08 agosto 2012

L'ELITE DELLE COOP CHE IN FONSAI HANNO FATTO LA PARTE DEL LEONE

Finsoe cui fa capo il 51% di Unipol è la holding padrona del secondo gruppo assicurativo italiano manon è più quella variopinta compagine mutualistica di una volta dove tutti contavano nella stessa misura e le decisioni si prendevano in maniera «bulgara».

Le Coop che hanno maggiormente sostenuto l'operazione sono cinque:
Le emiliane del distretto adriatico: Coop Adriatica (primo azionista singolo con il 12,5% di Finsoe), Coop Nordest, Coop Estense. Seguono Novacoop e Coop Lombardia

Marco Pedroni (foto), presidente di Coop Consumatori Nordest e presidente del consiglio di amministrazione di Finsoe


La loro parte le coop l’hanno fatta: come promesso hanno sottoscritto il 55% dell’aumento di capitale di Unipol da 1,1 miliardi e ora fanno i conti in casa loro. Domani l’assemblea di Finsoe cui fa capo il 51% di Unipol prenderà atto di essere la holding padrona del secondo gruppo assicurativo italiano ma anche di non essere più quella variopinta compagine mutualistica di una volta, dove tutti contavano nella stessa misura e le decisioni si prendevano in maniera «bulgara».

Di fatto un’élite di coop ha fatto la parte del leone nello sforzo finanziario per consentire ad Unipol di comperare Fonsai: in cinque hanno sottoscritto sia le proprie quote nella ricapitalizzazione da 300 milioni di Finsoe sia, tramite la società Lima srl, il 3% di quella di Unipol. Non solo hanno fatto anche la parte di quelle imprese che non avevano i mezzi per partecipare, come la imolese Cesi o la Unicoop Tirreno, e quella dei soci esteri non interessati a rimanere nella partita: Bnp Paribas, Jp Morgan e le mutue Belghe PV Assurance.

«Le coop di consumo sono più ricche di altre — commenta Vincenzo Tassinarima non prendono decisioni a maggioranza, cercano di far valere sempre un principio di collegialità». I grandi azionisti di Unifonsai sono i tre big emiliani della grande distribuzione: Coop Adriatica, guidata da Adriano Turrini (primo azionista singolo con il 12,5% di Finsoe), Coop Nordest guidata dal presidente di Finsoe Marco Pedroni (nella foto), e Coop Estense. Seguono la piemontese Novacoop presieduta da Ernesto Dalle Rive e la Coop Lombardia. Questi cinque insieme hanno sborsato circa 150 milioni e insieme controllano il 42% di Finsoe. Gli altri soci che contano sono Cooperare spa, l’istituto per lo sviluppo della cooperazione (8,4%) e Coop Liguria (6,1%). Anche il primo socio collettivo di Finsoe, Holmo (24,5%), ha fatto la sua parte nell’aumento Finsoe, ma non è riuscito a sua volta a completare la propria di ricapitalizzazione: troppe defezioni. Doveva raccogliere 74 milioni di risorse fresche dai suoi soci ma si è fermato a 25 milioni.

La conseguenza della mutata geografia azionaria ed economica delle cooperative è scritta nero su bianco nel nuovo statuto di Finsoe. La governance della holding anziché prevedere il solito patto di sindacato antiscalata prevede la possibilità di uscire dalla compagine senza accordo unanime. Lo statuto introduce una clausola di gradimento per l’ingresso di terzi nell’azionariato e due clausole di uscita: «covendita» e «trascinamento». Il diritto di covendita scatta nel caso in cui alcuni soci ricevano un’offerta per una partecipazione rilevante (superiore al 35%) o tale da portare il nuovo entrante oltre il 50%. Il trascinamento viceversa consente di obbligare gli altri azionisti a vendere nel caso ad alcuni soci arrivi un’offerta che supera il 60% del capitale.


8 agosto 2012

Roberta Scagliarini

Corriere della Sera



Nessun commento: