Il presidente del consiglio di sorveglianza: "La 'deregulation' delle aperture e degli orari va a incrementare un servizio già sufficiente. Se c'è la legge della foresta non non siamo l'antilope"
Unicoop Firenze valuterà "caso per caso", in base anche al comportamento dei competitors, se estendere giorni e orari di apertura dei suoi punti vendita: lo ha affermato Turiddo Campaini, presidente del consiglio di sorveglianza, in una conferenza stampa sul tema delle liberalizzazioni nel commercio lanciate dal governo.
"Noi non apriremo le ostilità - ha spiegato Campaini, criticando la mossa del governo - dopodiché ci sentiremo completamente liberi di agire a tutela di questa cooperativa e dei suoi soci". Se quindi la concorrenza sfrutterà l'occasione, ha proseguito Campaini, "noi ci riteniamo liberi di valutare caso per caso come reagire: non dico che avverrà, ma abbiamo la libertà di poter dire che se in una località c'é chi apre due domeniche noi apriamo quattro e poi si discute. Non possiamo rimanere passivi di fronte a una situazione del genere: auspichiamo una normativa ragionevole e ci stiamo, ma se non esiste, e c'é legge della foresta, noi non vogliamo essere l'antilope, vogliamo essere fra quelli che la mangiano. A priori non vogliamo mangiare nessuno, vogliamo stare nel nostro recinto".
La decisione del governo di liberalizzare totalmente le aperture dei negozi "é una deregulation completa che non farà altro che aumentare i costi del settore distributivo. Sarà difficile che ci sia qualcuno che utilizzerà tutte le opportunità date, a cominciare dalle domeniche", ha aggiunto.
Se qualcuno lo farà, ha spiegato Campaini, "saranno molto probabilmente quegli operatori che operano in situazioni di concorrenza sleale", e che "possono utilizzare la forza lavoro in modo improprio. Se fossi stato al governo avrei detto al ministro del Lavoro, vediamo come organizzare ispezioni dell'Inps nelle ore notturne e nelle domeniche, perché sicuramente ci sarà un aumento del lavoro nero". Secondo Campaini, per eventuali liberalizzazioni "la valutazione deve essere demandata alle Regioni, che più dello Stato hanno il polso della situazione economico-sociale sul territorio", e quindi "cerchiamo di trovare alleati perché ci sia una spinta per rivedere queste cose".
Il comunicato sul sito Unicoop Firenze
«I nostri negozi sono aperti per 13 ore al giorno, 78 ore la settimana; una domenica al mese, più altre sette/otto aperture festive: vi sembra poco come servizio al consumatore?». La "deregulation" delle aperture e degli orari degli esercizi commerciali «andrebbe solo a incrementare un servizio in sé già sufficiente».
Turiddo Campaini, presidente del consiglio di sorveglianza Unicoop Firenze interviene nel dibattito che accompagna l'entrata in vigore del decreto Monti sulla liberalizzazione del commercio.
«Premetto che sono un "tifoso" del nuovo premier - ha voluto sottolineare Campaini - ma non rinuncio a dire ciò che non condivido della sua politica: sul versante degli orari e delle aperture dei negozi il "professore" sbaglia». Quello che meraviglia in senso negativo, prosegue Campaini, è che la deregulation del commercio è vista come emblema delle liberalizzazioni nel nostro paese.
Due in particolare i motivi di dissenso. «Abbiamo indiscutibilmente bisogno di rendere più duttili e flessibili le attività economiche e professionali. Ma la liberalizzazione non è la panacea di tutti i mali: la regola non può essere l'assenza di regole. L'alternativa non può essere fra due opposti: o tutto "liberalizzato", o tutto "compresso"». In particolare, la regolamentazione delle aperture deve essere fatta in modo elastico, in modo tale che differenti esigenze territoriali vengano rispettate, ma è necessario stabilire principi chiari: «questo è un aspetto su cui devono intervenire le singole Regioni che, più dello Stato, hanno il polso del territorio».
«L'assenza di regole comporterà un aumento dei costi di distribuzione». Certo, fornirà un servizio supplementare, ma «i maggiori costi saranno inevitabilmente trasferiti si prezzi di vendita. Risultato? Gli aggravi andranno a colpire soprattutto coloro che non hanno né voglia né soldi per fare la spesa "notturna", come i pensionati». E il pericolo è che gli operatori che approfitteranno della liberalizzazione «siano anche quelli che fanno un uso più "disinvolto" della forza lavoro».
C'è poi un secondo motivo di dissenso con la politica di deregulation promossa dal Governo Monti. «Noi sosteniamo da tempo che la crisi che oggi stiamo vivendo trova le sue radici in un decadimento culturale della nostra società. Per reagire, tutti quanti dobbiamo contribuire ad un recupero di valori. In un momento in cui il reddito disponibile si sta contraendo, proporre una politica di liberalizzazione contribuisce a perpetuare quel consumismo che ci ha portato fin qui».
«Finisco con un termine: sobrietà. A questo concetto più volte richiamato anche dal nostro attuale premier, devono però corrispondere comportamenti coerenti. Bisogna ripensare modelli e stili di vita». Questa crisi segna un passaggio epocale: «Da una fase in cui hanno prevalso i falsi sogni irrealizzabili, ad una in cui finalmente prevalga la concretezza e la realizzabilità di un nuovo stile di vita collettivo».
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