Sono passati quasi 5 anni dalla famosa estate delle scalate bancarie e dei furbetti del quartierino, dalle immense ambizioni dell'allora presidente e a.d. di Unipol Giovanni Consorte, dall'eccitazione dei vertici DS che fece pronunciare a Fassino, nel corso della nota telefonata proprio con Consorte, la famosa frase: "Abbiamo una banca!" e dalle altre intercettazioni telefoniche che portarono in seguito alle dimissioni del Governatore di Banca d'Italia, Fazio.
Certo, per una società di assicurazioni che fino a quel momento passava quasi inosservata nel listino di Piazza Affari (se si eccettua la curiosità per essere l'unica società legata al mondo comunista che sceglieva nel 1986 la quotazione sui capitalisti listini azionari), oscurata da competitors del calibro di Generali, Fondiaria e Sai, Mediolanum, Fideuram, tutto quel trambusto nel 2005 dev'essere stata adrenalina pura.
Ma dalla società di via Stalingrado passa anche la storia dei difficili rapporti degli ultimi anni tra la componente delle cooperative che all'epoca appoggiava l'ambiziosa scalata di Consorte a BNL (la cosiddetta corrente emiliana) e la parte Coop con una visione più tradizionale e avversa alla finanza (i toscani), che trovò in Campaini (e nel disinteresse interessato di MPS) il paladino di un mondo della cooperazione distinto e (almeno un pò) distante dalla finanza e i suoi vischiosi giochi.
Il progetto di Consorte era ambiziosissimo e come tale necessitava di grandi quantità di fondi (e appoggi, come quello con Fiorani che nel frattempo tentava la scalata di Antonveneta con la complicità di Fazio) per lanciare un'OPA di quelle proporzioni. Lo scalatore avrebbe mangiato una preda tre volte più grande. Mica roba da poco. Era dura che Banca d'Italia consentisse l'operazione, ma in quel momento, con la scusa dell'italianità (BNL finirà poi, come per legge del contrappasso, ai francesi di BNP Paribas e Antonveneta sarà acquisita - solo momentaneamente - dagli olandesi di ABN Amro), in un gioco di scambi e di possibilità, poteva anche andare in porto, non certo perché l'operazione rispettasse i parametri di Banca d'Italia. In pratica si stava zitti su Fiorani ed Antonveneta e conseguentemente passava l'OPA di Unipol su BNL. Insomma quello che si chiamerebbe un accordo bipartisan, o consociativismo da Prima Repubblica, scegliete voi. O il Monopoli.
Oltre a varare un aumento di capitale di 2,6 miliardi, e' noto che Consorte si recò anche da Campaini a batter cassa. Dopo il niet di Turiddo, seguì lo scandalo delle intercettazioni che travolse tutti i protagonisti e fece sfumare ogni sogno di gloria. La nemesi è nota ed alquanto burlesca: Unipol se ne ritornerà nell'ombra e Antonveneta finirà superpagata a MPS.
Ma la posizione vincente di Campaini dovette essere digerita, pure Obtorto collo, anche dagli affranti e mazziati emiliani e nel gennaio 2006 si arrivò addirittura ad una breve reggenza del Presidente di Unicoop Firenze in Finsoe (holding che controlla Unipol e controllata dalla cassaforte Holmo), nel tentativo di una ricucitura tra le due parti.
La presidenza di Campaini in Finsoe durò solo 7 mesi (più o meno quanto quella di Armando Vanni nel Comitato di Gestione di Unicoop Firenze e Patrizia Vianello alla LegaCoop Toscana), quando, dopo la presentazione del piano industriale dell'amministratore delegato Carlo Salvatori che sostituì il defenestrato Consorte, il nostro Turiddo prese atto che non era aria e lasciò Finsoe.
Negli anni successivi i rapporti tra emiliani e toscani si deteriorano ulteriormente e portano MPS a dimezzare la quota in Finsoe e Unipol a riconsiderare la sua partecipazione in MPS.
Veniamo ai giorni nostri. La società ha ricevuto l'anno scorso un non certo gratificante cicchetto dalla Banca d'Italia in relazione alle attività bancarie del gruppo: "La situazione complessiva della Unipol Banca ha mostrato negli ultimi anni elementi di crescente criticità, specie con riferimento al comparto dei derivati e al perseguimento di una politica di rapida crescita dimensionale attuata in assenza di idonei presidi organizzativi e di controllo".
Adesso affronta un cambio di gestione manageriale dopo le dimissioni previste di Carlo Salvatori. Vedremo.
Chi sono gli AZIONISTI DI UNIPOL
Veniamo ai corsi del titolo. (Grafico Unipol ordinarie)
Gli ultimi due anni sono stati vacche assai magre. Nel 2008 un vero tracollo, il titolo perde circa il 46% del proprio valore. Nel 2009 la discesa continua con un -11,5% circa.
