08 settembre 2013

MPS VERSO UN AUMENTO DA DUE MILIARDI. ALMUNIA: VIA LIBERA ENTRO DUE MESI

Incontro decisivo sul piano del Monte, che va verso il raddoppio del rafforzamento patrimoniale e una maggiore diluizione della Fondazione. Passi avanti grazie a una missione del management a Bruxelles, intesa su taglio Btp e derivati


 

CERNOBBIO - Passi avanti nella soluzione del caso Mps, nella cornice del Forum Ambrosetti. Il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, e il commissario Ue, Joaquin Almunia discutono del piano e tracciano una road map. Un appuntamento preceduto dalle dichiarazioni di Fabrizio Viola, l'ad del Monte, che ha spiegato: "In questi ultimi giorni abbiamo lavorato su tutto quello che serve per la Commissione. L'auspicio è che porti a un risultato positivo". Anche da Saccomanni sono arrivati riscontri improntati all'ottimismo: "E' stato fatto un buon lavoro nelle ultime settimane, le prospettive sono positive", ha detto.

Il commissario Ue ha chiarito in conferenza stampa che un miliardo di aumento di capitale non basta. In caso di fallimento del piano, ci sarebbe una conversione immediata dei Monti bond in azioni, nei fatti una nazionalizzazione. Almunia ha mostrato ottimismo e indicato gli elementi principali dell'accordo che dovranno essere recepiti. In dettaglio un aumento di capitale oltre a quello già previsto, la riduzione dei costi e le modifiche al modello di business.

D'altra parte i passi avanti sul dossier del Monte sono stati preparati dalla missione in sede europea del cfo Bernardo Mingrone. Il piano della banca senese per avere l'ok Ue agli aiuti di Stato da 4,7 miliardi è però destinato a lasciare il segno. Specie sull'azionariato, perché la ricapitalizzazione per i nuovi soci dovrà aumentare: quel miliardo previsto dai manager Mps non basta a garantire la solidità e la profittabilità che Bruxelles richiedono perché il prestito pubblico sia certamente restituito. Fonti attendibili vedono dunque la cifra lievitare a 2 miliardi. Con l'effetto che la fondazione Mps, senza soldi per difendere l'attuale 33%, si diluirà ben sotto il 12% ipotizzato. I dettagli sono previsti a fine mese, quando l'iter si concluderà. Sul punto, l'ad Fabrizio Viola si è trincerato dietro un "no comment" da Cernobbio.

I maggiori progressi, dopo la lettera di Almunia a Saccomanni (16 luglio) che paventava l'apertura di un dossier per infrazione, sono stati fatti sui rischi sovrani e su quelli in derivati, che avevano messo nei guai il Monte di Mussari & Vigni. Nel primo caso il fardello della tesoreria, che prima della crisi aveva puntato tutto sui Btp, dovrà ridursi ma con gradualità: la Commissione chiede di limare il portafoglio di Btp di almeno 5 miliardi (dai 23,4 attuali), ma senza vincoli sulle scadenze, per attenuare gli effetti su patrimonio e conti. Sui derivati, invece, la Commissione era spaventata dagli elevati mark to market negativi di swap e altri - pari a una quindicina di miliardi - senza considerare che nel bilancio Mps c'è un simile valore in derivati a marl to market positivo; e quelle posizioni sono in buna parte collateralizzate e quindi prive di rischi creditizi.

Siena avrebbe invece proposto a Bruxelles di concentrarsi sul "Var" (che misura la rischiosità degli attivi), accettando di operare con un Var inferiore alla media del sistema italiano, e concentrarsi sugli strumenti di copertura del business commerciale. Qualche passo avanti ci sarebbe anche sui bond subordinati e ibridi targati Mps: ce ne sono circa 5 miliardi in circolazione e l'Ue vorrebbe un riacquisto, ma mesi fa Bankitalia si è detta poco propensa.

Non c'è concordia sui compensi ai manager e sui tagli dei costi interni. Le retribuzioni del vertice, in base alle linee guida Ue, non possono eccedere di 15 volte lo stipendio del dipendente medio; per Siena si tratterebbe di un tetto sui 500mila euro. Viola nel 2012 ha guadagnato 1,59 milioni rinunciando a 400mila euro di indennità, e Alessandro Profumo ha incassato 62mila euro come consigliere e rinunciato ai 500mila euro da presidente. Sui costi interni, già falcidiati dopo la chiusura di 400 filiali e l'uscita di 4.600 dipendenti, si punta ad altre 100 agenzie in meno anche se Bruxelles ritiene sovrastimate le stime di risparmi.


7 settembre 2013
 
Andrea Greco

La Repubblica


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