Dopo qualche stoccata velenosa, le Coop in un periodo di difficoltà, lanciano segnali amichevoli ai loro compagni di sempre: PD e Cgil
Avevano destato qualche scalpore alcuni atteggiamenti di distacco anche netto del mondo Coop verso il PD e la Cgil, naturali punti di riferimento storici, con vicende e persone provenienti dagli stessi ambienti culturali e con percorsi politici simili e talvolta intrecciati.
Verso la fine dello scorso agosto, ad esempio, per la prima volta nella storia delle Feste dell’Unità (ora Feste Democratiche), Legacoop annunciò che avrebbe disertato un dibattito proprio a Bologna, capitale delle coop rosse.
In quello stesso periodo, a ribadire la distanza, ci pensò Claudio Levorato, presidente di «Manutencoop», realtà da 800 milioni di fatturato, che affermava: «Non so se alle prossime elezioni voterò ancora Pd».
C'è da aggiungere che Cgil si era mossa con successo contro Manutencoop Facility Management (il ramo di Manutencoop che gestisce i servizi di pulizia) con azioni legali e chiedendo una presa di posizione a Coop Adriatica.
Sia come sia, agli inizi di quest'anno il colpo viene assestato alla Cgil senza tanti giri di parole e da fonte autorevolissima. Il presidente di Legacoop, Giuliano Poletti: «Siamo prima di tutto imprese. Se vuole una formula le dico che ci sentiamo cugini della Confindustria e controparti della Cgil. Non il contrario».
Sulla Cgil, gli aderenti a Legacoop sdoganati dal capo, ci prendono gusto. Arriva un'inequivocabile intervista di Marco Minella, segretario generale della Camst, che alla domanda «Con la Cgil non vi prendete più?» risponde: «Ci capita spesso di non essere d’accordo. Noi siamo imprese cooperative. Vuol dire due cose precise: stiamo sul mercato e abbiamo valori irrinunciabili».
Verso la fine dello scorso agosto, ad esempio, per la prima volta nella storia delle Feste dell’Unità (ora Feste Democratiche), Legacoop annunciò che avrebbe disertato un dibattito proprio a Bologna, capitale delle coop rosse.
In quello stesso periodo, a ribadire la distanza, ci pensò Claudio Levorato, presidente di «Manutencoop», realtà da 800 milioni di fatturato, che affermava: «Non so se alle prossime elezioni voterò ancora Pd».
C'è da aggiungere che Cgil si era mossa con successo contro Manutencoop Facility Management (il ramo di Manutencoop che gestisce i servizi di pulizia) con azioni legali e chiedendo una presa di posizione a Coop Adriatica.
Sia come sia, agli inizi di quest'anno il colpo viene assestato alla Cgil senza tanti giri di parole e da fonte autorevolissima. Il presidente di Legacoop, Giuliano Poletti: «Siamo prima di tutto imprese. Se vuole una formula le dico che ci sentiamo cugini della Confindustria e controparti della Cgil. Non il contrario».
Sulla Cgil, gli aderenti a Legacoop sdoganati dal capo, ci prendono gusto. Arriva un'inequivocabile intervista di Marco Minella, segretario generale della Camst, che alla domanda «Con la Cgil non vi prendete più?» risponde: «Ci capita spesso di non essere d’accordo. Noi siamo imprese cooperative. Vuol dire due cose precise: stiamo sul mercato e abbiamo valori irrinunciabili».
Allora siamo ad una svolta? Finalmente il cordone ombelicale che lega aziende cooperative, ad un sindacato ed un partito, si rompe? Macché.
Sarà per i bilanci non molto confortanti delle Coop della grande distribuzione, sarà per la crisi in generale, sarà per la gravissima situazione di alcuni colossi Coop edili, come Etruria, sarà anche perché il CCNL delle Coop della GDO si preannuncia lacrime e sangue sulla falsariga di quello del terziario che ha portato Cgil a non firmare, sarà per tutto questo e altro che si nota un certo riavvicinamento tra Coop, PD e Cgil, dal nostro punto di vista assai preoccupante.
Gli elementi di questa ritrovata intesa? Ne citiamo alcuni. Nell'aprile scorso il presidente di Unicoop Firenze, Campaini, rilascia un'intervista in cui auspica uno scenario che veda partecipare i lavoratori agli utili d'impresa (ma quello c'è già, si chiama Salario Variabile, magari va un pò rivisto dato che è abbastanza penalizzante per i dipendenti) e piu che altro immagina un sindacato alla tedesca, che sieda cioè nel Consiglio di Sorveglianza insieme ai rappresentanti dei soci - dice Campaini: «C'e' da fare un passo in avanti, e sottolineo l'utilita' della partecipazione dei lavoratori agli utili di impresa: sara' un caso, ma in Germania i rappresentanti sindacali siedono nei consigli di sorveglianza delle grandi imprese. Dobbiamo porci la domanda, chiederci se si deve guardare a un modello del genere che preveda la partecipazione dei lavoratori alle scelte fondamentali dell'impresa o meno». E' evidente che quando Campaini pensa al sindacato, pensa soprattutto a Cgil, anche se la Cisl non vuol certo rimanere tagliata fuori da cotanta eventuale manna.
Poi arrivano i bilanci 2010. Tutti assai mosci ad onor del vero, con casi di vera disperazione come per Unicoop Tirreno. Ma i numeri dei bilanci sono sovente un'opinione, e ai soci, confusi e poco abituati ai documenti contabili, è un gioco da ragazzi raccontargli che le Coop hanno il vento in poppa e tutto va bene madama la marchesa.
