07 giugno 2011

PER LA GESTIONE DELL'ACQUA PUBBLICA IL PRESIDENTE DELLA TOSCANA, ROSSI, PENSA ALLE COOP


Il governatore della Toscana pensa alla terza via tra intervento pubblico e affari privati con tante piccole cooperative, cittadini nella gestione idrica

Unicoop Firenze si è già segnalata sensibile all'argomento: nell'ottobre scorso ha lanciato la campagna Acqua di casa mia, con tanto di Littizzetto come testimonial




Tra pubblico e privato, la Toscana si prepara a percorrere la terza via sulla gestione dell'acqua. Che dovrebbe essere popolare ma molto più probabilmente, potrebbe rivelarsi cooperativistica. Almeno secondo il progetto che ha in serbo per il prossimo luglio il governatore Enrico Rossi che vorrebbe far entrare direttamente i cittadini nella gestione dell'acqua, trasformando le comunità in public company o in tante piccole cooperative.

Magari aiutate proprio da una centrale servizi cooperativa per la gestione della burocrazia, il coordinamento e quant'altro. Dipende da come verrà trasformata concretamente l'idea che il governatore ha da tempo in testa e che da qualche giorno inizia a disvelare in pubblico; e soprattutto dai risultati del referendum della prossima settimana.

Una vittoria dei sì ai due quesiti sull'acqua pubblica e sulla remunerazione della gestione darebbero a Rossi carta bianca. Una vittoria dei no o il mancato raggiungimento del quorum, gli legherebbero un po' le mani. Così, dopo essersi distinto ancora una volta dal suo contraltare fiorentino annunciato il suo sì per tutti e quattro i quesiti al contrario di Matteo Renzi che gli ha risposto che almeno sulla remunerazione del 7% ai gestori, è giusto votare no in maniera da garantire un ritorno agli investimenti, ha iniziato a spiegare il suo progetto.

Già a metà maggio, Rossi durante il convegno «Tutti per l'acqua, l'acqua per tutti», organizzato da Legacoop a Firenze aveva annunciato che comunque andrà il referendum, «entro luglio intendiamo presentare una proposta di legge di riordino dei servizi pubblici locali e quindi anche dell'acqua in cui, per la gestione, pensiamo ad un ruolo importante degli utenti riuniti in forma associativa.

Del resto l'articolo 43 della nostra bella Costituzione è un riferimento in tal senso. Ora dobbiamo approfondire sotto il profilo giuridico questa proposta per poi elaborare una legge organica del servizio idrico».

Un'idea che aveva già aperto il dibattito e, anche per la presenza dei cooperatori, aveva fatto intuire che si poteva trattare di un modello coop. A maggior ragione se si considera che, come ha spiegato il presidente di Legacoop Toscana Stefano Bassi, prendendo la palla al balzo, «da tempo, attraverso le nostre campagne e nostri comportamenti abbiamo dimostrato di avere attenzione all'acqua, quindi non deve meravigliare se invitiamo i nostri soci a votare Sì per il referendum. Per quanto riguarda la possibilità di una forma di gestione dell'acqua su base cooperativa fatta dai cittadini sul territorio, ovviamente siamo favorevoli e la vediamo come possibile via alternativa». Ieri Rossi ha aggiunto qualche tassello, ci ha messo un po' di cifre e, secondo alcuni, ha pure un po' dissimulato.

«Possiamo sperimentare una via mai percorsa finora» ha spiegato il governatore della Toscana, «e fare una scelta in favore dell'acqua pubblica, partendo proprio dal territorio. Penso a creare comunità di utenti che investano i loro risparmi nel servizio idrico. Basterebbero 100 mila persone in Toscana: se ciascuno di loro mettesse a disposizione 30 mila euro, potremmo disporre di un capitale di 3 miliardi». Una ipotesi sicuramente da public company, ma che diventerebbe difficile da realizzare senza la remunerazione di gestione che il referendum vieterebbe. E in quel caso, sarebbe molto più facile pensare al modello coop.


7 giugno 2011

Antonio Calitri

Italia Oggi


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