20 gennaio 2010

COOP: LA FINANZA LE MANDA IN ROSSO








La finanza fa precipitare i conti Coop. Le cooperative di consumo della Ancc-Coop (associazione che fa capo alla Legacoop) costituiscono il primo distributore alimentare nazionale per dimensioni, fatturato e dipendenti.

Ma i punti vendita, si legge in un articolo di MF, sono meno redditizi dei concorrenti, soprattutto se si confrontano gli indici di marginalita' con quelli dell'Esselunga di Bernardo Caprotti. Tuttavia nei bilanci 2008 delle nove principali cooperative, per la prima volta aggregati da R&S Mediobanca, c'e' una sostanziale novita': l'attivita' finanziaria, con cui Coop ha sempre sostenuto i bassi margini industriali, ha invertito rotta a causa della crisi e ha pesato negativamente sul conto economico in maniera significativa.

L'aggregato delle Coop ha chiuso il 2008 con una perdita di 184 mln, mentre nel 2007 aveva registrato 113 mln di utile. La brusca variazione dei conti, come rileva l'ufficio studi di Piazzetta Cuccia, si spiega con svalutazioni su titoli negoziabili per 106 mln e premi pagati su opzioni per 239 mln. Ancora piu' rilevante il peso delle svalutazioni nette di titoli immobilizzati, pari a 417 mln: in particolare, ha inciso l'impatto della rettifica da 189 mln relativa alla partecipazione di Unicoop Firenze in Montepaschi.

Il passivo 2008 sarebbe potuto essere piu' pesante. Alcune Coop hanno congelato la valutazione al fair value dei titoli di negoziazione al valore di fine 2007, come previsto dal decreto anticrisi del governo. Se le Coop non avessero usufruito dell'opzione, l'aggregato avrebbe registrato ulteriori perdite per circa 157 mln.

20 gennaio 2010

MF Dow Jones - News italia


Se il supermercato diventa banca

.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

“La COOP. le licenza ingiustamente, il giudice le reintegra giustamente”.
Da oltre due anni i lavoratori della Coop. Campania hanno intrapreso una lotta contro la chiusura della Coop nel territorio regionale.
Questi lavoratori che erano stati “difesi” (si fa per dire) dalla Filcams CGIL, hanno per diversi motivi perso la loro battaglia di restare in Coop. Sono stati ceduti a ditte campane che tutto fanno meno che gli imprenditori onesti.
La loro iniziativa di lotta in ogni modo non si è fermata qui, hanno lasciato la CGIL schifati dal loro comportamento asservito alla Coop, aderendo alla FLAICA-CUB di Avellino e Salerno.
Le due lavoratrici che hanno aderito alla FLAICA-CUB di Avellino per la Succursale della Coop di Solofra che non hanno accettato il passaggio di cantiere presso queste società fantasma, hanno presentato ricorso ex. art. 700 contro il licenziamento da Coop. tramite l’Avv.to Elisa Sicignano, ricorso che è stato accolto decidendo che le lavoratrici debbano essere reintegrate sul posto di lavoro, nonostante questa decisione del Giudice, la Coop non accetta di inserire le lavoratrici nel suo Iper ad Avellino, ma continua ad assumere ragazzi con contratti precari infischiandosi della decisione del tribunali.
Il tutto è stato di nuovo denunciato, ma la lentezza della magistratura campana sta facendo il resto, nei prossimi giorni la sentenza, e pensare che la pubblicità della Coop. recita “noi dalla tua parte”…….Vergogna.

FLAICAUniti-CUB CAMPANIA

Anonimo ha detto...

Venerdì 22 gennaio 2010
Chi glielo dice che oggi le azioni del Monte dei Paschi sono a 1.22 ??

Anonimo ha detto...

Home » Economia » Banca Coop

Economia21-01-2010
Banca Coop


Mediobanca analizza il mondo delle Coop, guarda i numeri, studia la struttura, e dà ragione a quello che qui abbiamo scritto. Avevo sostenuto, tra l’altro, che i supermercati Coop sono una mascheratura, per ottenere un vantaggio fiscale, un tradimento del dettato costituzionale. Dopo la pubblicazione dell’articolo ho ricevuto reazioni che si dividevano in due categorie: dipendenti ed ex dipendenti, che applaudivano, mentre i rossi militanti del carrello inveivano. Adesso Mediobanca, con il rapporto R&S, avverte: guardate che le Coop sono una banca. E’ vero, ma sleale.

