E' singolare notare come i "manager" delle Coop col pallino della finanza vengano scelti anche se nei loro curricula non si trovano certo episodi premianti, come quando, nel 2008, la Coop presieduta da Pedroni scommise alla grande in borsa perdendo 394 milioni e si salvò rivalutando il patrimonio immobiliare.
Forse è questo l'approccio che in Coop si intende per Coop-Capitalism, abbastanza lontano però dalle teorie dell'economista Noreena Hertz, invitata anche di recente da coop Consumatori Nordest. La versione riveduta e corretta all'emiliana, consiste nel controllare con delle Cooperative una Spa che ne controlla altre quotate in borsa. Insomma, il solito gioco delle scatole che anche la finanza rossa ha imparato bene. Non si farebbe prima a lasciare il modello Coop e approdare ad una bella Spa, senza girarci tanto intorno?
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C'è un reggiano alla guida di una delle più grosse operazioni che il mondo cooperativo abbia mai tentato dai tempi del fallito acquisto della Bnl ad opera di Unipol (quello, per intenderci, delle telefonate fra Fassino e Consorte con il segretario del PD che diceva al manager: "Allora abbiamo una banca"), una delle operazioni finanziarie più clamorose degli ultimi anni. Quella che darà vita al secondo polo assicurativo italiano, un gruppo da 20 miliardi di premi.
Si tratta di Marco Pedroni, presidente di Coop Nordest e presidente del consiglio di amministrazione di Finsoe, la finanziaria delle coop che di fatto controlla Unipol protagonista dell'acquisto delle società assicurative dei Ligresti. La trattativa sta arrivando a conclusione proprio in queste ore.
Per ora Unipol ha sottoscritto una lettera di intenti non vincolante con i membri della famiglia Ligresti in cui esprime la propria disponibilità ad una fusione con Premafin, Fondiaria-Sai e Milano Assicurazioni. Ma per acquistare le società dei Ligresti servono un sacco di soldi: circa 100 milioni di euro servono alle coop rosse per acquistare la holding del costruttore siciliano, e tra questi anche 14 milioni di euro come "patto di non concorrenza" per i 5 esponenti della famiglia Ligresti, una sorta di buonuscita che ha fatto storcere il naso a più di un cooperatore. Ma ora Finsoe, che difficilmente sarà disposta a diluire la propria partecipazione in Unipol e quindi probabilmente parteciperà all'aumento di capitale, dovrà chiedere in primo luogo ai suoi soci (Coop Nordest, Ccc, Granarolo, Manutencoop e Camst) e poi alle altre cooperative e al mercato circa un miliardo di euro per ricapitalizzare e inghiottire il boccone FonSai-Milano Assicurazioni. Insomma, anche i cooperatori reggiani si troveranno presto alle prese con un bel dilemma: sostenere o no con risorse finanziarie l'aumento di capitale di Unipol? Al momento la reazione del mercato è interlocutoria, visto che Unipol negli ultimi giorni è scivolata in borsa.
Bologna diventerà capitale delle assicurazioni
L' operazione, come detto, renderà Bologna la capitale italiana delle assicurazioni (dopo Trieste dove ha sede Generali). Batter cassa per Unipol significa in primo luogo rivolgersi alle cooperative, che controllano il gruppo con oltre il 30% delle quote tramite Finsoe. Nata nel 1978, la holding di piazza della Costituzione rappresenta la cassaforte della finanza rossa. Dentro ci sono Coop Adriatica (12,2%), seguono Coop Nordest (9,7%) di Reggio Emilia e Coop Estense (9,8%) di Modena. Queste tre controllano un terzo di Finsoe. Il resto delle quote lo mettono le altre coop emiliane raggruppate nella holding Holmo che possiede a sua volta il 24,5%. Il presidente di Holmo è sempre Marco Pedroni. Qui dentro c'è buona parte dell' universo cooperativo emiliano: le reggiane Unieco e Coopsette, e poi Manutencoop, Consorzio cooperative costruzioni, Granlatte, Ansaloni e Camst. E ancora le imolesi Cesi, Sacmi e Cefla.
Secondo quanto riporta il Messaggero, due giorni fa i vertici delle principali coop del gruppo emiliano si sarebbero riunite a Bologna nella sede di Finsoe con il management della compagnia, dopo il negoziato svolto con la famiglia Ligresti che ha portato a una lettera d'intenti. All'incontro, che sarebbe durato sei ore, sarebbero emersi i dubbi di quasi tutti i principali soci, che stando al piano di fusione dovranno mettere mano al portafoglio.
Il problema, come detto, è che 1 miliardo - quello che serve per sottoscrivere l'aumento di capitale necessario all'acquisizione del gruppo Ligresti - è una cifra a dir poco impegnativa, soprattutto in tempi difficili come questi, che trovano alcune importanti cooperative, in particolare del settore costruzioni, in condizioni non proprio floride.
