In diverse coop in Lombardia sono state piazzate telecamere nascoste e sistemi di registrazioni audio per spiare i movimenti, le parole, i segreti, la vita privata di decine e decine di dipendenti
Direttori di supermercati, manager, sindacalisti e poi giù sino a cassieri e persino i magazzinieri. Dopo lo scandalo Telecom, dei dossier predisposti sui dipendenti, emerge una nuova inquietante vicenda di microspie nei luoghi dove si lavora. In diverse coop in Lombardia sono state piazzate telecamere nascoste e sistemi di registrazioni audio per spiare i movimenti, le parole, i segreti, la vita privata di decine e decine di dipendenti. Occhi nascosti, piazzati negli uffici, nei box office, nei punti vendita, persino ai piani nobili della direzione centrale di Coop Lombardia.
Ma non solo filmati sui dipendenti. Venivano installati anche impianti di intercettazione nei centralini dei supermercati che registravano ogni telefonata. Centinaia e centinaia di conversazioni che venivano ascoltate, filtrate e vagliate. Da quelle innocenti sull’influenza dei figli di qualche dipendente sino alle storie di amori e amanti tra colleghi, di scontri tra cordate avverse di manager.
Libero ha raccolto prove di quanto accaduto. Ha sentito quasi un migliaio di file audio, visionato decine di filmati girati da telecamere nascoste in numerosi punti vendita. Il materiale inevitabilmente sarà a disposizione dell’autorità giudiziaria che vorrà valutare la rilevanza penale di quanto accaduto, sempre che qualche inchiesta non sia già avviata. Individuare chi ha autorizzato, organizzato e predisposto questo monitoraggio sui dipendenti delle coop. Chi ne era a conoscenza ed ha avvallato la rete clandestina d’ascolto. E, quindi capire soprattutto i motivi di questa attività d’ingerenza, i riflessi operativi che la raccolta informativa permetteva nei rapporti con dirigenti, quadri, maestranze sino a figure più sensibili come i sindacalisti.
A noi, quindi, interessa soprattutto far luce su questo scandalo d’incursioni nella vita e nei segreti dei dipendenti di una grande azienda. Incursioni che fanno carta straccia dei diritti minimi dei lavoratori e di qualsiasi prerogativa sindacale.
Politici in ballo
Da quanto Libero è in grado di ricostruire l’idea di monitorare l’attività dei dipendenti con ricognizioni audio e video risale agli inizi del 2004. All’epoca, da quanto affermano tre diversi testimoni, l’allora responsabile sicurezza di Coop Lombardia, Massimo Carnevali, avrebbe contattato un’azienda di intercettazioni dell’hinterland milanese per predisporre un progetto pilota affinché tutte le conversazioni venissero registrate. L’idea di partenza era quella di estendere poi l’iniziativa a tutti i 50 punti vendita della regione. In modo che rimanessero custodite tutte le conversazioni che passavano dai centralini. Il primo progetto cadde sulla coop di Vigevano, alle porte di Pavia. Nel maggio del 2004 venne installata la prima centrale occulta d’ascolto. L’operazione avvenne di notte con gli operai della ditta specializzata che entrarono nella coop dopo che i responsabili sicurezza del supermercato avevano disinserito l’allarme. La centrale rimase attiva tre settimane e vennero raccolte oltre 800 telefonate. Nei mesi successivi vennero filtrate e ripulite da rumori e brusii di sottofondo.
Dove queste siano finite ancora non è chiaro. Di sicuro il cd rom con tutte le conversazioni venne consegnato, alla presenza di testimoni, alla direzione centrale di Coop Lombardia di viale Famagosta: all’incontro avrebbe partecipato anche Daniele Ferré, già vice sindaco di Busto Arsizio in quota Pds poi arrestato per concussione durante Mani pulite, uno dei dirigenti di rilievo del colosso della distribuzione in regione. Ferrè nel 2004 uscì assolto dalle accuse, veltroniano, oggi ricopre un incarico di primo piano nel mondo delle cooperative: è direttore sviluppo e affari istituzionali di Coop Lombardia, nella direzione di Legacoop Lombardia e partecipa all’assemblea regionale del Pd.
I file audio raccontano storie di varia umanità che all’orecchio di chiunque possono sembrare persino innocenti. Figli ammalati, litigi tra coniugi tra le conversazioni private, ma anche storie segrete di amori nascosti tra dipendenti che avevano la doppia vita tra amante e famiglia. Debolezze, umanità che forse potevano interessare a chi doveva mettere in atto giochi di forza.
Mentre era allo studio il progetto delle intercettazioni audio, la stessa società venne coinvolta in altri delicatissimi incarichi. L’installazione di telecamere nascoste sia all’ipercoop “la Torre” di Milano, ad esempio, con la giustificazione di riprendere eventuali dipendenti sleali, sia alla direzione generale, nel dicembre del 2007.
