09 novembre 2009

ECCO IL PROGETTO DEL CENTRO UNICOOP SONO PREVISTI 500 POSTI DI LAVORO


GROSSETO. Centotrenta milioni di investimento, svincoli stradali e collegamenti con la Cittadella e il Borgo, una sala congressi e un’area per spettacoli viaggianti, supermercati, medie strutture di vendita, una galleria commerciale e servizi per i cittadini. E, soprattutto, la previsione di circa 500 nuovi posti di lavoro.

In attesa che il Comune (o i tribunali, in sospeso ci sono il ricorso civile e quello al Tar) mettano la parola “fine” sull’assurda guerra dei centri commerciali, Unicoop Tirreno presenta il progetto per l’area del Commendone. Il gruppo di Vignale aspetta solo il via libera per iniziare a lavorare a una struttura destinata a cambiare il volto della città, sia dal punto di vista economico che da quello urbanistico.

Ne parliamo con Marco Lami, presidente del gruppo. Stende sul tavolo del suo ufficio la carta del progetto e spiega: «Portiamo a Grosseto soldi e lavoro, con l’intenzione ferma di appaltare il massimo degli interventi ad aziende locali. E con una totale apertura al mondo del commercio cittadino: i nostri spazi saranno prima di tutto offerti a loro». Radicati in Maremma. Perché Unicoop Toscana-Lazio, un colosso che abbraccia una larga fetta della penisola, da Salerno fino a tutta la nostra regione, ci tiene a sottolineare che è azienda radicata a Grosseto e in Maremma e che, in parte, da qui è anche nata. «Non siamo alieni o colonizzatori - ride Marco Lami - siamo una fetta dell’economia maremmana e ci siamo da quarant’anni. Solo nel comune di Grosseto abbiamo 32mila soci, forse più di uno a famiglia. La gente fa la spesa da noi e, in questi giorni di crisi, approfitta dei nostri sconti. E vuol sapere qual è la gamma di prodotti che incrementa le vendite, anche in questi giorni? I prodotti tipici, quelli che vengono dal territorio. È un altro aspetto decisivo: con le aziende produttrici maremmane fatturiamo 20 milioni di euro all’anno».
E ci sono esempi importanti: «Ne cito solo due. Da un’azienda della zona di Pietratonda acquistiamo il 50% della carne venduta in tutti i nostri supermercati. E poi c’è Corsini. Adesso è un’industria fra le più affermate in Maremma, ma è partita con noi quando era solo un piccolo forno ed è cresciuta con noi».

Iniziare a costruire. Ora, dunque, Unicoop vuol passare alla fase realizzativa del nuovo centro commerciale. Lì porterà, per trasferimento, il nulla osta di Vignale Immobiliare dal Casalone, che prevede supermercato e galleria dei negozi. Ma dal Comune attende due passaggi decisivi: l’approvazione del piano attuativo, presentato ormai da parecchi mesi, e il recepimento delle norme regionali sul commercio, che portano la superficie del centro da 15mila a 20mila metri quadri. «C’è una previsione urbanistica, approvata dal Comune, in base alla quale vogliamo iniziare a lavorare - aggiunge Lami -. Ci hanno chiesto varie integrazioni al piano attuativo, le abbiamo fatte, non credo ci siano più motivi per non darci il via libera. Fra l’altro nel centro prevediamo anche un’area per gli spettacoli itineranti, che così si sposterebbero da piazza Barzanti, quella inserita dal Comune nel Piuss». Il progetto sarà importante anche sul piano occupazionale: «Il supermercato Coop avrà bisogno di circa 250 persone. Poi ci sono le medie strutture di vendita, i negozi, i servizi per il centro, dalle pulizie alla vigilanza. In tutto si possono stimare altrettanti posti di lavoro. Circa 500 in tutto».

Concorrenza? Intanto, però, va avanti il centro commerciale al Casalone. I lavori sono quasi terminati. «Non vogliamo passare come quelli che non vogliono concorrenza. Anzi. Siamo pronti a “misurarci sugli scaffali”, come abbiamo sempre fatto. Solo che noi, che a questo progetto lavoriamo da dieci anni, abbiamo seguito un percorso corretto. Ci è stato chiesto, dalle varie amministrazioni, dell’una e dell’altra parte politica, di spostarci. E l’abbiamo fatto. E ci è stato chiesto prima di tutto per problemi di viabilità che, al Casalone, sono ancora presenti, non è cambiato niente. Eppure, fuori da ogni previsione urbanistica, di là si continua a costruire. Quindi, anche se alla fine l’ultima parola arriverà dalle autorizzazioni della Regione (il parere regionale è vincolante, ndr), sia la politica locale a fare una scelta. E gli atti conseguenti. Se poi ci saranno due centri commerciali, ci faremo una sana concorrenza, questa non ci ha mai spaventato».

8 novembre 2009

Guido Fiorini

Il Tirreno


1 commento:

Cos'e'pazz!!! ha detto...

SVENDITA MERCE COOP DI AFRAGOLA
Non c’è limite al peggio. Chi si è recato negli ultimi due giorni da “Gerardo”, presso Sarzana (SP) non avrà fatto a meno di notare una serie di scatoloni a marchio “Coop Italia” Sesto Fiorentino parzialmente sigillati da un nastro riportante la scritta “Ipercoop Afragola”. Solerti addetti erano impegnati a prezzare (con importi che andavano dai 5 ai 10 euro) e a sistemare la merce sugli scaffali.
La cosa che riteniamo scandalosa è che non c’era solo merce di famose marche italiane (Zucchi e Bassetti solo per citarne due), ma che moltissima merce era merce a marchio Coop. Per la precisione tessile “Ecco Casa”, intimo “Essere” e pentole in teflon e acciaio con impresso il notissimo logo “Coop”.
Se fra i vostri desideri c'è l'acquisto di un maglioncino, l'impresa non sara' facile. Sembrerebbe che Gerardo lo esponga e basta , per il motivo che ha la placca antitaccheggio dell'Iper e non ve lo può "liberare". I casi sono due...o lo si compra da lui e poi andiamo in Ipercoop a Sarzana a far togliere la placca o inviamo direttamente una cassiera munita del magico strumento. Oppure rovistando fra gli imballi di Coop Italia troviamo anche una cassiera di Afragola svenduta sottobanco insieme alla merce del suo negozio.
Ricordiamo che nell’Ipermercato di Afragola i circa 300 dipendenti sono in Cassa Integrazione, che l’azienda garantirà loro lo stipendio fino al 15 novembre e che dopo tale data la proposta era colmare il “gap” fra retribuzione CIGS e stipendio intero attingendo dall’anticipo del TFR. Questa assurda proposta ha fatto sì che un gruppo di dipendenti salisse sul tetto per protestare.
E mentre questi Lavoratori lottano per il mantenimento del posto di lavoro, la merce presente nel loro Ipermercato viene “svenduta in stock” ad un privato che ha una delle sedi a poche centinaia di metri dal nostro Ipercoop (Sarzana).

(Delegati Ipercoop Sarzana)