20 gennaio 2010

ARRIVA ALLA CAMERA L'INCHIESTA SULLE COOP



Interrogazione di Malgieri





Sbarca a Montecitorio, con tanto di allarme sulla privacy di tutti i cittadini italiani, l'inchiesta di Libero sulle Coop spione. A sollevare il caso, alla camera è stato Gennaro Malgeri. Il parlamentare del Pdl ha presentato un'interrogazione al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e al Ministro della giustizia, Angelino Alfano. Al premier e al Guardasigilli, Malgieri chiede anzitutto delle "valutazioni" circa l'insatllazione di cimici per spiare i dipendenti, denunciata su queste colonne, negli impianti telefonici di alcune Coop della Lombardia.

Un caso che, scrive il deputato del Popolo delle Libertà, "ha riproposto il tema delle intercettazioni illegali che, insieme alla tendenza alle pubblicazioni di quelle legali, traccia i contorni di un fenomeno inquietante che espone i cittadini a continue violazioni della loro privacy".
Di qui, l'appello volto "a garantire la privacy di tutti" gli italiani, magari con un "aggiornamento organico alla materia delle intercettazioni telefoniche".

Una riforma urgente, secondo malgieri, che chiede perciò al governo "se non ritiene necessario imprimere una decisa accelerazione all'iter del disegno di legge volto a disciplinare le intercettazioni riconducendo il discorso a tale strumento investigativo ad un alveo conforme alle norme ed ai principi costituzionali".

20 gennaio 2010

Libero
.

12 commenti:

MAX ha detto...

E' IMPOSSIBILE CHE NESSUN GIUDICE SI SIA PRESO LA BRIGA DI INDAGARE SULL'ACCADUTO.
SE QUESTO DOVESSE ACCADERE DEVO RIVALUTARE LE MIE OPINIONI SULLA MAGISTRATURA E HO IL TERRORE DI TROVARMI SU POSIZIONI "BERLUSCONIANE"!!

Anonimo ha detto...

Certo che questi compagni orecchioni di Coop Lombardia gli hanno fornito un bell'assist a Berlusca e i suoi valvassini, come lo zelante e demagogico fino al vomito, Malgieri.

L'astuto "popolatore delle libertà" (le sue principalmente, mi immagino, dato che ha un passato fascista) mescola, sfruttando la confusione del momento, le intercettazioni ILLEGALI effettuate dai coglioni di COOP Lombardia e quelle LEGALI ED AUTORIZZATE decise dai giudici nel corso di un'indagine.

Lo specioso ragionamento del Malgieri in malafede pura é: "visto anche il recente caso dei compagni orecchioni delle Coop che le intercettazioni violano la riservatezza (o la privacy, se preferite l'espressione anglosassone), vietiamole.

Bravo coglione. Quelle ILLEGALI come quelle della COOP Lombardia, sono ovviamente vietate essendo appunto illegali.

Il nostro fenomeno post fascista vuole intervenire su quelle LEGALI che i magistrati adoprano come strumento di indagine, perché si sa, di cazzate al telefono ne dicono tante tutti. Dal Berlusconi che ordina a Saccà (RAI) di assumere questa o quella troietta, a Fassino che esulta per la banca (che non c'era), ecc. ecc.

Speriamo che a questi di Coop Lombardia gli facciano un mazzo così, ma visto il servigio indirettamente reso alla causa Berlusconiana, probabilmente non solo non gli faranno nulla, ma saranno premiati.

Evviva la democrazia !

Insideman ha detto...

A Caprotti la laurea in architettura...al presidente di Coop Lombardia almeno il diploma della scuola Radio-elettra glielo vogliamo dare???

Vinicio ha detto...

VENERDI 22 GENNAIO 2010

Pochi giorni fa il quotidiano Libero, con un articolo a firma di Gianluigi Nuzzi, ha provocato un pandemonio nel mondo della Grande Distribuzione.

In esso si sostiene, a dire dell'autore con un solido corredo di prove, e con un'intervista al titolare della ditta di intercettazioni che avrebbe fornito le apparecchiature, che in varie Coop della Lombardia (e precisamente nei punti vendita di Vigevano, Bonola e Palmanova) siano state installate, all'insaputa dei dipendenti, delle videocamere per sorvegliarne l'attività. Uno scenario orwelliano che è stato subito smentito dalla direzione Coop di Milano, non senza però lasciare un retrogusto amaro.

Non è stata infatti smentita l'esistenza di videocamere (predisposte anche alla registrazione audio e riprendenti angolazioni diverse da quelle dei normali impianti di sorveglianza), bensì il fatto che l'azienda ne abbia commissionato l'installazione e si ventilano "eventuali responsabilità di terzi".