Il vantaggio fiscale, che rende sleale la competizione, ruota attorno ad una finzione: coloro che posseggono quote delle cooperative non sono considerati investitori, o risparmiatori, come vale per qualsiasi altra società o banca, ma “soci”, intendendosi per tali dei soggetti direttamente coinvolti nella finalità mutualistica della cooperativa, senza alcun fine di speculazione. Per tale motivo, e facendo riferimento all’articolo 45 della Costituzione, il regime fiscale per i soldi versati dai soci è di favore: 20, anziché 27% degli interessi. Aliquota che, fino a due anni fa, era del 12,5%.

Grazie a questo vantaggio, e con i soldi versati da quelli che si pretende siano soci, ma, in realtà, sono dipendenti o clienti, le Coop si finanziano ad un costo inferiore, rispetto agli altri. Quindi, alla fine, non ci si deve stupire se, con 11,7 miliardi di fatturato, equivalgono al doppio dei loro concorrenti. Se possono disporre di 957 punti vendita, contro i 135 di Esselunga (per avere un riferimento), complice anche la benevola accoglienza, alle cooperative riservata dalle amministrazioni locali amiche. E non c’è da stupirsi se, grazie al meccanismo descritto, le Coop raccolgono un “prestito soci” pari a 11,3 miliardi, vale a dire il doppio del risparmio raccolto da Mediolanum (sempre per avere un riferimento).
SEGUE....

Anonimo ha detto...

Il finanziamento a basso costo consente di fare cassa per pagare i fornitori, in questo modo tagliando i tempi, rispetto ai concorrenti. Siccome nessuno fa beneficenza, è ragionevole supporre che avendo maggiore disponibilità liquida, e pagando prima, le Coop spuntino migliori prezzi. E questo altera la concorrenza, già zoppa per gli altri motivi.

Una parola sui “soci”, e i loro “prestiti”. Dopo avere letto l’articolo mi ha scritto uno dei dipendenti, anticipando Mediobanca e raccontando che il supermercato è, appunto, una banca, ma affermando che i versamenti non sono affatto volontari, perché si ha la facoltà, ma di fatto l’obbligo, di versare lo stipendio sulla tessera Coop, che può essere utilizzata come un bancomat. E’ chiaro? Non solo sono fiscalmente avvantaggiati, ma esercitano, sui dipendenti, un controllo ed una guida che sarebbe considerata abominevole in qualsiasi altro luogo.

Che ci fanno, con tutti questi bei soldoni? Esattamente quel che avevamo scritto: una parte va in attività finanziarie, che, facendo marameo alla Costituzione, sono speculative per definizione, e una parte serve a consolidare il potere economico e politico. Con quei soldi, le nove grandi Coop hanno in portafoglio il 57,23% della Holmo, società holding, che, a sua volta, controlla Unipol (quella di Consorte e Sacchetti, quella di “abbiamo una banca”, quelli dei 50 milioni all’estero, per intenderci). Non contente, hanno comprato anche 5,5% della banca Unipol, così come posseggono il 3,62% di Montepaschi di Siena, che non solo rientra nella galassia politico-amministrativo-finanziaria del potere rosso, ma è anche l’altro socio in Holmo. Della serie: meglio tenersi per le palle, che non si sa mai. E siccome, a forza di giocare con la finanza, ci si prende gusto, hanno anche il 90,05% della Singest, società d’intermediazione mobiliare. Cosa, tutto questo, abbia a che vedere con il costituzionalizzato ideale cooperativo, con la mutualistica ed il ripudio della speculazione, è mistero glorioso di fin troppo facile soluzione.

La corsa alla crescita commerciale ed all’arricchimento è uno sport salutare. Per chi lo pratica e per la collettività che lo circonda. Si devono rispettare le leggi, naturalmente, altrimenti si tratta di disciplina diversa. Nel caso delle Coop, però, è proprio il travestimento a sfregiare il mercato, dato che si applicano al più grande gruppo della distribuzione le regole che erano state concepite per gli agricoltori che si riunivano in cooperativa, mettevano in comune i macchinari, portavano l’uva all’ammasso presso la cantina sociale e così provavano, mettendo capitale e lavoro nelle stesse mani, a farsi strada in un mercato in cui la loro singola dimensione era troppo piccola. Minuscola. Qui abbiamo a che fare con un gigante, e lo tassiamo come fosse un lillipuziano. Senza contare che il capitale se ne sta ben lontano dal lavoro.

Tutto questo, al netto della documentata eventualità che i loro amati soci-lavoratori, nonché finanziatori, li abbiano anche spiati. Li considerano preziosi, e hanno ragione. Lo è anche la trasparenza del mercato e la parità di condizioni nella competizione, ragione per cui, del tutto a prescindere dall’eventuale questione penale, alla materia occorre mettere mano.
Davide Giacalone
.

Anonimo ha detto...

AL VIA IL PROCESSO UNIPOL-BNL:
"Voglio che venga in aula a deporre il gotha del Partito Democratico e in particolare gli ex Ds", ha dichiarato Consorte.