05 agosto 2011

APPALTO MAGAZZINO COOP CENTRALE ADRIATICA: «FATTA PIAZZA PULITA DI CHI HA PROBLEMI»

Il caso. Aster Coop e dipendenti lasciati a casa: riunione tra lavoratori e sindacati per fare il punto, sono 21 i ricorsi già presentati

«Eliminate anche le persone ritenute scomode perchè non piegavano la testa»


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CESENA. Tre mesi per... «Fare piazza pulita di quei lavoratori che per qualche problema fisico non riuscivano ad essere produttivi al massimo livello oppure considerati scomodi perché erano più consapevoli di altri dei propri diritti e non accettavano di abbassare la testa».

E’ l’interpretazione data dai dipendenti lasciati a casa e dal sindacato a proposito di quello che è appena accaduto nel magazzino logistico di via Rondani, a Pievesestina, dove si preparano le merci da consegnare a vari supermercati Coop.

Nell’occhio del ciclone c’è Aster, la cooperativa che ha iniziato a gestire da maggio quella struttura per conto di Centrale Adriatica (link a pagina cancellata - nota blog), subentrando all’ultima di una lunga serie di società che si sono succedute nel tempo (ben 11 nell’arco di un decennio, ossia da quando il servizio logistico è stato esternalizzato tramite appalti). Formalmente non ha fatto licenziamenti, ma semplicemente applicato una norma del suo statuto, che contempla la figura del socio in formazione per tre mesi.

In pratica, un periodo di prova al termine del quale, senza dovere dare motivazioni circostanziate, la cooperativa di Udine può mettere alla porta chi vuole. Da ieri questo strumento non dovrebbe più essere utilizzabile per gli occupati trasferiti dalla precedente ditta a quella operativa ora, perché i fatidici tre mesi sono trascorsi.

Si può quindi fare un conteggio finale dei lavoratori che sono stati di fatto licenziati con questo sistema: dopo una terza ondata di estromissioni fatte nei giorni scorsi, sono circa 25 e per 21 di loro la Filcams Cgil ha già fatto impugnazione, ritenendo del tutto illegittimo il modo di procedere di Aster.A fare il punto della situazione, l’altra sera, c’era il sindacalista Paolo Montalti, invitato ad un’affollata riunione alla quale erano presenti una ventina degli addetti lasciati a casa ed esponenti della società civile.

Proprio questi ultimi hanno preso l’iniziativa, con l’obiettivo - ha spiegato Graziella Zuffi, del Comitato per la Costituzione - di ...«Essere informati, esprimere solidarietà alle persone rimaste senza un lavoro e valutare cosa può fare ciascuno nel proprio ambito per affrontare l’emergenza».

Oltre all’esponente del Comitato per la Costituzione si sono seduti attorno al tavolo cittadini aderenti a varie associazioni e gruppi, dal circolo culturale-politico “La Parola” alla Chiesta Avventista, da Emergency al “Popolo viola”. E sono arrivati anche un paio di messaggi scritti, tra i quali uno del Centro per la pace.

Tutti sono rimasti molto colpiti dal quadro delineato in modo chiaro dal rappresentante della Cgil: «Nell’accordo firmato per permettere che i lavoratori assunti dalla precedente cooperativa passassero in forza a quella che è subentrata non è stato previsto alcun periodo di prova. Perciò abbiamo deciso di contestare anche con azioni legali i licenziamenti fatti nascondendosi dietro una norma dello statuto societario ma andando a colpire, guarda caso, diversi lavoratori che presentano invalidità parziali o qualche limite di tipo fisico, che impedisce di tenere i ritmi insostenibili richiesti in quel magazzino».

Il segretario della Filcams cesenate ha poi allargato la sua analisi, chiamando in causa Centrale Adriatica: «Alfa (la cooperativa che ha preceduto Aster e che ha operato a Pievesestina da febbraio 2010 all’inizio di maggio 2011, ndr) aveva adottato un sistema di lavoro decente, ma come è accaduto a tutti i gestori del centro logistico di Pievesestina non è più riuscita a rimanere a galla con i soldi insufficienti che Centrale Adriatica continua a pagare alle società a cui affida questo appalto.
Per svolgere l’attività a costi ridotti all’osso i gestori finiscono per scaricare sulla pelle dei lavoratori l’esigenza di non andare in rimessa. Questo significa, per esempio, pretendere una produzione di colli da consegnare tirata fino all’esasperazione».

A questo proposito, le testimonianze degli ex addetti presenti alla riunione sono state sconcertanti. Hanno riferito che viene richiesta la preparazione di 150 colli all’ora, mentre un numero ragionevole dovrebbe essere 80, secondo quanto ha chiarito anche un medico del lavoro durante una visita al magazzino, qualche tempo fa.

C’è chi, in queste condizioni, ha lanciato l’allarme sicurezza: «Prima o poi, lavorando a questi ritmi da animali, capiterà un incidente e qualcuno ci rimetterà la vita».

I protagonisti dell’incontro che ha fatto emergere questi ed altri nodi si sono riaggiornati al 23 agosto. Nel frattempo, hanno concordato di studiare azioni forti per fare pressione nei punti vendita e sui dirigenti di Coop Centrale Adriatica, con l’obiettivo di risolvere a monte e una volta per tutte i problemi cronici che affliggono chi lavora nel magazzino di via Rondani, così come nelle altre tre strutture analoghe esistenti in Emilia Romagna.



5 agosto 2011

Gian Paolo Castagnoli


Corriere Romagna.it


Vedi anche:
«Aiuto ai licenziati privi di protezioni»


2 commenti:

Anonimo ha detto...

ANCHE QUESTO E' COOP (?).

Anonimo ha detto...

Ma cosa vi aspettate da una azienda che ormai di cooperativa ha solo la facciata ? E di tutto questo dobbiamo ringraziare dirigenti incapaci, sindacati che fanno l'interesse dell'azienda e colleghi leccaculo e menefreghisti che con il loro " a me non mi tocca" ha portato alla esternalizzazione dell'unita' produttiva ; perche' e' con queste tre realta' che dobbiamo combattere ogni giorno.
E nonostante le pressioni esercitate per garantire il luogo di lavoro piu' sicuro, da noi ci e' scappato il morto.
Perche' sono i lavoratori ( "i soliti bischeri") che investono sulla sicurezza non certamente unicoop firenze.

Un collega di unicoop firenze