C'è molta cautela nel mondo cooperativo emiliano sull'eventuale fusione con Fondiaria-Sai. L'unico che ne parla è Claudio Levorato, presidente di Manutencoop facility management e consigliere d'amministrazione di Unipol, che ha tra l'altro espresso in più di un'occasione la volontà di quotare Manutencoop in borsa.
. Levorato fa dichiarazioni interessanti. Non considerà un tabù scendere sotto il 50% del controllo di Unipol e più che ad una partecipazione diretta attraverso l'aumento di capitale di Premafin, la finanziaria a monte della catena Fonsai, che comporterebbe un esborso oneroso per i soci Unipol, vede più probabile un'aggregazione industriale, anche se tra i vari aspetti da analizzare non può essere certo trascurato quello della governance.
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In effetti l'idea di uno scambio "carta contro carta", un'aggregazione che preveda uno scambio azionario, ma anche di asset. Il tallone di Achille di Unipol è da tempo Unipol Banca. Si potrebbe giocare una partita a tutto campo, se uno dei maggiori creditori di Fonsai, Unicredit, liberasse Unipol del fardello della sua piccola banca che non cresce più e forse la compagnia potrebbe dedicarsi al salvataggio di Fondiaria-Sai.
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In effetti l'idea di uno scambio "carta contro carta", un'aggregazione che preveda uno scambio azionario, ma anche di asset. Il tallone di Achille di Unipol è da tempo Unipol Banca. Si potrebbe giocare una partita a tutto campo, se uno dei maggiori creditori di Fonsai, Unicredit, liberasse Unipol del fardello della sua piccola banca che non cresce più e forse la compagnia potrebbe dedicarsi al salvataggio di Fondiaria-Sai.
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«È un progetto interessante sotto il profilo industriale, ma dovrà essere valutato attentamente». Claudio Levorato, presidente di Manutencoop facility management, colosso emiliano da oltre 1 miliardo di ricavi e 18mila dipendenti, e consigliere d'amministrazione di Unipol (di cui Manutencoop è azionista attraverso la catena Holmo-Finsoe), non chiude la porta all'ipotesi di aggregazione della compagnia assicurativa bolognese con FondiariaSai.
Mette però i puntini sulle "i".
Sarà la scottatura della fallita Opa di Unipol su Bnl, nel 2005, che portò tensione e squilibri all'interno del mondo cooperativo, oltre ai guai giudiziari per il presidente Unipol dell'epoca, Giovanni Consorte; sarà per il naufragio dei progetti d'integrazione finanziaria con Banca Monte dei Paschi, altro capitolo a cavallo tra politica e mercato, iniziato una decina d'anni fa e mai realizzato secondo le intenzioni annunciate perchè ciascuno "voleva restare padrone a casa propria" (per un po' di tempo Mps è stato azionista di Finsoe e Unipol della banca senese, senza ricadute operative); ma in questa occasione, che sembra prospettare nuovi e ambiziosi obiettivi, i vertici di Legacoop scelgono la strada della prudenza e del silenzio.
L'unico manager che esce allo scoperto è Levorato. «Personalmente, non considerò un tabù mantenere il controllo assoluto di Unipol – dice –. Sono però convinto che un disegno che guardi a una possibile integrazione con FonSai comporti aspetti rilevanti da analizzare, non solo sotto il profilo industriale e finanziario, ma anche della governance. E, siccome a oggi non mi risulta che il dossier sia mai stato discusso in consiglio Unipol, o in altre sedi anche non ufficili del nostro schieramento – aggiunge – penso che servirà un po' di tempo per valutarne i contenuti».
Levorato non "vede" una partecipazione diretta delle cooperative alla ricapitalizzazione del sistema Premafin-FonSai. «Lo escludo decisamente per quanto riguarda Manutencoop, che chiuderà l'esercizio 2011 con numeri in crescita e oltre 115 milioni di margine operativo lordo, ma che non distoglierà risorse dal proprio core business – spiega –. Credo che lo stesso valga per le altre cooperative azioniste di Finsoe. I soldi recuperati dalla mancata Opa su Bnl appartengono al passato. È più realistico ipotizzare un'aggregazione industriale, dalla quale nascerebbe un gruppo assicurativo da 14 miliardi di fatturato, il secondo in Italia per dimensione, dopo le Generali, sicuramente in grado di reggere meglio la competizione sul mercato delle polizze».
La ripresa dei conti Unipol nel corso del 2011, in termini di marginalità, è la conferma che la compagnia presieduta da Pierluigi Stefanini e guidata dall'amministratore delegato Carlo Cimbri, ha le carte in regola per pilotare il rilancio anche di FonSai, la cui crisi non è più solo finanziaria ma anche gestionale. Magari coi bilanci alleggeriti dal business bancario.
«Unipol Banca non è strategica per il gruppo e dunque, se si presenterà l'occasione, potrà essere ceduta», sottolinea Levorato. La prospettiva di una riorganizzazione delle attività riguarda comunque la fase successiva all'eventuale alleanza finanziaria che, probabilmente, vedrà Finsoe come soggetto operativo.