Nel frattempo entra in azione un’altra telecamera nascosta in direzione generale. Stavolta l’obiettivo si allarga su E.A. che si occupa di qualità e di rapporti con i clienti. Per settimane, a sua insaputa, viene registrato ogni movimento in ufficio. La dipendente è una figura sensibile visto che ricopre anche la carica di sindacalista. Il perché di questa azione non è chiaro. Non si capisce se qualcuno all’interno di coop abbia voluto creare un dossier sulla donna o se ci fossero dei motivi particolari a stringere lo zoom sui suoi movimenti. La voce all’interno di coop, seccamente smentita dall’interessata, è che violasse la corrispondenza di un collega. Fosse anche così non è una giustificazione per filmarne i movimenti.
Dietro i quadri
Che non si tratti di episodi isolati ma di scelte strategiche nei rapporti con i dipendenti in modo da conoscerne ogni lato e sapersi comportare di conseguenza lo si evince dal numero di telecamere nascoste piazzate negli ultimi anni. Da quanto è in grado di ricostruire Libero, limitandosi agli episodi certi e documentati con materiale video, il Grande Fratello era presente anche alle coop di Bonola e in quella di via Palmanova. Riprese sulle cassiere, nei magazzini, con l’occhio vigili nascosto dietro a quadri e orologi. Telecamere abusive quindi che venivano installate all’insaputa dei dipendenti e che filmavano con inquadrature e angolature diverse rispetto a quelle predisposte per la sicurezza della coop.
13 gennaio 2010
Gianluca Nuzzi
Libero-news.it
LOMBARDIA GRANDE FRATELLO COOP SPIAVA I DIPENDENTI
I casi di spionaggio cominciarono nel 2004, quando furono messi sotto controllo i telefoni della sede di Vigevano: furono registrate 800 telefonate - Nel 2007 invece furono controllati i movimenti della responsabile dei rapporti con i clienti, che è anche una sindacalista. (Continua a leggere l'articolo)
E NEI MAGAZZINI DI UNICOOP FIRENZE SUCCEDE QUESTO
8 commenti:
mercoledì 13 gennaio 2010
La COOP sei tu: chi ti può spiar di più?
Il racconto di Libero è favoloso: cassiere, dipendenti e persino sindacalisti spiati da un sistema di video e audio registrazione occulta nei punti vendita e uffici della COOP.
L’articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori è chiaro: “è vietato l'uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori”.
Questo significa che per ogni dispositivo di controllo, persino per installare un nuovo centralino, di quelli che semplicemente tengono nella propria memoria un certo numero di chiamate in entrata e in uscita, è necessario l’accordo della Rappresentanza Sindacale Aziendale.
In COOP invece, nottetempo, avrebbero installato registratori, spie, telecamere occulte.
Non negli anni ’50, ’60, ’70 alla FIAT, ma nel primo decennio del ventunesimo secolo in una organizzazione che è la bandiera dell’imprenditoria “di sinistra”.
Se il soccorso rosso della magistratura non si “dimenticherà” di questa notitia criminis, e si ricorderà dell'obbligatorietà dell'azione penale tanto richiamata in altri casi ci sarà da divertirsi, questo sì.
l'articolo su Libero
Pubblicato da gabibbo a 12.42
Non è lecito installare telecamere che possano controllare i lavoratori, anche in aree e locali dove si trovino saltuariamente. A ricordarlo è il Garante per la protezione dei dati personali che sottolinea come l’uso delle telecamere sui luoghi di lavoro deve rispettare in maniera rigorosa gli obblighi previsti dallo Statuto dei lavoratori, richiamati anche dal Codice della privacy.
Il principio, informa il Garante, è stato ribadito dall’Autorità al termine di un’operazione di controllo sull’utilizzo di apparati di videosorveglianza da parte di una cooperativa. L’Autorità ha disposto il blocco del trattamento effettuato mediante alcune videocamere, poste in aree suscettibili di transito da parte dei lavoratori, come quelle di carico e scarico delle merci, i box informazioni e la zona circostante. “Il sistema di videosorveglianza può, infatti, configurarsi come forma di controllo a distanza dell’attività lavorativa anche nel caso in cui i luoghi di lavoro siano frequentati anche solo temporaneamente dal personale”.
