03 aprile 2013

MONDO COOP: LA TOSCANA E L'EMILIA, MODELLI CONTRO. E RENZI SI SCHIERA CON GLI EMILIANI

Un interessante articolo del Corriere Fiorentino sull'annosa diatriba tra Coop toscane ed emiliane

L'endorsement di Renzi a favore delle Coop emiliane e l'attacco al Presidente di Unicoop Firenze, Campaini


Come stanno le cose, propaganda a parte


L'articolo del Corriere Fiorentino di seguito pubblicato, prende spunto dal recente endorsement di Matteo Renzi a favore delle "più dinamiche" Coop Emiliane, attaccando Unicoop Firenze che considera meno innovativa, partendo da un'evidenza anagrafica: lo storico Presidente Turiddo Campaini, classe 1940, ricopre la carica dal 1973, dai tempi di Nixon, come sottolinea ironicamente il sindaco fiorentino.

Le dichiarazioni aggressive di Renzi sono in buona parte strumentali, come anche nell'articolo si specifica e prevalentemente riconducibili ad un interesse nel cercare appoggi ne PD emiliano e facilitare un dialogo con Unipol, controllata attraverso Finsoe Spa dalle Coop emiliane, che rilevando Fondiaria-Sai, è proprietaria della famigerata area di Castello a Firenze.

In realtà le schermaglie tra Campaini e Renzi hanno alcuni precedenti. Sicuramente il Sindaco non avrà apprezzato la dichiarazione del presidente di Unicoop Firenze che nel settembre 2012 aveva dichiarato di sentirsi distante dalle primarie del centrosinistra e ancor piu distante dalla candidatura del sindaco Matteo Renzi. Certamente da Renzi lo dividono molte cose, meno credibile è che Unicoop Firenze e Campaini siano distanti da quello che succede nel Pd, tanto che c'è chi titola che Matteo Renzi attacca le Coop (in realtà Unicoop) per colpire Bersani

Un altro elemento di attrito fu quando Renzi concesse nel 2010 l'apertura ai negozi del centro per il 1° maggio, ben prima della liberalizzazione sulle aperture festive del decreto Salva Italia di Monti. Lo scontro poi salì d'intensità, quando alle aperture festive si oppose il Presidente della Toscana, Enrico Rossi. Anche Campaini è da sempre schierato per una regolamentazione delle aperture festive e domenicali, ma con argomentazioni che a noi non convincono del tutto

L'altro argomento utilizzato da Renzi contro Campaini è la disastrosa partecipazione di Unicoop Firenze in MPS (2,7%) che con gli scandali che hanno coinvolto l'istituto senese è sempre meno difendibile. Renzi qui va giù duro: Non tocca a me entrare nel merito dei clamorosi errori di quel gruppo dirigente. Ma credo che l’operazione Mps, molto discutibile, non sia stata indolore per i risparmiatori e per i soci Unicoop. Se fossi un socio Coop, qualche domanda me la farei (intervista a La Nazione del 31 marzo scorso).

Il sindaco tocca tra l'altro un tasto molto sensibile per Unicoop Firenze e le Coop in genere: quello del prestito sociale. Unicoop Firenze e Campaini in primis, sono notoriamente silenziosi quando si tratta questo argomento e sono rimasti silenti in piena bufera MPS, anche se le circostanze sembravano indicare necessaria una presa di posizione, tanto che ci hanno spinto a scrivere che la Coop fiorentina
avrebbe dovuto rassicurare i propri soci. Alla fine il Consiglio di Gestione di Unicoop Firenze è stato costretto ad emettere un comunicato stampa in seguito ad un incisivo articolo di Giuseppe Oddo su il Sole 24 Ore. Abbiamo dovuto mettere il link del comunicato stampa di Unicoop alla pagina Cgil, non per qualche malizia, ma perché sulla pagina ufficiale di Unicoop Firenze, il comunicato è scomparso.

A Renzi però ricordiamo che la ruota gira, e se lui ora ritiene che le Coop emiliane siano tutta un'altra categoria rispetto ad Unicoop Firenze, per sua conoscenza, nonché per onestà intellettuale, vale la pena ricordare che c'è stato un tempo neanche poi così lontano, in cui le cose andavano diversamente. Gli emiliani si imbarcarono nel tentativo poi fallito di Opa su Bnl con Consorte, il quale andò a bussare anche alla porta di Campaini per ricevere finanziamenti sull'operazione ma ebbe in risposta un secco no, sottolineato da queste parole: Io non ci sto, devi rassegnarti all'idea che non sono scalabile. Successivamente fu proprio a Campaini che si rivolsero i cooperatori emiliani dopo il disastro Consorte-Bnl per la presidenza della loro scatola dorata, Finsoe Spa. Tanto per raccontarla tutta. O quasi.


