Attraverso il prestito soci, le Coop sono delle quasi-banche: ai clienti-soci offrono un conto deposito, anche se a tassi inferiori a quelli di mercato. Un modo per reperire risorse fresche per esigenze operative ma anche per le grandi operazioni finanziarie. Nelle nove maggiori coop, i depositi ammontano a 11 miliardi. Di questi ben 4 sono nelle casse dei tre grandi soci di Finsoe, la holding che controlla Unipol. Ecco perché, di fronte alle minusvalenze miliardarie accumulate sui titoli della compagnia assicurativa e alla richiesta di nuovi esborsi per finanziare l’operazione Unipol-FonSai, il mondo coop deve usare la massima cautela. A rischio ci sono i risparmi di oltre un milione di clienti.
Prodotti di qualità e sconti su mostre, vacanze e tempo libero. Bastano 25 euro per godere dei molteplici vantaggi dedicati ai soci Coop. Vantaggi che riguardano anche i servizi finanziari: con il prestito sociale i possessori della tessera Coop possono aprire un conto deposito, con spese di gestione azzerate e interessi che vanno mediamente dall’1,20 al 2,5% (a seconda della somma depositata), dove effettuare versamenti, pagare la spesa e prelevare contanti direttamente alla cassa del supermercato, oltre a guadagnare punti validi per ottenere ulteriori sconti sui prodotti a marchio Coop. Tassi un tempo competitivi ma che oggi arrancano dietro alle offerte di Conto Arancio, CheBanca, Webank e simili. In questo modo, comunque, il sistema coop ottiene risorse fresche per far fronte alle proprie esigenze operative, ma anche per gli investimenti finanziari. A cominciare da Unipol. Con tutti i rischi che questo può comportare quando l’investimento non produce i risultati sperati.
Il prestito sociale è soggetto all’autoregolamentazione di ogni singola cooperativa ma anche a una direttiva di Bankitalia del 2007, che stabilisce che l’ammontare complessivo dei prestiti sociali raccolti non può eccedere il limite del triplo del patrimonio netto risultante dall’ultimo bilancio. Un livello che può salire al quintuplo del patrimonio netto a fronte di garanzie che coprano almeno il 30% dell’ammontare dei prestiti. Di fatto si tratta di un deposito a vista, rimborsabile previo preavviso di 48 ore, salvo rimborso immediato per esigenze di liquidità del socio. Oggi, tuttavia, molte cooperative stanno pensando di reinserire vincoli a 6, 12, 18 mesi o 3 anni, e tra queste pare ci siano Coop Adriatica, Coop Estense e Coop Nordest, principali azionisti di Finsoe, la holding che controlla il gruppo Unipol.
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Su 11 miliardi di euro complessivi depositati da 1,1 milioni di soci depositanti delle nove maggiori Coop consumatori in Italia al 31 dicembre 2011 – il deposito medio è di circa 9.800 euro – non ci sono garanzie assimilabili al Fondo interbancario di tutela dei depositi, che copre fino a 103mila euro. La copertura, infatti, avviene tramite fideiussioni bancarie a fronte di titoli di Stato o denaro pari almeno al 30% dell’ammontare del prestito. C’è di più: tutte le cooperative, da autoregolamentazione, non possono immobilizzare più del 30% del prestito sociale, e la violazione di questa norma può portare all’espulsione dal mondo cooperativistico. Ad esempio, se una Coop ha raccolto un miliardo di euro deve essere pronta a restituirne 300 milioni immediatamente.
Negli ultimi due anni, le esigenze operative delle Coop si sono concentrate prima nella ricapitalizzazione di Unipol e poi nella semplificazione della catena di controllo del gruppo assicurativo bolognese, che ha portato alla scissione di Holmo, ex controllante di Finsoe, holding che a sua volta detiene il 50,75% della compagnia guidata da Carlo Cimbri e che oggi è controllata da un pool di undici cooperative. Le quali, secondo le stime che circolano sul mercato, dovranno aprire il portafoglio e finanziare con 500 milioni di euro l’aggregazione con Premafin-Fondiaria. Una ricapitalizzazione che le Coop azioniste di Finsoe non sembrano in grado di sostenere senza mettere a rischio la sicurezza dei risparmi dei clienti-soci.
