04 giugno 2011

UNICOOP TIRRENO: CESSIONI IN CAMPANIA, TAGLI ED ESUBERI CONTRO LA CRISI

Intervista al presidente di Unicoop Tirreno, Marco Lami, che conferma l'uscita dagli Iper di Afragola e Benevento, come del resto noto.

Non è chiara però la politica adottata nei confronti dei dipendenti e i precedenti campani non fanno certo onore ad Unicoop Tirreno

Col sindacato si tratta per gli 82 esuberi recentemente annunciati e quasi tutti derivati dal centro di Vignale

Unicoop Tirreno quindi stringe i denti e rientrano le voci di una fusione con Unicoop Firenze, in quel caso gli esuberi sarebbero stati a carico degli organismi dirigenziali e la faccenda diventava più complicata.

Crediamo invece che la fusione tra le due cooperative sarebbe stata una buona cosa a livello industriale, l'ennesima occasione persa, e che si debba andare oltre alla naturale sinergia con Unicoop Firenze. Se attendiamo che le due cooperative siano sulle stesse posizioni di forza, rischiamo che l'evento non si verifichi nel prossimo decennio, quando la concorrenza potrebbe aver sferrato un colpo decisivo.

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VIGNALE. L'anno passato le vendite non sono andate bene e neppure quest'anno il carrello della spesa si riempirà come un tempo. Non accadeva dalla fine della Seconda guerra mondiale che le famiglie rinunciassero all'abbondanza in tavola.

Marco Lami, presidente di Unicoop Tirreno, una delle ammiraglie della grande distribuzione italiana, ha sottomano le ultime note di bilancio che presto porterà all'attenzione dei soci. Le assemblee iniziano lunedì. Ventinove riunioni per ascoltare gli umori del grande corpo sociale che conta quasi novecentomila tesserati in questa fetta di Toscana e Lazio cui si sommano propaggini campane.

Persone che non sono solo raccoglitrici di punti, titolari della popolarissima tessera a banda magnetica che offre la scelta dei premi sul catalogo o la possibilità di contabilizzare i bonus in sconti alla cassa. Sono anche un popolo di finanziatori: 270milioni di euro depositati cash nei libretti.

A loro Marco Lami spiegherà che i conti stanno migliorando, ma troppo lentamente. Il rosso è dimezzato rispetto a un anno fa ma la ripresa economica non si vede e quella che, forse, arriverà, non avrà lo sprint desiderato, procederà ondivaga e flebile. Unicoop ha bisogno di risposte chiare e di una rotta sicura. Poco meno di dodici milioni di deficit nel risultato netto non sono un dramma ma non possono essere sottovalutati.

Dunque come pensate di rientrare?
«Con alcune operazioni straordinare e una politica di rigore di tipo ordinaria».

Cominciamo con gli interventi straordinari.
«Puntiamo alla cessazione delle attività in alcuni punti vendita in forte perdita strutturale. Sono il supermercato di Benevento e l'iper di Afragola. Hanno una perdita che oscilla tra i 6 e i 7 milioni l'anno, metà del nostro rosso».

Dunque licenziate.
«È prematuro dirlo, faremo di tutto per ridurre al minimo l'impatto sociale. Le due realtà sono diverse tra loro. In entrambi i casi stiamo cercando soluzioni che non portino a sbocchi traumatici per le persone».

E le misure di "ordinario rigore" quali saranno?
«Tagliare i costi centrali. Auto, telefoni, consulenze...».

Avete annunciato 82 esuberi.
«Sì, ma su questo siamo all'inizio del confronto col sindacato. Sicuramente noi non siamo Fincantieri (intanto, a differenza di Unicoop Tirreno, in Fincantieri stoppano gli esuberi - nota blog), non mettiamo alla porta i dipendenti».

Contemporaneamente investite per aprire a Livorno nel Nuovo Centro, l'ex area Fremura.
«Un polo commerciale dove noi gestiremo il supermercato. Siamo in fase di attuazione».

Chiuderete il centro vendita della Rosa.
«Ci trasferiamo. Apriremo a settembre una consultazione con i cittadini del quartiere e con le autorità. Non sarà una scelta calata dall'alto. Valuteremo anche la possibilità di lasciare in zona un piccolo punto vendita».

Andate al Nuovo Centro solo per bloccare lo sbarco di Esselunga.
«No, niente di tutto questo. Noi siamo alla Rosa da oltre quarant'anni. A trecento metri da lì hanno deciso di aprire un centro commerciale nuovo. È normale che andiamo dove gli spazi commerciali siano migliori».

Però avreste preferito che ci andasse l'Ikea.
«Questo progetto non esiste. Noi procediamo avanti col nostro».

Quando aprirete?
«Con tutta probabilità nel 2013».

Anche nel caso Nuovo Centro la vostra sinergia con Unicoop-Firenze è determinante.
«La società Levante srl è al 50% tra le due coop».

Ma i fiorentini sono in utile e voi in perdita. Non è un matrimonio equilibrato.
«Non lo sarebbe se fosse un matrimonio, ma non lo è. Le due cooperative mantengono la loro autonomia. Abbiamo identità e radicamenti territoriali diversi che non intendiamo cambiare, pur riconoscendo che Unicoop-Firenze ha fatto degli sforzi seri per collaborare con noi. Impegni che però si basano su una reciproca valenza economica. Sinergie e collaborazioni strategiche ma non ci sono ipotesi di fusione tra le due coop. Né noi né i fiorentini la desideriamo».


2 giugno 2011

Il Tirreno

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1 commento:

Anonimo ha detto...

speriamo solo che non si comporteranno come con noi ex supermercato di nocera.Tutti buttati in una società bara e infatti hanno distrutto 62 famiglie.Fà meglio a stare zitto il presidente,anzi si deve ricordare che ci hanno distrutto,mentre loro continuano a predere fior fior di stipendi