Pur di centrare l’obiettivo, le coop sarebbero pronte ad aumentare i debiti delle loro holding Holmo e (soprattutto) Finsoe, a cui fa capo il controllo di Unipol. Una mossa azzardata, secondo molti analisti.
Debiti, quali debiti? Il salvataggio della Fonsai di Ligresti con i soldi delle Coop (regia di Mediobanca) sta arrivando allo sprint finale. Entro domenica prossima, salvo sorprese clamorose, arriveranno i via libera dei consigli di amministrazione interessati all’operazione e nel frattempo i vertici del movimento cooperativo fanno i salti mortali per convincere la Borsa e gli analisti che il salvataggio della Fonsai messa in vendita dai Ligresti è un affarone. Ieri un comunicato diffuso dalle sette maggiori cooperative di consumo informava che l’operazione Fonsai “è un intervento finalizzato ad una soluzione utile per il settore assicurativo del nostro Paese e importante per gli interessi degli assicurati e delle migliaia di lavoratori, agenti e piccoli azionisti".
E COME NO? “Nasce un colosso delle polizze”, ha titolato giorni fa qualche giornale particolarmente sensibile alle ragioni delle cooperative. Solo che questo colosso avrà bisogno per stare in piedi di raccogliere in Borsa nelle prossime settimane qualcosa come 1,75 miliardi di euro di nuovi capitali, forniti in gran parte dagli azionisti di Unipol con in prima fila le Coop a cui fa capo il controllo del gruppo assicurativo bolognese. C’è un problema supplementare, però. Le cooperative, come gran parte delle aziende in questi tempi di recessione, non se la passano particolarmente bene. Il denaro che hanno in cassa dovrebbe servire per sostenere il business caratteristico e non progetti a rischio, per quanto importanti, come quelli di Unipol. Ma ecco pronta la soluzione. Mancano i soldi? Niente paura, basta prenderli in prestito. Sì, insomma, il sistema cooperativo è pronto a indebitarsi pur di rispondere all’appello di Mediobanca, comprarsi la Fonsai sull’orlo del tracollo e costituire il secondo gruppo assicurativo italiano dopo le Generali. Una grande operazione di potere, che finirà per cambiare gli equilibri della finanza italiana. E il potere, comprensibilmente, esercita sempre un certo fascino su manager come il numero uno di Unipol, Carlo Cimbri, reduce dalla fallita scalata alla Bnl (correva l’anno 2005) che è costata anche a lui, all’epoca braccio destro di Giovanni Consorte, una condanna penale a 3 anni e sette mesi di reclusione in primo grado. Così, pur di centrare l’obiettivo, le coop sarebbero pronte ad aumentare i debiti delle loro holding Holmo e (soprattutto) Finsoe, a cui fa capo il controllo di Unipol. Una mossa azzardata, secondo molti analisti. Altri invece ritengono che l’unione con Fonsai in prospettiva potrebbe fruttare profitti sufficienti a sostenere il peso dei nuovi prestiti.
VEDREMO come andrà a finire. Intanto è difficile non notare che solo pochi mesi i vertici delle cooperative si erano mossi in tutt’altra direzione. Per far fronte a un indebitamento giudicato eccessivo avevano escogitato una complicata operazione di lifting contabile. Di punto in bianco erano spuntate dal nulla una pattuglia di società costituite per l’occasione. Si chiamano Pantheon, Posto, Finpar Unip, Ligurpart, Margherita, e via di questo passo per un’altra mezza dozzina di nomi. Fanno capo ciascuna a una grande cooperativa. E così, per esempio, la Coop Adriatica possiede Pantheon, la Coop Consumatori Nordest ha costituito la Posto, la Coop estense ha figliato la Finpar Unip. A che serviva questo florilegio di sigle? La risposta arriva dai bilanci di Holmo, la holding del movimento cooperativo che attraverso Finsoe controlla il gruppo Unipol quotato in Borsa. I debiti di Holmo sono stati spartiti pro quota tra le varie Pantheon, Posto, eccetera, costituite pochi giorni prima esattamente allo scopo di prendersi in carico una parte delle passività della holding. Sul piano pratico nulla cambia. I debiti continuano a gravare sul sistema cooperativo. Formalmente però una parte importante del passivo è stata suddivisa tra le neonate società e quindi non è più riconducibile al conglomerato finanziario targato Unipol. Questa complessa operazione si è conclusa giusto alla fine del 2011. Gli analisti hanno stimato che la galassia Holmo-Finsoe era riuscita in questo modo a sgravarsi di circa 450 milioni di debiti. Una somma importante se si pensa che, in base alle quotazioni di Borsa, il 100 per cento del capitale ordinario di Unipol vale circa 415 milioni di euro e le cooperative ne controllano il 51 per cento circa. Gli analisti avevano benedetto l’operazione perchè, si legge in un report di Banca Imi, “la società sarà meglio sostenuta nei suoi piani di espansione strategica”. Solo che adesso le coop fanno marcia indietro. Si torna all’antico, ai debiti. D’altronde come dire di no a Mediobanca, principale creditore di Unipol? Intanto i piccoli azionisti preferiscono togliere il disturbo. Da quando hanno cominciato a circolare le indiscrezioni sul salvataggio Fonsai il titolo Unipol ha perso oltre il 30 per cento.
26 gennaio 2011
Vittorio Malagutti
Il Fatto Quotidiano
Nessun commento:
Posta un commento