. Nel 2011 il prestito sociale ha avuto un decremento di 122 milioni pari al 7% mentre nel 2012 145 milioni pari all’11%. A partire però da metà del 2012 abbiamo introdotto il deposito vincolato, un prodotto finanziario che ha consentito un cambiamento di trend».

E il nuovo centro commerciale di Livorno?

«Tutto procede nella direzione giusta, entro il 2014 lo apriremo».

Ma di là della vendita dei rami secchi, quale è la strategia di Unicoop Tirreno per i prossimi anni?

«La nostra idea è che vince chi ha un’immagine netta. Noi puntiamo ad un forte legame con il territorio, innanzitutto con la presenza e l’attività della nostra base sociale, con prodotti di qualità legati alle zone e ai produttori dei luoghi dove siamo presenti noi. E soprattutto ad una nuova politica dei prezzi».

Di cosa si tratta?

«Noi lo chiamiamo nuovo modello di vendita. Si tratta di essere, in una determinata zona, l’azienda leader per i prezzi più bassi. Abbiamo iniziato da Viareggio e dal Lazio con prezzi mediamente abbassati del 5%. E i risultati sono stati molto positivi con un incremento di vendite del 5,3 per cento. In estate vogliamo applicare questo modello alla rimanente Versilia e entro il 2014 a tutta la Toscana».



5 giugno 2013

Mario Lancisi

Il Tirreno


1 commento:

lavoratori Dico ha detto...

Salve presidente Lami, le scriviamo dalla quasi ormai ex-sede di Prato di DICO Spa, la società che in questi anni vi ha causato così tanti problemi. Abbiamo letto con molto interesse la sua intervista. A nome di tutti i dipendenti DICO (tra pochissimo ex-dipendenti) ci scusiamo davvero di cuore per il disagio che vi abbiamo arrecato in questi anni. Sarà, a questo punto, ben lieto di sapere che sono stati dichiarati 322 esuberi all’interno di DICO. Sono già partite molte lettere di licenziamento, sono in chiusura 65 negozi diretti, le due sedi (Prato e Bologna) e due magazzini.   Le vogliamo però far notare che tutti i problemi che in questo tempo sono stati arrecati alla sua cooperativa (e alle altre 6 ) da parte di DICO Spa non sono certo dovuti ai dipendenti che probabilmente tra un mese non avranno più neppure uno stipendio, ma da una classe dirigente dalle cooperative stesse voluta, e confermata ogni volta. Nonostante i dati in perdita vi arrivassero periodicamente, nonostante le segnalazioni di ciò che accadeva in DICO le abbiate più volte ricevute, avete sempre riconfermato la dirigenza incaricata rendendovi corresponsabili delle perdite che ora cercate di attribuire solo ad altri.   A questo punto cosa ci vuole dire del futuro dei lavoratori e relative famiglie che ad appena 2 mesi dalla vostra (S)vendita (parafrasando si potrebbe dire dal vostro “ce ne laviamo le mani”) si ritrovano senza un lavoro, senza uno stipendio, senza nessuna certezza?  Le consigliamo anche di pensare per tempo a quali scuse utilizzare l’anno prossimo per il bilancio 2013. La scusa “è colpa dei DICO” l’ha già utilizzata quest’anno!   Denunciamo anche con forza che gli incontri tra la nuova proprietà e DICO (nei quali si decideva il futuro di tante famiglie) si sono sempre svolti con la colpevole assenza delle cooperative, questo nonostante tutti gli inviti a voi rivolti e le promesse firmate dal suo collega Mario Zucchelli di COOP Estense.   Dovremmo dedurre che le cooperative, i cui proventi derivano in buona parte dal prestito sociale, hanno tradito la fiducia di tanti risparmiatori utilizzando i loro soldi per compiere operazioni commerciali – di cui vi vantate sui giornali – che causeranno la perdita del lavoro da parte di centinaia di famiglie italiane.   Visto che pubblicizzate 335 assunzioni per l’estate, potreste dimostrare un po’ di spirito cooperativo ricordandovi dei ex lavoratori DICO.  
I nostri sinceri Complimenti.
RSA DICO – Prato