La finanziaria nel cui portafoglio è custodito il 50,7% di Unipol, dalla scissione della ex controllante Holmo realizzata nel 2011 ha ricevuto un beneficio finanziario di circa 450 milioni (vedere il Sole 24 Ore del 13 aprile scorso) e dunque potrebbe mettere risorse sul tavolo dell'integrazione Unipol-FonSai.
Il vero nodo da sciogliere, come sottolinea lo stesso Levorato, riguarda la governance. «Il 50,1% non è un tabù – ripete il presidente di Manutencoop – tutto dipende dal progetto strategico e dalla concreta prospettiva di creare valore. Se arriverà sui nostri tavoli un progetto di questo tipo, lo valuteremo con la doverosa attenzione in ogni sua parte. Ma ancora non abbiamo visto nulla».
Il matrimonio Unipol-Fondiaria Sai resta dunque per il momento un disegno finanziario. E questo giustifica la prudenza dei cooperatori emiliani.
Mette però i puntini sulle "i".
Sarà la scottatura della fallita Opa di Unipol su Bnl, nel 2005, che portò tensione e squilibri all'interno del mondo cooperativo, oltre ai guai giudiziari per il presidente Unipol dell'epoca, Giovanni Consorte; sarà per il naufragio dei progetti d'integrazione finanziaria con Banca Monte dei Paschi, altro capitolo a cavallo tra politica e mercato, iniziato una decina d'anni fa e mai realizzato secondo le intenzioni annunciate perchè ciascuno "voleva restare padrone a casa propria" (per un po' di tempo Mps è stato azionista di Finsoe e Unipol della banca senese, senza ricadute operative); ma in questa occasione, che sembra prospettare nuovi e ambiziosi obiettivi, i vertici di Legacoop scelgono la strada della prudenza e del silenzio.
L'unico manager che esce allo scoperto è Levorato. «Personalmente, non considerò un tabù mantenere il controllo assoluto di Unipol – dice –. Sono però convinto che un disegno che guardi a una possibile integrazione con FonSai comporti aspetti rilevanti da analizzare, non solo sotto il profilo industriale e finanziario, ma anche della governance. E, siccome a oggi non mi risulta che il dossier sia mai stato discusso in consiglio Unipol, o in altre sedi anche non ufficili del nostro schieramento – aggiunge – penso che servirà un po' di tempo per valutarne i contenuti».
Levorato non "vede" una partecipazione diretta delle cooperative alla ricapitalizzazione del sistema Premafin-FonSai. «Lo escludo decisamente per quanto riguarda Manutencoop, che chiuderà l'esercizio 2011 con numeri in crescita e oltre 115 milioni di margine operativo lordo, ma che non distoglierà risorse dal proprio core business – spiega –. Credo che lo stesso valga per le altre cooperative azioniste di Finsoe. I soldi recuperati dalla mancata Opa su Bnl appartengono al passato. È più realistico ipotizzare un'aggregazione industriale, dalla quale nascerebbe un gruppo assicurativo da 14 miliardi di fatturato, il secondo in Italia per dimensione, dopo le Generali, sicuramente in grado di reggere meglio la competizione sul mercato delle polizze».
La ripresa dei conti Unipol nel corso del 2011, in termini di marginalità, è la conferma che la compagnia presieduta da Pierluigi Stefanini e guidata dall'amministratore delegato Carlo Cimbri, ha le carte in regola per pilotare il rilancio anche di FonSai, la cui crisi non è più solo finanziaria ma anche gestionale. Magari coi bilanci alleggeriti dal business bancario.
«Unipol Banca non è strategica per il gruppo e dunque, se si presenterà l'occasione, potrà essere ceduta», sottolinea Levorato. La prospettiva di una riorganizzazione delle attività riguarda comunque la fase successiva all'eventuale alleanza finanziaria che, probabilmente, vedrà Finsoe come soggetto operativo.
La finanziaria nel cui portafoglio è custodito il 50,7% di Unipol, dalla scissione della ex controllante Holmo realizzata nel 2011 ha ricevuto un beneficio finanziario di circa 450 milioni (vedere il Sole 24 Ore del 13 aprile scorso) e dunque potrebbe mettere risorse sul tavolo dell'integrazione Unipol-FonSai.
Il vero nodo da sciogliere, come sottolinea lo stesso Levorato, riguarda la governance. «Il 50,1% non è un tabù – ripete il presidente di Manutencoop – tutto dipende dal progetto strategico e dalla concreta prospettiva di creare valore. Se arriverà sui nostri tavoli un progetto di questo tipo, lo valuteremo con la doverosa attenzione in ogni sua parte. Ma ancora non abbiamo visto nulla».
Il matrimonio Unipol-Fondiaria Sai resta dunque per il momento un disegno finanziario. E questo giustifica la prudenza dei cooperatori emiliani.
5 gennaio 2011
Cesare Peruzzi
Il Sole 24 Ore
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