Comparazioni.
L'indice generale in cui il titolo è presente, il FTSE MIB, ha registrato un +16,2 % contro il -11,5 % delle ordinarie Unipol.
Il confronto con l'indice settoriale FTSE Italia Assicurazioni è possibile solo su dato semestrale. L'indice a sei mesi ha messo a segno un +27 %, Unipol ha sottoperformato con un +18% circa.
Insomma, come per MPS, strada ancora in salita.
Unipol, Holmo e BNP prorogano patto in Finsoe al 2012
.
Certo, per una società di assicurazioni che fino a quel momento passava quasi inosservata nel listino di Piazza Affari (se si eccettua la curiosità per essere l'unica società legata al mondo comunista che sceglieva nel 1986 la quotazione sui capitalisti listini azionari), oscurata da competitors del calibro di Generali, Fondiaria e Sai, Mediolanum, Fideuram, tutto quel trambusto nel 2005 dev'essere stata adrenalina pura.
Ma dalla società di via Stalingrado passa anche la storia dei difficili rapporti degli ultimi anni tra la componente delle cooperative che all'epoca appoggiava l'ambiziosa scalata di Consorte a BNL (la cosiddetta corrente emiliana) e la parte Coop con una visione più tradizionale e avversa alla finanza (i toscani), che trovò in Campaini (e nel disinteresse interessato di MPS) il paladino di un mondo della cooperazione distinto e (almeno un pò) distante dalla finanza e i suoi vischiosi giochi.
Il progetto di Consorte era ambiziosissimo e come tale necessitava di grandi quantità di fondi (e appoggi, come quello con Fiorani che nel frattempo tentava la scalata di Antonveneta con la complicità di Fazio) per lanciare un'OPA di quelle proporzioni. Lo scalatore avrebbe mangiato una preda tre volte più grande. Mica roba da poco. Era dura che Banca d'Italia consentisse l'operazione, ma in quel momento, con la scusa dell'italianità (BNL finirà poi, come per legge del contrappasso, ai francesi di BNP Paribas e Antonveneta sarà acquisita - solo momentaneamente - dagli olandesi di ABN Amro), in un gioco di scambi e di possibilità, poteva anche andare in porto, non certo perché l'operazione rispettasse i parametri di Banca d'Italia. In pratica si stava zitti su Fiorani ed Antonveneta e conseguentemente passava l'OPA di Unipol su BNL. Insomma quello che si chiamerebbe un accordo bipartisan, o consociativismo da Prima Repubblica, scegliete voi. O il Monopoli.
Oltre a varare un aumento di capitale di 2,6 miliardi, e' noto che Consorte si recò anche da Campaini a batter cassa. Dopo il niet di Turiddo, seguì lo scandalo delle intercettazioni che travolse tutti i protagonisti e fece sfumare ogni sogno di gloria. La nemesi è nota ed alquanto burlesca: Unipol se ne ritornerà nell'ombra e Antonveneta finirà superpagata a MPS.
Ma la posizione vincente di Campaini dovette essere digerita, pure Obtorto collo, anche dagli affranti e mazziati emiliani e nel gennaio 2006 si arrivò addirittura ad una breve reggenza del Presidente di Unicoop Firenze in Finsoe (holding che controlla Unipol e controllata dalla cassaforte Holmo), nel tentativo di una ricucitura tra le due parti.
La presidenza di Campaini in Finsoe durò solo 7 mesi (più o meno quanto quella di Armando Vanni nel Comitato di Gestione di Unicoop Firenze e Patrizia Vianello alla LegaCoop Toscana), quando, dopo la presentazione del piano industriale dell'amministratore delegato Carlo Salvatori che sostituì il defenestrato Consorte, il nostro Turiddo prese atto che non era aria e lasciò Finsoe.
Negli anni successivi i rapporti tra emiliani e toscani si deteriorano ulteriormente e portano MPS a dimezzare la quota in Finsoe e Unipol a riconsiderare la sua partecipazione in MPS.
Veniamo ai giorni nostri. La società ha ricevuto l'anno scorso un non certo gratificante cicchetto dalla Banca d'Italia in relazione alle attività bancarie del gruppo: "La situazione complessiva della Unipol Banca ha mostrato negli ultimi anni elementi di crescente criticità, specie con riferimento al comparto dei derivati e al perseguimento di una politica di rapida crescita dimensionale attuata in assenza di idonei presidi organizzativi e di controllo".
Adesso affronta un cambio di gestione manageriale dopo le dimissioni previste di Carlo Salvatori. Vedremo.
