05 ottobre 2012

INDAGATI GLI EX DIRIGENTI DEL CONSORZIO ETRURIA

Tra gli indagati anche Armando Vanni, che in passato è stato anche presidente del Consiglio di Gestione di Unicoop Firenze, dal gennaio 2008 al marzo 2009

Indagati dalla Procura ex dirigenti del Consorzio Etruria, nell’ambito dell’inchiesta sul raccordo autostradale mai realizzato tra Lastra a Signa e Prato 

Sono il presidente e l'amministratore delegato del Consorzio Etruria, rispettivamente, Luigi Minischetti (foto) e Marco Fontanelli; l'amministratore delegato di Coestra Paolo Cappelli; e Armando vanni, sia come presidente del Consorzio Etruria tra il 2005 e il 2007, sia successivamente come presidente della Btp di Prato dal febbraio all'ottobre del 2010



MONTELUPO. Ci sono anche ex dirigenti del gruppo Consorzio Etruria nel gruppo di nove nuovi indagati dalla procura nell’ambito dell’inchiesta sul raccordo autostradale mai realizzato tra Lastra a Signa e Prato. Sono il presidente e l'amministratore delegato del Consorzio Etruria, rispettivamente, Luigi Minischetti e Marco Fontanelli; l'amministratore delegatodi Coestra Paolo Capelli; e Armando Vanni, sia come presidente del cda del Consorzio Etruria tra il 2005 e il 2007, sia successivamente come presidente della Btp d Prato dal febbraio all'ottobre 2010.

Insieme agli altri cinque indagati - gli amministratori delegati della società Sit, Franco Rapino e Ruggiero Borgia, nonché il presidente Riccardo Bicchi, il presidente di Bretella scarl Pietro Saloi e il presidente della Btp Riccardo Fusi - verranno sentiti dai pubblici ministeri Luca Turco e Giuseppina Mione nei prossimi giorni.

L’inchiesta che li vede coinvolti riguarda l’ipotesi di malversazione ai danni dello Stato. Secondo gli sviluppi dell'inchiesta, il denaro che la Regione assegnò ai privati per avviare la costruzione della bretella tra Lastra a Signa e Prato sarebbe finito nelle casse di società private e non è stato usato, diversamente dagli accordi con la Regione, per realizzare l'infrastruttura: alcune imprese riunite nella Società Infrastrutture Toscane (Sit), che avrebbe dovuto fare l'opera in base a un piano di “project financing”, avrebbero intascato il contributo per pagare debiti e fornitori ma anche per estinguere finanziamenti bancari. Quando la Regione nel 2011 decise di recedere dal contratto il maxi-contributo non fu restituito.



4 ottobre 2012

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Secondo il mio punto di vista, i signori sopra indicati non dovrebbero più avere a che fare con il mondo del lavoro. A causa loro ci rimmettono persone oneste.
E poi dico come hanno fatto i soci lavoratori del consorzio etruria a stare sempre in silenzio, quando vedevono sparire i materiali dai cantieri o quando andavono a lavorare a casa dei signori sopra indicati-capi cantieri-geometri-e tanti altri. La casa bella che il materiale lo pagava il cantiere; e tutti zitti. E poi quando l'operaio chievevi un paio di guanti dicevano bisogna risparmiare, e intanto il C.E passava auto,cell,pranzi,gasolio ai signori che erano dietro la scrivania, e in più il telepass lo usavano nei giorni di festa. Io la chiamavo mamma etruria. Il risultato è stato che a noi poveri operai, ci hanno preso per i fondelli, perso il lavoro, abbiamo pagato per lavorare (quote sociali)e perso i soldi.

Anonimo ha detto...

Perchè nessuno commentà, eppure tanti lo conoscono il consorzio etruria

Anonimo ha detto...

Se non c'è di mezzo berlusconi non c'è gusto !!
Meglio non sfucugliare delle responsabilità politiche del PD....non si sa mai !!!