A tale proposito, il Garante ha ricordato quanto a suo tempo stabilito dalla Cassazione, la quale aveva confermato che il divieto di controllo a distanza dell’attività lavorativa “non è escluso dal fatto che il controllo sia destinato ad essere discontinuo perché esercitato in locali dove i lavoratori possono trovarsi solo saltuariamente”.
redazione Panorama.it
Chissa se questo tipo di attività certamente illecita non sia stata perpetrata in passato o addirittura non lo sia adesso in qualche altra realtà lavorativa della grande distribuzione Coop centro Italia.Chissa se qualche altra azienda non si comporti come Coop Lombardia e contolli i propi dipendenti con telecamere nascoste nelle corsie dei magazzini negli spogliatoi negli uffici bolle nei vari reparti di lavoro ortofrutta generi vari piuttosto che salumi o latticini e reparto vuoti o magari nelle gabbie di ricondizionamento delle merci.....luoghi ideali per organizzare imboscate ai dipendenti visto che dentro circola merce di ogni tipo.Tutte queste informazioni che le aziende registrano illecitamente e di nascosto chissa che non siano state usate a scopo ricattatorio nei confronti di alcuni dipendenti.Speriamo comunque sia che non vengano mai usate a scopo di epurazioni etniche per liberarsi di dipendenti scomodi magari facendo una denucia ai carabinieri fingendo ammanchi inventariali inesistenti o provocati da altre persone in altri luoghi di lavoro allo scopo di liberarsi di più dipendenti possibili.Per fortuna dove lavoro io queste cose non accadono......perchè dove lavoro io vige il braccio duro della legge...e si la legge dello sceriffo ciuccia palette del caffe e noi righiamo tutti dritti come le verghe del treno.
Lidl è recidiva: spia i dipendenti
E’ nella spazzatura, a Bochum in Germania, che sono stati trovate centinaia di schede in cui la catena di discount Lidl aveva raccolto dati sulla salute dei suoi dipendenti assenti dal lavoro, annotandovi anche diagnosi e terapie. Lo ha rivelato il settimanale tedesco Der Spiegel. Azioni illecite, perché in Germania i datori di lavoro non dovrebbero essere in possesso di questi dati. Quelli rinvenuti invece, che interessano lo stato di salute di circa 500 dipendenti, riportano notizie sul loro stato di salute dal maggio 2008 al gennaio di quest’anno. Non solo, ma, come emerge da alcune testimonianze, questi potrebbero essere stati ottenuti dietro pressioni sui dipendenti. Come si spiegerebbero altrimenti annotazioni a mano del tipo: “Vuole rimanere incinta. L’inseminaizone artificiale non funziona”, “problemi psicologici”, “trattamento in una clinica neurologica” ecc.? Secondo i sindacati di Lidl questa schedatura contro la privacy probabilmente è avvenuta in modo sistematico per tutti i dipendenti, tedeschi, almeno (Loidl è presente in 24 paesi, tra cui l’Italia). La notizia è costata il licenziamento in tronco del responsabile del personale della catena Frank Michael Mros. In questo Lidl, che dovrebbe pagare 1,5 mio di euro di multa, è recidiva perché anche nel marzo dello scorso anno (l’ha riportato anche il nostro sito) si scoprì che spiava i suoi dipendenti tedeschi attraverso minitelecamere piazzate nei bagni e utilizzate per raccogliere informazioni di tipo personale e finanziario.
In realtà, stando almeno al quotidiano francese Le Figaro, sembra che in Germania lo spionaggio interno alle imprese sia diventato di moda. Basti pensare che si è dimesso il presidente delle ferrovie tedesche, Hartmut Mehdorn, dopo la scoperta che nel 2002-2003 che, con la scusa della lotta alla corruzione, erano stati spiati 173.000 dipendenti, che lo scorso maggio Deutsche Telekom (in cui il maggior azionista è il governo) fu accusata di aver spiato le conversazioni telefoniche dei suoi vertici con i giornalisti, per scoprire chi passasse alla stampa economica notizie di natura finanziaria e che un’indagine interna ad Airbus Germania ha rivelato nel marzo scorso erano stati spiati i conti bancari di 20.000 dipendenti, incrociandoli con quelli dei fornitori.
Alessandro
"L’uomo può amare il suo simile al punto da morire per lui; non l’ama al punto di lavorare per lui" - Proudhon, Sistema delle contraddizioni economiche, 1846
Le cooperative: avanguardia dell’intermediazione di manodopera e delle esternalizzazioni
Sebbene la legge, prima dell’introduzione del lavoro interinale nell’autunno del ’97, vietasse esplicitamente l’intermediazione di manodopera, universalmente conosciuta come caporalato, cioè la fornitura di lavoratori ad una azienda qualora lo richiedesse, le cooperative hanno praticamente svolto questa funzione, per così dire aggirando sostanzialmente la legge e anticipando il legislatore praticando la funzione, svolta in altri paesi[8], dal lavoro interinale, ma qui senza regole, reintroducendo, sotto una nuova forma, appunto il caporalato sia per ciò che concerne il servizio alle imprese nella logistica, che, violando espressamente il divieto di utilizzare personale cooperativo, direttamente in produzione, come, solo per citare alcuni esempi, alla Corticella molini e pastifici di Coticella, alla Felsineo di Zolla Predosa, alla Meliconi di Cadriano.
