25 agosto 2009

CRISI: COOP NORD EST CHIUDE 2008 CON SVALUTAZIONI DI 135 MILIONI E ADOTTA STRESS TEST


Nonostante un patrimonio di 800 mln euro e un fatturato pari a 1 mld euro, la Cooperativa Nordest, a gennaio 2008, aveva il 25% del proprio portafoglio esposto in titoli di rischio e un altro 5% in fondi, proprio in un periodo in cui i mercati stavano vacillando.

Cosi', spiega MF, il Cda della Coop e' stato costretto ad abbassare sotto il 2% la propria quota azionaria, liquidando le partecipazioni nei fondi. Un'operazione che ha comportato una svalutazione per 135 mln euro, e la rinuncia a crediti per 91 mln nei confronti di Omega, la finanziaria che ha dovuto ristrutturare i suoi investimenti.

Non solo, la Coop Nordest ha deciso infatti di sottoporsi volontariamente a uno stress test utilizzando i criteri stabiliti dalla Banca d'Italia. Una decisione, quest'ultima, che segna uno spartiacque nel sistema Coop, sempre piu' banche che supermercati.

Nel 2008, infatti, il loro fatturato complessivo e' stato di 12,4 mld, ma nel contempo sono stati gestiti 11,5 mld di risparmio raccolto persso i soci. I depositanti, quasi 1,2 mln, hanno mediamente conti di deposito per 10 mila euro ciascuno.

Gli interessi corrisposti ai soci sono stati, complessivamente, di 249 mln, con un rendimento lordo del 2,15%. Il sistema Coop, tuttavia, ha chiuso lo scorso anno finanziario con una perdita di 149 mln euro, dopo anni di maxi utili, per colpa "della svalutazione, a seguito della crisi finanziaria, degli asset patrimoniali derivanti da pertacipazioni finanziarie detenuti dalle cooperative".

24 agosto 2009

Dow Jones Newswires

Copyright (c) 2009 MF-Dow Jones News Srl.


6 commenti:

Anonimo ha detto...

SI PREANNUNCIA un autunno di licenziamenti per gli operai della Coop 25 Aprile. L' azienda, che ha già circa 35 lavoratori in cassa integrazione straordinaria fino al 22 settembre, ha infatti previsto tagli al personale per 48 persone tra Palermo e Trapani. Un tentativo di conciliazione sarà effettuato il 7 settembre presso l' ufficio regionale del lavoro tra azienda e rappresentanze sindacali. «Ancora una volta - attacca Monica Genovese, segretario della Filcams-Cgil - si tenta di risolvere problemi antichi tagliando il costo del lavoro. L' azienda è in sofferenza ormai da diversi anni e, le varie opere di maquillage manageriale non hanno datoi frutti sperati per sanare lo stato di crisi. Ci stupisce che la Coop 25 Aprile abbia disposto la procedura nelle more di una cassa integrazione straordinaria e che la dichiarazione sia avvenuta nello stesso giorno in cui si procedeva alle selezioni per i nuovi Ipercoop». Proprio i due nuovi punti vendita che saranno presto operativi, si troveranno al centro delle trattative del vertice di inizio settembre tra sindacati ed azienda: le rappresentanze dei lavoratori chiederanno ai vertici societari di assorbire nelle nuove piante organiche gli esuberi. «Mettere in mobilità i lavoratori non piace a nessuno - spiega Nino Tilotta, presidente della Coop 25 aprile - Siamo consapevoli che dietro ognuno dei 48 lavoratori in esubero tra punti vendita, rete e sede c' è una famiglia, ma occorre abbattere le perdite per far partire il progetto di rilancio. Vogliamo aprire un nuovo punto vendita a Mondello dove speriamo di assorbire parte degli esuberi ma per farlo dobbiamo prima chiudere i punti vendita improduttivi». Tilotta lancia poi l' allarme sulla difficoltà ambientali. «Subiamo la concorrenza sleale sia sotto l' aspetto della liceità dei capitali che sotto quello retributivo. Sento parlare di magazzini nella zona del Ragusano dove si fa transitare fittiziamente merce da Malta per abbattere i costi dell' Iva: in questo modo per chi rispetta le regole si fa dura». Giuseppe Salamone, dipendente di 55 anni a rischio mobilità, è preoccupato: «Come si fa a parlare di rilancio se si rinuncia a un quarto della forza lavoro?»
(Feat. L.R.)

Anonimo ha detto...

