01 giugno 2011

UNICOOP TIRRENO 80 ESUBERI E DA QUESTA ESTATE STOP AGLI STAGIONALI

I dirigenti della Coop non non pensano tuttavia solo a tagliare gli esuberi. Chiedono ai sindacati di passare ad un’organizzazione del lavoro più flessibile, sia sugli orari che sulle mansioni


Paolo Palmerio con Francesca Addis (Unicoop Tirreno)


LIVORNO. Ottandue esuberi, 74 nella sede di Vignale Riotorto, 8 in quella di Terni. Sono questi i numeri che il direttore del personale della Coop Tirreno, Paolo Palmerio, ha comunicato ai sindacati. «Ai sindacati non ho portato, né porterò, lettere di licenziamento», rassicura il Palmerio. Ciononostante la Coop è intenzionata a portare avanti il suo progetto di ristrutturazione. I sindacati hanno chiesto di verificare i numeri ufficio per ufficio. Ma i conti in realtà i dirigenti Coop li hanno già fatti. E molto probabile che si faccia ricorso agli ammortizzatori sociali, accompagnando i più anziani, per contributi ed età, al pensionamento. Ma prima occorre passare dalla verifica e da un eventuale accordo.

Ma come è possibile che gli organici si siano gonfiati così tanto da rendere nececessari tagli così drastici? «Quattro anni fa - spiega Palmerio - abbiamo ristrutturato le rete di vendita. Gli iper erano strutturati come aziende autonome, avevano un’amministrazione separata e ognuno provvedeva per conto proprio agli acquisti. Avevamo dieci ipermercati, tutti con la propria struttura contabile e commerciale». La ristrutturazione ha dunque alleggerito la rete, ma appesantito il centro di Vignale. «Ora siamo arrivati al nodo - sostiene il direttore del personale -, dobbiamo ridurre i costi centrali». La sede di Terni, ereditata dopo la fusione con la Coop dell’Umbria, sarà chiusa. Ai 74 esuberi di Vignale sarà offerta in prima battuta la possibilità di una ricollocazione nella rete di vendita.

«Per noi è molto più difficile ristrutturare e tagliare i costi. I nostri concorrenti privati chiudono, interrompono la contrattazione integrativa e moltiplicano le mansioni. Non possomo certo confontarci con loro - sostiene Palmerio - per questo abbiamo preso a riferimento le performance di altre cooperative. La media dei nostri costi centrali è del 4% sul fatturato (circa un miliardo e 200 milioni). Il costo medio di altre Coop e del 2,6% ed oscilla dal 2% dell’azienda più virtuosa, l’Unicoop Firenze, alla nostra».

I dirigenti della Coop non non pensano tuttavia solo a tagliare gli esuberi. Chiedono ai sindacati di passare ad un’organizzazione del lavoro più flessibile. «L’orario di lavoro dei dipendenti della rete commerciale è di 37 ore settimanali - spiega il direttore del personale, distribuito generalmente in un solo turno, la mattina o il pomeriggio. Il rapporto tra turno unico e quello spezzato è di 5 a 1. In molte altre aziende concorrenti questo rapporto è rovesciato e questo ci rende meno competitivi».

Non solo più turni spezzati ma anche disponibilità del personale a svolgere più mansioni. Lo dice chiaramente Palmerio: «Una cassiera non puo pensare di rimanere sempre fissa alla barriera casse». In cambio Coop Tirreno ha promesso ai sindacati che investirà tutte le risorse che deriveranno dalla maggiore flessibilità per trasformare i contratti part-time (circa 2.500 su 5.012) in full-time o, comunque, con orari più estesi. Il recupero delle flessibilità dovrà servire anche ad eliminare il ricorso agli stagionali, che già da questa estate si pensa di eliminare.



31 maggio 2011

Giorgio Pasquinucci


Il Tirreno


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