Chi sono gli AZIONISTI DI UNIPOL
Veniamo ai corsi del titolo. (Grafico Unipol ordinarie)
Gli ultimi due anni sono stati vacche assai magre. Nel 2008 un vero tracollo, il titolo perde circa il 46% del proprio valore. Nel 2009 la discesa continua con un -11,5% circa.
Comparazioni.
L'indice generale in cui il titolo è presente, il FTSE MIB, ha registrato un +16,2 % contro il -11,5 % delle ordinarie Unipol.
Il confronto con l'indice settoriale FTSE Italia Assicurazioni è possibile solo su dato semestrale. L'indice a sei mesi ha messo a segno un +27 %, Unipol ha sottoperformato con un +18% circa.
Insomma, come per MPS, strada ancora in salita.
Unipol, Holmo e BNP prorogano patto in Finsoe al 2012
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1 commento:
Le ventilate dimissioni dalla presidenza di Finsoe rischiano di essere dirompenti per il progetto di nascita di un colosso bancario assicurativo
Terremoto Campaini
Massimo Vanni
La Lega Coop preme ancora per l´accordo Unipol-Mps Le dimissioni da presidente Finsoe di Turiddo Campaini restano sospese. Non ancora operative. Ma il loro effetto è già dirompente. Che ne è dell´Unipol del dopo-Consorte? E cosa del progetto di un colosso bancario-assicurativo tra Unipol e Monte dei Paschi? La Lega coop toscana tace. I senesi idem. E l´unico a rompere il silenzio è il numero due della Lega delle Coop nazionale Giorgio Bertinelli, che è stato a lungo presidente della Lega toscana, prima dell´attuale Giovanni Doddoli.
«Se confermate - premette Bertinelli - le dimissioni di Campaini dovranno essere discusse all´interno del consiglio d´amministrazione di Finsoe, che è ovviamente la sede competente per affrontare la questione». Come dire, la Lega non vuole scendere per il momento sul terreno degli assetti societari. Ma subito dopo aggiunge: «Dal punto di vista politico, per quanto mi riguarda continuo ad auspicare la conferma dell´alleanza tra Unipol e Monte dei Paschi». Quale alleanza? Forse Bologna e Siena, la capitale della finanza rossa e la capitale delle coop sono ancora interessate? «Ad oggi non mi risulta che sia stata ufficialmente messa in discussione», insiste il vicepresidente nazionale della Lega delle coop.
La compagnia assicuratrice di via Stalingrado, con la straordinaria liquidità che le deriva dall´Opa mancata e con il suo nuovo amministratore delegato Carlo Salvatori proveniente dal mondo bancario (è stato presidente di Unicredit), si sta ormai guardando intorno per individuare opzioni e alleanze. E neppure il Monte dei Paschi, dove pure Campaini siede come consigliere, offre segnali favorevoli per un polo con Bologna. Tanto che il presidente dell´istituto senese Giuseppe Mussari ha perfino ipotizzato la vendita del 25 per cento di azioni di Finsoe. Ma chi pensava che Campaini, interprete di una cooperazione dalla parte del cittadino e non solo dedita al profitto, fosse rimasto l´unico paladino del progetto toscano-emiliano adesso deve ricredersi. Il numero due Bertinelli conferma che ci crede anche la Lega, la parte toscana almeno. O che è comunque disposta a crederci. A patto di capire se il Monte dei Paschi è ancora interessato.
Nel precisare che il progetto Unipol-Mps di una «finanza popolare» al servizio del consumatore, come la chiama Campaini, non è stato ancora del tutto cancellato, Bertinelli chiede ai senesi di chiarire quello che intendono fare, ora che anche il presidente del San Polo Imi Enrico Salza li dipinge come gli eterni tentennatori raccontando delle trattative fallite con il Monte. Le stesse coop toscane, in pratica, si rivolgono a piazza del Campo, prima di puntare su Bologna e di aprire un´eventuale «vertenza» con le coop emiliane.
Ma le risposte ancora non ci sono. E anche gli inviti del ministro Vannino Chiti, autorevole esponente della Quercia toscana, che giorni fa alla festa dell´Unità di Siena ha pubblicamente invitato i vertici del Monte dei Paschi a prendere una decisione circa il futuro, restano per il momento senza effetto. Un quadro ancora in movimento del quale Campaini, il presidente dell´Unicoop Firenze che in ogni operazione finanziaria cerca sempre il senso di uno «spirito cooperativistico», attende con pazienza l´evoluzione. Ufficialmente in vacanza, il manager rosso che guida Unicoop ininterrottamente dal 1973, sta aspettando di capire quale direzione prenderanno il Monte e l´Unipol. Solo dopo, straccerà anche l´ultima riserva alla sua lettera di dimissioni da presidente Finsoe. La società dove, in veste di grande oppositore al progetto Consorte, era stato chiamato solo nove mesi fa.
(29 agosto 2006)
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