22 giugno 2011

CONSORZIO ETRURIA VENDE «L'ARGENTERIA» E ARRIVANO 30 MILIONI DA UNICOOP FIRENZE

Si tenta di salvare il Consorzio Etruria con la proposta di concordato preventivo che prevede la dismissione, pressoché completa, di tutte le proprietà in mano al Consorzio

Per pagare i creditori si venderanno Coestra, Inso e le quote nella Manifattura Tabacchi e nell'ex Panificio Militare

Arrivano i soldi (tanti) da Unicoop Firenze, «una trasfusione di sangue» per un totale di 30 milioni, pari a l'utile del 2010 della cooperativa presieduta da Campaini.

A questo punto la possibilità che Unicoop partecipi alla ricapitalizzazione di Monte dei Paschi di cui possiede il 3%, si fa assai più complicata, dato che prevederebbe un esborso di almeno 60 milioni


Un motore che ha 90 anni, si è rotto, e lentamente vuole ripartire. Ed a spingerlo saranno i «compagni» dell'Unicoop. E' questo l'immediato futuro che ha di fronte a sé il Consorzio Etruria. La cooperativa di costruzione, diventata un impero (detiene ancora controllate come Coestra e Inso, leader nei settori delle grandi infrastrutture e degli ospedali) per poi scendere nel profondo rosso della crisi, ha presentato ieri al tribunale la proposta di concordato preventivo.

Una «proposta seria, su cui hanno lavorato ottimi professionisti, non solo avvocati» tiene a precisare Lorenzo Stanghellini. E' stato il suo studio legale a curare la proposta. Che è fatta per far continuare a vivere il Consorzio Etruria: pagando i creditori, recuperando la fiducia dei fornitori, mantenendo l'occupazione. E ripartire.

Un progetto possibile solo grazie ad una dismissione, pressoché completa, di tutte le proprietà in mano al Consorzio Etruria. «Ma senza svendere» ci tiene a dire Stanghellini, che ora attende il sì da parte del tribunale sulla proposta avanzata per far ripartire il Consorzio. Tutte le proprietà, comprese le quote che hanno nella Manifattura Tabacchi, nel Panificio Militare, saranno usate «per pagare i debitori».

Anche Inso verrà dismessa «ma ripeto venduta e non svenduta: è un gioiello, verranno usate procedure trasparenti e competitive» precisa Stanghellini. Se verrà accettato il concordato, sarà una società ad hoc a gestire queste e tutte le altre operazioni.

Via tutto il capitale sociale, gli immobili realizzati e ancora non messi sul mercato, alcune società partecipate che a loro volta posseggono immobili. In questo modo si iniziano a pagare al 100 per cento «i creditori privilegiati», gli altri al 50 per cento. Si tratta di oltre 200 milioni di debiti.

Basteranno? si perché arrivano anche le garanzie di Unicoop, cha ha assicurato una prima tranche di sostegno finanziario di 14 milioni ed una successiva di 16: «Unicoop si è detta disponibile a dare un finanziamento molto grosso, una trasfusione di sangue» spiega Stanghellini. E così «l'operazione consentirà a Consorzio Etruria di ripartire e di lavorare».

Un ruolo di mutua solidarietà, quello del colosso guidato da Turiddo Campaini (originario di Montelupo Fiorentino, sede di Consorzio Etruria) nel rispetto dello spirito cooperativo, ma fino a pochi giorni fa smentito ufficialmente dai vertici di Unicoop, noti per il loro understantement.

In questo modo sono sicuri, il presidente del Consorzio Riccardo Sani, i soci e chi ha preparato il concordato, sarà possibile per la coop ripartire con i lavori: «C'è già quello del Museo Pecci, ma ci sono altre commesse a Spezia, Pontedera, alcuni nuovi cantieri che possono partire per alcune realtà disponibili ad affidare lavori al Consorzio Etruria». Tutto scritto nero su bianco nella proposta di concordato.

Gli utili saranno usati al 50 per cento di nuovo per pagare i creditori. Ma soprattutto per non uccidere la più importante realtà di costruzioni rimasta in toscana dopo il fallimento della BTP.



22 giugno 2011

M.F.

Il Corriere Fiorentino

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