15 marzo 2013

LEGACOOP STRETTA TRA DUE FUOCHI



È un momento delicato per la Lega delle cooperative, che si ritrova in casa due complicazioni scomode: l’Unipol, che annuncia 2.240 esuberi per digerire l’integrazione con Fonsai, e lo scandalo Mps, che rischia di travolgere uno dei leader carismatici della cooperazione, Turiddo Campaini, numero uno di Unicoop Firenze



MILANO – Nulla da dichiarare, ma molto di cui discutere. È un momento delicato per la Lega delle cooperative, che si ritrova in casa due complicazioni scomode: l’Unipol, che annuncia 2.240 esuberi per digerire l’integrazione con Fonsai, e lo scandalo Mps, che rischia di travolgere uno dei leader carismatici della cooperazione, Turiddo Campaini, numero uno di Unicoop Firenze. Invece che intervenire, come fece nel caso Unipol-Bnl o in quello del tesoretto della reggiana Coopservice, o quando ha benedetto Unipol-Fonsai. la Legacoop si chiama fuori.
«Si tratta di scelte delle singole cooperative, non ci sono regie o direttori d’orchestra — ha ribadito il presidente Giuliano Poletti —. La Lega, come tutti del resto, ha dovuto fare i conti con il cambiamento».
Strategie autonome ma difficili da mettere in sintonia con i valori storici del movimento: solidarietà, rispetto dei lavoratori, responsabilità sociale. Non a caso, quando i dipendenti dell’Unipol hanno manifestato contro i tagli annunciati dal ceo, Carlo Cimbri, hanno portando in giro una bara con su scritto «la vecchia Unipol è morta, qui sono seppelliti i valori e l’etica».
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Sindacati
Il presidente della compagnia bolognese, Pierluigi Stefanini, cercando di mediare tra le istanze sociali delle cooperative, le loro necessità finanziarie e le esigenze della compagnia quotata in Borsa, si è barcamenato con una promessa «troveremo una soluzione, nessuno sarà licenziato». I sindacati però hanno fatto due conti e non tornano: di quei 2.240 esuberi, circa 900 sono prepensionamenti e un altro migliaio dovrebbe lasciare il gruppo nell’ambito della vendita di asset imposta dall’Antitrust. «Restano fuori 3-400 persone — spiega Gianni Luccarini della Fisac- Cgil —. Abbiamo chiesto al gruppo un impegno scritto a non licenziare nessuno, non è mai successo all’Unipol, ma i dirigenti ci hanno risposto solo con vaghe promesse».
Sul trasloco del quartier generale storico di Sai dal Piemonte si è alzata persino la voce di Roberto Cota. «Unipol non può pensare di portare tutto a Bologna — ha detto il governatore — non possono pensare di andare via da Torino senza conseguenze e glielo faremo capire».


Più spinosa la vicenda Mps. Le coop hanno sciolto l’abbraccio con la banca senese quattro anni fa, quando Unipol e il Monte vendettero le reciproche partecipazioni, ma nel capitale è rimasto saldo uno dei personaggi più influenti della cooperazione nazionale: Turiddo Campaini che combattè la battaglia della trasparenza contro Consorte ai tempi di Bnl.

Questione di etica
Campaini è presidente da 40 anni di Unicoop Firenze, primo gruppo del largo consumo solidale, socio col 2,7% di Siena e da 10 anni siede nel consiglio di Mps di cui fino al mese scorso era vicepresidente. Ora per la prima volta sono i suoi stessi soci a chiederne le dimissioni. Non perché sia accusato di alcunché, ma per senso di responsabilità verso la cooperativa e il suo investimento sbagliato. «Campaini deve rispondere del disastro — scrive il blog dei lavoratori Unicoop — anche perché con i suoi 40 anni di presidenza di Unicoop Firenze è un simbolo per tutto il mondo cooperativo, deve riconoscere gli errori e assumersi la sua parte di responsabilità con un atto forte e deciso… Se farà questo gesto, e insieme a lui quelli della prima ora che lo circondano, lo rispetteremo e lo ricorderemo con stima e affetto».

La fedeltà al territorio che ha giustificato l’investimento nel capitale della banca è stata pagata cara. Nel 2007 Unicoop aveva iscritto a bilancio il 2,7 di Mps a 467 milioni.
Nel 2008 è stata costretta a svalutare la quota azionaria di 189 milioni. E ai valori correnti di mercato, la partecipazione incorpora una minusvalenza potenziale di oltre 400 milioni. A questo si aggiunge il fatto che la coop avrebbe in portafoglio un quota di quel famoso prestito fresh convertibile che si è rivelato essere debito e non capitale.

Alla preoccupazione dei soci per il destinato del prestito sociale, il consiglio di gestione della cooperativa ha risposto indicando cifre tranquillizzanti.
«Non ci sono investimenti “opachi” o titoli tossici che possano mettere a rischio la solidità della cooperativa — ha scritto —. L’attività di prestito sociale condotta da Unicoop Firenze è stata sempre regolata da principi etici e di prudenza ben precisi. Unicoop Firenze ha 2,3 miliardi di prestito sociale. La cooperativa ha inoltre un patrimonio proprio di circa 1,5 miliardi di euro, costruito con decenni di attività, gestito con linearità e con gli stessi principi etici e di prudenza».

 

11 marzo 2013

Roberta Scagliarini

Corriere Economia



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