IN un botta e risposta a distanza, Coop. Estense e i sindacati di Matera si affrontano sull’acquisizione dell’ipermercato Carrefour di Venusio e sul futuro lavorativo dei dipendenti. In una nota i rappresentanti sindacali «Prendono atto delle dichiarazioni rilasciate dalla Direzione Coop Estense al Quotidiano della Basilicata rispetto all'esito della vertenza dei dipendenti ex Carrefour.
Se, però, da un lato Coop assicura il mantenimento degli attuali livelli occupazionali, e addirittura nuova occupazione, dall'altro conferma il ricorso agli ammortizzatori sociali, che di fatto inaugura uno scenario di precarietà e di incertezza per i lavoratori, il cui esito non è possibile prevedere».
Nella loro nota Filcams-Cgil, Fiasascat-Cisl e Uiltucs-Uil immaginano i futuri scenari.
«Che succederà alla fine del periodo di Cigs?
Che succederà ai lavoratori impiegati nei settori terziarizzati (pescheria, pulimento, vigilanza)?
Per quali ragioni Coop propone un unico piano di risanamento per i punti vendita acquisiti di Puglia e Basilicata, nonostante le differenti realtà produttive ed il fatto che a Matera (contrariamente a quanto accaduto negli iper pugliesi) non c'è stato mai ricorso ad ammortizzatori sociali?
E' necessario che, come previsto dall'accordo quadro sottoscritto a livello nazionale tra Coop Estense e le organizzazioni sindacali., si avvii un percorso di trattativa e di confronto territoriale per definire il dimensionamento degli esuberi per ogni singola unità produttiva.
Considerato che il passaggio di proprietà per il punto vendita di Matera è previsto per il 12 ottobre, è evidente l'urgenza con la quale è necessario iniziare la trattativa.
Da questo punto di vista - concludono le tre sigle sindacali - l'incontro convocato dalla Regione Basilicata per il prossimo 8 settembre costituisce per le scriventi una prima possibilità di confronto con la nuova proprietà ed una prima occasione per dare alcune risposte alle incertezze che in questo periodo stanno vivendo le oltre 150 famiglie coinvolte». Sul piatto della bilancia, dunque, c’è il futuro dei dipendenti del Carrefour e le prospettive imprenditoriali di un gruppo che intende investire nel Mezzogiorno e che si dice pronto a creare nuova occupazione. A patto che quella già esistente non venga messa da parte.
(Feat. IQW)

Anonimo ha detto...

"Tra tre giorni lei è trasferita dall’Ipercoop di Sarzana a quella di Mondovì" Più o meno è quello che si è sentita dire una donna, dipendente dell’ipermercato della Val di Magra dal direttore del personale. Un trasferimento secco di circa duecento chilometri. Quasi un licenziamento per la lavoratrice, capo reparto da alcuni anni, che deve accudire la madre invalida e garantire sostegno a due sorelle con gravi problemi di salute. In suo aiuto, però, è arrivata la sentenza del giudice del lavoro Roberto Bellé che ha accolto il ricorso dell’avvocato Alberto Benifei E ha sospeso la disposizione aziendale con cui ha trasferito la dipendente e ha condannato Coop Liguria al pagamento delle spese con quasi tremila euro. Secondo la dipendente il trasferimento avrebbe violato i canoni di buona fede e correttezza nell’ambito del rapporto contrattuale di lavoro, sostenendo che si sarebbe trattato di una decisione ritorsiva, in quanto la donna aveva avanzato pretese retributive relativamente a ore di straordinario effettuate e mai riconosciute. Il giudice ha stabilito che la trasferta è Stata disposta a brevissima distanza,e con preavviso di pochissimi giorni. Un provvedimento che non trova neppure giustificazioni di una particolare urgenza, in quanto all’Ipercoop di Mondovì la figura del secondo capo reparto manca già da un anno e peraltro per una precisa scelta imprenditoriale. E viste le “difficoltà di gestione” segnalate in sede di informative non sono state caratterizzate dalla indicazione di fatti ed episodi tali da far ritenere davvero necessaria la copertura inorganico contale celerità. Per questi motivi il giudice Bellé ravvisa un eccesso nell’utilizzo del potere datoriale e ritiene illegittimo il comportamento assunto sul trasferimento della dipendente. A ulteriore conforto della decisione il giudice rileva anche la difficile situazione familiare, cui deve far fronte quotidianamente la lavoratrice. Ovviamente il giudizio di sospensiva del provvedimento non è definitivo perché prossimamente il giudice dovrà pronunciarsi sul merito. Ma almeno per ora la lavoratrice può disfare le valigie e continuare a lavorare presso l’Ipercoop di Sarzana.

Insideman ha detto...

I vertici aziendali di Coop Estense non mollano. Cassa integrazione per tutti, dopo il passaggio. Lo hanno ribadito ieri nel corso dell’incontro a Roma con le organizzazioni di categoria di Brindisi, Matera e Bari: fermi sulla propria posizione, pronti a trattare con i sindacati solo in ambito territoriale a partire dalla settimana prossima. Non c’è altra maniera di risolvere la questione. I sindacati propenderebbero per la salvaguardia dei posti di lavoro e non solo, anche dei livelli occupazionali. Coop non transige sul piano aziendale presentato e siglato il 30 luglio scorso, che prevede l’applicazione del modello “lower cost” per l’ipermercato di Brindisi. La Coop ha presentato un piano di rilancio triennale con il quale intende “risanare” i punti vendita e riportarli ad un riequilibrio economico. L’organizzazione “lower cost” è tipica di strutture in crisi di fatturato.
Tale piano prevede - stando a quanto la stessa azienda ha dichiarato ma anche a quanto viene riferito dagli addetti ai lavori - un’organizzazione del lavoro fondata su una semplificazione dell’organico attualmente impiegato, un abbassamento dei livelli di inquadramento, l’introduzione di flessibilità di orari e turni e, soprattutto, attraverso l’impiego quasi esclusivo di personale assunto a tempo parziale (massimo 24 ore settimanali).“Per i lavoratori in esubero che non avranno optato per la mobilità volontaria sarà concordata una procedura di cassa integrazione funzionale all’organizzazione del modello organizzativo presentato”. Tale da consentire al gruppo di fare ricorso a lavoratori part-time che non restino in servizio più di 24 ore alla settimana. Intanto Carrefour ha negato per oggi l’assemblea sindacale richiesta congiuntamente dalle segreterie provinciali. Ieri sera è stato distribuito un volantino, la riunione si terrà ugualmente negli uffici di via Togliatti della Cgil, dalle 15 alle 17.

Anonimo ha detto...

Goldman Sachs ha ridotto il giudizio su Monte dei Paschi a «neutral» da «buy», portando il target price a 1,7 da 1,6 euro. Il motivo della decisione di declassare il titolo starebbe nell'incertezza che pesa sulla qualità degli asset della banca. Il titolo reagisce a Piazza Affari con un -1,11%, scambiato a 1,42 euro.
La sofferenza del titolo del Montedepaschi viene da circa 5 anni di pianificazioni strategiche legate allo sviluppo e alla crescita dell' Istitituto toscano. Tutto nasce con l'acquisizione da parte di Montedepaschi della banca Antonveneta, quella battagliata dal Fiorani della popolare di Lodi nell' annata dei furbetti del quartierino per intenderci (quindi conseguentemente Fazio, la Banca d' Italia, Consorte la Bnl Unipol, ecc.). Tale acquisizione per il Montedepaschi fu molto onerosa e in cash (piu' o meno). Difatti l' idea della banca di Rocca Salimbeni era quella di "conquistare fette di mercato" al Nord, territorio dove Montedepaschi non aveva o quasi sportelli e utenza. Il Montedepaschi (di seguito MPS) ha buona utenza e clientela nel centro - sud Italia anche se nel profondo sud ha subito scivoloni per niente irrilevanti (ad es. tutta la partita delle esattorie).
Per farla breve Antonveneta post Fiorani venne acquisita dall' ABN AMRO, grande colosso olandese che successivamente ando' in crisi e venne frantumato a mo' di spezzatino dalla cordata anglo-ispano-belga formata da Rbs, Santander e Fortis che lo acquisi (per piu' o meno 70 miliardi di Euro) con tutti gli annessi e connessi che si rovesciarono sullo scacchiere italiano delle partecipazioni bancarie.
Qui entro' in gioco MPS che acquisi' da Santader la banca Antonveneta (9 miliardi di Euro) per una cifra che valeva almeno il doppio del suo reale valore, per attivare la gia citata strategia di espansione al Nord, una fonte vicina all' operazione disse a suo tempo, che il Santander decise di cedere Antonveneta prima ancora di aver completato il take over sul gruppo olandese, perché l'offerta di Mps era troppo buona per essere rifiutata. .
Arrivando ai giorni nostri oltre a questo piu' che oneroso e sopravvalutato investimento che ha garantito una buona plusvalenza al Santader, si e' aggiunto il macigno della crisi che ha mostrato il nudo valore delle cose e, ultimo, il problema dell' Antitrust scaturito anche dall' incorporazione di Banca Toscana ( MPS ha richiesto gia 2 proroghe) . Tutta questa miscela di manovre e concatenazioni ha creato una sorta di filiali "doppione" anche nel territorio toscano, che Mps vorrebbe in qualche modo smantellare (e di recente in parte ha "smantellato") offrendole sul mercato a un prezzo di circa 40 volte superiore rispetto al volume annuo d' affari che quest' ultime rieascono a produrre e che nessuno ad oggi comprerebbe, visto il rendimento, almeno che a qualche investitore straniero non presente in Italia interessi visibilita' nel bel paese. Ecco il problema della sofferenza di Mps una banca che nel bel mezzo di una ristrutturazione e' avversa da fattori "esogeni" e non solo che le remano contro.
(Feat. I Partecipanti Strategici)
da "Metedipasco"

Anonimo ha detto...

Il mio compagno, ingegnere addetto agli allestimenti negli uffici di coop centroitalia, 14 mesi fa, è stato demansionato senza nessuna ragione concreta e spedito a oltre 80 km di distanza, presso il supermercato di Gubbio, a scaricare cassette di frutta... per ragioni organizzative dell'azienda che sfoggia però bilanci in positivo... Ha fatto causa all'azienda e per ora ha vinto il provvedimento d'urgenza, avendo il giudice disposto il reintegro alla mansione di impiegato di concetto... Però per ora la coop non ha rispettato la sentenza e lui continua a scaricare cassette... Dove sta l'etica della cooperativa? Io ci vedo dietro il comportamento di una qualunque ditta privata.