18 marzo 2012

FACCHINI APPALTO GLS PIACENZA IN CORTEO


«Se non cambierà intifada anche qua»

«Se non cambierà, intifada anche qua», corteo di facchini in centro
Corteo di protesta in centro dei facchini impiegati in diverse aziende del polo logistico in città. Obiettivo? Sensibilizzare la popolazione e sollecitare l'intervento delle istituzioni della città sul drammatico problema dello sfruttamento del lavoro nelle cooperative

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Si allarga la protesta nel piacentino e nelle Coop che hanno in appalto logistica e magazzini. La lotta dei soci lavoratori è un fiume in piena e pare contaminare l'opaco mondo delle Coop sociali. Sono in genere i sindacati di base come SI Cobas a portare avanti le lotte di questi lavoratori, ultimi tra gli ultimi, per diritti elementari.

Un solo appunto. Lo slogan con riferimento all'intifada non pare azzeccato se, come dicono i lavoratori: ««Siamo stranieri, ma siamo tutti uguali», «Piacentini unitevi a noi, alla battaglia contro questo sfruttamento del lavoro». Per curiosità chi crede può vedere il tenore xenofobo, razzista e fascista dei commenti in fondo alla pagina dell'articolo originale.

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«Se non cambierà, intifada anche qua», corteo di facchini in centro

Non c'è mai stata così tanta gente tutta insieme dall'inaugurazione di dicembre 2011 nella "nuova" piazza Sant'Antonino. Ma queste persone non sono italiane e non stanno festeggiando. Stanno protestando. Sono le decine e decine di facchini impiegati nel polo logistico di Piacenza che hanno portato la loro rabbia per le vie del centro in un assolato sabato di marzo.
«Se non cambierà, intifada anche qua», corteo di facchini in centro

Dopo il caso Tnt del luglio scorso e della Ceva di Cortemaggiore adesso la protesta è arrivata anche alla Gls di via Riva a Montale dove in queste settimane i facchini hanno attuato dei blocchi davanti all'hub per protestare contro la mancanza dell'applicazione del contratto nazionale, le pessime condizioni lavorative e situazioni di caporalato.

I ragazzi, sono tutti molto giovani e quasi tutti nordafricani, sono stati supportati dal sindacato dei Si Cobas. Solo il 15 marzo, dopo una notte di blocco dei tir c'è stato un incontro tra il Comune, la Provincia con i rappresentanti della Gls e della coop Forza 4 che gestisce i facchini. Risultato? Presto dovrebbe esserci un tavolo in Provincia per cercare di risolvere la situazione e confrontarsi sul da farsi. I rappresentanti della Gls però non riconoscono il sindacato dei Cobas. Staremo a vedere.

Intanto però, dicevamo, nella mattina del 17 marzo i facchini con gli esponenenti dei Si Cobas e alcuni rappresanti del partito di Rifondazione Comunista hanno dato vita ad un corteo per le vie della città. Sono partiti dal Cheope, sono passati sul Corso, sullo Stradone Farnese, in via Giordani, in piazza Sant'Antonino, via Scalabrini, piazzaleRoma, via Roma, via Tibini per arrivare ai giardini Margherita. Sono state 3 ore di cori, di canzoni e di protesta pacifica. I ragazzi hanno voluto far conoscere al centro della città, ai piacentini cosa succede in periferia e al polo logistico.

I facchini chiedono i loro diritti, vorrebbero controlli da parte della finanza e dell'ispettorato del lavoro all'interno di queste coop e aziende per verificare la situazione che secondo loro è assolutamente illegale. Inoltre accusano i sindacati confederali (Cgil, Cisl e Uil) di fare combutta con i padroni e di essere assenti in questa battaglia per i diritti dei lavoratori. Parlano di mafia e di lavoro nero nei loro cori e nelle loro denunce.

«Se non cambierà, intifada anche qua», corteo di facchini in centro

Dicono. «Siamo stranieri, ma siamo tutti uguali», «Piacentini unitevi a noi, alla battaglia contro questo sfruttamento del lavoro», «Via la mafia (e la Lega) da Piacenza». Diversi i piacentini affacciati alla finestra a guardare questo corteo colorato e rumoroso, alcuni si fermano per strada. Parlottano. Altri si lamentano del traffico rallentato, molti non capiscono, altri sono solidali. Certo è che questa protesta e i problemi che questi ragazzi portano all'attenzione dei piacentini non possono essere ignorati.

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17 marzo 2012

Il Piacenza


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