La Coop ti spia, la Coop sei tu.
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Telecamere irregolari, zoomate non autorizzate sui dipendenti e violazioni della privacy e, soprattutto, dello statuto dei lavoratori
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Dopo l’inchiesta di Libero di metà gennaio sulle intercettazioni telefoniche dei dipendenti delle Coop in Lombardia, che venivano spiati anche con telecamere nascoste, gli ispettori del lavoro hanno scoperto numerose irregolarità nei punti vendita. Anzi, non uno di quelli verificati è risultato in regola.
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Così il consigliere di Coop lombardia, Angelo Gerli, è finito denunciato al sostituto procuratore Francesca Celle per violazione dell’articolo 4 dello statuto dei Lavoratori e per una serie di presunte violazioni della legge della privacy. Su quest’ultimo aspetto anche il garante della Privacy ha delegato gli ispettori del lavoro e i carabinieri del nucleo dell’Arma che lavora all’ispettorato di compiere ancora degli accertamenti.
La direzione regionale del lavoro in parallelo ha fatto compiere controlli in decine di punti vendita delle coop. Sono stati sentiti dirigenti, impiegati e commessi delle coop.
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Quattro ispezioni quattro irregolarità
Per quanto riguarda Milano e provincia sono stati verificati quattro supermercati. In nessuno di questi, a quanto si apprende, sarebbero stati rispettati i principi generali fissati per l’utilizzo delle telecamere.
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Nella documentazione gli accenni, generici, alla regolamentazione si fermavano infatti al 2006. Così è partita una prima informativa all’autorità giudiziaria. Nel contempo la procura di Milano ha chiesto a Libero copia di tutti gli articoli usciti finora per avere un quadro completo di quanto da noi ricostruito.
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Ovvero di attività di spionaggio nei supermercati coop e negli uffici della sede generale di CoopLombardia a danno dei dipendenti. Sia con telecamere nascoste, come accaduto nel 2008/2009 per una impiegata nel cui ufficio erano state piazzate addirittura due telecamere, sia intercettando le telefonate dei centralini, come accaduto a Vigevano e come ha confessato sulle nostre colonne l’imprenditore che notte tempo collocò la centralina abusiva d’ascolto.
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Chi ha ordinato questa attività? Chi l’ha organizzata? Per quale fine?
Dai racconti di numerosi testimoni era emerso che nel 2009 persino Pierluigi Bersani era intervenuto su alti dirigenti coop per bloccare questo tipo di iniziative dopo aver incontrato almeno tre volte degli imprenditori che seguivano la sicurezza nei supermercati. Ora è il momento della chiarezza.
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Dall’ispettorato del lavoro viene l’appello che qualunque dipendente coop sia stato vittima di intercettazioni o sappia qualcosa prenda contatto con gli uffici della “vigilanza tecnica”della direzione provinciale di Milano (via Mauro Macchi 7). L’avvocato Giuliano Pisapia ha presentato una querela contro Libero da parte di coop Lombardia. Non è certo una mossa che ci intimidisce né sposta l’attenzione di chi indaga, ma sarà occasione per la massima chiarezza.
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Chi commissionava le intercettazioni
Sarà interessante un domani in aula risentire tutte le registrazioni abusive eseguite dagli imprenditori pronti a raccontare in Tribunale da chi venivano commissionati questi lavori. Sarà interessante capire dalla viva voce di parlamentari e politici del Pd perché erano stati coinvolti per “sistemare” questa vicenda.
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Né si può dimenticare che le prime risultanze investigative sembrano confermare quanto scritto dal nostro quotidiano. Con siparietti assai indicativi. Quando, ad esempio, sono usciti i primi articoli, mentre in Coop Lombardia si susseguivano le riunioni per individuare la risposta da dare, nelle stesse ore gli ispettori del lavoro si aggiravano negli ipermercati a caccia di telecamere segrete, muovevano i primi rilievi.
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Ed è illuminante rileggere oggi il comunicato diffuso da Coop Lombardia il 13 gennaio, dopo il primo articolo. Un paio i punti cruciali: «Coop lombardia contesta fermamente per quanto le riguarda il contenuto di tali articoli, esclude di aver mai commissionato quelle attività».
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Ancora: «ha già disposizioni affinché siano fatti tutti i necessari accertamenti di cui informerà immediatamente l’autorità giudiziaria qualora emergessero da parte di terzi condotte penalmente rilevanti». Invece a denunciare in procura irregolarità, negate forse con troppa fretta e platealmente da coop, sono stati gli ispettori del lavoro. Gli 007 del lavoro e i carabinieri hanno persino identificato e denunciato il dirigente che dovrebbe controllare l’applicazione dello statuto dei lavoratori, frutto di tante battaglie che nessuno in coop dovrebbe ignorare.
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17 Febbraio 2010
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Gianluigi Nuzzi
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Libero
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