Gli ultimi bilanci disponibili, riferiti al 2010, mostrano che i debiti verso i soci per finanziamenti esigibili entro l’anno sono la voce più ingente dell’indebitamento dei grandi azionisti di via Stalingrado. I tre soci forti del gruppo bolognese sono la Coop Adriatica, la Coop Nordest e la Coop Estense. Pierluigi Stefanini, attuale presidente di Unipol, ha un passato ai vertici dell’Adriatica, mentre l’attuale numero uno di Finsoe, Marco Pedroni, guida anche la Coop Nordest di Reggio Emilia. Il presidente della modenese Coop Estense è l’ex uomo forte di Finsoe Mario Zucchelli, che siede anche nel consiglio d’amministrazione di via Stalingrado. Un girotondo di nomine e poltrone tutto a trazione emiliana.
La Coop Adriatica al 31 dicembre 2010 possedeva il 12,9% di Holmo, l’1,3% di Finsoe e il 2,4% di Ugf Merchant, oggi Unipol Merchant. Il quadro oggi è cambiato, per via della scissione di Holmo, che controllava l’84% del capitale di Finsoe, ma per sapere quale sia l’entità effettiva della partecipazione bisognerà pazientare ancora qualche mese, quando sarà depositato il bilancio 2011. In ogni caso, su 3,5 miliardi di euro di debiti totali, più della metà, 1,9 miliardi, è verso i soci «per finanziamenti esigibili entro l’anno successivo», i debiti verso le banche sono 936,5 milioni di euro di cui un terzo (342,4 milioni) esigibili entro il 2011, a fronte di utili per 18,6 milioni di euro, liquidità per 659,3 milioni e un patrimonio netto – che include la partecipazione in Ugf – di 965 milioni.
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Discorso simile per la reggiana Coop Nordest: liquidità che sfiora mezzo miliardo di euro, perdite per due milioni e un patrimonio di 800 milioni di euro sono i numeri con cui ha archiviato il 2010, ma i debiti sono a quota 2 miliardi, di cui 1,4 verso i soci e 128 verso le banche, la maggior parte a lunga scadenza. Le quote in Holmo e Finsoe venivano valutate rispettivamente 129,2 milioni e 17 milioni. La musica non cambia per la modenese Coop Estense, cui fa capo il 10,13% di Holmo e l’1,1% di Finsoe: mezzi liquidi per 49,4 milioni di euro, patrimonio di 632,8 milioni, utile di 28 ma 1,22 miliardi totali di debito. La maggior parte nei confronti dei soci (875,9 mln), più altri 95 milioni nei confronti degli istituti di credito.
Come detto Via Nazionale impone che l'ammontare complessivo dei prestiti sociali raccolti non possa superare il triplo del patrimonio netto. Per L'Adriatica, ad esempio, il rapporto è di 2,36 volte. Tuttavia, la leva finanziaria potrebbe essere molto più alta: se valutato a prezzi di mercato, il patrimonio netto potrebbe essere falcidiato dalla svalutazione della partecipazione in Finsoe. Secondo i calcoli de Linkiesta, le minusvalenze accumulate da Finsoe sulla partecipazione in Unipol sono pari all'intero patrimonio netto. Con buona pace delle migliaia di soci che hanno versato i loro risparmi nei conti delle cooperative pensando che fossero un animale diverso dalle banche.
28 gennaio 2012
2 commenti:
Complimenti a chi ha scritto l'articolo. Spiega cose che nessuno mai ci ha spiegato a noi soci che pensiamo che alla coop i soldi siano al sicuro. Invece la prudenza non è mai troppa. Grazie e complimenti ancora.
Gianni.
Gianni, i soldi x definizione non sono al sicuro mai in nessun posto. Poi personalmente penso che non si corrano grandi rischi se un socio li tiene in una coop che di lavoro vende generi alimentari, lo fa da 50 anni, e' leader di mercato, ha un vasto patrimonio, investe buona parte della raccolta in titoli di stato.
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