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all'anima delle Due Coop: Chi Consuma, Chi Produce

Uno pensa: coop rosse. E l’immagine è quella della Toscana e dell’Emilia Romagna, un solido sistema che fonda le sue radici nella tradizione del Pci e di una politica pervasiva nei due territori. E invece no. Perché sono diverse, le coop di qua e di là dell’Appennino. E non solo perché Matteo Renzi «endorsa» quelle emiliane e attacca il presidente («dai tempi di Nixon», come ha malignato il sindaco di Firenze) di Unicoop, Turiddo Campaini, reo di aver investito, secondo Renzi, risorse cooperativo in Mps, con risultati pessimi. Certo, quell’attacco si può leggere in chiave politica (un tentativo di ingraziarsi il Pd emiliano, fondamentale in future primarie) o in chiave amministrativa (con Unipol, legate alle coop rosse emiliane, Renzi dovrà trattare per gestire il futuro dell’area di Castello). Ma quei due mondi cooperativi sono diversi per tradizione, stile. Per numeri, ambiti di competenza. E, forse, anche per futuro.


I numeri
Sui circa 150 miliardi di valore della produzione del sistema cooperativo in Italia (bianco, rosso e «laico») un terzo arriva da quello dell’Emilia Romagna. «Circa 48 miliardi» spiega Vera Negri, la docente universitaria che con Stefano Zamagni (il marito) rappresenta l’economista che meglio conosce questo mondo a livello italiano. Di questi (dati 2011) 32 miliardi di euro vengono realizzati dal sistema cooperativo legato a Legacoop (le «coop rosse»). In Emilia Romagna, questo vuol dire 1.250 imprese, 150mila addetti (85% a tempo indeterminato) e due milioni e 800 mila soci. La Toscana è più piccola, in tutti i sensi: non solo perché il valore della produzione è di 9,2 miliardi di euro, ma perché gli adetti sono di meno: 49 mila. Ed un terzo di questi sono nel settore delle cooperative di consumo (per intenderci, Unicoop e Coop Tirreno). La nostra Regione se la gioca, invece, sul fronte dei soci: solo 100 mila in meno rispetto all’Emilia. Questo significa che dietro i numeri, prima di tutto, c’è una storia ed una natura diversa, del sistema cooperativo.

La natura
Con fare maiuetico, Zamagni ci insegna cosa ha portato a questa situazione. «Qual è il principale contributo della Toscana alla storia del mondo? Il suo civismo, il suo municipalismo» che tradotto in termini negativi, vuol dire anche «localismo». Così, mentre il modello cooperativo emiliano è cresciuto, nel tempo, puntando a realtà aziendali di produzione e lavoro «con alcune eccellenze anche nel settore della meccanica, come la Sac di Imola, la Cmc che fa dighe in tutto il mondo» o la Granarolo (che, non a caso, vorrebbe comprarsi la fiorentina Mukki), le dimensione delle aziende di qua dall’appennino «sono rimaste minori». «Quando vengono a studiare il modello cooperativo, vengono in Emilia dagli Usa, dal Canada, dal Giappone» per questa capacità di unire «dimensioni e modalità cooperativa», spiega Zamagni. La stessa decantata dai premi Nobel Stiglit e Ostrom e dalle Nazioni Unite che ha dedicato il 2012 all’«anno della cooperazione». In Toscana, invece «è prevalsa la cooperativa di consumo». A nord dell’Appennino, quindi, soci che lavorano insieme, che si organizzano in grandi strutture. A sud, invece, realtà più piccole, e soprattutto soci che condividono i consumi. «La differenza — aggiunge Zamagni — è antropologica, sociologica, non politica. La Toscana è la regione dei Comuni, della civiltà cittadina. L’Emilia dei Granducati» insiste Zamagni. Troppo litigiosi per mettersi insieme e pensare in grande, questa la «condanna» toscana.