Tanto più se all'assemblea ci si presenta con un personaggio autorevole che riporta l'armonia nella grande famiglia. Così Coop Adriatica ne approfitta per far intervenire Romano Prodi, rassicurante guest star dell'assemblea;
Unicoop Firenze organizza un convegno sui modelli economici ospitando la Camusso; Coop Consumatori Nordest, nonostante il bilancio inferiore allo scorso anno e sperando forse di far dimenticare gli orrori del passato, ravviva la presentazione dei dati del 2010 con un parterre de rois.
Si alternano infatti gli interventi dell'europarlamentare Debora Serracchiani, di Vincenzo Tassinari presidente di Coop Italia e di Giuliano Poletti presidente nazionale di Legacoop. A chiusura dei lavori l'intervento di Noreena Hertz, economista di Cambridge di fama internazionale, che ha presentato la sua più conosciuta teoria sul capitalismo cooperativo come antidoto alla crisi globale.
Chi non ha invitato nessun vip alla presentazione del bilancio sono quelli di Unicoop Tirreno e di Coop Estense. Provate ad immaginare come mai.
In conclusione, pare di capire che la vittoria del centrosinistra alle recenti amministrative e il vento di cambiamento che ha continuato a soffiare anche sui recenti referendum, sia il nuovo collante per rinsaldare un'alleanza che aveva fatto finta di vacillare. Chi sperava in un salutare distacco tra queste tre componenti (azienda, partito, sindacato) in un contesto dove ognuno svolga il proprio ruolo, senza commistioni e soluzioni improntate al vecchio e collaudato consociativismo, dovrà aspettare un altro giro, che nel mondo Coop equivale ad un'era geologica.
Questo articolo è un pò datato, ma ancora attuale:
Gli inamovibili governatori delle Coop rosse
Sarà per i bilanci non molto confortanti delle Coop della grande distribuzione, sarà per la crisi in generale, sarà per la gravissima situazione di alcuni colossi Coop edili, come Etruria, sarà anche perché il CCNL delle Coop della GDO si preannuncia lacrime e sangue sulla falsariga di quello del terziario che ha portato Cgil a non firmare, sarà per tutto questo e altro che si nota un certo riavvicinamento tra Coop, PD e Cgil, dal nostro punto di vista assai preoccupante.
Gli elementi di questa ritrovata intesa? Ne citiamo alcuni. Nell'aprile scorso il presidente di Unicoop Firenze, Campaini, rilascia un'intervista in cui auspica uno scenario che veda partecipare i lavoratori agli utili d'impresa (ma quello c'è già, si chiama Salario Variabile, magari va un pò rivisto dato che è abbastanza penalizzante per i dipendenti) e piu che altro immagina un sindacato alla tedesca, che sieda cioè nel Consiglio di Sorveglianza insieme ai rappresentanti dei soci - dice Campaini: «C'e' da fare un passo in avanti, e sottolineo l'utilita' della partecipazione dei lavoratori agli utili di impresa: sara' un caso, ma in Germania i rappresentanti sindacali siedono nei consigli di sorveglianza delle grandi imprese. Dobbiamo porci la domanda, chiederci se si deve guardare a un modello del genere che preveda la partecipazione dei lavoratori alle scelte fondamentali dell'impresa o meno». E' evidente che quando Campaini pensa al sindacato, pensa soprattutto a Cgil, anche se la Cisl non vuol certo rimanere tagliata fuori da cotanta eventuale manna.
Poi arrivano i bilanci 2010. Tutti assai mosci ad onor del vero, con casi di vera disperazione come per Unicoop Tirreno. Ma i numeri dei bilanci sono sovente un'opinione, e ai soci, confusi e poco abituati ai documenti contabili, è un gioco da ragazzi raccontargli che le Coop hanno il vento in poppa e tutto va bene madama la marchesa.
Tanto più se all'assemblea ci si presenta con un personaggio autorevole che riporta l'armonia nella grande famiglia. Così Coop Adriatica ne approfitta per far intervenire Romano Prodi, rassicurante guest star dell'assemblea;
Unicoop Firenze organizza un convegno sui modelli economici ospitando la Camusso; Coop Consumatori Nordest, nonostante il bilancio inferiore allo scorso anno e sperando forse di far dimenticare gli orrori del passato, ravviva la presentazione dei dati del 2010 con un parterre de rois.
Si alternano infatti gli interventi dell'europarlamentare Debora Serracchiani, di Vincenzo Tassinari presidente di Coop Italia e di Giuliano Poletti presidente nazionale di Legacoop. A chiusura dei lavori l'intervento di Noreena Hertz, economista di Cambridge di fama internazionale, che ha presentato la sua più conosciuta teoria sul capitalismo cooperativo come antidoto alla crisi globale.
Chi non ha invitato nessun vip alla presentazione del bilancio sono quelli di Unicoop Tirreno e di Coop Estense. Provate ad immaginare come mai.
In conclusione, pare di capire che la vittoria del centrosinistra alle recenti amministrative e il vento di cambiamento che ha continuato a soffiare anche sui recenti referendum, sia il nuovo collante per rinsaldare un'alleanza che aveva fatto finta di vacillare. Chi sperava in un salutare distacco tra queste tre componenti (azienda, partito, sindacato) in un contesto dove ognuno svolga il proprio ruolo, senza commistioni e soluzioni improntate al vecchio e collaudato consociativismo, dovrà aspettare un altro giro, che nel mondo Coop equivale ad un'era geologica.
Questo articolo è un pò datato, ma ancora attuale:
Gli inamovibili governatori delle Coop rosse
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