14 gennaio 2012

UNIPOL E IL «SALOTTO BUONO» DI MEDIOBANCA

Il tandem Unipol, Stefanini-Cimbri, ha accettato di buon grado il suggerimento di Piazzetta Cuccia di cedere la partecipazione in Bnl e tornare a concentrarsi sulle polizze.

Ha accettato di lanciarsi nella nuova impegnativa sfida di aggregarsi con FonSai, ma è sostanzialmente disinteressata a esercitare un ruolo nelle partecipazioni "sensibili" della Galassia di Mediobanca.


Chiusa, o quasi, la partita industriale, se ne potrebbe riaprire un'altra un po' più "politica". Il passaggio di mano del gruppo FonSai non riguarda soltanto le assicurazioni, ma anche tutto quel mondo di partecipazioni incrociate che ruota intorno a Mediobanca. Un mondo che forse ha fatto il suo tempo, ma che non è ancora tramontato.

La terza generazione di Mediobanca è attenta agli equilibri, ma in un'ottica più moderna rispetto al passato. Tanto che, non è un mistero, il tandem Renato Pagliaro-Alberto Nagel non considererebbe come un'eresia l'alleggerimento del patto, né in Piazzetta Cuccia, né in Rcs dove oggi l'istituto è il primo singolo azionista. Ora, l'ingresso di Unipol via FonSai nei salotti buoni della Galassia del Nord, dovrà comunque ricevere il gradimento degli altri soci sindacati.
Ma la Unipol di oggi non è più quella di Giovanni Consorte, non ha velleità di "avere una banca", nè di turbare gli equilibri nei salotti che non appartengono alla sua storia.

Con Mediobanca, che l'ha spinta a intervenire nel riassetto del gruppo Ligresti, ci sono rapporti consolidati almeno da quindici anni. Erano ottimi anche con la precedente gestione, ma si erano incrinati sulla fallita scalata a Bnl. Il tandem Stefanini-Cimbri ha accettato di buon grado – e con soddisfazione – il suggerimento di Piazzetta Cuccia di cedere la partecipazione nell'ex banca del Tesoro e di tornare a concentrarsi sulle polizze. Ha accettato di lanciarsi nella nuova impegnativa sfida di aggregarsi con FonSai, ma è sostanzialmente disinteressata a esercitare un ruolo nelle partecipazioni "sensibili" della Galassia del Nord.
Con i Ligresti Mediobanca aveva già avviato un percorso di progressiva dismissione delle quote finanziarie, con l'obiettivo, se possibile, di "valorizzarle" e non di svenderle. Non c'è motivo per cambiare linea.

Ma se la quota in Generali – per vincolo Antitrust – dovrà essere rapidamente ceduta, le altre sono quasi tutte vincolate a patti. Se la presenza di Unipol sarà gradita agli altri soci sindacati, la compagnia resterà almeno fino alla scadenza degli accordi, e poi si vedrà, ma da socio sostanzialmente "passivo". In Mediobanca, dove Premafin detiene il 3,83% all'interno di una compagine che controlla il 41% del capitale, il patto, appena rinnovato, scadrà a fine 2013. Per il management di Mediobanca il cambio di controllo di FonSai non è ovviamente un problema. In Piazzetta Cuccia, Unipol non rivendicherebbe neppure un posto in consiglio, salvo che la partecipazione del nuovo gruppo assicurativo, più ampio della sola FonSai, al capitale del primo azionista di Generali potrebbe stonare.

Se comunque FonSai-Unipol dovesse uscire anzitempo dalla compagine di controllo di Mediobanca, le variabili sono molteplici: la prelazione a favore degli altri soci, il mantenimento del pacchetto fuori patto, la cessione sul mercato per ampliare il flottante. Nessuna dirompente. Certo è che dopo l'uscita di scena di Cesare Geronzi, il finanziere bretone Vincent Bollorè, appena salito al 5,998% del capitale di Mediobanca (gli mancano 21mila azioni per raggiungere il tetto del 6%), è più interessato a recuperare valore sul suo investimento che a fare "cordata": che non ci siano più come interlocutori i Ligresti – che Bollorè aveva appoggiato, anche entrando in Premafin – a questo punto cambia poco.
Più complessa si prospetta la questione Rcs. Nel "parlamentino" che raccoglie il 65,68% del capitale della casa che edita il Corriere della Sera l'ingresso delle Coop rosse parrebbe stravagante a molti.

Proprio il fatto che Unipol non si mostri interessata a esercitare un ruolo potrebbe riaccendere gli appetiti di chi vorrebbe allargarsi. Diego Della Valle, che già detiene il 5,4% nel patto, ha chiesto più volte di crescere: FonSai, nel patto che scade il 14 marzo 2014, ha quello che servirebbe per il raddoppio, il 5,257%. Ma finora l'imprenditore della Tod's non ha trovato grande udienza tra gli altri azionisti sindacati, e la quota dei Ligresti, semmai in uscita, dovrebbe comunque essere offerta proporzionalmente a tutti i partecipanti. C'è anche Giuseppe Rotelli, già primo azionista fuori patto, che nei mesi scorsi si era detto interessato ad arrotondare ancora la la propria quota.

Prima però di assumersi un impegno da 700 milioni (tra investimento e debiti) sul San Raffaele. Qualcuno è convinto che il pacchetto FonSai troverà una collocazione differente da Unipol, e prima della primavera, quando dovrà essere rinnovato il consiglio di Rcs. Ma è una situazione ancora del tutto fluida.
Sorprese paiono invece da escludere per Pirelli, che partecipa sia al patto Mediobanca che al patto Rcs. In Bicocca FonSai ha il 4,42% nell'ambito di un accordo che vincola il 45,5% del capitale (Camfin ha il 26,2%, di cui il 5,9% fuori patto) e scadrà nell'aprile del 2013. Unipol è destinata a uscire, ma la quota non finirà sul mercato.


14 gennaio 2012

Antonella Olivieri

Il Sole 24 Ore




Vedi anche: Unipol punta un miliardo sul nuovo polo assicurativo


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