La diversità
«Non è un caso — insiste Negri — che sia nel nord Europa l’area più "cooperativa" del mondo. E che la regione italiana con il peso maggiore, in rapporto a dimensioni sebbene più piccole, sia il Trentino». Gente che è in grado di gestire meglio organizzazioni complesse. In questa logica, quella della «cooperativa di Rochdale» (la prima aperta nel 1883 in Inghilterra) «i soci si organizzano per autotutelarsi e rispondere ai propri bisogni». Ma il collateralismo con il Pci-Psi prima e (dopo Tangentopoli) con il Pds-Ds-Pd? «Questo collateralismo — è convinto Zamagni — si è concluso con il gennaio del 2011: la nascita dell’Alleanza cooperativa», la nuova associazione di rappresentanza che ha visto insieme Legacoop, Confcooperative (coop bianche) e Agci (movimento cooperativo laico-repubblicano). Ma c’è chi non crede che questa differenza ci sia più concreta.

La tradizione persa
«Solo una foglia di fico». Il giudizio, tranchant, sull’Alleanza cooperativa è di Mario Frau. Ex dirigente piemontese del mondo coop, ha raccontato in un libro dal titolo La Coop non sei tu perché, secondo lui c’è stata questa «mutazione genetica» del mondo cooperativo. Che non risponde più all’esigenza dello «spirito mutualistico» originario. Un esempio? «È scomparso il "ristorno"», cioè la suddivisione degli utili tra i soci-consumatori-produttori alla fine dell’anno, quel «di più» che rendeva diverse le coop di consumo ( delle nove grandi coop solo Coop Adriatica e Coop Estense praticano ancora oggi il ristorno in favore dei soci). E la toscana Unicoop Firenze , insieme ad altre cooperative del sistema Coop Italia, è tra quelle che a suo tempo lo cancellò, «con la giustificazione — spiega Frau — di fare politiche di prezzo inferiori a quelli dei propri migliori competitori: una diversa strategia mutualistica, dare ai soci prodotti che costano meno. In altre parole, offrire un vantaggio subito. È vero, ma solo in parte: sicuramente Unicoop Firenze pratica prezzi bassi, posso dire che in altre cooperative non è così». Ma sono differenti, le coop emiliane da quelle toscane, entrambe al centro di complesse vicende finanziarie (con risvolti giudiziari)? Era poi questa l’accusa di Renzi a Campaini: aver perso quel senso mutualistico, quell’etica, quella «differenza» dal resto delle imprese. Anche se Renzi non pare essersi domandato se ci sia differenza tra la scalata Unipol a Bnl e l’acquisizione di quote Mps da parte di Unicoop, oppure se siano etici i 2.220 esuberi in Fondiaria dopo l’acquizione da parte della società assicurativa bolognese. «Quello di Bnl, Unipol e Mps è stato uno scontro di strategie finanziarie» è convinto Frau. Con, da una parte, le coop emiliane che volevano scalare uno dei principali gruppi finanziari italiani, e il sistema coop toscano che invece pensava di non dover uscire fuori dalla regione, perché qua, una banca, c’era già: la banca del territorio, Mps. Vale la pena ricordare che “Il Presidente di Unicoop Firenze Turiddo Campaini, durante le grandi manovre per scalare la B.N.L., sulle pagine del quotidiano “Il Tirreno” sostenne che “ le cooperative sono state “attaccate dal virus dell’omologazione” e puntualizzò: “Occorre riportare al centro la persona, non il mercato. Il mio auspicio è che si smetta di parlare di finanza rossa. Vorrei che si parlasse di finanza popolare”. “Peccato che tali condivisibili parole furono pronunciate da uno che si rifiutò di partecipare alla scalata alla B.N.L. non per motivi di carattere etico,ma per il semplice fatto che non se la sentì di tradire il Monte dei Paschi di Siena,di cui la cooperativa era socia da tempo” , ha dichiarato Frau.a Campaini: aver perso quel senso mutualistico, quell’etica, quella «differenza» dal resto delle imprese. Anche se Renzi non pare essersi domandato se ci sia differenza tra la scalata Unipol a Bnl e l’acquisizione di quote Mps da parte di Unicoop, oppure se siano etici i 2.220 esuberi in Fondiaria dopo l’acquizione da parte della società assicurativa bolognese. «Quello di Bnl, Unipol e Mps è stato uno scontro di strategie finanziarie» è convinto Frau. Con, da una parte, le coop emiliane che volevano scalare uno dei principali gruppi finanziari italiani, e il sistema coop toscano che invece pensava di non dover uscire fuori dalla regione, perché qua, una banca, c’era già: la banca del territorio, Mps. Vale la pena ricordare che “Il Presidente di Unicoop Firenze Turiddo Campaini, durante le grandi manovre per scalare la B.N.L., sulle pagine del quotidiano “Il Tirreno” sostenne che “ le cooperative sono state “attaccate dal virus dell’omologazione” e puntualizzò: “Occorre riportare al centro la persona, non il mercato. Il mio auspicio è che si smetta di parlare di finanza rossa. Vorrei che si parlasse di finanza popolare”. “Peccato che tali condivisibili parole furono pronunciate da uno che si rifiutò di partecipare alla scalata alla B.N.L. non per motivi di carattere etico,ma per il semplice fatto che non se la sentì di tradire il Monte dei Paschi di Siena,di cui la cooperativa era socia da tempo” , ha dichiarato Frau.a Campaini: aver perso quel senso mutualistico, quell’etica, quella «differenza» dal resto delle imprese. Anche se Renzi non pare essersi domandato se ci sia differenza tra la scalata Unipol a Bnl e l’acquisizione di quote Mps da parte di Unicoop, oppure se siano etici i 2.220 esuberi in Fondiaria dopo l’acquizione da parte della società assicurativa bolognese. «Quello di Bnl, Unipol e Mps è stato uno scontro di strategie finanziarie» è convinto Frau. Con, da una parte, le coop emiliane che volevano scalare uno dei principali gruppi finanziari italiani, e il sistema coop toscano che invece pensava di non dover uscire fuori dalla regione, perché qua, una banca, c’era già: la banca del territorio, Mps. Vale la pena ricordare che “Il Presidente di Unicoop Firenze Turiddo Campaini, durante le grandi manovre per scalare la B.N.L., sulle pagine del quotidiano “Il Tirreno” sostenne che “ le cooperative sono state “attaccate dal virus dell’omologazione” e puntualizzò: “Occorre riportare al centro la persona, non il mercato. Il mio auspicio è che si smetta di parlare di finanza rossa. Vorrei che si parlasse di finanza popolare”. “Peccato che tali condivisibili parole furono pronunciate da uno che si rifiutò di partecipare alla scalata alla B.N.L. non per motivi di carattere etico,ma per il semplice fatto che non se la sentì di tradire il Monte dei Paschi di Siena,di cui la cooperativa era socia da tempo” , ha dichiarato Frau.