Unipol non comprerà direttamente Fonsai, ma la sua controllante Premafin, a sua volta posseduta per oltre il 50 per cento dalla famiglia Ligresti, oltre a un altro 20 per cento in mano ad altre società finanziarie estere. Secondo i calcoli del sito specializzato linkiesta, attualizzando la partecipazione del 51% in Ugf (Unipol gruppo finanziario) a prezzi di mercato si ottiene una minusvalenza di 1,6 miliardi, pari ai mezzi propri di Finsoe, che è indebitata per altri 435 milioni nei confronti delle banche. Scrive linkiesta: "Mediobanca e Unicredit apriranno il portafoglio, ma non è detto che sia conveniente per i piccoli azionisti". Infatti per Mediobanca e Unicredit, esposte, secondo "La Stampa", verso la sola holding dei Ligresti per circa 400 milioni di euro, e per oltre 1 miliardo di euro verso FonSai, l'operazione di Unipol sarà un modo per mettere in sicurezza un credito imponente che rischiava di diventare inesigibile, vista la situazione finanziaria precaria della holding dei Ligresti, fino a ieri a rischio commissariamento. Per i piccoli azionisti delle società Ligresti invece il beneficio è da dimostrare, visto che per loro non è prevista nessuna opa.
L'ingresso nei salotti buoni della finanza italiana
L'ingresso nei salotti buoni della finanza italiana
Ma linkiesta fa i calcoli in tasca a Finsoe e scrive: "Il mercato stima che Finsoe debba aprire il portafoglio per 500 milioni di euro, per garantire la quota di sua spettanza nell’aumento di capitale da un miliardo di euro necessario ad acquisire il controllo della filiera Ligresti. Tuttavia, andando a spulciare l’ultimo bilancio al 31 dicembre 2010, le perplessità non mancano. Il prezzo di carico della partecipazione in Unipol, infatti, è pari a 1,813 miliardi di euro, che suddivisa per il numero di azioni ordinarie corrispondenti al 50,75% del capitale, cioè 1.072.888.407 azioni (su un totale di 2.114.257.106, le azioni privilegiate non sono state prese in considerazione poiché sono in carico per soli 9 milioni), corrisponde a un valore unitario di 1,69 euro per azione.
Una cifra molto distante dalle attuali quotazioni, pari a 0,18 euro per azione. Sottraendo il prezzo odierno da quello di carico e moltiplicandolo per il numero delle azioni in pancia a Finsoe si ottiene la minusvalenza che le cooperative sarebbero costrette a sopportare attualizzando la partecipazione ai prezzi correnti: 1,62 miliardi. Detta in altri termini, la quota di maggioranza in Ugf oggi vale 192 milioni, cioè poco più della metà dell’attuale capitalizzazione, che è di 364 milioni". Prosegue l'Inkiesta: "Inoltre l’indebitamento nei confronti delle banche è salito a 435 milioni (rispetto ai 391 milioni di fine 2009) così come la perdita dell'ultimo bilancio approvato, 6 milioni, rispetto ai 26 milioni di utile messi a segno al 31 dicembre 2009. Esigua anche la cassa, attorno ai 3 milioni".
Ma l'acquisizione di Premafin e Fondiaria spalanca alle coop rosse anche l'ingresso nei salotti buoni della finanza italiana: Mediobanca, Generali, Rcs e Camfin, la finanziaria che controlla Pirelli. Perciò un'altra domanda che molti si pongono è la seguente: Unipol chiederà di sedere in questi salotti o valorizzerà, cedendole, le partecipazioni dei Ligresti? Sarà davvero interessante capire come Pedroni e gli altri cooperatori reggiani si schiereranno in questa partita che può alterare i delicati equilibri del capitalismo made in Italy.
Una cifra molto distante dalle attuali quotazioni, pari a 0,18 euro per azione. Sottraendo il prezzo odierno da quello di carico e moltiplicandolo per il numero delle azioni in pancia a Finsoe si ottiene la minusvalenza che le cooperative sarebbero costrette a sopportare attualizzando la partecipazione ai prezzi correnti: 1,62 miliardi. Detta in altri termini, la quota di maggioranza in Ugf oggi vale 192 milioni, cioè poco più della metà dell’attuale capitalizzazione, che è di 364 milioni". Prosegue l'Inkiesta: "Inoltre l’indebitamento nei confronti delle banche è salito a 435 milioni (rispetto ai 391 milioni di fine 2009) così come la perdita dell'ultimo bilancio approvato, 6 milioni, rispetto ai 26 milioni di utile messi a segno al 31 dicembre 2009. Esigua anche la cassa, attorno ai 3 milioni".
Ma l'acquisizione di Premafin e Fondiaria spalanca alle coop rosse anche l'ingresso nei salotti buoni della finanza italiana: Mediobanca, Generali, Rcs e Camfin, la finanziaria che controlla Pirelli. Perciò un'altra domanda che molti si pongono è la seguente: Unipol chiederà di sedere in questi salotti o valorizzerà, cedendole, le partecipazioni dei Ligresti? Sarà davvero interessante capire come Pedroni e gli altri cooperatori reggiani si schiereranno in questa partita che può alterare i delicati equilibri del capitalismo made in Italy.
20 gennaio 2012
p. p.
Reggionline.com
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