Le cooperative sono state per così dire anticipatrici di un modello che si è andato progressivamente affermando, con l’avvallo del sindacato e talvolta il suo contributo attivo, nel non opporsi alle esternalizzazioni o come alla Ducati-Motor opponendosi apparentemente solo quando lo ‘spezzatino’ di operai era stato già preparato dall’azienda con una ristrutturazione interna, coadiuvata dagli stessi RSU, mirante a produrre il maggior volume possibile di outputs con il minimo di organico, tra l’altro quando la maggioranza degli operai dei processi di ristrutturazione precedenti erano stati già abbondantemente fagocitati da altre aziende dell’indotto o erano stati sostituiti da quelli delle cooperative.
Basta ricordare che le esternalizzazioni alla Granarolo di Cadriano hanno trasformato i lavoratori che portavano il latte in padroncini, con tutto quello che comporta in ambito di concorrenza reciproca e perdita di solidarietà con gli altri lavoratori del caseificio e successivamente i lavoratori della piattaforma in lavoratori della Cooperativa Trasporto Latte. Chi ha fatto la scelta di associarsi alla cooperativa ha visto ben presto peggiorare le proprie condizioni di lavoro, verificarsi una cristallizzazione delle gerarchie decisionali, amplificarsi di un atteggiamento omertoso rispetto alle precarie condizioni di sicurezza. Questi elementi non hanno fatto altro che provocare un esodo dei lavoratori ex-dipendenti dell’azienda, sostituiti da soci-lavoratori di serie b, più ricattabili e quindi, retroattivamente, ad un acceleramento delle dinamiche interne che si erano prodotte. La misteriosa morta di un lavoratore del CTL ed il velo d’omertà che si è voluto immediatamente stendere non hanno fatto che confermare questi dubbi.
Sempre più mansioni sono state esternalizzate, cioè il personale che le svolge non è più direttamente dipendente dell’azienda presso cui lavora, magari anche se si tratta della stessa persona fisica, ex compagno di lavoro. In altri casi alcune lavorazioni, o alcuni servizi, precedentemente decentrate ed affidate alla fornitura esterna, sono state concentrate nuovamente sotto lo stesso tetto, anche se gli addetti a queste sono rimasti formalmente ‘esterni’. Oppure per ciò che riguarda i lavoratori interinali, gli vengono universalmente affidate le mansioni meno-qualificate, più ripetitive e talvolta più usuranti.
DOPO LO SCANDALO TELECOM, EMERGE UNA NUOVA INQUIETANTE VICENDA DI SPIONAGGIO - IN DIVERSE COOP IN LOMBARDIA SONO STATE PIAZZATE TELECAMERE NASCOSTE E MICROSPIE TELEFONICHE PER SPIARE LA VITA PRIVATA DI DECINE E DECINE DI DIPENDENTI - CENTINAIA E CENTINAIA DI CONVERSAZIONI VENIVANO ASCOLTATE, FILTRATE E VAGLIATE. DA QUELLE INNOCENTI SULL’INFLUENZA DEI FIGLI DEI DIPENDENTE SINO ALLE STORIE DI AMORI E AMANTI TRA COLLEGHI, DI SCONTRI TRA CORDATE AVVERSE DI MANAGER -
DAGOSPIA
per chi ha il piacere di commentare le notizie con pensieri, citazioni o articoli non propri, abbia la cortesia di citarne almeno la fonte.
Ma avete tutti una testa pensante, lasciate stare Proudhon e il suo testo 150ennario o il tamarro dagospia. Dite quello che pensate voi !
Saluti a tutti e molta attenzione nel nostro ambiente di lavoro.....
Chissà come sarà venuto bene ripreso dalle telecamere mentre ciucca le palette, attività molto ben retribuita !!!!
Comunque ho l'idea che nei magazzini siamo infestati da telecamere e strumenti intercettativi di ogni sorta.
Nonostante questo, al magazzino UNICOOP di Montelupo-Fibbiana, gestito dalla CFT di Rosarno.. opss di Novoli, gli hanno portato via una camionata di 300.000 euro di roba.. complimenti !
Forse spendono di meno con uno dell'argo, vista la parcella che quello delle intercettazioni di Coop Lombardia ha presentato. 280 mila euro... ma infatti mica lo pagano... e lui tira fuori la merda, ovviamente .....
RANK
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