I nome e i volti
L’altro scontro è sul rapporto con la vecchia «nomenklatura» del Pci-Pds-Ds-Pd presente nelle coop rosse. E qui Frau è categorico: «La cinghia di trasmissione non c’è più: ora c’è un potere di condizionamento reciproco». E a vedere bene, qui le differenze sono meno palpabili tra Emilia Romagna e Toscana. Perché è vero che Campaini sarà qua «dai tempi di Nixon» e che Cimbri, il quarantenne amministratore delegato con cui Renzi parla anche del futuro di Castello, non fa parte «dell’apparato» del vecchio Pci. Ma è anche vero che pure Unipol può sfoderare un presidente, Pierluigi Stefanini, che è in Legacoop dal 1990 ed è stato prima segretario provinciale del P.C.I. di Bologna, e la toscana alcuni giovani dirigenti (come quello del mondo agricolo, Roberto Negrini, oppure quello della innovativa Cellini di Prato (fotovoltaico, lavoro in mezzo mondo) guidata dal giovane Stefano Ciacci, anche lui, senza un passato «doc» Pd. Insomma, una realtà più complessa di quella che emergeva nell’attacco a testa bassa di Renzi a Campaini. Dal mondo coop toscano, anche ieri, silenzio assoluto. Nè una risposta, nè un commento.



3 aprile 2013

Marzio Fatucchi

Corriere Fiorentino


3 commenti:

Anonimo ha detto...

...e magari a i' Campa si rivolgeranno anche i Fiorentini alle prossime elezioni comunali a Firenze per ripianare i disastri che combina Matteino in comune a Firenze.

Anonimo ha detto...

Renzi e Campaini sono due grandi personaggi(per il presidentissimo unicoop parlano i risultati strabilianti degli ultimi 40 anni)....Renzi è un leader nato e sta' facendo molto bene sicuramente un giorno sara' presidente del consiglio dei ministri....poi come tutti i grandi possono occasionalmente anche sbagliare,ma solo la Toscana puo' dirsi fiera di avere 2 fenomeni cosi'!

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con il commento precedente. SONO DAVVERO DUE FENOMENI.... DA BARACCONE.