Lunedì parte il processo all'ex presidente di Unipol
Giovanni Consorte vuole un processo a tutto campo su Unipol-Bnl e chiama la sinistra in sua difesa. Nell'inchiesta milanese per aggiotaggio (con l'ipotesi di aver stretto patti occulti con alcuni soci della banca romana) che vede imputato l'ex presidente e a.d. dell'assicurazione controllata dalle coop insieme con l'ex governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio e altre 19 persone, il manager abruzzese intende ricostruire l'intera vicenda. Non solo sotto il profilo strettamente giuridico ma "anche sotto quello dei sostegni e degli appoggi politici" alla corsa di Unipol in contrapposizione agli spagnoli del Bbva, ha spiegato ieri mattina Consorte in un colloquio con MF-Milano Finanza.
"La nostra corsa a Bnl fu del tutto legittima -afferma Consorte a MF- non ci fu un patto occulto per prosciugare l'Ops del Bilbao" facendo rilevare ad azionisti come Carige, B.P.E.Romagna o Deutsche Bank (tra gli altri) i titoli di Bnl. "Unipol perse perche' vittima di un complotto. E in tribunale lo vedremo. La mia fortuna e' che ci sono le intercettazioni; leggendole si capisce che fino all'ultimo c'era sempre qualcuno che si sfilava o poneva condizioni nuove. Il patto l'abbiamo chiuso solo il 18 luglio. E' tutto registrato, voglio che si facciano sentire le telefonate in aula, cosi' si capira' tutto".
"Voglio che venga in aula a deporre il gotha del Partito Democratico e in particolare gli ex Ds", ha dichiarato Consorte. I Ds sono il gruppo politico nel quale militava e con il quale ha rotto dopo la fallita scalata e la scoperta della consulenza riservata da 25 milioni resa a Emilio Gnutti durante la vendita di Telecom I. da Hopa alla Pirelli & C.. Nell'elenco di Consorte figurano l'attuale segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, gli ex numeri uno del partito Walter Veltroni e Piero Fassino e gli ex presidenti del Consiglio Massimo D'Alema e Giuliano Amato. E, ancora, Ugo Sposetti, Nicola Latorre, Francesco Rutelli, Gavino Angius, Vincenzo Visco, Fausto Bertinotti. A danneggiare l'operazione di Unipol, e' il sospetto di Consorte, fu il fatto di trovarsi a correre per la banca nel pieno del dibattito sulla nascita del futuro Pd, con tanto di polemiche sulla questione morale dentro i Ds sollevate dai vertici della Margherita. E questo avrebbe spinto i Ds a mollare Consorte pur di non far saltare il tavolo con Rutelli e i centristi.
26 gennaio 2010
Intervista a Consorte: "Sacrificato da D'Alema e Veltroni"
Delusi e traditi, gli ex contro il PD
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1 commento:
IL PRINCIPE CHE MANCA A FIRENZE
L'unico Principe non lo trovi nei palazzi del potere politico o nelle dimore principesche ma in una Casa del Popolo a giocare a SCOPONE o in un ufficetto in via Santa Reparata. Si chiama Turiddo Campaini, un omino esile come un giunco ma dall'anima d'acciaio che da oltre trent'anni comanda l'Unicoop Firenze, un impero. Un milione di tesserati su un bacino di 2 milioni 300 mila abitanti, due miliardi e mezzo di fatturato, ventimila posti di lavoro, una crescita del 5% contro lo zero virgola dell'economia regionale.
Campaini è senz'altro l'uomo più potente della città, ma vive come un impiegato del catasto. Avete presente i sessanta milioni di euro scoperti sui conti esteri di Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti, i furbetti del quartierino rosso, più i ranch emiliani, le ville in Sardegna, le feste in barca Gnutti e Fiorani, i quadri, i cavalli? Turiddo vive in periferia a Empoli, veste ai grandi magazzini, guida un'Audi di dodici anni e si concede una settimana di ferie. Naturale che abbia condotto la guerra "per salvare l'anima delle coop" contro le mire degli "emiliani".
Si racconta che una sera a cena nel privè del Cibreo, ("il covo dei rossi", secondo La Nazione), sia arrivato a puntare il dito in faccia a Massimo D'Alema, davanti all'esterrefatto sindaco, intimando: "Finché io campo, questa cosa non si farà!". La cosa, la scalata alla Bnl, difatti non si fece. "Le coop non possono diventare una merchant bank, altrimenti si cambia nome e dirigenti" ragiona oggi "Anni a discutere se prendere o no una banca e nessuno che si chiedesse: sì, ma per farne che cosa? Si fosse trattato di combattere le tariffe, come nei supermercati, di creare una finanza popolare che in Italia non c'è, potevamo starci. Allora però non serviva Bnl, che è un ministero romano con troppi dipendenti e pochi sportelli. Ma se si vuol speculare, meglio tornare al mestiere nostro".
Curzio Maltese
La Repubblica 29-01-2007
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