Ora saranno le indagini a stabilire chi ha ragione e chi ha torto. Al di là di tutto, lo spettro del controllo sociale esercitato tramite videosorveglianza, torna a manifestarsi. A gennaio 2009, è passato quasi inosservato il fatto che il Ministro Maroni, con una circolare , abbia ordine alle forze di polizia di riprendere tutti i cortei. Qualche giorno fa, invece, l'eurodeputato Motti, dell'Udc, ha proposto di installare in tutti gli asili e scuole elementari europei degli impianti di sorveglianza interna ed esterna.Per non parlare dei paesini dell'entroterra varesotto e bresciano completamente videosorvegliati o delle migliaia di occhi che ogni giorno ci riprendono a nostra insaputa mentre camminiamo per strada.

La nostra società sembra vittima di un'ossessione di controllo, spesso fuori luogo.

Nel caso della Coop, se dimostrato, il responsabile non avrebbe fatto altro che demandare a uno strumento tecnologico quello che molti datori di lavoro non sembrano più capaci di fare con i propri dipendenti: ascoltarli.

PRIVACY.IT

Anonimo ha detto...

Ma su come procedono gli incontri per il rinnovo dell'integrativo possibile non si sappia niente?
O i nostri delegati fanno finta di nulla fino a cose fatte??

Anonimo ha detto...

«A Carrefour chi dissente dalla Cgil non va in assemblea»
il Tirreno — 24 gennaio 2010 pagina 08 sezione: PISA

SAN GIULIANO. «La Cgil si comporta come il governo: chi dissente non entra nell’assemblea del personale Carrefour». Insorgono i Cobas ai quali sembra sia stato impedito l’ingresso al grande magazzino. Da mesi i dipendenti Carrefour sono in lotta per salvaguardare il contratto aziendale e con esso diritti acquisiti, pause, la mensa e il salario. È diffusa una preoccupazione dopo che alcuni ipermercati nel sud d’Italia sono stati venduti e numerosi lavoratori si ritrovano sul lastrico. I Cobas contestano la Cgil «per avere presentato una proposta a perdere (con Cisl e Uil) a Carrefour, poi respinta dall’azienda, proposta incoerente con gli impegni assunti insieme ai dipendenti che non hanno scioperato in questi mesi per vedere il sindacato proporre un anno di sospensione del premio o la riduzione di alcune maggiorazioni». Dicono ancora i Cobas: «La Cgil ha indetto un’assemblea sindacale che riguarda posizioni unitarie di tutti i sindacati e quindi anche la Cisl e la Uil. Noi Cobas abbiamo iscritti dentro Carrefour che hanno sollecitato la presenza di un rappresentante provinciale del lavoro privato di Pisa. Nonostante tutto, al nostro rappresentante non è stato concesso di partecipare. Giacomelli, che è la bandiera dei Cobas presso Carrefour, ha chiesto spiegazione alla direzione che, lavandosene le mani, ha solo comunicato che l’accesso e quindi anche l’uso del pass è di competenza della Rsu. Ma la Rsu a Carrefour è solo espressione della Cgil che quindi si può arrogare il diritto di escludere tutte le altre organizzazioni, non solo i Cobas ma anche Cisl e Uil che di questa assemblea non erano neppure a conoscenza».

Anonimo ha detto...

Supermercati Coop/ Milano indaga per violazione della privacy
Segnalazione della Direzione provinciale del lavoro
postato 21 ore fa da APCOM
Il procuratore aggiunto di Milano, Nicola Cerrato, ha aperto un'inchiesta in cui si ipotizza il reato di violazione della privacy sulla base di una segnalazione ricevuta dalla Direzione provinciale del lavoro su alcuni supermercati Coop in Lombardia. La segnalazione fa riferimento al contenuto di diversi articoli apparsi sul quotidiano 'Libero' in cui si parlava di dipendenti dei supermercati spiati e intercettati. La segnalazione chiede alla Procura di svolgere accertamenti sulla regolarità delle videocamere che sorvegliano le casse. Al momento l'inchiesta è contro ignoti.

Anonimo ha detto...

Procura di Milano
Meglio tardi che mai: inchiesta
sulla Coop che spiava i dipendenti
La procura indaga sulle spiate alla Coop
Aperto un fascicolo dopo l’inchiesta di Libero: l’accusa è di violazione della privacy. Una relazione
dell’ispettorato del Lavoro denuncia l’utilizzo improprio delle telecamere. Silenzio dai sindacati
di GIANLUIGI NUZZI
L’inchiesta di Libero sulla
Coop che spiava i propri dipendenti
diventa ora un’inchiesta
penale. Riprendendo i nostri
servizi, la procura di Milano infatti
ha avviato un’indagine per
capire chi e perché ha controllato
movimenti
e telefonate di diversi dipendenti
delle coop sia nei
supermercati in Lombardia
sia negli uffici della sede centrale
di via Famagosta a Milano.
Il fascicolo nel quale si
ipotizzano numerose violazioni
della privacy è ancora
contro ignoti e in mano al
procuratore aggiunto Nicola
Cerrato. Il magistrato ha appena
ricevuto una relazione
dall’ispettorato del Lavoro
nella quale si ipotizzerebbe,
tra l’altro, l’utilizzo improprio
delle telecamere di sicurezza
nei supermercati coop. In
pratica, questa l’ipotesi più
blanda, si sarebbero utilizzate
quelle telecamere per spiare
clienti e dipendenti. E’ una
traccia che rischia di essere
persino fuorviante. Da quanto
infatti ha scoperto Libero raccogliendo
plurime testimonianze
di imprenditori e tecnici
pronti a testimoniare in
Tribunale, il Grande Fratello
era un fenomeno assai più organizzato.
SEGUE.....

Anonimo ha detto...

Venivano utilizzate
microtelecamere nascoste, il
collocamento veniva celato
dietro faretti luce, orologi da
parete e intercapedini. Insomma,
telecamere che nulla
hanno a che spartire con
quelle classiche per la sorveglianza
dei punti vendita contro
il taccheggio e per la sicurezza
degli incassi. Anzi, compiendo
dei sopralluoghi e osservando
l’angolatura delle riprese,
si è potuto verificare
che le telecamere nascoste sarebbero
state collocate a poche
decine di metri da quelle
per la sicurezza.
Ma non ci sono solo i filmati
dei supermercati. Libero infatti
ha anche documentato e
pubblicato frammenti di riprese
avvenuti in altre sedi.
Nell’ufficio di una dipendente
della sede centrale erano state
collocate ben due telecamere
per riprendere ogni movimento
della dirigente nel suo
ufficio. A questi bisogna aggiungere
le intercettazioni telefoniche
disposte apparentemente
senza filtro in alcuni
centralini dei supermercati.
Insomma un fenomeno che
ha visto numerosi protagonisti
e diverse responsabilità.
Rimangono però ad oggi senza
risposta tutte le possibili
domande, sempre più inquietanti,
su questa vicenda. Infatti,
in coop chi aveva interesse
a monitorare i dipendenti?
E secondo quali criteri
venivano individuati i manager
da spiare? Le informazioni
sensibili venivano poi gestite
creando dei veri e propri dossier
segreti? Le notizie acquisite
venivano quindi utilizzate
per ricattare i dipendenti? Chi
gestiva questi traffici? Chi lo
sapeva e faceva finta di niente?
C’è poi un altro capitolo di
questa storia che va chiarito
visti i numerosi interrogativi
che rimangono ancora pendenti.
Il segretario del Pd Pierluigi
Bersani, prima di essere
eletto nel gennaio del 2009 ha
incontrato almeno tre volte il
responsabile della sicurezza
del partito per la Lombardia,
Walter Travaini per discutere
di intercettazioni con gli imprenditori
che seguivano la
sicurezza degli ipermercati.
Questi ultimi erano stufi di
dover “oliare”, secondo
quanto hanno riferito a Bersani,
i dirigenti coop per garantirsi
i lavori. Bersani si sarebbe
attivato contattando i
massimi dirigenti della cooperazione
italiana tanto che
nel giro di qualche settimana i
due imprenditori parteciparono
a un vertice con i responsabili
di coop Lombardia,
a iniziare dal presidente
Luca Bernareggi. Perchè Bersani
prese così a cuore la vicenda?
Gli interessi di esponenti
del Pd su una vicenda
interna al mondo delle coop
non è poi così chiaro. Sono
dettagli dal particolare rilievo
politico in un paese come il
nostro dove i passaggi tra
coop e Pd nella carriera e nella
vita delle persone sono frequentissimi,
ma rimangono
dettagli privi di rilevanza penale
tra microtelecamere e
intercettazioni abusive. Rimane
invece da far luce sul
Grande Fratello delle coop,
nei negozi in Lombardia, dopo
che unicoop Firenze ha registrato
casi di dipendenti
spiati grazie a particolari
meccanismi elettronici per
valutarne la loro laboriosità. E
su questa inchiesta la procura
sembra intenzionata a muoversi
con prudenza ma con
altrettanta fermezza. E nei
corridoi del Tribunale tra gli
investigatori si osserva come
nessun sindacato, almeno per
il momento, abbia presentato
un esposto a tutela dei lavoratori
rappresentati.
gianluigi.nuzzi@libero-news.eu

Anonimo ha detto...

...le telecamere ci sono anche i tutti i magazzini? o solo nelle aree vendita...io parlo per la coop di venezia...ed è "legale"??...devo stare sempre in campana con questa storia...1 minuto fermo neanche morto!! chi sa me lo dica...se ci sono telecamere anche nei magazzini.grazie edo

Lavoratori Unicoop ha detto...

Le telecamere ci sono ovunque. Per legge non debbono riprendere il lavoratore.

Anonimo ha detto...

Le telecamere "aziendali" devono essere posizionate in modo da non riprendere in modo continuativo il lavoro degli addetti. Inoltre la loro mappatura deve essere resa nota alle rsu del punto vendita o del magazzino. Bisogna poi vedere se esiste un accordo in merito con le vostre rsu, in tal caso in quell'accordo devono essere previsti i casi di utilizzo delle riprese effettuate dalle stesse, che di solito sono resi legittimi dal verificarsi di atti criminosi e mai per un mero controllo dell'attività degli addetti.
Saluti.